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Autore: Polaroid    20/06/2014    2 recensioni
E se Damon quella notte avesse incontrato qualcun altro, anziché Elena?
Prima classificata al "Fandom Packets (Contest Multifandom a Pacchetti)" di Ili91.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore | Coppie: Bonnie/Damon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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And do you still think love is a laserquest?
 
Mystic Falls non era cambiata molto dall’ultima volta in cui c’era stato.
Era meno verde, rispetto alla sua epoca, ma la progressiva urbanizzazione del posto era avvenuta sotto i suoi occhi nel corso dei secoli e non riusciva a stupirsi della stupidità degli esseri umani. I boschi, ovviamente, rimanevano il suo posto preferito e anche il suo habitat naturale, considerando la sua attuale forma.
La città sembrava anche molto più chiassosa quella notte. Girò il volto ed emise un verso indispettito. Erano studentelli , quelli che disturbavano la sua quiete. Non poteva vederli ad una tale distanza, ma riusciva benissimo ad immaginarli: le ragazze che agitavano i pon pon ridacchiando con il sangue che circolava bollente attraverso le loro vene erano un’immagine invitante. Non era difficile nemmeno supporre ci fossero i giocatori di… qualsiasi associazione sportiva fungesse da svago per i liceali della cittadina, probabilmente football. Gli umani erano anche estremamente prevedibili.
L’unico interesse che gli procuravano era la brama di sangue; non si era ancora nutrito da quando era tornato, occupato a cercare suo fratello. Stefan non sembrava intenzionato a rimanere in città per troppo tempo: non si era ancora mostrato a nessun essere umano; ma non appena l’avesse fatto, non avrebbe esitato a ricordargli la propria centenaria promessa di rendere la sua non-morte un inferno. Beh, era lì principalmente per Katherine, ma questo non era necessario che lo sapesse anche Santo Stefan.
Alzò gli occhi verso il cielo stellato, prima che le sue orecchie sensibili cogliessero il rumore di passi sulle foglie secche che procedeva in sua direzione, accompagnato da un odore dolce e delicato, tipicamente femminile. Bene, la cena. Era ora.
<< Elena? >>, chiamò ad alta voce la ragazza, poggiando la mano contro la corteccia dell’albero, quasi timorosa di proseguire. La luna illuminava solo parzialmente il bosco, impedendole la vista e c’era qualcosa dentro di lei che le gridava di correre e tornare dagli altri; ma il bosco le rimandava solo qualche suono notturno.
Damon aprì le ali nere, planando alle spalle della ragazza e riassumendo la forma di un normale essere umano* prima che i propri piedi toccassero terra, il tutto con la stessa grazia di un felino. << In realtà >> si schiarì la voce per attirare l’attenzione di lei, << il mio nome è Damon >>, si presentò con tono beffardo, consapevole di non essere proprio la ragazza che lei stava cercando. Lasciò che le sue labbra di allargassero appena in un sorrisetto divertito, mentre gli occhi del medesimo colore del ghiaccio si fermavano ad esaminarla da capo a piedi.
Si era girata, dopo aver sobbalzato. Era piccola e lunghi ricci neri  le incorniciavano il viso scuro, illuminato da due grandi e puri occhi verdi. Le labbra carnose, coperte da un velo di lucidalabbra trasparente, erano aperte in un’espressione stupita, quasi fosse stata sul punto di gridare, bloccata solo dalla visione di quell’affascinante sconosciuto. Il vampiro aveva aggrottato un po’ le sopracciglia nere come la pece, mentre lasciava scivolare lo sguardo sul corpo piccolo e magro di lei, fasciato da un completino da cheerleader rosso che non gli sarebbe dispiaciuto strapparle via, con un senso di déjà-vu pressante nella mente. Non poteva sbagliarsi: chi lo avrebbe detto che il suo primo incontro, rientrato a Mystic Falls, sarebbe stato con una strega Bennett?! 
Bonnie indietreggiò di un paio di passi, colta allo sprovvista, tentando di valutare se fosse o meno il caso di iniziare ad urlare in cerca d’aiuto, ma quasi trattenendo il respiro.
In risposta, il vampiro avanzò, uscendo dallo stato di stupore in cui era caduto nello scoprire chi fosse. << Non è un po’ pericoloso stare da sola nel bosco a quest’ora? >>, la schernì: non sembrava ancora propriamente consapevole dei propri poteri e non credeva che potesse fare qualcosa per difendersi da lui, come nessuno d’altronde. Forse era anche la debolezza umana ad eccitarlo tanto.
<< Non sono sola >>, ribatté, troppo velocemente perché suonasse in modo anche solo vagamente convincente. Eppure aveva l’aria fiera, talmente sicura di sé da ricordare a Damon che lei non era solo una semplice umana, che ne fosse consapevole o meno.
L’altro fece per guardarsi intorno, prima di affondare le mani nelle tasche dei jeans scuri, << Hai le allucinazioni, streghetta? Perché io non vedo nessuno >>, alzò ancora un angolo delle labbra, mantenendo su quell’odioso sorrisetto che se fosse stato un umano gli avrebbe sicuramente procurato qualche guaio a lungo andare.
<< Sto cercando un’am… >>, la ragazza si bloccò, inarcando un sopracciglio. Come l’aveva chiamata? Quella situazione le sembrava semplicemente assurda, a partire dal fatto che Elena avesse appena scaricato Matt, il suo ragazzo  storico e Caroline adesso stava dando i numeri: senza la loro amica il numero delle cheerleaders era impossibile da realizzare; << credo di dover davvero andare adesso >> mormorò, guardandosi attorno con circospezione. Prima che potesse fare anche solo un passo, venne bloccata da lui che si era mosso… era possibile muoversi in modo così veloce?
La fermò, tenendola per un polso, prima che riuscisse ad allontanarsi ancora: come se fosse stato un problema per lui riprenderla una volta che avesse iniziato a correre, << Sembri agitata >>. Damon sentiva il terrore di lei correre attraverso le vene, mescolandosi al sangue e ne era terribilmente assuefatto, pur sapendo di non poterla toccare: era una Bennett e ricordava perfettamente di aver promesso ad Emily di proteggere le sue discendenti.
<< Non lo sono >>, rispose piccata, ritirando velocemente il braccio e rivolgendogli un’occhiata di fuoco. D’accordo, non era esattamente la verità: la sua presenza la turbava e, un po’, la spaventava: come avrebbe potuto essere altrimenti? Era uno sconosciuto, apparso dal nulla, nel bosco, di notte.
Il vampiro inclinò appena il capo lateralmente, osservandole la linea perfetta del collo. Sentì distintamente i canini premere per allungarsi, quasi al punto di fargli male. << Non mi hai ancora detto il tuo nome >>, sussurrò, senza riportare gli occhi in quelli verdi di lei. La sete di sangue gli aveva seccato completamente la gola, rendendo la propria voce bassa e roca. La sua paura lo eccitava ed era l’unico motivo per cui non aveva alcuna intenzione di soggiogarla; non prima di terminare.
Non l’avrebbe uccisa per non venire meno alla promessa e anche per non dare nell’occhio: si trattava solo di un po’ del suo sangue.
<< Bonnie >>, sussurrò l’altra, cercando ancora di indietreggiare, ma trovandosi alle spalle solo la corteccia di un albero, che sfiorò con le dita scure, prima di trovarsi incatenata ad un paio d’occhi azzurri. Improvvisamente non aveva più la minima intenzione di scappare via, non era nemmeno più spaventata: una strana eccitazione si era impadronita di lei, portandole un bruciore alla bocca dello stomaco che non aveva mai sentito prima di allora. La teneva inchiodata lì semplicemente con la forza dello sguardo. Oppure è un vampiro, scherzò una vocina nella sua testa, alla quale nemmeno aveva fatto caso.
Ridurre la vicinanza, per Damon, non era stato poi così difficile, poggiando entrambe le mani sul tronco dell’albero alle sue spalle, troppo vicine ai suoi fianchi. << Bene, Bonnie >> calcò di proposito sul suo nome, sentendola rabbrividire per una tale vicinanza.
Lasciò scivolare la propria testa sulla sua spalla e da quella posizione Bonnie riusciva a vedere soltanto i suoi capelli corvini che le sfioravano la pelle lasciata scoperta dal top rosso dell’uniforme, procurandole mille brividi di eccitazione lungo la colonna vertebrale.
L’odore di lei invece riempiva completamente i polmoni morti di Damon che, se avesse voluto, avrebbe potuto anche non respirarlo, ma non voleva sottrarsi ad una delizia simile. Poggiò le labbra nell’incavo del suo collo, sentendo il sangue pulsare attraverso la giugulare e riuscendo quasi a sentirlo già scorrere, bollente, attraverso la propria gola.  I canini premevano dolorosamente per uscire e infilarsi nella pelle di quella povera ragazza dai capelli scuri, che aveva iniziato a tremare cercando di rimanere immobile.
Non si rendeva ancora conto, la strega, di cosa stesse succedendo, ma sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi verdi, solo l’orgoglio le tratteneva. Non sapeva se l’adrenalina del momento fosse dovuta all’eccitazione o alla paura, << Per favore… >>, le uscì quella preghiera, in un gemito strozzato.
Il vampiro aveva sentito tante suppliche, esattamente come quella, ma quella voce… non seppe dire perché, ma si scostò, sforzandosi di non squarciarle la gola in quel preciso istante e ritraendo il capo, per incontrare gli occhi verdi di lei. C’era qualcosa, in questi, che gli diceva che non poteva farlo, che se ne sarebbe pentito per il resto della sua esistenza che, fatti due conti, era davvero lunga.
Alzò una mano verso il viso di lei, sfiorandole appena il labbro inferiore con il pollice, sentendosi osservato, quasi come se lei potesse scrutargli l’anima fin nel profondo. Sempre ammesso che lui ne avesse ancora una. Avrebbe fatto per chinarsi e baciarle quella piccola e invitante labbra che quasi lo chiamava, prima di prendersi il suo sangue e il suo corpo, come avrebbe fatto con qualsiasi altra mortale, ma quegli occhi glielo impedivano.
Cosa gli stava succedendo? Quello non era un comportamento da lui e sapeva che avrebbe potuto cambiare idea da un momento all’altro, soprattutto dal momento che era così affamato; fu questo a spingerlo a dire le seguenti parole: << Davvero, non dovresti andare in giro da sola di notte >>, le consigliò, quasi in un sussurro.
Potresti incontrarmi di nuovo, completò quella frase solo mentalmente, cercando di liberarsi dalle catene con cui la ragazza lo aveva imprigionato lì, << ora corri, tona dai tuoi amici e dimentica tutto questo >>, le ordinò, approfittando del loro contatto visivo per utilizzare il proprio potere di coercizione.
Saltò, raggiungendo nuovamente il ramo su cui si era appollaiato prima di sentirla arrivare, osservandola correre via come le era stato detto. Strinse le labbra, che diventarono simili ad una linea sottile. Perché aveva fatto una cosa del genere? Che dannati poteri aveva quella ragazzina? Sperò, in vano, di non incontrarla mai più e decise che per quella sera poteva accontentarsi di un barbone o di un malvivente.
 
*Eccetto nel primo episodio, non si sa molto sul Damon corvo e si intuisce soltanto che abbia la possibilità di trasformarsi nel suddetto animale, nei libri della Smith questo dettaglio è particolarmente importante, quindi ho preso questa cosa per buona.
** Il titolo è preso dalla canzone “Love Is A Laserquest” degli Arctic Monkeys.
 
Polaroid’s
Nulla, care, solo un’altra one-shot Bamon che spero davvero vi piaccia. Ammetto che è un po’ “a priori” e forse sarebbe stato carino anche scrivere qualcosa su come si sia conclusa la quinta stagione, ma non stando seguendo molto il telefilm ho preferito scrivere questo e credo che a breve tornerò a dedicarmi a qualcosina da scrivere sul libro, sempre su loro due. :3

  
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