And
do you still think love is a laserquest?
Mystic Falls
non era cambiata molto dall’ultima volta in cui
c’era stato.
Era meno
verde, rispetto alla sua epoca, ma la progressiva urbanizzazione del
posto era
avvenuta sotto i suoi occhi nel corso dei secoli e non riusciva a
stupirsi
della stupidità degli esseri umani. I boschi, ovviamente,
rimanevano il suo
posto preferito e anche il suo habitat naturale, considerando la sua
attuale
forma.
La città
sembrava anche molto più chiassosa
quella notte. Girò il volto ed emise un verso indispettito.
Erano studentelli ,
quelli che disturbavano la sua quiete. Non poteva vederli ad una tale
distanza,
ma riusciva benissimo ad immaginarli: le ragazze che agitavano i pon
pon
ridacchiando con il sangue che circolava bollente attraverso le loro
vene erano
un’immagine invitante. Non era difficile nemmeno supporre ci
fossero i
giocatori di… qualsiasi associazione sportiva fungesse da
svago per i liceali
della cittadina, probabilmente football. Gli umani erano anche
estremamente
prevedibili.
L’unico
interesse che gli procuravano era la brama di sangue; non si era ancora
nutrito
da quando era tornato, occupato a cercare suo fratello. Stefan non
sembrava
intenzionato a rimanere in città per troppo tempo: non si
era ancora mostrato a
nessun essere umano; ma non appena l’avesse fatto, non
avrebbe esitato a
ricordargli la propria centenaria promessa di rendere la sua non-morte
un
inferno. Beh, era lì principalmente per Katherine, ma questo
non era necessario
che lo sapesse anche Santo Stefan.
Alzò gli
occhi verso il cielo stellato, prima che le sue orecchie sensibili
cogliessero
il rumore di passi sulle foglie secche che procedeva in sua direzione,
accompagnato da un odore dolce e delicato, tipicamente femminile. Bene,
la cena. Era ora.
<<
Elena? >>, chiamò ad alta voce la ragazza,
poggiando la mano contro la
corteccia dell’albero, quasi timorosa di proseguire. La luna
illuminava solo
parzialmente il bosco, impedendole la vista e c’era qualcosa
dentro di lei che
le gridava di correre e tornare dagli altri; ma il bosco le rimandava
solo
qualche suono notturno.
Damon aprì
le ali nere, planando alle spalle della ragazza e riassumendo la forma
di un
normale essere umano* prima che i propri piedi toccassero terra, il
tutto con
la stessa grazia di un felino. << In realtà
>> si schiarì la voce
per attirare l’attenzione di lei, << il mio
nome è Damon >>, si presentò
con tono beffardo, consapevole di non essere proprio la ragazza che lei
stava
cercando. Lasciò che le sue labbra di allargassero appena in
un sorrisetto
divertito, mentre gli occhi del medesimo colore del ghiaccio si
fermavano ad
esaminarla da capo a piedi.
Si era
girata, dopo aver sobbalzato. Era piccola e lunghi ricci neri le incorniciavano il viso
scuro, illuminato
da due grandi e puri occhi verdi. Le labbra carnose, coperte da un velo
di
lucidalabbra trasparente, erano aperte in un’espressione
stupita, quasi fosse
stata sul punto di gridare, bloccata solo dalla visione di
quell’affascinante
sconosciuto. Il vampiro aveva aggrottato un po’ le
sopracciglia nere come la
pece, mentre lasciava scivolare lo sguardo sul corpo piccolo e magro di
lei, fasciato
da un completino da cheerleader rosso che non gli sarebbe dispiaciuto
strapparle
via, con un senso di déjà-vu pressante nella
mente. Non poteva sbagliarsi: chi
lo avrebbe detto che il suo primo incontro, rientrato a Mystic Falls,
sarebbe
stato con una strega Bennett?!
Bonnie
indietreggiò di un paio di passi, colta allo sprovvista,
tentando di valutare
se fosse o meno il caso di iniziare ad urlare in cerca
d’aiuto, ma quasi
trattenendo il respiro.
In risposta,
il vampiro avanzò, uscendo dallo stato di stupore in cui era
caduto nello
scoprire chi fosse. << Non è un po’
pericoloso stare da sola nel bosco a
quest’ora? >>, la schernì: non
sembrava ancora propriamente consapevole
dei propri poteri e non credeva che potesse fare qualcosa per
difendersi da
lui, come nessuno d’altronde. Forse era anche la debolezza
umana ad eccitarlo
tanto.
<< Non
sono sola >>, ribatté, troppo velocemente
perché suonasse in modo anche
solo vagamente convincente. Eppure aveva l’aria fiera,
talmente sicura di sé da
ricordare a Damon che lei non era solo una semplice umana, che ne fosse
consapevole o meno.
L’altro fece
per guardarsi intorno, prima di affondare le mani nelle tasche dei
jeans scuri,
<< Hai le allucinazioni, streghetta? Perché io
non vedo nessuno >>,
alzò ancora un angolo delle labbra, mantenendo su
quell’odioso sorrisetto che
se fosse stato un umano gli avrebbe sicuramente procurato qualche guaio
a lungo
andare.
<< Sto
cercando un’am… >>, la ragazza si
bloccò, inarcando un sopracciglio. Come
l’aveva chiamata? Quella situazione le sembrava semplicemente
assurda, a
partire dal fatto che Elena avesse appena scaricato Matt, il suo ragazzo storico e Caroline adesso
stava dando i
numeri: senza la loro amica il numero delle cheerleaders era
impossibile da
realizzare; << credo di dover davvero andare adesso
>> mormorò,
guardandosi attorno con circospezione. Prima che potesse fare anche
solo un
passo, venne bloccata da lui che si era mosso… era possibile
muoversi in modo
così veloce?
La fermò,
tenendola per un polso, prima che riuscisse ad allontanarsi ancora:
come se
fosse stato un problema per lui riprenderla una volta che avesse
iniziato a
correre, << Sembri agitata >>. Damon
sentiva il terrore di lei
correre attraverso le vene, mescolandosi al sangue e ne era
terribilmente
assuefatto, pur sapendo di non poterla toccare: era una Bennett e
ricordava
perfettamente di aver promesso ad Emily di proteggere le sue
discendenti.
<< Non
lo sono >>, rispose piccata, ritirando velocemente il
braccio e
rivolgendogli un’occhiata di fuoco. D’accordo, non
era esattamente la verità:
la sua presenza la turbava e, un po’, la spaventava: come
avrebbe potuto essere
altrimenti? Era uno sconosciuto, apparso dal nulla, nel bosco, di
notte.
Il vampiro
inclinò appena il capo lateralmente, osservandole la linea
perfetta del collo.
Sentì distintamente i canini premere per allungarsi, quasi
al punto di fargli
male. << Non mi hai ancora detto il tuo nome
>>, sussurrò, senza
riportare gli occhi in quelli verdi di lei. La sete di sangue gli aveva
seccato
completamente la gola, rendendo la propria voce bassa e roca. La sua
paura lo
eccitava ed era l’unico motivo per cui non aveva alcuna
intenzione di
soggiogarla; non prima di terminare.
Non
l’avrebbe uccisa per non venire meno alla promessa e anche
per non dare
nell’occhio: si trattava solo di un po’ del suo
sangue.
<<
Bonnie >>, sussurrò l’altra,
cercando ancora di indietreggiare, ma
trovandosi alle spalle solo la corteccia di un albero, che
sfiorò con le dita
scure, prima di trovarsi incatenata ad un paio d’occhi
azzurri. Improvvisamente
non aveva più la minima intenzione di scappare via, non era
nemmeno più
spaventata: una strana eccitazione si era impadronita di lei,
portandole un
bruciore alla bocca dello stomaco che non aveva mai sentito prima di
allora. La
teneva inchiodata lì semplicemente con la forza dello
sguardo. Oppure è un vampiro,
scherzò una vocina
nella sua testa, alla quale nemmeno aveva fatto caso.
Ridurre la
vicinanza, per Damon, non era stato poi così difficile,
poggiando entrambe le
mani sul tronco dell’albero alle sue spalle, troppo vicine ai
suoi fianchi.
<< Bene, Bonnie
>> calcò
di proposito sul suo nome, sentendola rabbrividire per una tale
vicinanza.
Lasciò
scivolare la propria testa sulla sua spalla e da quella posizione
Bonnie riusciva
a vedere soltanto i suoi capelli corvini che le sfioravano la pelle
lasciata
scoperta dal top rosso dell’uniforme, procurandole mille
brividi di eccitazione
lungo la colonna vertebrale.
L’odore di
lei invece riempiva completamente i polmoni morti di Damon che, se
avesse
voluto, avrebbe potuto anche non respirarlo, ma non voleva sottrarsi ad
una
delizia simile. Poggiò le labbra nell’incavo del
suo collo, sentendo il sangue
pulsare attraverso la giugulare e riuscendo quasi a sentirlo
già scorrere, bollente,
attraverso la propria gola. I
canini
premevano dolorosamente per uscire e infilarsi nella pelle di quella
povera
ragazza dai capelli scuri, che aveva iniziato a tremare cercando di
rimanere
immobile.
Non si
rendeva ancora conto, la strega, di cosa stesse succedendo, ma sentiva
le
lacrime pizzicarle gli occhi verdi, solo l’orgoglio le
tratteneva. Non sapeva
se l’adrenalina del momento fosse dovuta
all’eccitazione o alla paura, <<
Per favore… >>, le uscì quella
preghiera, in un gemito strozzato.
Il vampiro
aveva sentito tante suppliche, esattamente come quella, ma quella
voce… non
seppe dire perché, ma si scostò, sforzandosi di
non squarciarle la gola in quel
preciso istante e ritraendo il capo, per incontrare gli occhi verdi di
lei.
C’era qualcosa, in questi, che gli diceva che non poteva
farlo, che se ne
sarebbe pentito per il resto della sua esistenza che, fatti due conti,
era
davvero lunga.
Alzò una
mano verso il viso di lei, sfiorandole appena il labbro inferiore con
il
pollice, sentendosi osservato, quasi come se lei potesse scrutargli
l’anima fin
nel profondo. Sempre ammesso che lui ne
avesse ancora una. Avrebbe fatto per chinarsi e baciarle
quella piccola e
invitante labbra che quasi lo chiamava, prima di prendersi il suo
sangue e il
suo corpo, come avrebbe fatto con qualsiasi altra mortale, ma quegli
occhi
glielo impedivano.
Cosa gli
stava succedendo? Quello non era un comportamento da lui e sapeva che
avrebbe
potuto cambiare idea da un momento all’altro, soprattutto dal
momento che era
così affamato; fu questo a spingerlo a dire le seguenti
parole: <<
Davvero, non dovresti andare in giro da sola di notte >>,
le consigliò,
quasi in un sussurro.
Potresti incontrarmi di nuovo, completò
quella frase solo mentalmente, cercando di liberarsi dalle catene con
cui la
ragazza lo aveva imprigionato lì, << ora
corri, tona dai tuoi amici e
dimentica tutto questo >>, le ordinò,
approfittando del loro contatto
visivo per utilizzare il proprio potere di coercizione.
Saltò,
raggiungendo nuovamente il ramo su cui si era appollaiato prima di
sentirla
arrivare, osservandola correre via come le era stato detto. Strinse le
labbra,
che diventarono simili ad una linea sottile. Perché aveva
fatto una cosa del
genere? Che dannati poteri aveva quella ragazzina? Sperò, in
vano, di non
incontrarla mai più e decise che per quella sera poteva
accontentarsi di un
barbone o di un malvivente.
*Eccetto nel
primo episodio, non si sa molto sul Damon corvo e si intuisce soltanto
che
abbia la possibilità di trasformarsi nel suddetto animale,
nei libri della
Smith questo dettaglio è particolarmente importante, quindi
ho preso questa
cosa per buona.
** Il titolo
è preso dalla canzone “Love
Is A
Laserquest” degli Arctic Monkeys.
Polaroid’s
Nulla, care,
solo un’altra one-shot Bamon che spero davvero vi piaccia.
Ammetto che è un po’
“a priori” e forse sarebbe stato carino anche
scrivere qualcosa su come si sia
conclusa la quinta stagione, ma non stando seguendo molto il telefilm
ho
preferito scrivere questo e credo che a breve tornerò a
dedicarmi a qualcosina
da scrivere sul libro, sempre su loro due. :3