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Autore: AnonymousA    21/06/2014    1 recensioni
Gioca con le mie ciocche di capelli ribelli, arrotolandole attorno alle dita per poi srotolarle e cominciare da capo; senza aggiungere un'altra parola e senza voltarmi. Solo che è tremendamente difficile dimenticare la sua presenza alle mie spalle, così come è complicato spicciare una parola. [...]
Le sue mani mi afferrano per le spalle e mi voltano, rivelando finalmente il suo viso. I miei occhi sono rapiti dai suoi che mi risultano indecifrabili, straboccanti di emozioni che non riconosco. Mi chiedo quali sensazioni la mia presenza stia suscitando in lui.
Senza staccare gli occhi dai miei, mi solleva sul ripiano del lavabo, incastrandosi tra le mie gambe. Sento un tuffo al cuore e, per un istante, mi si mozza il respiro. [...]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ciao a tutti, eccomi con una nuova storia! Lo so, lo so che devo continuare Prudence ( che, tra l'altro, è in fase di scrittura!) però non potevo ignorare questa storia che mi frullava in testa!
E' un po' diversa dai generi che ho scritto fin'ora. Spero che vi piaccia e che la seguirete, a presto!



La luce della luna argentata filtra dalla finestra, perdendosi tra i raggi di luce contrastanti del lampadario. Stasera è terribilmente bella lì in cielo, e potente. Come se stesse custodendo un temibile segreto che ha in serbo di svelare più in là; come se questo avesse importanza per me e potesse condizionare la mia intera esistenza.
Chiudo gli occhi, appoggiandomi con le mani alla mia finestra aperta, da cui aspiro la salsedine del mare e la cui brina mi fa sentire ogni giorno più viva.
Amo la mia casa che affaccia direttamente sul mare, amo vedere il sole sorgere da esso, amo vederlo sostituito da quella enorme palla argentata che..
Il cuscino mi colpisce la nuca, facendo ritirare i miei pensieri, come sbalzati dall'elastico che tiravo da un po'.
« Sveglia, bella addormentata nel bosco! » mi urla Beth alle mie spalle - e so che è stata lei l'artefice che ha attentato ai miei pensieri - e scoppia a ridere, facendo ridere anche le altre.
Mi giro cercando di mantere un'espressione adirata, ma non appena vedo il suo viso scoppio a ridere anch'io.
Le tiro il cuscino colpendola in pieno volto « Non chiamarmi più così, Barbie » 
Con lei è sempre così: anche quando litighiamo, non riesco a mentenere il muso per più di cinque minuti. E' una botta di vita, di adrenalina. Beth è la mia migliore amica - nonché vicina di casa- da quando avevo sette anni. Non appena ci siamo conosciute, le ho tirato i capelli e lei i miei. Il giorno dopo, però, ha bussato alla mia porta con una torta piena di panna montata e fragoline e da allora non ci siamo più separate.
Beth è la tipica ragazza di cui ogni ragazzo si innamorerebbe: pelle dorata su un fisico mozzafiato, con la combo vincente degli occhi azzurri e capelli biondi. E' così sicura di sé, così spontanea, che accanto a lei farebbe impallidire perfino Jennifer Lopez.
« Come è suscettibile la nostra Aurora » s'inserisce Tanya « Ti manca il tuo Filippo? »
Sbuffo e salgo sul mio letto a due piazze che occupa metà della stanza. Ogni volta che decidiamo di fare un pigiama party, la mia casa è sempre quella più gettonata per quest'incredibile lettone. E per il resto dello spazio che - detto da Elly- fa la differenza
« Non c'è nessun Filippo » sbotto alla fine, divertita « E neanche lo voglio »
« Non volevi che - ehm, come dire- » scherza Beth pungente« Il tuo principe ti portasse in un castello isolato? »
« Beth! » la rimprovera Elly « Sei tremenda! »
Io scoppio a ridere. Elly è la più timida tra noi ed è quella con meno esperienza in fatto di ragazzi. Non che io ne abbia chissà quanta, ovvio. Beth è rigorosamente una sciupauomini, cadono ai suoi piedi come pere cotte e ci ritroviamo, spesso, in sere come queste, a ridere di loro mentre Beth ci descrivere le loro frasi patetiche di abbordaggio e le loro espressioni da pesci lessi nel metabolizzare il rifiuto.
« Ti ho già detto » ripeto irritata « Che non voglio nessun principe. E sai cosa penso  delle storie della Walt Disney: sono così irrealistiche che creano aspettative troppo alte sui ragazzi »
Le rubo una patatina al bacon prima che la riesca a mangiare e le faccio l'occhiolino « E poi ho un debole per i pirati »
« E il tuo bel Lucas, allora? » ribatte Tanya.
Scrollo le spalle mentre alzo gli occhi al cielo « L'ho mollato due settimane fa, Tanya »
« Ma eravate perfetti insieme! » esclama Elly e temo che da un momento all'altro gli occhi si trasformino in due cuoricini palpitanti.
« Non così tanto, evidentemente » asserisce Beth in mio aiuto.
Io annuisco ingurgitando altre patatine al bacon.
Ma Tanya non molla, prendendo in ostaggio il pacchetto di patatine « Sì, ma perché?» 
« Diciamo che aveva troppa fretta di esplorare la mia camera dei segreti » dico riprendendomi le patatine « Non so se ho reso l'idea »
Beth scoppia in una risata fragorosa « Non avresti potuto trovare un modo più nerd di questo per dirlo! » 
« Beh, io ho un bel pirata che farebbe al caso tuo » Tanya mi strizza l'occhio.
Alzo le mani in segno di resa « No, grazie »
Elly alza gli occhi al cielo « April, hai ventidue anni! Provaci, almeno»
Mi metto a sedere pescando dalla ciotola piena di marshmellow « Senti chi parla. Quando dirai a Tom che ti piace? »
Lei arrossisce violentemente e non risponde; io le prendo la mano e la stringo « Dovresti farlo, sei bellissima »
« Se sono bellissima perché non mi ha ancora chiesto di uscire? » borbotta.
Beth si tira su e sospira irritata « Perché ogni volta che si avvicina tu scappi! »
« E' convinto che non ti interessa » le spiega meglio Tanya.
Elly sospira « Sarò BETA a vita »
Beth l'agguanta per le spalle buttandola sul letto e iniziando a farle il solletivo ovunque « Perché dove avevi intenzione di andare? »
« Da.. nessuna.. parte! » riesce a sbiasciacare Elly tra le risate.
Poi, dopo che Beth la minaccia di rifarle ancora il solletico se ripete una simile baggianata, Elly si corregge « Sarò una BETA-zitella a vita »
Tanya scende dal letto e si avvicina al DVD, sfogliando i milioni di film che collezioniamo da tanti anni ormai.
« Guardiamo un film? » ci chiede, ma sappiamo già che è una domanda retoria. Accende la televisione e inserisce il dvd, poi viene a posizionarsi di nuovo sul letto.
Beth si copre gli occhi con un braccio « Vi prego, ditemi che non ha messo di nuovo Le pagine della nostra vita »
Tanya fa un verso indignata « Ma sono secoli che non lo vediamo! » 
Beth si gira a pangia in giù, con le gambe alzate « Tanya, una settimana non è un secolo. La tua percezione del tempo è disarmante »
« Poche storie, domani ho il turno di mattina » le interrompo prima che la discussione degeneri fino alle due del mattino « Film e poi a letto, okay? »
« Va bene, mamma! » mi prende in giro Elly.
Chiudo gli occhi per pochi minuti, poi li riapro. La stanza è buia, il televisore è spento e le ragazze dormono. Devo essermi addormentata prima di tutte loro, o soltanto una di noi ha capito le intenzioni delle altre ed ha spento la TV.
Guardo fuori dalla finestra e il cielo è una moltitudine di sfumature di blu che, verso l'infinito, si scontra con l'arancione tenue e delicato del sole che si accenna a vigilare il cielo. E' l'alba del venti maggio.
Così decido in fretta: è una vita che non guardo sorgere l'alba in riva al mare.
Da quando... Be', da quando quello stupido cancro si è portato via mio padre, esattamente cinqua anni fa.
M'infilo una canotta e pantaloncino a caso e mi arrampico giù dalla finestra, per non svegliare mia madre.
Quando ero insieme a mio padre, non avevo bisogno di questi escamotage: uscivamo dalla porta d'ingresso ed io ero autorizzata. 
E' anche vero che, dalla sua morte, non ho mai più visto un'alba senza lui. Questa sarà la prima. E il fatto che abbia questo irrefrenabile desiderio di vederla proprio nel giorno che segna cinque anni della sua scomparsa, mi rende ancora più sicura. Non solo lo voglio fare, ma devo. Non so spiegare questa sensazione di calore che mi si irradia dal petto e che mi scalda ogni cellula del corpo.
La famosissima spiaggia di South Beach, dista pochissimo da casa mia. 
Quando i miei piedi nudi toccano la sabbia, all'orizzonte scorgo ancora una sottilissima mezza luna capovolta arancione. Mancano pochi minuti.
Raccolgo i sassolini piatti in riva all'oceano, e li seleziono come mi aveva insegnato a fare mio padre. Per ingannare l'attesa mio padre m'insegnava - invano- a giocare a Rimbalzello o conosciuto anche come Il lancio dei ciottoli.
Lui, ovviamente, riusciva col suo tocco magico a far rimbalzare anche più di quattro volte il ciottolo sulla superficie dell'oceano.
Comincio a lanciarli nella speranza che anche uno solo di questi sassolini mi ubbidisca e rimbalzi almeno una volta, così giusto per farmi dire " Ehi papà, guardami adesso".
Mi sembra quasi di sentire la sua voce, di sentire i suoi incoraggiamenti mentre mi spiegava come fare; la sua risata melodiosa ogni volta che, dopo aver fallito miseramente, prendevo a calci la sabbia, il mare, i sassolini. 
Sento il tocco della sua mano mentre mi cingeva le spalle, nelle notti più fredde. Riesco a vedere la sua espressione corrucciata, le mani sui fianchi mentre si fermava a pensare. 
E poi mi guardava stanco e sorridente mentre il sole sorgeva e diceva « L'alba risplende sul tuo viso, tesoro »
Così mi ritrovo non più a lanciare i ciottoli sulla superficie dell'acqua, ma a scaraventarli contro il mare, contro il cielo, contro questa stessa alba che ho visto così tante volte e mai da sola; contro questo stupido mondo che, girando al contrario, mi ha strappato via mio padre. 
Avevamo ancora così tanto da fare, così tanto da scoprire. C'erano così tanti traguardi che avrei voluto affrontare con lui, sarebbe stato sempre il punto verso cui mi sarei girata arrivata in salita. E se accade adesso, mi trovo a fissare un posto vuoto che nessuno mai potrà occupare.
« Deve averti fatto proprio qualcosa di male per trattarlo in quel modo »
La voce mi coglie di sorpresa, facendomi sobbalzare. Il pugno di sassolini mi cade di mano, mentre respiro affannosamente un po' per la rabbia appena sfogata, un po' per l'interruzione.
Il ragazzo che ha parlato mi guarda distante di due falcate; la luce del sole comincia a posarsi ovunque, e riesco a scrutarlo meglio.
E' imponente, alto, col mento a punta d'elfo; ha i capelli non proprio biondi, ma quasi, gli occhi di un marrone-grigio intenso. Mi sorride incoraggiandomi a dire qualcosa mentre mette le mani in tasca, lasciando fuori solo i pollici.
Non rispondo, ma indietreggio di qualche passo per mettere ancora più distanza. Non sono stupida, sarà pure un bel ragazzo, ma ricordo a me stessa che sono su una spiaggia desolata e che metà della popolazione dorme: potrebbe uccidermi e farmi a pezzettini, nessuno se ne accorgerebbe.
Poi mi soffermo sul suo sorriso, su quella dentatura perfettamente bianca e immacolata, e qualcosa mi tranquillizza. Non so bene cosa, saranno gli occhi o quel ghigno sincero, o quel luccichio che emana il sole quando si posa sui suoi capelli..
« Che cosa ti ha fatto? » chiede ancora una volta col timbro di voce di un cantante jazz, roca e sensuale.
« Come, scusa? »
« Il mare » spiega ovviamente « Mi stavo chiedendo cosa avesse fatto di così grave per costringere una ragazza alle sei del mattino ad accanirsi in quel modo »
Scoppio a ridere, cercando di trattenermi ma non funziona: se ne accorge e ridacchia con me. Scrollo le spalle e rispondo semplicemente « Niente »
« Niente? » ripete sarcastico « Non mi sembrava un comportamento da niente »
Mi volto a guardare l'alba che è appena spuntata ed ancora una volta capisco che non ho mai visto niente di più bello. Chiudo gli occhi, lasciandomi bagnare dai raggi del sole ancora tenui e tiepidi, respiro la salsedine del mare, mi lascio tranquillizzare dallo scrosciare delle onde. Posso quasi sentire la stretta di mano di mio padre, colto dalla gioia di aver vissuto una nuova alba insieme a me.
E' bellissima papà, penso, ti piacerebbe.
« D'accordo » sospiro « Ero un tantino arrabbiata »
Sorride senza parlare per qualche minuto « Be', devo dire che non avevo visto nessuno resa così bella dalla rabbia »
Sento il sangue fluire violentemente alle guancie e so che le mie dolci lentiggini non riusciranno a coprire il rossore.
« Io sono Carter » m'informa avvicinandosi e porgendomi la mano.
La stringo « April »
« Cosa ci fai qui, April? » mi chiede formale, e sembra quasi contento di poter utilizzare il mio nome.
« Avevo voglia di vedere l'alba » confesso. Poi mi blocco « Carter, posso fidarmi di te? O vuoi uccidermi e occultare il mio cadavere? »
Scoppia a ridere e si avvicina accorciando la distanza « Ho già la fossa pronta »
Mi fa l'occhiolino e si siede, appoggiando le mani strette sulle ginocchia. Lo imito, sedendomi a qualche passo di distanza.
« Tu cosa ci fai qui? »gli chiedo mantenendo un tono inquisitorio.
Scrolla le spalle guardando l'orizzonte « Avevo qualche difficoltà a dormire »
« Abiti qui? » mi chiede.
Annuisco « Vedi quella casa verde laggiù? E' la mia»
« Perché proprio verde? » indaga.
« Era il colore preferito di mio padre » spiego « Diceva che il colore dei miei occhi era il colore della felicità »
Cala il silenzio, così mi schiarisco la voce « E tu, abiti in zona? »
« In un certo senso.. » poi si blocca, aggrottando le sopracciglia, cercando di visualizzare un punto in lontananza « Credo che qualcuno ti cerchi »
Mi dice indicando un punto oltre le mie spalle: casa mia. C'è una ragazza affacciata alla finestra, che si sbraccia chiedendo la mia attenzione. Credo sia Beth.
« Oddio! » mi alzo di scatto « De-devo andare.. »
Comincio a correre nella direzione di casa mia. Maledizione! Se mia madre mi becca, sarò in punizione a vita.
« Ehi! » urla Carter mentre mi allontano velocemente « April! »
Mi volto solo un istante, nell'esatto momento in cui urla « Di che colore è la tua felicità? »
  
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