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Autore: Aredhel Afterlife    21/06/2014    9 recensioni
"A prima vista tutti la giudicavano per i suoi lunghi capelli blu, il piercing al naso in mezzo alle narici e i tatuaggi, ma quello che le persone non sapevano era che sotto la maschera da 'Hipster trasgressiva' c'era una dolce ragazza che aspettava con ansia il suo principe azzurro."
"Lo vidi ridere di gusto e notai come la sua lingua si andasse ad incastrare in mezzo ai denti bianchi e perfetti. Era una delle cose più affascinanti che avessi mai visto; affascinante quasi come i muscoli delle braccia che gli si tendevano nello sforzo di prendere qualche bottiglia di alcool più lontana."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. One opportunity.



 Passeggiare alle sei del mattino nelle vie di Londra, soprattutto di sabato, non era la mia aspirazione massima per quella giornata, ma la sera precedente ero crollata sul letto alle sette e mezza; ciò aveva comportato che alle cinque mi ero svegliata, con il torcicollo, per di più! Mentre attraversavo la strada in cerca di una meta, il mio stomaco mi fece venire in mente che, forse, andare nel mio bar di fiducia era l'idea migliore per iniziare quello strambo e soleggiato giorno di settembre: il miglior cappuccino della città con aggiunta di cioccolato e zucchero a velo per i clienti abituali, come me.  Armata di un sorriso, del mio lettore cd portatile e della mia maglia porta fortuna, entrai decisa al “Poker Face”.

“Buongiorno Bruce!” esclamai entusiasta sedendomi al bancone.

“Alex cosa ci fai in giro così presto?” chiese sospettoso.

“Ciance alle bando, portami un cappuccino dei tuoi per favore.” dissi furba.

“Parla normalmente per l'amor di Dio, hai diciotto anni! Lo vuoi corretto?” mi trattenni dall'alzare gli occhi al cielo.

“Un goccino di rum, se possibile” gli feci l'occhiolino e lui sospirando si girò verso la macchinetta, incominciando a prepararmi un favoloso cappuccino che mi stavo già pregustando.

Bruce era un uomo sulla cinquantina, stempiato e abbastanza grassottello, con due piccoli occhi neri come la pece e dei meravigliosi baffi grigi. Avevo scoperto questo bar all'età di sedici anni e d'allora non c'era giorno in cui non ci mettevo piede. Entravi da una porta a vetro e ti trovavi dei tavolini in legno a riempire la saletta, subito di fronte c'era il bancone: uno di quelli vecchio stile. Le pareti erano di colori diversi che risaltavano grazie alle mille piccole luci che vi erano appese sopra. Ma la mia parte preferita del  bar, di cui pochi erano a conoscenza, era un'altra stanza a cui si accedeva da una porta posta dietro un separè. Non era altro che un salottino con delle poltrone comode, un tavolo da bigliardo, un calcetto e vari posa-ceneri posti qua e là per poter permettere ai clienti di fumare.  
Amavo il “Poker Face” e i suoi due proprietari: Bruce e Marge, sua moglie. Erano una di quelle coppie 'odio e amore': a lavoro erano come cane e gatto, ma se li conoscevi al di fuori di quel ambiente erano davvero dolci l'uno con l'altra. Ogni tanto m'invitavano a cena da loro o a giocare a poker con degli amici nel bar dopo l'ora di chiusura; quei due erano bravissimi nel gioco e per questo avevano chiamato il locale in quel modo un po' bizzarro. A dir la verità quando uscì la canzone di Lady Gaga con lo stesso nome dell'attività di Bruce, avevo pensato che magari i due coniugi erano segretamente fans sfegatati della pop-star e in suo onore avevano chiamato così il loro bar; dopo avergli esposto la mia teoria ottenni un 'Vaffanculo'.  Beh, da due fanatici della musica country non potevo sperare in una risposta differente; dannato Johnny Cash! 

“Ecco il tuo cappuccino.” mi scompigliò i capelli Bruce, sedendosi affianco a me.

“Dovresti essere dall'altra parte del banco, vecchia volpe.” ridacchiai.

“A quest'ora chi vuoi che venga in questa topaia?” rise di gusto.

Era vero. Non c'era un'anima viva.

“Allora, rispondi alla domanda che ti ho fatto prima: perchè sei a gironzolare di prima mattina?”

“Ieri mi sono addormentata troppo presto, così alle cinque ero già sveglia e non sapevo cosa fare a casa. Poi alle undici ho un colloquio di lavoro perciò...” feci spallucce.

“Un colloquio? Grandioso! E dove?” chiese Bruce eccitato.

“E' un locale, si chiama Madame Jo Jo's, è in centro.” abbozzai un sorriso.

“L'ho già sentito, ci andava un mio amico qualche anno fa!”

“Uno di quei vecchi che non fanno altro che parlare di guerra e contabilità?” rabbrividì al solo pensiero.

“No, lui è uno normale.” mi fece l'occhiolino. 

Grazie al cielo, pensai.

“Comunque, se mi prendono farò quello che avrò sempre sognato!” sorrisi.

“Stai scherzando? Quindi sarai una Barmaid! E' meraviglioso  Alex!” mi diede il cinque.

“Lo so! Sono un po' agitata sinceramente...ma ho aspettato così tanto questo momento che non me lo lascerò scappare! Sono pronta.” dissi convinta.

“Ben' detto ragazza! Appena arriva Marge glielo raccontiamo. Sarà così fiera di te!” mi diede un buffetto sulla guancia.

“Dove è andata?” 

“A comprare la farina per fare i biscotti.”

“Quelli al cioccolato ricoperti di praline?” chiesi con gli occhi che mi brillavano.

“Si, ma aspetterai 'sta sera a mangiarli! Vieni per una partitina?”

“Non lo so in realtà, se mi prendono al locale inizio subito, ti chiamo dopo per farti sapere, oppure passo di qua.”

“Va bene.” sorrise.

Ci girammo verso la porta quando sentimmo il campanello attaccatovi sopra suonare.

“Bruce aiutami con questi sacchi! Pesano sempre di più col passare degli anni. Maledetta vecchiaia...” la voce squillante di Marge mi fece ridere.

“Ti aiuto io Margy.” dissi.

“Oh Alex! Mia cara, cosa fai qui?” chiese sorridendo.

Le presi i sacchetti di mano e li andai a mettere nella cucina sul retro del bar, tornai all'ingresso e risposi: “Mi sono alzata presto!” risi.

“E porta grandi notizie!” aggiunse Bruce strizzandomi l'occhio.

 

Dopo aver raccontato anche a Marge la 'news' mi avviai verso un piccolo parco che si trovava lì vicino.  Mi sedetti su una panchina nera, l'unica colorata fra tutte quelle che c'erano, e ovviamente la mia preferita. Tirai fuori dalla borsa un blocchetto da disegno e incominciai a ritrarre due alberi vicini di cui le chiome si sfioravano grazie alla leggera brezza che scorreva fra le foglie. Quella visone mi ricordò tanto due amanti: vicini, che si toccano dolcemente. 

Era una dei disegni più significativi che aveva mai fatto, forse perchè la sua visone del mondo era troppo cinica, o forse perchè era ancora alla ricerca del suo amore adolescenziale, seppur compiuti i diciotto anni. Lei non era una normale e noiosa ragazza Londinese: lei era pazza, lei era divertente, solare e alternativa. A prima vista tutti la giudicavano per i suoi lunghi capelli blu, il piercing al naso in mezzo alle narici e i tatuaggi, ma quello che le persone non sapevano era che sotto la maschera da 'Hipster trasgressiva' c'era una dolce ragazza che aspettava con ansia il suo principe azzurro. 

Terminato il disegno rimisi a posto il piccolo album che portavo sempre dietro, mi misi le cuffie e  accesi una Winston Blue portandola alle labbra. Il fumo era un brutto vizio che avevo da tre anni,  ma non riuscivo a smettere, e forse non volevo neanche. La vibrazione del telefono mi fece sussultare, presi il telefono dalla tasca dei miei skinny jeans e guardai chi aveva disturbato la pace di quel posto, e la mia: mio fratello che mi ricordava di comprare il latte. 
Sbuffai, lui e il suo dannato latte che finiva sempre, e poi pretendeva che io lo ricomprassi! Digitai una breve risposta alzandomi dalla panchina, si erano fatte già le dieci. Con calma mi avviai verso il temuto colloquio, se mi avessero preso sarei riuscita a realizzare l'inizio del sogno: diventare una delle più brave Barmaid in circolazione; ero determinata a mettere l'anima in quel lavoro.

Poco prima di raggiungere la zona del locale mi fermai ad osservarmi in una vetrina. Ero una ragazza alta circa un metro e settanta, tonica e magra, ma quello che notai nel mio riflesso furono gli occhi. Ardevano di determinazione.

“E' la mia occasione.” mi sussurrai prima di voltarmi e dirigermi verso l'entrata del Madame Jo Jo's.

 

 


SPAZIO AUTRICE:

Salve splendori! 
Questa, in teoria, è la mia seconda long, la prima, purtroppo, ho dovuto cancellarla per vari motivi. E' stato un peccato, mi ci ero affezionata parecchio...però forse è meglio così! Coooomunque, questo è il primo capitolo della ff  'Barman and Barmaid' che, come avrete capito, è questa qua! 
Spero vi possa piacere l'ambientazione 'da bar' in cui ho deciso di creare questa storia: un amore fra le bottiglie di alcool. Lol. 
Passando al sodo: in questo capitolo si capisce che la protagonista, Alex, è una ragazza particolare e all'esterno un po' fuori dalle righe, con un animo sognatore e l'idea di un 'principe' ad attenderla. In realtà, è una persona molto semplice e divertente che vuole seguire i suoi obiettivi senza problemi. Si scopre che ha un fratello che vedremo chi è nei prossimi capitoli....DA DA DA DAAAAN! SECONDO VOI CHI E'?! AH AH AH. Non ve lo dico eheh.
Non si parla di genitori...ma ci sono Bruce e Marge! Quei due mi fanno morire dal ridere! Nella mia testa sono la versione più seria e meno gialla dei Simpson :')  
Se lasciaste una recensione mi farebbe davvero piacere! E vi prego, non evitate le critiche, così posso migliorare di volta in volta!
 
Scusate lo spazio autrice un po' lungo...Alla prossima belle, un bacio.

Aredhel Afterlife xxx

  
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