|
|
Il dolore più grande nella mia vita è stata la distrazione – quali fili hanno tirato per la strada i miei piedi, cosa mi salva sempre dal precipitare tra i fiori nelle crepe dell’asfalto? Quanti ingressi m’hanno accolta ancora accecata dal vento tra i capelli – perché tra le lenzuola sogno o sono morta, perché ho grazia solo negli occhi di mia madre e, in ginocchio, non alzo preghiere alle volte delle metropolitane? Quale strano dio sotterraneo spinge per me i primi papaveri, reclamando gratitudine in silenzio? |
Sai, bambina, che l’aritmetica delle stelle è gelida e pericolosa: per ogni punta che cigolando ruota un cerchio ci stringe la gola, cento anime ballerine tentennano contro le costole – peccato, l’amante è già caduta! Prima che ti trovi la notte a scivolare sulla corda dell’impiccato o stupita per un sorso di veleno, prima che io ritorni trasparente – lascia che nei miei capelli t’involga per dormire come laghi, come seta nel profondo della terra. |
[entrambe le foto appartengono a © Laura Makabresku]