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Autore: Ortro_the_storyteller    21/06/2014    1 recensioni
OCDF, ovvero: Ospedale Centrale Danni da Feels. Nata da una delirante idea di DrStein e Rosaspina7, ecco a voi la fanfiction che vi mostrerà il dottor Edoardo D'Angelo e la tirocinante Sara Spinozi alle prese con fangirls e fanboys rimasti vittime dei loro feels distrutti.
Se la storia vi piace, potrete anche chiedere di essere inseriti come pazienti.
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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NdA: salve a tutti! Noi siamo Edoardo e Sara, anche conosciuti (voce della verità: ma da chi? Non montatevi la testa!) come DrStein97 e Rosaspina7. L’idea per questa fanfiction nasce durante una discussione sui dolori della vita da fanboy/fangirl; è Edoardo a parlare di un’ospedale che se ne occupi, ma è Sara a farsi venire la malsana idea di scriverci sopra, quindi la colpa è di entrambi, se non vi piace gli ortaggi potete tirarli a tutti e due.

Speriamo vi piaccia!




Parte prima: ala Harry Potter






Non ero mai entrata nell’Ospedale Centrale Danni da Feels prima e dovevo ammettere che era un complesso davvero imponente: quattro enormi palazzine collegate da vialetti di ghiaia e strade asfaltate. I ciottoli sul sentiero rumoreggiavano sotto i miei stivaletti neri mentre mi apprestavo a varcare le enormi doppie porte che conducevano nella hall: lo spazio era ampiamente illuminato, e le pareti blu chiaro trasmettevano un senso di pace e tranquillità, perfetti per un ospedale.
“Forza, al lavoro” mi dissi, sicura di me e pronta al mio primo giorno di tirocinio, guardandomi attorno per vedere se qualcun’altro della mia classe era già arrivato: in giro notavo qualche volto familiare, ma mancavano ancora una decina di minuti all’inizio della lezione, così decisi di presentare il mio modulo (già dovutamente compilato) alla segreteria, in modo da potermi prendere un caffè mentre aspettavo gli altri.
<< Buongiorno >> dissi con tono cordiale, rivolgendomi alla receptionist << Sara Spinozi, sono qui per il tirocinio, eccole il modulo per l’iscrizione alla lezione >> la donna me lo prese di mano, lo studiò per circa mezzo minuto e poi ne fece un paio di copie, prima di darmi un tesserino su cui erano scritti nome, cognome e grado nell’ospedale.
<< Indossi questo ogni volta che viene all’ospedale, oltre al camice, ovviamente >> mi disse, indicandomi con un cenno una porticina dove ogni tanto su vedeva entrare uno dei dottori, per poi uscirne rivestito del proprio camice.
<< Grazie mille, arrivederci >> le dissi, prima di voltarmi facendo svolazzare leggermente i miei capelli ramati e andandomi a cambiare. Uscii dal camerino dopo neanche due minuti, con il camice bianco che mi copriva fino al ginocchio e il cartellino appuntato su di esso, e mi diressi verso le macchinette, godendomi un buon bicchiere di caffè caldo mentre anche gli ultimi ritardatari si affrettavano a prendere il loro camice.
Passò ancora qualche minuto prima che arrivasse quello che quel giorno sarebbe stato il nostro professore…”Embè? è uno scherzo per caso?” quello che stava davanti a noi studenti sembrava più uno dei pazienti dell’ospedale (o un senzatetto, fate voi) che un dottore: aveva pesanti occhiaie sotto gli occhi castani incorniciati da un paio di occhiali rotondi, i capelli castani erano spettinati e spuntavano in ciuffi disordinati che coprivano le sopracciglia costantemente piegate in un’espressione annoiata, mentre sul mento dai lineamenti duri e marcati spuntava una corta barba incolta, pronta per un rasatura, o per un giardiniere, a seconda dei punti di vista.
<< Ah-ah, allora siete voi la nuova infornata di matricole, eh? >> disse con tono stanco e scocciato, fissando i suoi occhi su di noi uno per uno, arricciando di tanto in tanto il naso, come se il nostro odore lo disgustasse.
“Sarà bello lui” pensai, guardando il suo aspetto trasandato “se un tipo del genere mi si dovesse avvicinare fuori di qui, come minimo chiamerei la polizia” mi dissi astiosa mentre il tipo riprendeva a parlare.
<< Allora, principessine, è scomodo alzarsi la mattina alle 5? Beh, ringraziate che non dovete ancora passare settantadue ore di fila in questo bordello: quando sarete arrivati a quel punto, potete andare da Tonio per un po’ di caffeina, o da me, per una pallottola in testa...io vi consiglierei la seconda, risolve definitivamente qualunque problema di stanchezza. >>
“Qui l’unico che avrebbe bisogno di una pallottola in testa sei tu.” Questa sarebbe stata una risposta sincera, ma il mio buon senso mi convinse a tacere. Quel tipo aveva stabilito un nuovo record: era riuscito a risultarmi decisamente antipatico dopo neanche tre minuti. Com’era possibile che un individuo del genere fosse diventato medico e che gli avessero persino chiesto di occuparsi dei tirocinanti? Ma se credeva di spaventarmi si sbagliava di grosso: poteva riuscirci con molti dei miei compagni ma non con me. Avevo sempre voluto fare il medico, studiavo come una matta da anni per diventarlo ed ero tra i migliori del corso, forse la migliore: davvero pensava che per spaventarmi bastasse la prospettiva di qualche levataccia? Gli avrei dimostrato che aveva torto e, soprattutto, gli avrei fatto perdere quell’aria di sufficienza.
<< Beneee >> continuò il tipo imperterrito , girandosi e facendoci segno di seguirlo...cosa credeva che fossimo? dei cagnolini? Sta di fatto che, almeno per quel giorno, era quell’incompetente a essere il nostro tutore, quindi era meglio assecondarlo.
<< Penso sappiate tutti di cosa si occupa questo ospedale, no? Ogni anno nel mondo vengono sfornate saghe di successo, che accalappiano i lettori e li costringono a infinite pene mentre aspettano il prossimo libro, mentre si struggono per una coppia che si lascia o si disperano per un nuovo morto: questo ospedale -il più importante di tutta l’Europa- riunisce molti casi disperati di lettori che, davanti ad un determinato evento, subiscono un pesante danno psicologico che li porta a isolarsi e a piangere in continuazione, rimuginando sulla causa della loro infelicità...ovvero quelli che sono comunemente chiamati “danni da feels”. Il compito del nostro centro è quello di accogliere, aiutare e disintossicare tutte le persone che soffrono di questa “malattia” assistendoli come meglio possiamo. Voi avete potuto scegliere di praticare il tirocinio del quarto anno in questa struttura perché vi siete iscritti al corso di “Danni da feels”, quindi immagino che questa sia la specializzazione che pensate di prendere quando e se riuscirete a laurearvi. Bene, sappiate una cosa: entro la fine del semestre, la metà di voi avrà cambiato idea. Quello che accade qui non ha nulla a che fare con ciò che avete affrontato negli altri ospedali, né con tutte quelle belle definizioni dei libri scolastici. >>
Il tipo continuava a parlare mentre ci faceva spostare per corridoi e corridoi, passando per ali che davano su ampie stanze illuminate in cui ragazzi e ragazze si dedicavano alle attività più disparate: in una due ragazzi si sfidavano a duello con due spade di gommapiuma, mentre in un altra una ragazza dal volto rigato di lacrime stringeva a se un pupazzetto raffigurante un ragazzo dai capelli ramati mentre continuava a urlare << Aveva un figlio! Aveva un figlio, Collins! >> e ancora, una coppia di bambini dai capelli biondi si disegnava strani simboli sulle braccia, sussurrando parole in lingua straniera: parabatai, nephilim...man mano che avanzavamo, il gruppo di studenti si stringeva attorno al dottore, che aveva ripreso a parlare
<< Oggi, per non spaventarvi troppo, vi faremo visitare un’ala che è tranquilla da un po’...ormai sia i libri che i film sono finiti, anche se sta per iniziare uno spin-off, ma non preoccupatevi: non dovrebbero recarvi troppi problemi, a meno che non facciate qualche stupidaggine >>
Arrivati alla fine dell’ennesimo corridoio, il tipo spalancò la porta, rivelando un’altra stanza praticamente identica alle altre già viste.
<< Io sono il dottor Edoardo D’Angelo, e vi do il benvenuto all’Ospedale Centrale per Danni da Feels, Ala Harry Potter! >>





NdA (di nuovo): ri-salve a tutti! Siete ancora qui? Meno male! Vi è piaciuto questo primo capitolo? Se la risposta è sì, vorremmo farvi una proposta: vi farebbe piacere essere inseriti nella storia? Potreste essere dei pazienti, degli amici preoccupati venuti a chiedere notizie o qualunque altra cosa vi venga in mente, voi contattateci via messaggio e vi diremo se la vostra idea si accorda con il (vago, molto vago) progetto che abbiamo in mente. Sappiate che, dopo questa prima avventura nell’ala Harry Potter, vorremmo scrivere anche in altri fandom, quindi potete proporvi anche per fandom diversi!
Al prossimo capitolo!

PS: La presentazione e il commento sono scritti da Sara, giacchè io odio l’umanità e detesto i rapporti interpersonali intrapresi su internet
No, in realtà no, è che non sapevo cosa scrivere quindi ho lasciato fare a lei, ma una delle prossime volte vedrò di cavare fuori qualche parola decente :3
Au revoir!


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