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Autore: BebaTaylor    22/06/2014    0 recensioni
Shane ama Ellen, ma qualcosa — il destino, il fato, persone che credono di fare il meglio per lui — lo allontanano da lei. Ma sarà sempre il destino a fargli capire che lui ed Ellen sono destinati a trovarsi e ad amarsi, qualunque cosa accada. Perché...
«Siamo anime gemelle, tu e io.»
«Siamo destinati a stare insieme, qualunque cosa accada.»
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.

Soulmates

1.
Miss You Night
*** Are the longest ***

Shane si sedette sulla panchina e sospirò appoggiando il mento sul palmo sinistro e guardò il lago di Cavazzo che s'intravedeva in lontananza. Era stato Frank, un suo amico di Sligo a consigliargli quel posto in Italia e lui aveva deciso di andarci, per allontanarsi da tutto quanto.

Shane sospirò nuovamente domandandosi il perché la sua vita fosse andata a rotoli: prima la bancarotta, poi Gillian che lo aveva lasciato; anzi Gillian lo aveva lasciato un attimo prima che riuscisse a capire di essere alla frutta. Shane si guardò le mani e giocherellò con il piccolo braccialetto, era quello che gli aveva regalato Ellen. Lo aveva tirato fuori il giorno in cui aveva scoperto che Gillian lo tradiva e lo aveva indossato, intrecciandolo con gli altri per non perderlo.

Ellen gli mancava da morire e si era pentito un sacco di volte per non aver lasciato Gillian quando era ancora in tempo o quando aveva scoperto quella bugia.

Respirò a fondo e chiuse gli occhi ricordando l'ultima volta che aveva visto Ellen. Erano passati almeno quattro anni da quando lui era andato a New York e aveva bussato alla porta di Ellen. Ricordava ancora il suo sguardo, duro, carico di rancore ma, in un certo senso, anche vuoto. Ricordava ancora le sue parole, “È troppo tardi, Shane.” dette con lo stesso tono con cui avrebbe annunciato che andava a fare la spesa. Poi gli aveva sbattuto la porta in faccia.

Solo mesi dopo avrebbe capito perché Ellen gli era sembrata così pallida e magra e così strana.

E quel giorno sua madre gli aveva detto che aveva fatto bene a smettere di frequentarla, visto che era diventata una “cattiva ragazza.” Ma a Shane non importava nulla delle scelte sbagliate di Ellen, lui voleva solo stare con lei, ma lei non voleva stare più con lui. Non voleva neppure vederlo o sentirlo.

Sospirò e chiuse gli occhi per riaprirli subito dopo quando sentì qualcuno che si avvicinava. Guardò sorpreso la figura che correva davanti a lui. «Ellie...» mormorò alzandosi, «Ellen!» gridò inseguendo la ragazza.

Corse dietro di lei fino a quando la vide fermarsi davanti a una fontanella, prese un respiro profondo e le sfiorò la spalla. La ragazza si tolse gli auricolari e lo guardò.

«Shane!» esclamò lei sorpresa quanto lui.

Shane sorrise e si mosse da un piede all'altro nervosamente. «Ciao, Ellen.» mormorò.

Lei sorrise e si asciugò il viso con il dorso della mano. «Ehi, come stai?» domandò.

Shane non rispose e si limitò a fissarla incantato. Era bella come la ricordava, forse ancora di più. «Bene.» rispose e infilò le mani in tasca per impedirsi di abbracciare Ellen.

«Ci sediamo?» domandò lei indicando una panchina a qualche passo di distanza, «Così chiacchieriamo un po'.»

Shane annuì e la seguì in silenzio.

«Sei qui in vacanza?» domandò con voce tremante e si vergognò di quella voce strozzata, voleva apparire sicuro davanti a lei.

Ellen rise e Shane si accorse di non aver mai dimenticato quella risata, «Oh, no. Io vivo qui.»

Shane la guardò sorpreso. «Credevo che fossi a New York!»

Lei alzò le spalle e slacciò il marsupio posandolo accanto a lei, «Non faceva più per me.» disse,

Shane annuì e si guardò le mani, inspirò lentamente  e si voltò verso di lei. «Capisco.» mormorò, «Da quanto vivi qui?» domandò.

«Un paio d'anni.» rispose lei, «Da quando sono uscita dalla clinica.»

Shane annuì nuovamente, indeciso —  di nuovo — su cosa dire o fare. 

«Scommetto che tua madre avrà avuto il pretesto buono per sparlare di me.» disse, «Mi odia.»

Shane scosse la testa. «Non è vero!» esclamò, «Lei ti adorava!»

Ellen rise, «Lo hai detto, mi adorava.» disse e sospirò, «Non ho mai capito perché ad un certo punto abbia iniziato ad odiarmi...» sospirò.

Shane si morse le labbra sapendo che sarebbe stato inutile ribattere, Ellen aveva ragione e lui lo sapeva.

«I bambini come stanno?»

Shane guardò Ellen con sorpresa, non si sarebbe mai aspettato una domanda del genere. «Bene.» rispose. «Sono con Gillian. Abbiamo divorziato.»

Ellen annuì, «Lo so.» disse, «Mi dispiace.»

«Ti... di-dispiace?» balbettò incredulo Shane.

Ellen alzò le spalle. «Bhe..sì.» disse, «Sei rimasto con lei per dieci anni, sicuramente l'avrai amata.»

«Non quanto te.» sussurrò lui, «Non quanto amo te.» specificò guardando le scarpe sporche di terra.

«Non mi avresti lasciato se fosse stato vero.» replicò Ellen e sorrise voltandosi verso di lui. «Non sono più arrabbiata con te.» esclamò. «Oh, lo ero. E pure tanto. Sono arrivata a detestarti.» 

Shane rimase in silenzio, deluso. Forse sperava che lei lo  guardasse e gli dicesse che anche lei lo amava.

«Ma ora...» continuò Ellen, «Mi è passata. Non provo più nulla.»

Shane sentì qualcosa che si rompeva dentro di lui. «Io... Ellen..» mormorò, «Io non volevo che stessi male.» disse, «Mi dispiace. Io ti amavo, ti amo sul serio. Non ti ho mai dimenticato.» esclamò e le fece vedere il braccialetto che lei gli aveva regalato più di dieci anni prima.

«Lo hai ancora.» disse lei e sfiorò il filo d'argento.

Shane smise di respirare per un istante nell'esatto momento in cui le dita di Ellen sfiorarono il suo polso. «Sì.» mormorò, «L'ho sempre portato con me ovunque andassi, non posso separarmene.»

Ellen sorrise e continuò ad accarezzare il polso e la mano di Shane. «Pensavo che l'avessi buttato.» mormorò e lasciò la mano.

«Mai!» esclamò lui, «Non potrei mai farlo!» disse quasi indignato. «Era l'unica cosa che mi rimaneva di te.» aggiunse abbassando la voce.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, Shane guardava Ellen e lei davanti a sé. «Vuoi vedere dove vivo?» chiese lei.

Shane annuì, «Sì, mi farebbe piacere.» disse.

Ellen sorrise e infilò il lettore mp3 nel marsupio. «La mia auto è nel parcheggio.» disse alzandosi. Anche Shane si alzò e la seguì fuori dal piccolo parco e in breve salirono sulla piccola utilitaria di Ellen.

Rimasero in silenzio durante il breve viaggio e Shane passava dal guardare fuori dal finestrino a guardare Ellen. Non sapeva cosa pensare, aveva sempre immaginato il loro re-incontro come qualcosa di magico e invece lei gli aveva detto che non provava più nulla per lui, nemmeno un po' d'odio.


«Fai pure come se fossi a casa tua, io vado a farmi una doccia veloce!» esclamò Ellen entrando in casa. Shane annuì e si guardò attorno mentre Ellen spariva dietro una porta. Si sedette sul piccolo divano a due posti e guardò l'ambiente piuttosto spoglio. C'erano solo due quadri appesi ed erano entrambi dei puzzle, uno  di uno scorcio di una spiaggia tropicale e l'altro delle montagne innevate. Su un mobile basso c'erano diverse cornici d'argento, Shane ne prese in mano una e sfiorò il vetro e sorrise guardando la foto di Ellen che stringeva un grosso gatto rosso. Guardò le altre foto e si stupì nel vedere che ritraevano tutte lo stesso soggetto: Ellen e il gatto o solo il gatto, si chiese dove fosse in quel momento il grosso micio. E perché non ci fossero altre foto in quella stanza, poi sospirò e andò a sedersi.

«Si chiamava Red.» esclamò Ellen entrando nella stanza che fungeva da cucina e salotto, «Ma io lo chiamavo Ciccione.»

Shane sorrise, «In effetti è un po'... grasso.» disse.

«È morto tre mesi fa.» mormorò lei strofinandosi i capelli con un asciugamano giallo. 

«Mi dispiace.» disse Shane alzandosi in piedi. 

Ellen sorrise e lo guardò, «Grazie.» esclamò, «Vado a vestirmi, torno subito!»

Shane annuì e non sapendo cosa fare si sedette di nuovo chiedendosi come mai Ellen lo avesse invitato lì se non provava più nulla per lui. “Forse lo ha fatto solo per gentilezza.” pensò e sospirò posando la testa sullo schienale del divano e chiuse gli occhi.

«Vuoi del caffè?» 

Shane aprì gli occhi di scatto. «Cosa?» domandò, «Sì, certo, va bene.» esclamò sentendosi stupido e si alzò in piedi, raggiunse Ellen nel piccolo angolo cottura e si sedette al tavolo. «Mi piace casa tua.» disse.

«È piccola.» replicò Ellen mettendo la caffettiera sul fornello acceso.

«Bhe...» incominciò Shane, «Per una persona sola va bene.» disse.

Ellen sorrise e si voltò verso di lui. «Mi stai chiedendo se esco con qualcuno?»

Shane boccheggiò, «Io... no... non intendevo questo!» si giustificò anche se sì, voleva sapere se ci fosse qualcuno nella sua vita.

Ellen rise, «Comunque, no, non ho nessuno.»

Shane si sentì sollevato e si alzò in piedi, «Ellen,» disse avvicinandosi a lei, «torna con me in Irlanda.» mormorò prendendole il viso fra le mani. «Torna con me, per favore. Dieci anni fa ti avevo fatto una promessa...» continuò guardando gli occhi verdi di Ellen, «e ho tutta l'intenzione di mantenerla.» 

Shane sospirò e le baciò la fronte, «Dimmi di sì, Ellie.»

Elle sospirò. «Shane... io non lo so.» disse e abbassò gli occhi per evitare lo sguardo di Shane. «Io sto bene qui, sul serio.»

Shane la fissò per un istante e chiuse gli occhi, «Ellie... per favore.» supplicò.

Ellen alzò il viso e lo guardò, «Shane, io...» prese un profondo respiro e posò le mani sui polsi di lui, «Non credo sia il caso.» mormorò e si sentì sollevata quando sentì il borbottio della caffettiera, si scostò da lui e versò il caffè in due tazze. 

Shane non disse nulla e tornò a sedersi, posò le mani sul tavolo e le fissò. Sfiorò il bracciale che Ellen gli aveva dato e sospirò prendendo la tazza. «Ellen... io...» borbottò fissando il liquido scuro, «Mi sei mancata tanto.» disse.

«Ti ho pensato ogni singolo giorno.» aggiunse dopo aver sorseggiato il caffè, la guardò e sperò che anche lei dicesse che lui gli era mancato e che lo aveva sempre pensato invece Ellen si limitò a una breve occhiata prima di concentrarsi sul suo caffè. Guardò Ellen bere e si pentì di quello che aveva fatto e, sopratutto, di quello che non aveva fatto. Si chiese se dovesse dire a Ellen tutto quanto, aveva paura di perderla di nuovo ora che l'aveva ritrovata.

«Sai, Ellen...» mormorò, «Quella volta Gillian...» incominciò, «Io l'ho scoperto solo un paio di anni fa...» disse e si fermò, non sapendo come continuare.

Ellen posò la tazza sul tavolo e guardò Shane, «Cosa hai scoperto?» domandò.

Shane sospirò e abbassò la testa. «Che non era veramente incinta, quella volta.» mormorò in risposta. «Me lo ha urlato durante una lite.»

«Cosa?» gridò, «Era una bugia?»

Shane si limitò ad annuire e si morse le labbra. «Sì.» sussurrò e alzò il viso per guardare Ellen. «Se non fosse stato per quello staremo ancora insieme, io e te.»

«Lo ha fatto di proposito...» mormorò lei e chiuse gli occhi. «Stronza.»

Shane fece un sorriso. «Sì, è stata una vera stronza.» disse e sfiorò la mano di Ellen, accarezzandole il dorso della mano con il pollice. «Sentiva che mi stavo allontanando da lei e aveva paura di perdermi, per questo ha finto sia di essere incinta e di aver abortito.»

Rimasero in silenzio per qualche istante, «Mi dispiace tanto. Avrei voluto scoprirlo prima.» disse senza smettere di accarezzare la mano di Ellen, «Le cose sarebbero andate in maniera diversa.» le strinse la mano e si sporse verso di lei, «Mi dispiace, Ellen. Mi sento terribilmente in colpa.»

Lei annuì e afferrò con la mano sinistra la tazza e sfiorò il manico. «Non è colpa tua.» disse, «Lo hai scoperto troppo tardi.»

«È ancora troppo tardi?» mormorò Shane, il cuore che batteva forte in attesa della risposta.

Ellen sospirò e lo guardò, «Non lo so, Shay.» disse, «Io... non sono quella che conoscevi.» sussurrò e cercò di spostare la mano destra ma Shane gliela strinse ancora di più.

«Non m'importa, Ellie.» disse lui, «Sul serio, non m'interessa.» esclamò e sorrise.

Ellen fece un sospiro e abbassò la testa, «Ma a tua madre sì.» disse, «E tu non sei il tipo che ama contrariare o deludere la propria madre.»

Shane la fissò e pensò a cosa dirle per farle cambiare idea ma sapeva che era inutile; Ellen quando voleva sapeva essere testarda, in realtà sapeva che lei aveva ragione. Una delle ultime cose che Shane voleva era deludere sua madre.  Abbassò la testa e sospirò. «Non succederà, lo prometto.» disse e alzò la testa, «Sarà diverso, questa volta.» promise e avrebbe fatto di tutto per mantenere la parola.

Ellen lo guardò e fece un piccolo sorriso. «Non lo so.» disse.

***

Shane si alzò dal letto e si guardò attorno e cercò di capire dove fosse poi si ricordò. Era a casa di Ellen. Aveva prenotato l'hotel per quattro giorni e, volendo rimanere lì più a lungo, aveva cercato di restare in albergo ancora un po' ma non c'era più posto, così Ellen gli aveva detto che poteva restare lì da lei.

Andò in cucina e bevve un bicchiere d'acqua e si avvicinò al divano, si chinò e sfiorò il viso di Ellen. Sorrise e pensò che fosse bellissima anche nella posizione scomoda in cui si trovava. Aveva insistito per lasciare il letto a Shane visto che il divano era troppo piccolo per lui, ma lo era anche per lei.

Le baciò la fronte e fece scivolare un braccio sotto le spalle e l'altro sotto le ginocchia e l'alzò, portandola nel letto matrimoniale. La coprì e si sdraiò accanto a lei abbracciandola. Era passato troppo tempo dall'ultima volta che avevano dormito insieme. Le baciò una guancia e chiuse gli occhi.


«Buongiorno.» sussurrò Shane baciando la guancia di Ellen. «È così che avrei voluto svegliarmi negli ultimi anni.» confessò, «Con te fra le mie braccia.»

Ellen sorrise e sbadigliò. «Perché sono qui?» domandò passando le mani su viso, «Credevo di essermi addormentata su divano.»

«Lo avevi fatto.» rispose Shane e le scostò i capelli dal viso, «Ma mi sembravi scomoda e così ti ho portato qui.» spiegò.

«Sei bellissima.» mormorò dopo un po' e spostò il viso accanto  a quello di Ellen e chiuse gli occhi respirando il profumo di lei. 

Ellen sbadigliò e si voltò sul fianco sinistro dando le spalle a Shane e piegò le ginocchia portandole al petto.

«Ellie?»

«Mhh... sì?» 

Shane rimase un attimo in silenzio pensando a cosa dire, le passò una mano fra i capelli  e chiuse gli occhi. «Sei arrabbiata con me?»

«No.» rispose lei, «Dovrei esserlo?» domandò e voltò piano la testa.

«Per quello che è successo fra di noi...» mormorò lui.

Ellen sorrise e scosse piano la testa. «No.» disse, «Te l'ho già detto: non sono arrabbiata con te.»

Shane sorrise e le baciò la testa. «Grazie.» sussurrò e continuò ad accarezzarle i capelli.

***

Shane era lì da cinque giorni e, da altrettanto tempo, ogni sera Ellen si addormentava sul divano e lui la portava nel letto nel mezzo della notte.

Il ragazzo aprì gli occhi e guardò gli occhi chiusi, le ciglia lunghe e folte, le labbra dischiuse di Ellen. In quella manciata di giorni si erano riavvicinati molto. Passavano il tempo chiacchierando, facendo passeggiate e cucinando. 

Shane si chinò su Ellen, arrivando a pochi centimetri dalle sue labbra e rimase così, indeciso se fare come al solito —  svegliarla con un bacio sulla guancia —  oppure osare un po' di più. Si chinò ancora di più e sentì il respiro di Ellen contro le sue labbra e chiuse gli occhi, rimase fermo in quella posizione per qualche minuto.

«O mi baci o ti sposti.»

Shane aprì gli occhi di scatto e, spaventato, si spostò. «Cosa?» mormorò e guardò Ellen che lo stava fissando con una sorriso. «Sei sveglia?» squittì.

«Sei rimasto nella stessa posizione per diversi minuti... non sapevo se ridere o stare ferma, eri talmente buffo!» lo prese in giro lei.

Shane abbassò la testa, imbarazzato; si fissò le mani e temette che Ellen lo cacciasse ed era l'ultima cosa che voleva. Chiuse gli occhi quando sentì la mano di Ellen contro la sua guancia. Respirò lentamente e si strinse le mani. Ellen lo attirò a sé e lui tremò mentre si sdraiava accanto a lei.

«Tremi.» mormorò lei.

Shane aprì gli occhi e sorrise, tremava perché non si aspettava una cosa del genere da lei, né che lo toccasse né che lo abbracciasse; respirò piano e posò la mano sinistra sullo stomaco di lei. «Lo so.» disse.

«Sai cosa mi ricorda?» domandò Ellen accarezzando la testa di Shane.

«Cosa?» soffiò Shane chiudendo gli occhi.

«La prima volta che abbiamo fatto l'amore.» mormorò Ellen e sorrise.

Shane sorrise «Sì, mi ricordo.» disse e posò la testa sulla spalla di lei. «Lo ricordo perfettamente.» mormorò stringendosi di più a lei.

«Ti amo, Ellie.» disse dopo qualche minuto di silenzio.

Lei rimase zitta e continuò ad accarezzare la testa di Shane, chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire un piccolo sospiro che Shane interpretò come un brutto segno e cercò di alzarsi ma Ellen lo strinse di più e posò la mano su quella di lui, intrecciando le dita sottili con quelle più grandi di Shane. Lui sorrise e si sistemò meglio vicino a lei e chiuse gli occhi.

«Eravamo in camera tua, aveva appena smesso di piovere.» mormorò Shane, «Profumava di lavanda, avevi il vaso sopra il cassettone. Le tende erano rosa, le pareti rosa chiaro, sul letto c'era la trapunta lilla...» continuò ricordando quel giorno di diciassette anni prima.

«In un angolo il pupazzo che ti aveva regalato Mark per il tuo tredicesimo compleanno.» disse Shane. «Quel pomeriggio tremavo perché avevo paura, paura di non riuscirci, di fare brutta figura, di farti del male... ero terrorizzato!» continuò e fissò il profilo di Ellen. «Avevo paura di farti del male. Che avessi un brutto ricordo della nostra prima volta.»

«Non ho un brutto ricordo.» sussurrò Ellen, «È stato meraviglioso. Non lo scorderò mai.»

Shane sorrise, felice di quella confessione e le strinse la mano, chiuse di nuovo gli occhi e si rilassò.

«Allora...» mormorò Ellen, «Mi dai questo bacio oppure no?»

Shane aprì gli occhi e si alzò leggermente per poterla guardare, si morsicò il labbro inferiore e fece un piccolo sorriso. «Sicura?» domandò con un sussurro.

Ellen sorrise e gli accarezzò il viso, sfiorandolo con la punta delle dita, tracciò i contorni degli zigomi e, con lentezza, scese sulle labbra. «Sì.» rispose.

Anche Shane sorrise e si chinò su di lei, le mani posate sul cuscino, vicino al viso di Ellen. Chiuse gli occhi e abbassò la testa, sentì il respirò di Ellen e si chinò ancora di più, sfiorò le labbra di lei con le proprie e rimase fermo qualche secondo, sentendo le labbra morbide di lei contro le sue.

Sorrise e sfiorò le labbra di Ellen con la punta della lingua e sospirò quando lei dischiuse le labbra; attese qualche secondo, assaporando quel bacio che desiderava da anni. Prese il labbro inferiore di Ellen e lo succhiò piano, le labbra di lei non gli erano mai sembrate così morbide.

Ellen lo sorprese ancora una volta e portò una mano sulla sua nuca, spingendolo contro di lei. Shane scivolò su di lei senza smettere di baciarla o accarezzarle il viso. Lasciò una scia di baci dalle labbra al collo, «Ti amo.» soffiò tenendo gli occhi chiusi quasi temesse che fosse solo frutto della sua immaginazione.

Ellen  giocò con i suoi capelli e sorrise, «Mi sei mancato.» sussurro, spostò il viso e cercò le labbra di Shane, le trovò e le baciò. Shane gemette e si mosse su di lei, senza smettere di baciarla.

***

Shane fissò Ellen. «Sei sicura?» domandò per l'ennesima volta, «Mi piacerebbe tanto che tu venissi con me...»

Ellen fece un passo verso di lui e posò le mani sui fianchi di Shane «Sicura.» disse, «Non me la sento.» continuò, giocherellò con i bottoni della camicia di Shane e sorrise. «Non ancora, per lo meno.»

Shane la fissò sorpreso e piegò le labbra in un sorriso, «C'è una speranza, allora?» domandò mentre il suo cuore accelerò il battito.

Ellen annuì piano. «Si può dire di sì.»

Shane si sporse in avanti e le baciò la fronte, stringendola in un abbraccio. «Grazie.» sussurrò. Inspirò il suo profumo e sorrise. «Mi mancherai tantissimo.» disse e la strinse ancora di più e le prese il viso fra le mani; posò la fronte contro quella di lei e chiuse gli occhi. Le accarezzò le guance con i pollici e aprì gli occhi, sorrise e posò un bacio sulle labbra di Ellen. 

«Mi mancherai.» ripeté.

Ellen sorrise, «Anche tu.» disse.

Shane sospirò e chiuse gli occhi, voleva che lei lo seguisse. Voleva che lo baciasse, voleva fare l'amore con lei ma in quei cinque giorni si erano solamente baciati e a lui la cosa andava più che bene, era sempre meglio di niente; la abbracciò e posò la testa sulla spalla di lei e le sfiorò il collo con le labbra.

Il campanello della porta suonò ed Ellen si tirò indietro, «È arrivata la pizza.» disse, baciò velocemente la guancia del ragazzo e, dopo aver preso il portafoglio dalla borsa, andò ad aprire. Shane la osservò un po' deluso.

Le aveva detto più volte che l'amava ma lei non aveva mai ricambiato. Desiderava disperatamente che lei si voltasse e gli dicesse “Ti amo Shane, voglio tornare a Sligo con te!”; invece pagò il fattorino e rientrò in casa.

«Mangiamo?» domandò lei e Shane si limitò ad annuire e la seguì in cucina, si costrinse a sorridere —  dopotutto sarebbe partito il giorno dopo mentre Ellen sarebbe rimasta lì — e si sedette mentre Ellen sistemava i cartoni delle pizze; afferrò una fetta di pizza —  era già tagliata —  e la osservò per un istante prima di staccarne un morso.  

Shane mangiò in silenzio perché  se avesse parlato avrebbe ripetuto le solite cose. Voleva avere la certezza che Ellen tornasse in Irlanda o sapere che lo amava. Voleva solo essere sicuro perché si stava stancando dei silenzi e delle parole non dette.

«Ellie...» disse dopo un po', «mi prometti che ci penserai sul serio?»

Ellen posò il bicchiere e lo guardò. «Penserò a cosa?»

Shane sospirò e guardò la ragazza, «Sul fatto di tornare in Irlanda.» rispose.

Ellen fissò la sua pizza ormai a metà e fece un piccolo sorriso. «Ci penserò.» disse, «Sul serio.» disse e allungò una mano per posarla su quella di lui.

Shane fissò la mano di lei, così piccola contro la sua, e la strinse fra le sue prima di portarla alle labbra e baciarla con dolcezza. Le sorrise, felice di quella promessa e la guardò senza smettere di stringerle la mano. «Grazie.» sussurrò, «Grazie.» ripeté.

Anche Ellen sorrise, un sorriso luminose che fece ben sperare Shane.

«Shane...» disse lei.

«Mmh?» mormorò lui baciandole ancora la mano.

«Mi lasci la mano?» chiese, «Mi serve per mangiare.» sorrise e ridacchiò. Anche Shane rise e dopo averla baciata un'ultima volta, liberò la mano della ragazza.

«Sì, giusto.» disse lui e le sorrise, sentendosi —  finalmente —  sereno. Ellen sarebbe tornata, ne era certo, sarebbero stati insieme, per sempre —  era sicuro anche di questo —  e avrebbero avuto un paio di bambini con le stesse fossette che Ellen aveva sulle guance e i suoi occhi verdi, che sembravano cambiare colore quando c'era più luce, diventando più chiari. Sorrise e continuò a mangiare.


Erano a letto, vicini, abbracciati e Shane sperò e pregò che Ellen gli desse un segnale, perché lui non resisteva più. Voleva baciarla, ovunque, e accarezzarla, ovunque. Baciarle la pelle morbida e sensibile del collo, sfiorarle i fianchi, posare la testa sul suo seno... 

Shane le sfiorò la pancia da sopra la maglietta, giocando con il tessuto di cotone lilla, pizzicandolo e lisciandolo, con il desiderio di infilare la mano sotto la stoffa e sfiorarle il ventre.

«Ellie...» mormorò dopo un po' e la guardò, fissando i giochi d'ombra sul viso, lei si girò  verso di lui e lo guardò, sorridendo. Shane inspirò a fondo e si chinò, e posò le labbra su quelle di lei, con dolcezza, respirando il profumo di lei, socchiuse gli occhi e sorrise, guardando Ellen che sorrideva, e la baciò ancora, con dolcezza, prima di sfiorarle le labbra con la lingua e approfondire il bacio.

Si sdraiò su di lei, gemendo al contatto dei loro corpi e le sfiorò i fianchi, Shane prese coraggio e infilò la mano sinistra sotto alla maglia di Ellen, sfiorandola con la punta della dita, tracciando cerchi, righe e ghirigori, sulla pelle di lei. Si fermò, quando sentì Ellen muoversi sotto di lui, smise di baciarle il collo e alzò il viso, guardando Ellen e incominciando a sentirsi preoccupato. «Ellie...» sussurrò, fissandole gli occhi chiusi.

«Perché ti sei fermato?» domandò lei aprendo gli occhi verdi.

«Co... cosa?» fece lui, sorpreso ed Ellen sorrise, mentre gli posava una mano sulla nuca e lo attirava su di sé.

«Non fermarti, Shay,» soffiò lei sulla bocca di lui, «Non farlo.» mormorò prima di baciarlo.

Shane sorrise e si strinse a lei, e spostò verso l'alto la mano, sfiorando il bordo del top, infilò le dita sotto l'elastico e le sfiorò il seno, gemette a quel contatto e si alzò, mettendosi in ginocchio, si tolse la maglia e la gettò via, prima di togliere la maglia e il top di Ellen, lanciandoli da qualche parte. Ellen lo voleva e lui non poteva chiedere di meglio. Anzi, voleva che lei gli dicesse che lo amava, ma sapeva che Ellen non si sarebbe lasciata andare in quel modo, se non avesse provato qualcosa per lui.

Con questi pensieri, si chinò nuovamente su di lei, senza smettere di sorride e la baciò. «Ti amo, Ellie.» sussurrò nel suo orecchio prima di baciarlo.

«Anche io.» mormorò lei.

Shane sorrise mentre le baciava il collo, felice di quella confessione, e si lasciò andare, baciandola e accarezzandola come non faceva da dieci anni. La sua Ellen era tornata nella sua vita, e sperò che questa volta fosse per sempre.

Mentre le baciava le labbra cambiò idea: questa volta sarebbe stato per sempre, ne era sicuro.

Lui ed Ellen erano anime gemelle.

***

Shane incrociò le dita sotto la testa e fissò il soffitto della sua stanza, erano passati quasi due mesi da quando aveva salutato Ellen e gli mancava da impazzire. Si girò sul letto, sdraiato sul fianco sinistro e sospirò. Da alcuni giorni Ellen era evasiva e liquidava in fretta le sue chiamate. Lui la voleva, lì con lui, avrebbe comprato una casetta per loro due con i pochi soldi che gli erano rimasti  —  al momento era tornato a vivere con i suoi —  e sarebbero stati felici, insieme. Invece lei negli ultimi quattro giorni era stata distante. Di scatto si mise seduto, per poi correre alla scrivania. Accese il portatile e sbuffò impaziente mentre il sistema operativa si caricava.

Una volta connesso a internet andò sul sito della compagnia aerea —  voleva andare da Ellen e capire cosa stava accadendo e riportarla in Irlanda con la forza, se necessario.

Stava per completare l'acquisto del biglietto —  doveva solo inserire il numero della carta di credito —  quando il campanello suonò, si alzò sbuffando e andò ad aprire. «Ciao Mark.» disse.

«Ehi, Shane.» esclamò l'altro e lo seguì in casa, «Ti ricordi di Ellen? Pare che sia tornata...» la voce di Mark sfumò, alla vista della faccia pallida di Shane.

«Cosa?» gracchiò lui, «È tornata? Sei sicuro?» la voce di Shane era ad un passo dallo strillo.

Mark annuì, «Sì, ci ha parlato mamma.»

Shane deglutì e inspirò a fondo. «Aspettami qui.» disse e corse nella sua camera, chiuse il portatile, afferrò il portafogli, le chiavi dell'auto e il cellulare. «Andiamo.» disse afferrando la manica della giacca di Mark.

«Dove?» chiese lui guardando Shane chiudere a chiave la porta d'ingresso.

«Da Ellie.» rispose Shane trascinando Mark verso la macchina.

«Ellie?» domandò Mark, «E da quando è tornata ad essere Ellie e non Ellen?» continuò e fece per ridere, ma l'espressione di Shane lo fece desistere.

«Devo spiegarti alcune cose.» sospirò Shane infilando le chiavi nel blocco dell'accensione, «Sai quando sono andato in Italia?» chiese e Mark annuì,«È iniziato o meglio, è re iniziato tutto da lì.»


Shane fermò l'auto e aprì la portiera, uscì e si diresse verso il cancello della casa si Ellen e quasi inciampò in un sasso, dalla fretta e dalla voglia che aveva di rivederla. Premette il pulsante del campanello e rimase in attesa.

«Forse è uscita.» disse Mark.

Shane lo fissò appena e tornò a guardare il campanello e lo premette ancora, più a lungo, tenendo l'indice destro premuto sul pulsante bianco.

«Shane...» lo chiamò Mark, «lo romperai.» disse ma Shane lo ignorò.

«Guarda che se non rispondo forse è perché sono qui e non dentro casa.»

Shane si girò al suono di quella voce e sorrise mentre si avvicinava a Ellen, le prese il viso tra le mani e le baciò la fronte prima di scendere sulle labbra. «Perché non mi hai detto nulla?» domandò.

Lei sorrise e piegò la testa di lato, «Volevo farti una sorpresa.» rispose.

Shane sorrise e le baciò una guancia. «E me l'hai fatta!» disse e la strinse di nuovo.  «Ero così preoccupato...» sussurrò,  «Se non fosse arrivato Mark avrei prenotato un volo per l'Italia...»

Ellen sorrise e fece un passo indietro, «E non mi avresti trovato.» disse e rise, si voltò verso Mark e sorrise anche a lui. «Ciao, Mark.» esclamò allontanandosi da Shane e andando ad abbracciarlo, «Mi fa piacere vederti.»

«Anche a me.» disse lui e fissò Shane, che guardava con adorazione Ellen e seppe che Shane non gli aveva mentito, lui era innamorato sul serio di lei.

«Già che siete qui...» esclamò Ellen e frugò nella borsa, «Ho la spesa nel bagagliaio, mi aiutate?» chiese con un sorriso.

Shane scattò immediatamente, andando verso la vecchia Lancia Y blu scuro e aprendone il bagagliaio, tirando fuori un paio di sacchetti, seguito subito dopo da Mark.

Portarono la spesa in casa e Shane si accorse che era come ricordava, con i bordini di pizzo che decoravano i bordi delle mensole della cucina, le vecchie pentole di rame appese alle pareti giallo chiaro. Solo il piccolo televisore era nuovo.

«Io vado.» disse Mark, rifiutando l'offerta di un caffè. «Mi faccio portare da mia madre da te per recuperare la macchina.» aggiunse rivolgendosi a Shane che annuì prima di tornare a guardare Ellen senza smettere di sorridere. Lei era tornata, era lì, davanti a lui e quello non era un sogno o un'allucinazione.

Ellen era tornata.

«Non è cambiata.» disse Shane quando Ellen gli mise davanti un tazza di caffè, «Casa tua è ancora come l'ultima volta che l'ho vista.»

Ellen sorrise e soffiò sulla sua tazza. «Sì, è vero.» mormorò e sorrise.

«Anche le altre stanze sono rimaste uguali?» domandò Shane, ricordando la camera di Ellen.

«Sì.» confermò lei. «Cioè... sono cambiate ma di poco. Giusto qualche mobile.» aggiunse e fissò Shane. «Ti verrà una paresi, se continui a sorridere.»

«Sorrido perché sono felice.» replicò lui, «Tu sei qui, Ellie.» disse e le strinse la mano, accorgendosi solo allora che lei indossava il bracciale che lui gli aveva dato tanti anni prima. Sorrise ancora di più mentre lo sfiorava con due dita, prima di prenderle la mano e portarla alle labbra e depositarvi un bacio leggero.

«I tuoi dove sono?» domandò dopo un po'.

«Nel Devon.» rispose Ellen e prese un sorso di caffè, «Tornano fra otto giorni.»

Shane rimase in silenzio per un'istante, «Quindi... se vado a casa a prendere alcune cose... poi posso stare qui con te?» mormorò arrossendo e abbassando di un poco la testa.

«Mmh... direi di sì.» rispose lei e Shane alzò lo sguardo e le sorrise, con gli occhi che brillavano dalla felicità.

***

Shane stava chiudendo la cerniera del borsone quando sua madre entrò nella sua camera.

«Dove pensi di andare?» domandò la donna, guardò il borsone sul letto e respirò piano. «Non starai pensando sul serio di andare da quella?»

Shane alzò il viso e la fissò, provando quasi disgusto verso la propria genitrice. «Non vado da quella,» disse, «vado da Ellen.»

«È la stessa cosa.» replicò Mae, «Ellen Green non è una brava persona.»

«Non si droga più.» disse Shane e afferrò il carica batteria del cellulare per poi infilarlo in una delle tasche del borsone. «E comunque io la amo.» esclamò chiudendo la cerniera della piccola tasca.

«Lei non è...»

«Lei è Ellen e io la amo e sto andando da lei.» ribatté Shane senza lasciarle il tempo di finire, «E starò con lei per sempre, che a te piaccia oppure no.» aggiunse e avrebbe voluto che Ellen fosse lì a vederlo, mentre contrariava sua madre.

Mae sospirò piano, «Non sai che dolore mi stai dando.» piagnucolò.

Shane la fissò e per un secondo pensò di andare da lei e abbracciarla dicendole che avrebbe fatto quello che voleva, poi si ricordò che Ellen lo aspettava e che lui stesso aspettava quel momento da dieci anni e scosse la testa. «Mamma... mi dispiace.» disse, «Ma io la amo da quando ho quindici anni.»

«Non è vero!» squittì la donna, «Tu ami Gillian! Potete ricominciare e ritornare ad essere una famiglia!»

«Non è possibile.» replicò Shane, «Lei sta con uno e io sto con Ellen.»

«Ma tu ami così tanto Gillian!» disse Mae e il suo fu quasi un urlo di disperazione.

Shane scosse la testa e si sedette sul letto. «Mamma... io non ho mai amato Gillian.» disse, «Mi sono messo con lei solo perché tu hai insistito.» confessò e si sentì più leggero, si alzò, afferrò il borsone, prese la borsa con il portatile e si avvicinò a sua madre e le baciò la testa , «Ci vediamo presto.» disse ed uscì dalla sua vecchia camera.


«Hai litigato con lei, vero?» gli chiese Ellen appena lui entrò in casa.

Shane la osservò e scosse la testa, «No.» rispose.

Ellen lo osservò e piegò la testa di lato, «Sicuro?» chiese e andò in cucina, prese il bicchiere di succo che aveva lasciato sul tavolo quando Shane aveva suonato il campanello.

Shane sospirò e pensò che Ellen lo conoscesse benissimo, visto che le era bastato guardarlo in faccia per capire che aveva mentito. «È stata solo una piccola discussione.» ammise.

Ellen sorrise e posò il bicchiere, si avvicinò a lui e gli prese il viso fra le mani. «Mi dispiace.» mormorò e lo baciò sulle labbra, prima di staccarsi da lui con un sorriso, accarezzandogli il viso con la punta delle dita, «Vieni, portiamo le tue cose di sopra.»

Shane la seguì e sorrise pensando che, finalmente, sarebbe andato tutto a posto con Ellen e che forse avrebbe fatto pace con sua madre; entrò nella stanza di Ellen e si guardò attorno, la stanza era esattamente come la ricordava, compreso la lavanda sul cassettone, solo che questa volta c'era una piantina, non dei rami recisi.

Sorrise e posò il borsone sulla poltroncina bianca e sistemò il portatile sopra il tavolino bianco che Ellen aveva sempre usato come scrivania. Guardò Ellen seduta sul letto e si avvicinò a lei, sedendosi a sua volta. «Mi sei mancata.» sussurrò baciandole il collo e inspirando il suo profumo, le posò le mani sulla vita e sorrise.

«Anche tu.» mormorò lei abbracciandolo, gli prese il viso con una mano e sorrise prima di baciarlo. «Che ne dici di ricordare i vecchi tempi?» mormorò con voce languida fissandolo.

Shane sorrise e annuì appena prima d'infilarle una mano sotto la camicia e baciarla. «Ti amo.» disse guardandola fra un bacio e l'altro, le slacciò lentamente i bottoni e le fece scivolare la camicia dalle spalle e la guardò, prima di toglierla del tutto e sorridere mentre la spingeva contro il materasso.

«Ti amo.» ripeté.

«Ti amo anche io.» disse Ellen e Shane sorrise mentre si chinava su di lei per baciarla.

***

Shane era di nuovo nella sua stanza per finire di imballare le sue cose —  aveva trovato una piccola villetta per lui ed Ellen —  quando sentì delle voci provenire dal corridoio. Si avvicinò alla porta e ascoltò, riconoscendo la voce di sua madre e di Mark; aprì la porta di pochi centimetri per sentire meglio.

«Glielo dirò, Mae, non si preoccupi.»

«Devi convincerlo che sta sbagliando!»

«Lo farò.»

Shane chiuse la porta e tornò verso il letto, riprendendo a sistemare maglioni nella grossa valigia.

«Se vuoi convincermi che sto facendo una stronzata puoi anche tornartene a casa.» disse quando la porta si aprì.

Mark sospirò, «Non voglio convincerti di un bel niente.» esclamò e si sedette sull'unica sedia. «In verità stavo cercando di convincere tua madre, ma lei non vuole cambiare idea...»

Shane lo guardò per la prima volta da quando era entrato nella stanza e sospirò lasciandosi cadere sul letto. «Lo so, scusa.» disse, «Mia madre detesta Ellie e non ho ancora capito il perché.»

«Forse perché ha sempre pensato che tu e Gillian foste la coppia perfetta.» disse Mark, «Tu ed Ellen siete sempre stati molto vicini...»

Shane sospirò, «Sì, ma ha cambiato atteggiamento nei suoi confronti da un momento all'altro!» disse e si fissò le mani per qualche secondo, poi guardò Mark.

Lui scrollò le spalle e fece dondolare la sedia da ufficio da una parte all'altra. «L'ha cambiato quando Ellen ha detto che avrebbe fatto il primo servizio fotografico.»

«Ma era la pubblicità di uno smalto!» replicò Shane, «Si vedeva solo la sua mano!»

«Forse non era quello che dava fastidio a tua madre, forse era il fatto che Ellen faceva qualcosa che poteva renderla famosa.» disse Mark.

Shane sospirò e posò una mano nella valigia aperta, posandola su un maglione verde scuro. «Però quando Brian si è messo con Kerry sua madre non ha fatto tutte queste storie e nemmeno Patricia quando Kian ha iniziato a frequentare Jodi.» esclamò alzando la voce, «Solo a mia madre non va bene.» sbuffò, «Gillian le andava bene solo perché non faceva nessuno lavoro che l'avrebbe resa famosa prima che gli altri scoprissero che stavamo insieme.»

Mark osservò lo sfogo dell'amico in silenzio. «Shane, lasciala perdere per un po'.» disse, «Prima o poi tua madre si metterà il cuore in pace.»

«Quando?» chiese Shane.

Mark alzò le spalle. «Non ne ho idea.»

Shane sospirò, «Io amo Ellen.» disse, «Ho già sbagliato una volta, non voglio farlo ancora.» mormorò.

«E allora non farlo.»

«E se mamma non mi parlasse più?» pigolò Shane.

«Non accadrà.» disse Mark. «Quando vedrà che tu ed Ellen siete felici insieme tua madre cambierà idea.»

Shane sorrise, sentendosi più tranquillo. «Dai, aiutami.» esclamò alzandosi, «Ormai ho quasi finito, mancano poche cose.» aggiunse e indicò la cassettiera. Mark si alzò e lo raggiunse e prese gli ultimi maglioni dal cassetto, afferrò il sacchettino profumato e lo posò sul cassettone.

«Hai finito di imballare le tue cose?» domandò.

«Solo i vestiti.» rispose Shane, «Comunque non manca molto, finirò nei prossimi giorni.»

***

«Non puoi impedirmelo!» gridò Shane mentre sistemava l'ultima scatola sul sedile posteriore della sua auto. «Io voglio stare con Ellen, e lo farò, che ti piaccia oppure no!» continuò e chiuse la portiera, che sbatté con violenza.

«Lei non è la donna giusta per te.» esclamò Mae. «Lei... lei si drogava, Shane!» 

Lui la fissò e aprì la portiera dalla parte del conducente, «E quindi?» domandò, «Ha smesso, si è curata, non lo fa più.»

«Non puoi stare accanto a una persona con un passato del genere!» piagnucolò Mae.

Shane inspirò lentamente, «Ti dà fastidio il fatto che si drogava, o che fosse una modella o che noi ci amiamo?» domandò e fece un sorriso quasi sarcastico. «Scommetto che se queste cose le avesse fatte Gillian tu non ci avresti fatto caso, vero?»

Mae non rispose e continuò a fissarlo. «Gillian è una brava ragazza.» disse dopo qualche secondo di silenzio.

Shane rise. «Gillian brava?» esclamò, «Vorrei ricordarti che la cara Gillian mi ha mentito dicendomi che era incinta per poi mentirmi nuovamente quando mi ha detto di aver avuto un aborto spontaneo?» domandò e fece per sedersi quando si bloccò vedendo una macchina fermarsi davanti alla sua. Attese e vide i suoi fratelli maggiori.

«Shane, non puoi...» esclamò Finbarr mentre si avvicinava.

«Ascoltate,» disse Shane, «se siete qui per farmi cambiare idea potete pure tornarvene a casa.» 

«Stai facendo soffrire la mamma.» esclamò Liam, «Vedrai che ti passerà, questa cosa.»

Shane lo fissò e aprì la bocca dalla sorpresa e anche dalla rabbia. Era il più piccolo della famiglia e in quel momento si sentì come quando era piccolo, dove tutti passavano metà del tempo a viziarlo e l'altra metà a dirgli cosa fare o cosa non fare. Inspirò lentamente e fissò i fratelli. «Ho ascoltato mamma per troppo tempo.» disse parlando lentamente, «E ho sofferto  per più di dieci anni.» continuò e strinse le mani a pugno, «Voglio essere felice. Con Ellen, adesso.»

«Lei non è...»

«Io la amo.» Shane interruppe Finbarr e si accorse che la sua voce aveva tremato, «Ellen mi ama, il resto non conta.» disse ed entrò in auto, chiuse la portiera con forza e partì sgommando, per poi fermarsi dopo quasi un chilometro, strinse il volante e posò la testa sulle mani e scoppiò a piangere.


Shane rientrò in casa e sorrise quando vide Ellen davanti al trespolo del pappagallo che avevano comprato due giorni prima.

«Sono Cocco.» disse Ellen, «Mi chiamo Cocco. Ciao, sono Cocco.»

Il pappagallo piegò la testa di lato e spiegò le ali rimanendo in silenzio.

«Non parla ancora?»

Ellen sobbalzò e si voltò verso Shane. «No.» disse, «Cioè... continua a chiedermi il biscotto.» si corresse e sorrise.

«Biscotto!» trillò Cocco.

Ellen lo guardò di traverso e sospiro prima di tornare a guardare Shane con un sorriso che si spense appena lo guardò bene. «Cos'è successo?» chiese avvicinandosi a lui, «Hai pianto.»

«Non è niente.» rispose lui e posò la scatola per terra. «Solo un piccolo litigio.»

«Piccolo litigio?» domandò Ellen inarcando un sopracciglio, «Non avresti gli occhi rossi se fosse solo un piccolo litigio.» aggiunse e gli prese il viso fra le mani. «Hai litigato con tua madre, vero?» 

Shane annuì lentamente e chiuse gli occhi, il sospiro che uscì dalle sue labbra assomigliò a un piccolo singhiozzo.

Ellen chiuse gli occhi. «Mi dispiace.» mormorò, «Non voglio che litighi con lei per causa mia.» sospirò.

Shane fece un piccolo sorriso, «Non è colpa tua.» disse e le baciò la fronte, «È lei che non capisce.» aggiunse e l'abbracciò, affondando il viso nel suo collo e stringendola come se lei potesse scappare da un momento all'altro.

Ellen gli accarezzò la schiena con gesti lenti e si fermò quando lo sentì più calmo e tranquillo. «Vai a lavarti la faccia, le lasagne sono quasi pronte.»

Shane sorrise e annuì, «Va bene.» mormorò, baciò la guancia di Ellen e si allontanò, passando davanti al trespolo dove se ne stava appollaiato Cocco.

«Cocco vuole biscotto! Biscotto!»

Shane sorrise e si fermò, «Ha imparato a dire il suo nome!» disse a Ellen.

Lei scrollò la testa, «Solo perché vuole da mangiare.» replicò lei e si avvicinò al trespolo, aprì un'antina di un mobile e prese un biscotto. «Sei un ruffiano, lo sai?» si rivolse con un sorriso a Cocco e gli porse il biscotto che il volatile afferrò con il becco.

***

Shane accarezzò i capelli di Ellen e le sorrise mentre la guardava. Erano su divano e lei era sdraiata con la testa sulle gambe di lui. Shane le sfiorò il viso e pensò che le cose si stavano finalmente mettendo a posto. Lui ed Ellen vivevano insieme da quasi quattro mesi, i bambini l'avevano accettata e lui avrebbe firmato presto un contratto. Solo con la sua famiglia le cose erano ancora ferme ma sapeva che non poteva farci nulla. Al contrario, i genitori di Ellen e suo fratello Robert lo adoravano —  come avevano sempre fatto —  e non avevano avuto nulla da ridire sulla loro storia.

Il campanello suonò ed Ellen si mise seduta. «Credo che i bambini siano arrivati.» disse e si alzò in piedi, seguita subito dopo da Shane.

«Cocco vuole biscotto!»

«Zitto.» gli disse Ellen mentre Shane andava ad aprire.

«Biscotto. Cocco vuole biscotto.»

Ellen sorrise e scosse la testa, divertita dal cicaleccio del pappagallo.

I bambini entrarono, seguiti da Gillian e dal nuovo compagno di lei, James. I bambini si avventarono su Shane, stringendogli le gambe e allungando le braccia per farsi prendere in braccio.

Ellen li raggiunse e prese gli zainetti dalle mani di Gillian, «Li porto nella loro stanza.» disse con un sorriso e sparì dietro una porta mentre Cocco continuava a chiedere il suo biscotto.

«Andate subito o rimanete per un caffè?» domandò Shane, ci teneva a mantenere i rapporti civili con la sua ex, almeno per i bambini.

Gillian annuì e i tre andarono i cucina, lasciando i bambini in salotto, in compagnia di Cocco e delle sue richieste di biscotti.


Ellen entrò nella stanza che avevano riservati ai bambini e posò gli zainetti sui rispettivi lettini, tirando fuori i pupazzi e sistemandoli sui cuscini. Sfiorò la coperta sopra al lettino di Nicole e sorrise mentre tirava fuori i pigiamini. Li sistemò con cura sotto i rispettivi cuscini e, mentre sistemava un orsetto di pezza — apparteneva a Patrick —,si rese conto che avrebbe voluto un bambino anche lei. Un piccolo neonato da stringere e baciare, da cullare cantando una ninna nanna.

Un piccolo essere da amare.

Deglutì e si sporse per afferrare l'orsetto e lo strinse prima di sorridere e rimetterlo sul cuscino. Uscì dalla stanza sorridendo, voleva un bambino da Shane e lo voleva subito.

In salotto trovò i bambini che osservavano Cocco.

«Volete dargli un biscotto?» chiese con un sorriso e i bambini la guardarono per poi scuotere la testa.

«Biscotto!» trillò Cocco.

Ellen prese un biscotto dal mobile, slegò Cocco liberandolo dalla catenella e lui le volò sulla spalla, chiedendo a gran voce il suo biscotto. Ellen s'inginocchiò davanti ai bambini e porse a loro il biscotto e i bambini indietreggiarono, spaventati, poi il piccolo Shane Jr si fece coraggio, prese il biscotto e lo porse a Cocco, che lo afferrò con il becco per poi tornare sul suo trespolo per mangiarlo in tranquillità.

I piccoli risero e corsero in cucina, Ellen li seguì e si mise accanto a Shane, avrebbe voluto dirgli subito che avrebbe voluto un bambino — ormai aveva trentadue anni — ma pensò che non sarebbe stato carino e decise di rimandare la conversazione a quando sarebbero rimasti soli.


Shane guardò Ellen mentre si sdraiava accanto a lui, nel loro letto. «Stai bene?» le chiese, sei strana da quando i bambini sono arrivati.» notò.

Ellen sorrise, «Sto bene.» rispose lei infilando le gambe sotto alle coperte. «Voglio un bambino, Shane.» disse.

Shane la fissò sorpreso e sorrise, «Veramente?»  chiese e sorrise ancora di più.

Ellen annuì e si girò sul fianco per poterlo guardare, «Sì.» rispose, «E lo voglio fare adesso.» mormorò allungando una mano verso di lui e sfiorandogli il torace.

«Ma prendi la pillola.» fece lui.

«Lo so.» sospirò lei, «Ne mancano cinque e poi avrò il ciclo e poi...» disse e sorrise.

«E poi avremo il nostro bel bambino.» concluse Shane e l'attirò su di sé, senza smettere di sorridere e la baciò.

***

Shane aprì gli occhi e si passò una mano sul viso segnato dalla stanchezza. Fissò il letto d'ospedale davanti a lui e gemette mentre si alzava in piedi. Fissò la figura sul letto e sospirò, desiderando tornare indietro nel tempo, quando era in quello stesso ospedale e Scarlett era appena nata e lui aveva passato tutta la notte a guardarla senza smettere di sorridere neppure per un'istante.

Invece adesso Scarlett aveva otto mesi, due settimane e quattro giorni, e dormiva abbracciata a sua madre. Shane sfiorò il viso di Ellen e si accorse che stava piangendo, come ormai accadeva da sei lunghi giorni, da quando Ellen aveva sterzato bruscamente per evitare di andare contro un'auto che stava facendo un sorpasso azzardato. L'auto di Ellen era finita fuori strada e lei aveva battuto la testa prima che il finestrino si rompesse e un pezzo di vetro le tagliasse un polso. 

Coma.

La sua Ellie era in coma e lui non poteva fare nulla per aiutarla. Shane sospirò e scostò i capelli dal viso della sua fidanzata. Da quando avevano fatto l'amore in Italia erano passati trenta mesi e tre settimane e lui l'amava ogni giorno di più. 

Guardò Scarlett, prese il cellulare e scattò un'altra foto; sfiorò le guance rotonde della bambina e sorrise.

«Dobbiamo lavarla.» esclamò un'infermiera strappandolo dai suoi pensieri.

«Va bene.» commentò lui, prese la bambina e la sollevò per poi posarla contro la sua spalla e uscì dalla stanza.

Si fermò nel corridoio e si lasciò cadere su una sedia, accanto a Robert.

«Vai a casa a dormire.» 

Shane guardò Robert.  Dormire? Ormai non sapeva cosa volesse dire dormire e non perché Scarlett si svegliava almeno due volte per notte, ma non riusciva a dormire perché Ellen non era con lui. Si limitò ad annuire in risposta. «Aspetto che finiscano e saluto Ellie, poi vado.» commentò dopo qualche secondo di silenzio.


Shane entrò in casa e si fermò nel salotto, tolse la figlia dal passeggino e le baciò la testa.

«Cocco vuole biscotto.» esclamò il pappagallo. «Ellie! Biscotto!»

Shane sorrise —  un sorriso amaro —  e prese un biscotto, lo diede a Cocco e lo sfiorò sulla schiena, fra le ali, «Ellie non c'è.» mormorò, baciò ancora la nuca di Scarlett e andò in bagno per cambiare la bambina per la notte.

Venti minuti dopo, dopo aver messo a letto Scarlett —  nel letto matrimoniale, circondata da cuscini perché non cadesse —   e aver liberato Cocco, tornò in cucina. Infilò le lasagne nel microonde, si girò, appoggiandosi al bancone e osservò Cocco che si sistemava sullo schienale di una sedia.

«Manca anche a me.» disse,  «Mi manca tanto.» 

Cocco piegò la testa di lato e spiegò le ali, «Scarlett... non mangiarlo!» gracchiò.

Shane sorrise, «Adesso Scarlett dorme, fai silenzio.»

Il pappagallo ripiegò le ali e si piegò in avanti, verso il cestino del pane. 

«Dopo ti do da mangiare.» gli disse Shane e si girò, le lasagne erano pronte. 

Le tirò fuori e le mise in un piatto, e le guardò come se le vedesse per la prima volta. Con un sospiro si sedette al tavolo e guardò Cocco. «Le lasagne non le puoi mangiare.»

«Ho fame!»

«Dopo ti do da mangiare.» ripeté Shane e, nonostante tutto, sorrise.

***

Shane osservò con orrore i medici che entravano nella stanza di Ellen e l'infermiera che lo spingeva fuori. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo e aveva paura. Tanta paura. 

«La prendo io.»

Shane guardò Mark che gli prendeva Scarlett dalle braccia e non si accorse neanche di aver annuito in risposta. Respirò a fondo e infilò le mani fra i capelli, girando su se stesso e si bloccò, quando vide i suoi genitori.

«Cosa ci fate qui?» gracchiò, sull'orlo delle lacrime.

«Siamo venuti per te.» disse Mae. «Ellen... come sta?»

«Perché siete qui?» chiese Shane, «Sono sei mesi che non mi parlate.»

«Vogliamo starti vicino, e voglio vedere la mia nipotina, sai, se dovesse succedere qualcosa a Ellen...»

Shane osservò sua madre e fece una smorfia disgustata. «Lei starà bene.» mormorò, «Ellen starà bene.» ripeté, più per convincere se stesso che i suoi genitori.

«Signor Filan?»

Shane si girò verso il medico che l'aveva chiamato e lo fissò temendo il peggio, già pronto a buttarsi a terra e scoppiare in lacrime.

«Sua moglie si è svegliata.»

«Tua moglie?» esclamò Mae, «Hai sposato Ellen? Come hai potuto?»

Shane si girò verso di loro con un sorriso sul volto e alzò la mano sinistra su cui brillava la fede. «Vi avrei invitato se non smettevate di parlarci.» rispose e si girò, ed entrò nella stanza di Ellen.


Era un miracolo.

Almeno, era quello che avevano detto i medici. “Il risveglio di Ellen è un miracolo.”

Shane sorrise a sua moglie e posò Scarlett sul letto accanto a lei ed Ellen alzò una mano con fatica —  si era svegliata da sei giorni ma era ancora debole — e sfiorò la testolina della bambina. 

«Cocco ha imparato una nuova frase.» disse Shane e si chinò su Ellen e le baciò la fronte. 

«Quale?» gracchiò Ellen e sorrise senza smettere di sfiorare Scarlett.

Shane ridacchiò, trascinò una sedia vicino al letto e si sedette. «Scarlett! Dai biscotto a Cocco!» rispose cercando di imitare la voce stridula del volatile.

Ellen sorrise e spostò la mano, cercando quella di Shane. «Ti amo.» mormorò.

«Anche io ti amo.» disse Shane stringendole la mano, «Sei la mia anima gemella.» mormorò sulla sua pelle.


Shane sbadigliò e si sedette sulla sedia in corridoio. I medici stavano controllando Ellen per il solito giro mattutino e lui era dovuto uscire, anche se aveva insistito per restare; comunque Ellen sarebbe uscita dopo due giorni e lui era felicissimo. Sbadigliò nuovamente e appoggiò la testa contro la parete. Erano le nove e mezzo  del mattino e lui aveva dormito solo cinque ore —  e neppure di fila —  perché a Scarlett era spuntato un altro dentino e aveva pianto tutta la notte. E in più ci si era messo anche Cocco, che si era svegliato e aveva reclamato il suo biscotto e il cibo in generale.

Però era felice, Ellen stava bene, la sua —  la loro —  bambina cresceva forte e sana  e lui non poteva esserne più che felice. 

Shane sospirò e chiuse gli occhi, sentendosi stanco.

«Shane, svegliati.»

Shane socchiuse gli occhi riconoscendo la voce di Kian. «Che c'è?» biascicò.

«Ma dormi?»

«Secondo te? Sì...» Shane sbadigliò e aprì gli occhi e quasi sobbalzò quando vide Kian davanti a sé, «Ma cosa...»

«Stai bene?» chiese Kian preoccupato.

Shane annuì lentamente, guardandosi attorno. Il corridoio dell'ospedale stava svanendo lasciando posto al camerino. «Stavo sognando...» mormorò. 

«Dobbiamo incontrare le ragazze del meet.» gli ricordò Kian. «Cosa stavi sognando?»

Shane annuì lentamente e si passò le mani sul viso.  «Arrivo.» disse e si alzò in piedi. 



Questa storia è nata diversi mesi fa ed è stata un lunga “gestazione”: ho iniziato a scriverla il 23 Marzo di quest'anno, ed era nata come one shot, ma all'inizio del secondo capitolo mi sono accorta che la storia si stava allungando troppo, così ho deciso di dividerla in capitoli. I titoli sono i titoli di alcune canzoni dei Westlife, giusto per restare in tema xD
Anche perché avevo immaginato scene abbastanza brevi, poi ho iniziato ad aggiungere una frase qui, una lì, e scrivi questo e quello,  aggiungi questa scena, aggiungi quella... le brevi scene sono diventate lunghissime xD
So anche che non ho mantenuto lo stesso pov per tutto il capitolo ma è un mio problema -.- Ah,e so che la storia del coma è un po' campata per aria ma credetemi, c'è una spiegazione a ogni cosa ma dovete aspettare il capitolo sei.
La parte finale di questo capitolo, quella in corsivo, sarebbe l'inizio del secondo capitolo. Se fosse rimasta una one-shot non ci sarebbero stati problemi, ma visto che l'ho trasformata in una long...
Comunque... posto oggi, 22 Giugno, perché, due anni fa, ero al penultimo concerto dei Westlife, a Croke Park, Dublino. In prima fila al Pitch stand, li ho visti da vicino, li ho sfiorati... basta perché altrimenti inizio a piangere.
Spero che vi sia piaciuta e che qualcuno commenti.
Aggiornerò la prossima settimana, connessione permettendo.

   
 
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