Pensierosa osservavi quel riflesso che ogni volta pareva farsi più grande. Studiavi ogni singola curva, fissavi quell’immagine che avrebbe dovuto rappresentarti al meglio. Eppure, nonostante i tuoi sforzi, nessun miglioramento sembrava essere avvenuto. Non dimagrivi, ti dicevi, non riuscivi ad abbandonare quei chili che ti rendevano grassa. Gli altri non erano dello stesso parere, ti supplicavano di fermarti, gridavano che stavi bene così, che dovevi tornare a mangiare. Non ce la facevi, non era ancora abbastanza. Era ancora troppo.

Continuavi a perdere peso, la bilancia te lo confermava, due taglie di vestiti ti avevano abbandonato, la morbidezza del seno pareva essere scomparsa. Lo specchio urlava il contrario.

Tu avresti continuato, su questo non avevi dubbi, non capivi il motivo delle lacrime versate dagli altri, non ti capacitavi della gravità della situazione in cui ti eri messa. Lo sospettavi, lo negavi a te stessa.

Accarezzando la superficie fredda, e socchiudendo gli occhi, pensavi alle schiene che avevi visto negli ultimi tempi, le persone che avevano cercato di aiutarti e che si erano trovate la porta sbarrata. Eri sola, affiancata da pochi, ti disperavi in questa consapevolezza, sapendo di esserne la causa. Bramavi quella presenza, quell’unico supporto in grado di risollevarti, la mano pronta a stringere la tua e le braccia pronte ad abbracciarti. Parole sarebbero state mormorate da parte sua, sussurri pronti a guidarti fuori dall’oscurità dove ti eri volutamente rinchiusa.

Piangevi silenziosamente. Urlavi il tuo dolore. Nessuno era ancora giunto.

Nell’incapacità di importi un cambiamento, una svolta per il tuo bene, non ti rimaneva che attendere, cadendo in quel baratro profondo dove eri scivolata.

Attendendo il tuo raggio di sole.