Serie TV > Castle
Ricorda la storia  |      
Autore: Nikush    22/06/2014    10 recensioni
Non c’è un perché.
Solo che le corse dal taxi per entrare nel palazzo e precipitarsi nell’ascensore più caldo mi piacciono. Le sciarpe che mi arrivano alle orecchie, i cappuccini tenuti tra le mani per cercare di scaldarle. New York sembra più bella in quella stagione, i grattacieli che spariscono tra le nuvole scure di quelle giornate buie in cui hai sempre paura che piova ma alla fine il tempo resiste sempre. Tornare a casa e sentire il cambio di temperatura, appoggiare le chiavi sul tuo comodino- ora diventato nostro, ma faccio ancora un po’ fatica- con le mani congelate che ancora tremano. Poi mi libero di sciarpa, cappotto e tutti gli strati di cui ho bisogno per affrontare la giornata, e in quel momento posso tornare a respirare.
[Castle/Beckett]
Momenti invernali disordinati
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A chi non piace uscire di mattina
 
 
That home
 
                                                                   what

 
Noi ci amiamo noi viviamo
Noi viviamo noi ci amiamo
E non sappiamo cosa sia la vita
Cosa sia il giorno
E non sappiamo cosa sia l’amore.

-Jacques Prevert

 
 
Non c’è un perché.
Solo che le corse dal taxi per entrare nel palazzo e precipitarsi nell’ascensore più caldo mi piacciono. Le sciarpe che mi arrivano alle orecchie, i cappuccini tenuti tra le mani per cercare di scaldarle. New York sembra più bella in quella stagione, i grattacieli che spariscono tra le nuvole scure di quelle giornate buie in cui hai sempre paura che piova ma alla fine il tempo resiste sempre. Tornare a casa e sentire il cambio di temperatura, appoggiare le chiavi sul tuo comodino- ora diventato nostro, ma faccio ancora un po’ fatica- con le mani congelate che ancora tremano. Poi mi libero di sciarpa, cappotto e tutti gli strati di cui ho bisogno per affrontare la giornata, e in quel momento posso tornare a respirare. E lì ti vedo: ai fornelli, impegnato con salse dai nomi improponibili o nelle giornate più pigre un tutt’uno con il divano.
Oh, amo quelle giornate.
 
Dopo averti fissato un po’ arranco verso di te liberandomi dei tacchi.
Tu mi guardi e sorridi senza dire una parola quando li scaravento in un punto indefinito della stanza e grido « Finalmente! »
Mi lascio cadere a pancia in giù nell’angolo del tuo divano, mi stendo e cerco di crearmi una barriera di cuscini e coperte per scaldarmi.
« Giornata dura? » Chiedi piano.
« Ah ah » rispondo con voce stanca contro al cuscino.
Mi lasci sempre sonnecchiare un po’ per riprendermi e mi sento così al sicuro sotto le coperte con te al mio fianco mentre fai zapping o cucini.
Aspetti che mi si ricarichi almeno una batteria, insomma il tanto giusto per iniziare ad avere bisogno di un bicchiere di vino. Poi ti stanchi di aspettare e inizi ad infiltrarti nel mio nido soffice. Faccio sempre la contrariata ma in realtà ho bisogno di te.
Appoggi il telecomando sul bracciolo e ti avvicini verso il mio angolo di divano. Il bracciolo sinistro è il mio territorio.
Si, l’ho vinto a poker.
Ti siedi piano per non disturbare, io ti dò le spalle abbracciata ai cuscini.
« Brutto caso? » Mi chiedi accarezzandomi i capelli,
« Ah ah » biascico con gli occhi chiusi.
« Kate? » Dici avvicinandoti sempre di più a me.
« Ah ah  »
« Sai cosa ti può far sentire meglio? » « Cosa? » chiedo alzando leggermente la testa nella sua direzione.
« Sai che giorno è oggi? » « Non ricordo neanche come mi chiamo »
« Oggi danno in tv… sette regni…estranei, regine… »
« OMMIODDIO » scatto alzandomi in piedi improvvisamente piena di energie. « Io prendo i pop corn! Accendi la tv! » Corro verso la cucina mentre Castle prende il telecomando maldestramente e urla: « Ricordati del vinoo! »
« Vino e pop corn? » « Accoppiata stupenda, non ti ricorda qualcos’altro? »
Rifletto per un attimo mentre gli porgo il calice e appoggio la busta dei pop corn sul tavolino.
« Stiamo iniziando a guardare troppi telefilm, mr. President » sorrido portandomi il bicchiere alle labbra.
« Oggi ne ho visto un altro, ma non credo che ti piacerebbe » « Shh sh shhshsh, non farmi perdere la sigla! » sussurro picchiandoti il braccio.
« Parla di donne in prigione » « Castle io metto la gente dietro le sbarre non credo che sia il telefilm adatto a me » ribatto.
« Ma io l’ho trovato abbasta…  » « STA ZITTO! Ho già perso 10 minuti » strillo arrabbiata.
« Non è colpa mia se dormi sul divano » sussurra sarcastico dentro il bicchiere.
 
 
 
*         *        *


Il nostro primo inverno è stato uno dei più belli.
Pensavo di sapere tutto di te invece non sapevo ancora niente. Non sapevo che ti svegliassi nel bel mezzo della notte urlando « Idea!Idea! », buttando all’aria tutte le coperte.
Correvi per il loft freddo a piedi nudi, iniziavi a parlare sottovoce e nel mentre aprivi velocemente il portatile e scrivevi a dirotto.
« Lui le prese la mano dolcemente e la porto sulla banchina. Gli agenti Ryles e Ochoa…» Farneticavi tra te e te e le tue dita si muovevano velocissime sulla tastiera, a volte ho paura quasi che saltino dopo il tuo tocco o che si surriscaldino come le rotaie della metro dopo il suo passaggio.
Che ci posso fare, sono la ragazza di un’artista pensavo mentre ricomponevo il letto cercando di ritrovare il calduccio.
Non sapevamo ancora niente l’uno dell’altro, non sapevo che vai a dormire con tre bicchieri d’acqua, una penna e un foglio bianco affianco a te. « Quello è per le frasi brevi» dici « ….e se mi viene in mente qualcosa di più succulento mi alzo e lo scrivo sul portatile, lo faccio in silenzio, sono come una pantera! Ovviamente tu non ti sei mai accorta di niente, dormi come una bambina. »
O si, e le mie occhiaie durante i tuoi giorni di consegna lo confermano.
Non sapevo che nelle domeniche che precedono Natale vai a dormire con un maglione verde con una renna sul davanti perché “porta fortuna”.
Ricordo ancora la mia faccia quando l’ho visto. Era una delle prime domeniche di Dicembre, ero sfinita rannicchiata nel tuo letto.
« O mio Dio Castle! » esclamo ridendo
« Cosa? » chiede lui allargando le braccia.
« Da dove lo hai tirato fuori? » Chiedo coprendomi la vista con il piumino. « E’ il mio stupendo maglione natalizio! » Rispondi arrabbiato.
« Certo , mio Mark Darcy »
« Kate! Non si scherza su di lui! » ribatte arrabbiato indicando il maglione. « Va bene, va bene. » Dico alzando le mani in segno di resa.
Si infila nel letto e spegne la luce. Appoggio la testa sul suo petto/renna cercando di non ridere.
« E comunque io non sono Mark Darcy, io sono più come Daniel Clever. » Sussurra dopo un po’ di silenzio.
Scoppio a ridere su Rudolph « Non posso credere che tu abbia letto quel libro. »
« Non posso credere che tu per la prima volta abbia citato un libro, mia Bridget. » Sorride felice mentre mi passa una mano nei capelli.


Ne abbiamo passate tante il nostro primo inverno.
Sono dovuta venire da te quando il riscaldamento del mio palazzo ha deciso di smettere di funzionare proprio nel periodo più freddo dell’anno. Tu non facevi altro che ripetere di averlo predetto.
« O mio Dio Beckett… è come in Heat Rises! »
Ma tutto ciò non mi ha impedito di ammalarmi comunque.
Erano le sette del mattino e Esposito mi aveva appena chiamato perché c’era stato un omicidio sulla ventiquattresima. Avevo cercato il telefono sul comodino con la vista annebbiata e avevo risposto con un filo di voce. Javi mi aveva chiesto se andava tutto bene e avevo risposto di si ma mi sono dovuta ricredere quando le gambe mi hanno ceduto e mi sono ritrovata sul tappeto della camera da letto di Castle. Per fortuna dormivi ancora, così mi sono diretta verso il bagno per farmi una doccia veloce. Devo essermi addormentata perché sei venuto a chiamarmi dicendo che Espo aveva fatto otto squilli e mi aveva inviato ventisette messaggi chiedendomi dove fossi.
« Kate? Kate ci sei? »
Erano passate due ore dalla telefonata e io avevo la febbre a quaranta. Mi hai tirato subito fuori dalla doccia preoccupato.
« Dio Kate, scotti. » avevi detto poggiando le labbra sulla mia fronte bagnata. Mi ero attaccata a te con la paura di cadere, le gambe ormai non rispondevano più ai miei comandi.
« Ferma qui vado a prenderti qualcosa di più pesante » Ero rimasta immobile sul letto mentre tu buttavi all’aria tutto l’armadio per cercare la tua vecchia felpa del college. Non avevo più neanche voce e la testa mi scoppiava come se avessi due dizionari ai lati della testa. Mi sentivo il sapore del ferro nella bocca e il cuore in gola. Il cellulare continuava a strillare come se non ci fosse un domani ma quasi non lo sentivo.
« Eccola qui, è un po’ rovinata ma per ora andrà bene. »
« Rick devo andare al lavoro » avevo detto in momento di lucidità. « Non ci penso neanche, ora chiamo la Gates e le parlo io »
« Fammi un caffè vedrai che andrà meglio » dicevo con voce roca. Mi avevi guardata come se fossi pazza.
Non riuscivo neanche ad alzarmi in piedi. Il cellulare aveva iniziato a vibrare con il nome del capitano sul display.
« Bene, e ora sono fritta » sussurrai.
« Shh faccio io. » Tu mi avevi preso il cellulare e io ero rimasta nel letto con i brividi di freddo.
Per quattro giorni mi sono lasciata coccolare e accudire. Poi avevo insistito per tornare a lavoro anche contro il tuo parere. Quella volta però avevo vinto io.
« Ah e Castle, tutto ciò non deve finire in alcun libro! » gli avevo raccomandato pochi giorni dopo.
« Neanche una pagina? Piccina piccina? »
« NO! »
Insomma, Nikki Heat aveva una reputazione da difendere, non poteva mica ammalarsi come una comune mortale.

E come dimenticarci del nostro ultimo inverno? Siamo stati distanti, forse per troppo tempo. Quei mesi a Washington sono stati terribili. Non avevo neanche il tempo di pensare, il lavoro mi assorbiva completamente ma mi piaceva. Quando rientravo però mi sentivo tremendamente sola, a volte mi ritrovavo ritornare a casa sorridente pensando di trovarti lì.
Le chiamate skype e le telefonate non facevano altro che farmi sentire di più la tua mancanza, era anche peggio vederti su uno schermo, mi sembrava tutto così surreale. Il letto vuoto, il silenzio, non poter condividere nessuna cosa durante il giorno, non avere nessuno. Ma per fortuna siamo riusciti a recuperare, credo che fosse già scritto. Ogni volta che l’universo ci separa trova sempre il modo per farci ritrovare.
Ritornare a New York è stata una gioia ma anche un dispiacere.
La richiesta di Pi e Alexis sul fatto di non accendere il riscaldamento quest’anno era stata accolta di malo modo. Avevano parlato di danni alla salute a causa di temperature troppo alte di sprechi eccessivi e bla bla bla, Alexis ci teneva molto e così tu avevi dovuto acconsentire. Dopo quella riunione ci siamo rintanati nello studio per cercare un altro metodo per riscaldare la casa ma avremmo dovuto aspettare un po’ prima di installare i pannelli solari.
In pochi giorni la casa si era trasformata, da ambiente caldo e accogliente in sede staccata della Siberia. Martha mi aveva confidato che non riusciva più a stare nel loft, si rifugiava alla spa, o nei suoi bar preferiti.
Io e Castle avevamo adottato un diverso metodo, i paraorecchie e le sciarpe in casa erano all’ordine del giorno. Sprofondavamo sul divano abbracciati e infagottati, circondati da tazze di caffè fumanti. Infreddoliti pregavamo il momento in cui Pi e Alexis sarebbero usciti per mettere in atto il nostro piano.
 
« Noi andiamo a comprare la frutta, Pi ieri sera ha fatto una strage! » Dice Alexis dando un leggero bacio sulla guancia al ragazzo che arrossisce.
Lei è sulla porta sorridente che stringe la mano di Pi. Il ragazzo stona affianco a lei, i vestiti trasandati affiancati alle gonne dai colori caldi di Alexis non stanno molto bene.
Martha prima di uscire aveva criticato altamente i capelli di Pi mentre sorseggiava un martini sul bancone. Poi era uscita vestita di tutto punto per andare ad una festa dove sicuramente avrebbe fatto più caldo. Mi ero quasi sentita in imbarazzo a stare affianco a lei perché indossava un bellissimo vestito rosso coperto da una giacca lunga e pesante (anche lei soffriva il freddo in casa ma era restia ad ammetterlo) io invece ero in condizioni pessime. Indossavo la felpa extralarge dell’NYPD che avevo regalato a Castle e i pantaloni della tuta, ma lei mi considerava una di casa ormai e non ci faceva molto caso.
Castle continua a bofonchiare maledizioni contro Pi da almeno due minuti.
« Tutto bene papà? Mi sembri un po’ pallido, è da stamattina che.... » chiede preoccupata.
Gli pianto un gomito in pancia, stai zitto per l’amor del cielo. Trattiene un mugolio e sorride. « No amore, tutto bene vai pure »
« Vuoi che resti? » « Tranquilla, ci penso io a lui. Una cioccolata calda e sarà tutto sistemato. »
Mi giro verso di lui con un sorriso che lascia intendere quello che succederà da lì a poco.
« Non vi preoccupate torniamo presto! A dopo! » Alexis chiude la porta ridacchiando e facendo una piccola piroetta muovendo la cascata di capelli color carota. La porta sbatte forte e nel loft cade un silenzio tombale.
« Quello scroccone…piccolo fruttivendolo…baffetto… » sussurra a labbra strette fissando la porta. Poso un dito sulle sue labbra per farlo tacere e per richiamare la sua attenzione.
I suoi occhi incontrano i miei, e so già a cosa sta pensando.
« Parte il piano A Kate! »
Ci srotoliamo dal piumino con molta difficoltà. « Aia! Dai Beckett corri, corri. »
Ci alziamo scattanti verso la manopola di accensione del riscaldamento. Perlomeno io mi alzo scattante mentre Castle cade dal divano ancora infagottato e va a sbattere contro il tavolino. « Tutta colpa di Pi! » Urla.
Inizio a battere i denti, mi manca già il divano caldo. Faccio le scale come una forsennata correndo a piedi nudi sul pavimento ghiacciato. Raggiungo il corridoio e mi fermo a cercare la nostra salvezza.
« CASTLEE DOVE’E’! » urlo nelle scale.
« Alla tua destra, Kate! Perfavore trovalo, si sta peggio che in Alaska. » mi prega Rick.
Mi giro velocemente e li vedo il piccolo quadro di accensione. Giro la manovella e imposto la temperatura.
Attendo pochi secondi, con il fiato sospeso.
E poi lo sento, il rumore dell’aria calda che esce dai condizionatori posti nei diversi angoli nella casa che si sovrappone al battito dei miei denti.
« SII CRISTO SII »
Scendo velocemente le scale inciampando e vedo Rick con le braccia alzate in tuta sotto il getto dell’aria calda. « Grazie per averci donato il riscaldamento, grazie, grazie, grazie. »
Mi tuffo nel divano e raccolgo le coperta da terra.
Si gira verso di me con un sorriso a trentadue denti. « Mia eroina! » esclama.
« Vieni qui Kate, abbiamo solo un quarto d’ora di paradiso. »
Abbasso lo sguardo e sorrido un po’,  perchè siamo solo due disperati alla ricerca di aria calda in pigiama.
 
Ho scoperto tante cose stando con te. Potrei iniziare ad elencarne centinaia ma continuo a scoprirle pure ora, giorno dopo giorno non smetti mai di sorprendermi.
Ho scoperto che i karaoke natalizi a casa di Lanie possono essere ancora più imbarazzanti in due. Non so chi mi abbia convinto a cantare Someone like you con un cappello di Babbo Natale in testa. E mi piace pensare però che tre anni fa non lo avrei mai fatto.
Eravamo lì, un po' brilli con gli occhi lucidi e il sorriso sulle labbra.
Le risate dei ragazzi rallegravano la stanza e mi sentivo a meraviglia circondata dalle persone che più amavo al mondo.
« Su dai Kate cantaci qualcosa! » Chiedeva Lanie impaziente abbracciata ad Esposito.
« No no » rispondevo ridacchiando.
Ma ovviamente c’eri tu e con un solo sguardo mi hai convinto. Mi hai preso la mano e mi hai condotto davanti allo schermo. E come rinunciare?
« Vai vai metti questa! » Diceva Ryan trafficando con il mouse. Ho sentito le note del pianoforte e ho capito già dove stavamo andando a parare. Continuavo a ridacchiare senza un perché quando Castle mi infila in testa il capellino rosso con il pon pon. Prende un microfono anche lui e inizia a stonare.
« AAAAI ERRD DAT IUU » urla scatenando le risate di tutti. E come una stupida innamorata mi unisco a lui. « SEEDOL DDDAAAAUNN »
Era stata una giornata indimenticabile seguita da una notte indimenticabile.


Perché per me l’inverno con te è questo. Camini, cioccolate calde, giornate senza un perché passate sul divano, film, le tue felpe extralarge, palle di neve, raffreddori. Cene al Four Season mandate a monte seguite da lunghe litigate e scorpacciate di sushi sul pavimento del bagno in sacco a pelo. Perchè tu mi hai insegnato che amore è anche questo, urlarsi addosso, discutere, combattere e dopo dormire abbracciati lo stesso. Le labbra screpolate che continui a mordicchiarmi comunque solo per farmi arrabbiare.
Voglio che questo continui sempre, non importa quando, inverno, primavera, dicembre, maggio, quando vuoi. Basta che continui, tutti i giorni ogni giorno, voglio che possa andare avanti per sempre, voglio la vita con te, voglio tutto il tempo che abbiamo tutto il tempo che ci siamo meritati e tutto quello che abbiamo perso. Costruire case, progettare viaggi, creare futuri.
Ma non tutto adesso.
Subito.


 

Where the doors are moaning all day long,
Where the stairs are leaning dusk 'till dawn,

Where the windows are breathing in the light,
Where the rooms are a collection of our lives,

This is a place where I don't feel alone
This is a place that I call my home...

That Home by The Cinematic Orchestra




Hey! Strano trovare qualcosa sull’inverno a Giugno. Mmmm ero un po’ malinconica.
Nel testo ci sono quattro riferimenti ( uno ad un libro/film e altri 3 ad un telefilm). Vediamo se riuscite a capire quali sono :P
Mi scuso per gli errori/orrori che possono esserci nel testo. 
Buone vacanze! <3
 
-Nicoletta

 
 
  
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: Nikush