Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |      
Autore: Serpeverde_    22/06/2014    8 recensioni
«Buonasera, desidera?»
«La mia vecchia vita, ecco cosa desidero» disse «Che cosa consigli per il morale a pezzi?»
«Una bella cioccolata calda con del miele e i marsmellow»
«Ti sembro un ragazzo da cioccolata calda?»
«Non importa cosa sembri, è il rimedio che deve essere efficace»
«Vada per la cioccolata»
Da quel momento non se ne sbarazzò più, era come una zecca. Era ovunque, sempre.
Se solo Winter sapesse che quel ragazzo, presentatosi come Edward Colbar, era in realtà il famoso Harry Styles.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Banner5

Prologue
(1)

 
Ringrazio infinitamente underline per il banner,
ringrazio il mio cane, fonte della mia ispirazione;
e ringrazio la mia amica che è stata la prima a leggerlo

Raccolsi i capelli in uno chignon disordinato. Tamburellai la matita sul taccuino aspettando una risposta «Una Radler»
Annuii col capo prima di girare i tacchi verso il bancone. Quel giorno il locale era completamente pieno di gente, era addirittura difficile passare da un tavolo all'altro senza il rischio di rovesciare tutti gli ordini a terra.
Avevo scelto il giorno meno adatto per iniziare la mia settimana di stage.
«Winter, prepara un milk-shake alla fragola»
Non avrei mai pensato che lavorare sarebbe stato così faticoso, ma non potevo lamentarmi di nulla. L'avevo creata io quella situazione, fin dal giorno in cui scappai dall'altra mia vita.
Frullai dei pezzetti di fragola e li versai nel latte fresco.
«Clary» urlai passandole la bibita.
Mi pulii le mani nel grembiule ruotando il capo per controllare l'ora.
'23.44'
Ancora quindici minuti e avrei finito, dovevo solo cercare di non combinare guai e sarei stata promossa ad un posto definitivo. Era difficile vivere sapendo che da un giorno all'altro mi avrebbero potuto licenziare. La mia vita dipendeva da
quel lavoro.

«Occupati di quel ragazzo là»
Seguii lo sguardo della mia amica verso un ragazzo seduto in un tavolino in fondo. Odiavo la gente che si sedeva così lontano dal bancone, mi avrebbe complicato le cose. Schivai alcuni uomini sulla cinquantina che sembravano essere posseduti. Facevano quasi ribrezzo, mi chiedevo come potessero andare in giro a ubriacarsi quando a casa avevano una moglie ad aspettarli.
«Buonasera, desidera?» quella frase ormai l'avevo imparata a memoria. Era così ripetitiva, ma semplice e schietta.
Il giovane alzò lo sguardo rivelando dei magnetici occhi verdi.
«La mia vecchia vita, ecco cosa desidero»
Ero abituata a tutti i tipi di risposte da “il suo corpo” a “una Ferrari” che erano a dir poco pietose, ma mai una risposta così carica di dolore.
Dalla mia bocca non traferì niente. Mi limitai a mordermi il labbro in cerca di qualche frase rassicurante da dire.
«Non preoccuparti, non sei tenuta a rispondere»
Smosse la sua chioma riccia per poi prendere la carta degli alcolici. Fece scorrere lo sguardo sulla carta «Che cosa consigli per il morale a pezzi?»
Strappai il menù dalle sue mani «Di sicuro non l'alcool»
La domanda era bizzarra, ma non poteva essere più azzeccata. Se c'era una persona che sapeva come far passare il malessere, ero io.Inclinai la testa di lato e sorrisi «Una bella cioccolata calda con del miele e i marshellow»
Corrugò la fronte ma riuscii a scorgere un ombra di divertimento nei suoi occhi smeraldo «Ti sembro un ragazzo da cioccolata calda?»
«Non importa cosa sembri, è il rimedio che deve essere efficace»
Misi apposto una ciocca bionda che mi era ricaduta sugli occhi e aspettai una sua risposta. Stava sorridendo, aveva uno di quei sorrisi ipnotici da ammaliatore che avrebbero fatto cascare a terra decine e decine di ragazze.
«Vada per la cioccolata»

 

 

La gente stava defluendo verso le uscite e in meno di cinque minuti il locale era deserto. Posai gli occhi per l'ultima volta sull'orologio.
'00.00'
Un' altro turno di lavoro era giunto al termine, e non vidi l'ora di togliermi il grembiule nero pece.
«Sono a pezzi» esclamò Clary. Se ne stava appoggiata al balcone intarsiato con dei lunghi solchi violacei sotto gli occhi. Nonostante le lunghe ore passate nel locale e le tanti notti insonni, sulla mia faccia non c'era nessun segno di stanchezza fisica. Aveva già calzato il cappotto il che significava un unica cosa «Chiudi tu stasera?»
«Okey» mi sforzai di sorridere ma la verità era un'altra: odiavo essere l'ultima a rimanere in bar. Se ne uscì con un ampio gesto della mano lasciandosi la porta di vetro sbattere alle sue spalle.
Ero sola.
Quando era deserto il locare era addirittura piacevole da guardare, con quelle sue pareti rosse e con quei suoi pavimenti di legno; ma quando era colmo di gente si faceva terribilmente piccolo.
Le luci soffuse rendevano l'aria macabra.
Contai i soldi e li riposi cautamente all'interno della cassaforte sotto il lavabo per poi sciogliermi i capelli e infilarmi il cappotto.
Passavo l'intera giornata all'interno di quella stanza, era strano lasciarla durante la notte. Presi la borsa e tirai fuori le chiavi mentre con l'altra mano aprivo la porta.
Un'ondata di freddo mi fece rabbrividire. L'inverno era alle porte e con lui anche la neve. Il pensiero mi rendeva allegra: adoravo la neve e l'atmosfera natalizia; era l'unica cosa bella che aspettavo da tutto l'anno.
Mi sistemai il berretto il lana e bloccai la serratura del pub spegnendo le luci dell'insegna “Raimbow-Hell”
Una sagoma accanto alla porta, che non avevo notato prima, mi fece saltare di lato mentre un gridolino acuto uscì dalle
mie labbra.

«Mi dispiace, non volevo spaventarti» sussurrò l'ombra. Ridussi gli occhi a due fessure per cercare di capire chi fosse a parlare, ma poi un lampione illuminò due fari verdi difficili da dimenticare.
«Tranquillo, mi hai solo preso alla sprovvista»
Sul suo viso si fece spazio un sorriso candido «Ero rimasto per ringraziarti»
Mi strinsi le braccia al petto al fine di tenermi al calduccio il più possibile ma a poco serviva «Ha funzionato?»
«Eccome, mi sento rinato» aveva accennato una limpida risata che finì per contagiare anche me. Si portò le mani nei jeans lasciando che il vento scompigliasse i suoi capelli «Non dovresti startene qua fuori da sola, lo sai vero?»
Credetti che stesse scherzando, ma la sua espressione era tutt'altro che ironica. Erano due settimane che andavo in giro da sola a mezzanotte e non mi sentivo così sprovveduta come lui dava a vedere.
Non mi sarei trasferita da una piccola cittadina ad una metropoli come Londra senza un minimo di maturità.
«Infatti me ne stavo proprio andando»
Schivai il ragazzo turbata, lasciandolo fermo immobile con gli occhi spiazzati. L'avevo completamente seminato fino a che
non sentii una presenza sul mio fianco che cercava di tenermi il passo.

«Non serve essere così scorbutici, era un' avvertimento. Così, da amico»
Mi fermai in mezzo al marciapiede. Sollevai lo sguardo e notai che la strada era completamente buia e vuota, se non per qualche gatto nero che correva da una parte all'altra.
Mi girai verso il ragazzo trovandomelo a pochi centimetri da me «Così tu saresti mio amico?» affermai acida.
Scrollò le spalle aggiustandosi il ciuffo scompigliato.
«Volevo ben dire» ripresi a camminare con la testa immersa nella sciarpa di lana e con il berretto che era sceso fin sopra i miei occhi.
Un paio pezzo di stoffa mi finì in bocca impedendomi di parlare.
«Insomma, se vuoi un amico non esitare a chiedere»
Per poco non mi soffocai dalle risate ma il suo tono era sincero, così sincero che mi metteva la pelle d'oca «Okey amico
mio, felice di averti conosciuto» affermai accorgendomi di essere arrivata a destinazione.

Una struttura imponente si ergeva proprio davanti alle nostre teste, un edificio in stile Liberty incombeva sulla strada. Ero soddisfatta di aver scelto un posto così carino come dimora.
Dividevo l'appartamento con una ragazza italiana che si era rivelata un pezzo di pane. Avevamo socializzato fin dal giorno del mio arrivo.
Scalai i gradini sgarfando nella borsa alla ricerca delle chiavi.
Lui si trovava ancora ai piedi dell'edificio con la stessa espressione affascinante, che con me poco funzionava «Buonanotte»
Mi ritrovai a sorridere prima di sbattermi la porta alle spalle.
Non me lo sarei scollato di dosso molto facilmente.


 
  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Serpeverde_