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Autore: gliocchipienidite    22/06/2014    3 recensioni
"Cosa succederebbe se in un lugubre posto come un campo di concentramento,fosse nato l’amore?
E se lei fosse un’ebrea?
E se lui fosse un generale tedesco?
Riuscirebbero a salvarsi?"
Una storia senza pretese,che forse insegna qualcosa in più.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Storico
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Fa molto freddo, ad Aushwitz.
Un freddo talmente pungente da penetrarti nelle ossa, da non farti sentire nessun’altra sensazione a parte quella di stare per morire di ipotermia.
La neve ricopre l’intero campo come un mantello candido,quasi etereo da far assomigliare il tutto all’equivalente di un mondo puro.
Ma in quel campo di puro non c’era nulla.
Nessuna sa cosa in realtà nasconde.
Noi ebrei neppure lo sapevamo,fino al momento del nostro arrivo.
Attualmente mi chiamo 25012014,ma il mio vero nome è Rebecca.
Sono stata deportata dall’Austria insieme a mio fratello e a mio padre.
Non vedo mio fratello da due settimane ed io e mio padre ci incontriamo clandestinamente nelle cucine per servire la cena ai tedeschi.
Dalla finestrella vicino al mio letto,vedo i bambini nascondersi per non essere trovati dalle donne
che gli impongono di andare a fare la doccia.
Loro,non sanno cosa sia una doccia qui e credono che sia tutto un gioco,non sanno a cosa andranno in contro.
Stacco lo sguardo dalla finestrella e mi guardo in torno.
Attorno a me ci sono donne che assomigliano vagamente tutte a gusci vuoti, degli involucri senza nulla dentro.
Sapere che forse i loro bambini sono morti oppure stanno soffrendo,che l’uomo che amano sta patendo le più intense fatiche non deve essere molto bello.
Guardano il vuoto,con occhi vitrei e spenti,come se la vita non valesse nulla e in effetti forse è così.
Su un lettino in fondo,noto una ragazza dai capelli biondi tagliati corti.
Ha suppergiù la mia stessa età e il suo sguardo non è perso nel vuoto,no.
Ha uno sguardo vispo,con due occhi scuri che luccicano di una sconosciuta forza battagliera.
Questa ragazza mi incuriosisce molto e resto in silenzio a guardarla.
Anche lei si guarda intorno come me e quando incontra il mio sguardo,i suoi occhi si accendono di una luce sinistra.
In questo momento,dovrei avere un’aria interrogativa,non l’ho mai vista qui al campo,dovra’ essere stata deportata da poco.
Silenziosa come un gatto,lei scende dal letto e in punta di piedi si avvicina al mio,attenta a non svegliare le poche donne che dormono.
Di punto in bianco,mi tende la mano e si presenta.
-Ciao,piacere sono Sophie,vengo dalla Francia,sono stata deportata da due giorni scarsi,ho venti anni compiuti il mese scorso e ti sono venuta vicino perchè mi sembravi la più sveglia qui in mezzo e..-
Fortunatamente si accorge del mio sguardo incredulo e aspetta con religioso silenzio qualche risposta dopo il suo monologo.
Di solito non sono una persona molto loquace,quindi rispondo a monosillabi dicendo il mio nome e la mia età,e continuo a guardarla con occhi da gufo.
Sospirando,cerca di darsi una calmata e,poco dopo,riprende a parlare.
-Mi sono avvicinata perchè,anche se sono qui da poco,mi sento come se fossi entrata in un buco nero. Insomma, la mia famiglia è stata uccisa da dei bastardi che si credono Dio solo perchè sono accecati dalla convinzione di essere superiori a tutti e sono rimasta sola con un pugno di polvere nella mano.
Mi sento tutt’ora spaesata e vorrei soltanto conoscere qualcuno che può capirmi.
Adesso capisci cosa intendo?
-
Il mio sguardo si sarà fatto più comprensivo,perchè lei mi rivolge un sorriso luminoso,che arriva ad illuminarle anche gli occhi.
Le sorride anchio,anche se il mio sorriso non arriva certamente agli occhi.
-Perchè non mi racconti la tua,di storia?-
-Non è il tipo di storia che si racconta ai bambini prima di andare a dormire,ti avverto
-
Lei mi risponde con un cenno del capo e mi fa segno di continuare.
-Sono nata in Austria e provengo da una famiglia modesta,ma non mi sono mai lamentata di questo. Eravamo felici senza aver bisogno di nulla,ci bastava stare insieme. Mia madre è morta quando avevo solo dieci anni.
Siamo andati avanti e poi un giorno come un altro ci sono venuti a bussare alla porta dicendo che dovevamo partire. Ecco tutto
.-
Mi accorgo con un attimo di ritardo che gli occhi di Sophie si erano incupiti e adesso mi guarda con una lieve tristezza nello sguardo.
Le sorrido cercando di rassicurarla,ormai il passato è passato.
Mi sorride di rimando e poi si rialza con lo stesso scatto felino usato prima.
-Ora vado a riposarmi,domani ci attende una giornata faticosa,eh?-
Annuisco e la saluto agitando la mano.
Mi stendo sul letto con il pensiero di Sophie che mi sorride grata.
Infondo,la felicità si può trovare anche negli attimi più tenebrosi,se solo si ricorda di accendere la luce.*

Spazio Autrice.
Salve,questa è la mia prima fanfiction.
Dopo anni passati a leggere come una lettrice,ho avuto finalmente il coraggio di pubblicare una storia anchio.
Sarei felicissima se mi facesse sapere cosa ne pensate,magari con una recensione.

Al prossimo capitolo,un bacio
Mx

 
  
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