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Autore: Harley Sparrow    23/06/2014    6 recensioni
A volte ci si accorge troppo tardi che il coltello dalla parte del manico non lo si ha mai avuto.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calypso, Calypso, Davy Jones
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota introduttiva: ho scritto questa One-Shoot per due motivi. Il primo è che l’amore tormentato fra Davy Jones e la dea Calypso mi ha affascinata fin da subito, quindi spero di aver fatto un lavoro buono, anche se solo lontanamente. Il secondo motivo, forse più stupido, ma non per una piratessa ossessionata come me, è che mi sentivo terribilmente in colpa per aver scritto lo stesso numero di Fanfiction per il fandom di Pirati dei Caraibi e per un altro fandom. Bisognava ristabilire la gerarchia.
Tornare a solcare queste acque è come tornare a casa per me.
Mentre leggete, vi consiglio si ascoltare il grande Hans Zimmer
"
https://www.youtube.com/v/1AMtFRC5yUE" . Credo che sia la colonna sonora più bella di qualsiasi film.
Detto ciò, vi auguro una buona lettura!

 
 
 
 
IN AETERNUM
 
 
 
 
“Conosco l’ira che ti spinge. Irrefrenabile. Strangola il dolore al punto che la memoria dei tuoi cari non è che veleno nelle tue vene, finché un giorno desideri che quelle persone tanto amate non siano mai esistite, per poter smettere di soffrire.”
-Batman Begins (2005)




 
 
 
 
 
“Fammi diventare immortale.” L’aveva supplicata una notte in cui il suo umore rifletteva il colore del cielo fuori dall’Olandese Volante. Lei era la sua ossessione, la sua malattia, e la nuova ruga che gli aveva crepato il bel viso, un tempo perfetto, era stata di monito per lui. Prima o poi sarebbe morto, mentre lei, la dea immortale, sarebbe rimasta bella per sempre. Bella e pronta a donare il suo cuore a un nuovo giovane.
“Dovrai rinunciare a molto, Davy Jones. Potresti perdere tutto ciò che ami.” Gli aveva sussurrato accarezzandogli il viso e percorrendo con le dita ogni singola ruga che gli deturpava il volto.
“Io amo solo te, Calypso.” Fu la sua risposta, la sua unica, sincera risposta.
E lei sorrise.
*
*
*
 
“Sono qui per porre fine ai vostri tormenti.” Urlò al Consiglio della Fratellanza, riunitosi per la prima volta. Non rispose agli insulti, non degnò nessuno di una risposta sul perché del suo formidabile aspetto disumano.
“Voi volete annientare Calypso. Esiste solo un modo per farlo, e ve lo mostrerò.” Continuò sovrastando le urla di scherno. Tutti sapevano che lui era il suo amante, perché avrebbero dovuto fidarsi? Perché?
“Sono nemico della dea Calypso quanto voi.” Li rassicurò spazientito, ma cercando di mettere tutta la sicurezza che aveva in corpo per essere credibile, e loro, colpiti da queste parole, ammutolirono.
E lo ascoltarono.
 
*
*
*
 
Davy Jones aveva cercato di convincersi fino all’ultimo che era stato lui a scegliere lei, non il contrario. Ma in fondo al cuore sapeva che sarebbe stato solo un empio atto di superbia pensare davvero che fosse così, che lui, sciocco mortale avesse avuto voce in capitolo in quell’amore.
Eppure la dea Calypso gli aveva dato più volte la facoltà di scegliere il suo destino, o così era parso a lui, ma quando si era ritrovato a piedi scalzi su quella spiaggia – quell’isola – completamente deserta a fissare il sole che calava con una velocità che lo feriva ogni attimo di più, finalmente aveva realizzato che non aveva mai avuto scelta.
Nemmeno quando, dopo svariate notti passate a osservarla indisturbato mentre camminava sulla spiaggia, lo aveva invitato ad avvicinarsi. Gli permise di avvicinarsi a lei nel momento in cui si immerse tra le onde di un mare in tempesta.
Non pensò nemmeno per un momento di rimanere al suo posto, al sicuro, come chiunque avrebbe fatto: avanzò verso di lei finché non incontrò le mani della donna tese verso le sue, allora intrecciò le dita con quelle della dea e per la prima volta si sentì più grande di quello che poi avrebbe scoperto di essere nella realtà.
Quella notte, quando le loro labbra si incontrarono per la prima volta, sentì di amarla con tutto sé stesso, come mai gli era successo in vita. Era diventata la sua ossessione, e probabilmente anche lui lo era per lei, altrimenti non lo avrebbe scelto. Era la sua ossessione e non voleva – non poteva – fuggire da quella passione che lo aveva logorato nel corpo e nell'anima. Solo che un’ossessione, prima o poi, svanisce.
E fu solo a quel punto si accorse di essere veramente innamorato di lei.

 
Aveva passato quei primi dieci anni ad ascoltare la melodia che usciva dal carillon che gli aveva donato la loro ultima notte insieme, ascoltava e ricordava ogni istante passato insieme a lei, e, sebbene gli mancasse da morire, tuttavia continuava a ripetersi che dieci anni non erano nulla in confronto all’eternità, e lui avrebbe posseduto la dea per l’eternità. E allora aspettava paziente, e si perdeva fra quelle note soavi che avevano un qualcosa di divino racchiuso in loro. Con il tempo imparò a rincorrere i suoni della melodia con l’organo, ma sentiva la violenza delle note rovinare quelle dolci con cui si addormentava ogni sera, e allora non suonò più, e passò il tempo rimanente a bearsi della dolcezza di quella musica. Perché lui era innamorato, e gli innamorati hanno bisogno di dolcezza.
 
Quel giorno, quando l’ultimo raggio del sole si spense dietro all’orizzonte, Davy Jones iniziò a sentire uno strano formicolio partire dai piedi e arrivargli alla testa, e fargli tanto male da ritrovarsi carponi senza neanche capire come ci era arrivato. Gli occhi iniziarono a lacrimargli, ma lui non voleva andarsene da quella spiaggia, perché non se lo sarebbe mai perdonato se lei fosse arrivata e non l’avesse visto. Avrebbe preferito morire, piuttosto di vivere senza di lei.
Avrebbe preferito morire, ma la morte non arrivava. C’erano solo lui e il suo dolore, che gli corrodeva il corpo e l’anima. Passò dei momenti di agonia, in cui la sofferenza si faceva sempre più intensa ogni istante che passava.
E allora, dopo ore e ore, più che l’amore, poté il dolore.
Quando rimise piede sulla sua nave, i marinai, che lo avevano atteso preoccupati per ore, si scostarono per farlo passare, cogliendo la tacita richiesta – l’ordine – di non proferire parola con lui, per nessun motivo.
Si chiuse la porta della sua cabina alle spalle, si diresse all’organo, e cominciò a suonare.
Trovò dentro di sé quella forza che lo aveva abbandonato il giorno in cui aveva venduto l’anima a quella donna, a quel mostro senza cuore; quella forza di cui non aveva sentito la mancanza fino a quel momento. Suonò tutta la notte, e anche il giorno seguente, e quello dopo ancora, incurante delle suppliche dei suoi compari di uscire dalla sua cabina. L’ammutinamento non era una cosa da temere: avevano fatto un giuramento di fedeltà eterna, e non l’avrebbero mai potuta rinnegare. Aveva ordinato di salpare, e loro avevano preso il largo. Non importava dove si si dirigessero, tanto avevano tutta l’eternità dalla loro parte.
 
Suonò e sperò che il volume di quelle note facesse vibrare le profondità marine e arrivasse a lei, desiderava che quell’urlo di rabbia disperata la facesse pentire di quello che gli aveva fatto.
Di quello che aveva appena fatto al mondo dei naviganti.
*
*
*
 
“E come pensi di poterci aiutare, mostro?” gli chiese uno stupido mozzo dal fondo della stanza, impregnata di fumo e di odore di alcool.
La rabbia nei confronti della dea era troppo forte, troppo bruciante dentro di lui perché rinunciasse alla vendetta per colpa qualche insulto di troppo.
“Calypso è una dea, e l’unico modo per domarla è imprigionarla nel corpo di un essere mortale.” Disse con un sorriso cattivo, perverso, arrabbiato stampato sulle labbra. Sulle labbra che ormai non aveva più a causa sua.
 
Non gli importava nulla delle guerre che la Fratellanza stava muovendo contro la dea. Non gli importava nemmeno che lei, una volta mortale, sarebbe stata imprigionata in un mondo che odiava, che disprezzava. Sarebbe stata separata per sempre da lui e dal mare, da tutto ciò che amava, o, meglio, diceva di amare.
Ma se lo meritava, perché era solo legato a lei il motivo per cui la mostruosità del suo corpo non era altro che il riflesso di ciò che sentiva nell’anima.
 
Quella notte, fatta di macchinazioni e piani diabolici contro la dea, espresse un desiderio, un solo, stupido desiderio che avrebbe dimostrato a tutti, se non fossero stati rozzi pirati attaccabrighe, quanto l’amasse ancora, quanto quel nodo che li aveva legati insieme fosse ancora ben stretto nel suo cuore.
“Lei non dovrà mai sapere che fui io a tradirla.”
E glielo concessero senza chiedersi il perché di quel desiderio.
 
 
*
*
*
 
“Io non ti amo” le sputò in faccia quando finalmente la vide anni e anni dopo. Erano passati i tempi in cui avrebbe avuto paura di ferirla, erano passati i tempi in cui avrebbe potuto amarla davvero.
Di nuovo.
“Molte cose sei stato, Davy Jones. Ma mai crudele. Tu hai corrotto il tuo compito, e corrotto te stesso…”
Queste parole gli fecero sentire lo stesso formicolio che lo aveva quasi ucciso quella notte. Lo stesso dolore che aveva avvertito quando aveva capito che lei non sarebbe mai arrivata, quel dolore che non lo aveva più abbandonato fino a quando aveva deciso di strapparsi il cuore dal petto.
Come osava quella stupida donna dare la colpa a lui per quello che era diventato? Davvero aveva avuto scelta?
 
Forse era stata sua la scelta di diventare il luogotenente del Diavolo, e di uccidere Turner per dimostrare di essere davvero crudele, e questa era stata una sua scelta. Ma era una scelta che era stato costretto a fare quando aveva visto il sole spegnersi davanti ai suoi occhi, quando anni dopo era giunto alla conclusione che, avrebbe potuto urlare contro il cielo – e il mare – tutta la sua delusione, tutto il suo odio con tutte le sue forze che aveva in corpo, avrebbe potuto suonare la sua – la loro – melodia per giorni interi…
…Lei non sarebbe comunque arrivata.
 
Sebbene avesse sorriso di pura felicità quando le aveva promesso poco prima della battaglia che il suo cuore le sarebbe appartenuto per sempre, lei era uno spirito libero. Volubile, e crudele, e indomabile come il mare, e il cuore di lei non gli sarebbe mai appartenuto interamente.
Perché quando quel formicolio che aveva dimenticato da anni tornò a tormentarlo – o forse era la violenza con cui la pioggia batteva sulla sua pelle come se il cielo avesse voluto punirlo? –, quando vide Sparrow dimostrare a tutti che non era un uomo crudele quanto lui, quando vide Elizabeth urlare contro il suo amato, arrabbiarsi, perché lui non poteva più risponderle a causa della crudeltà di un uomo che aveva perso tutto, capì che non aveva avuto scelta.
Lui non aveva mai avuto scelta.
 
“Calypso…” sussurrò poco prima di precipitare nel maelstrom, sentendo in un remoto angolo della sua mente, lasciato nell’oscurità per decenni, quella melodia che tanto aveva amato, e che sentì, nonostante tutto, che avrebbe amato in eterno. Perché l’amore vero non è un sentimento tanto facile da rinnegare, come aveva tentato disperatamente di fare per tutti quegli anni.
 
E fu l’abbraccio del mare – di lei – a cullarlo poco prima che spirasse.
 
 
 
 
 
 
 



 
 
 



 
Note finali
"Più che l'amore poté il dolore" si ispira al verso “Poscia, più che ‘l dolor poté ‘l digiuno”. Dante mi odierà per questo, ma spero che voi l’abbiate apprezzata… (Inferno XXXIII v. 75)



A questo punto, spero che il tutto nel suo insieme vi sia piaciuto. Se così non fosse, vi consiglio le altre storie piratesche che ho scritto, forse migliori di questa.

Ossequi!
   
 
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