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Autore: mamogirl    23/06/2014    2 recensioni
«Sono felice, lo sai?» Disse Brian semplicemente, lasciando perdere fogli e penna e sistemandosi su di Nick, appoggiando il mento sul petto e osservando il compagno negli occhi.
«Lo so. - Ribattè Nick, socchiudendo le labbra sopra quelle di Brian. - Lo sono anch'io.»
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Happy*

 

 

 

 


 

 

And this has been hard enough on you
I know it has been hard enough on me
Been telling myself that I can roll with the changes

- Brandon Flowers, Hard Enough -  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le dita non avevano smesso di sfiorare le corde della chitarra, quasi come se esse non avessero più bisogno di attenzione per andare a trovare la giusta combinazione per far nascere le note della melodia. La voce non aveva smesso di seguire quella traccia, sottolineando e unendosi al coro nei momenti designati, prima di librarsi quando era il suo turno nell'avere tutta l'attenzione di chi stava ascoltando.
La sua, di attenzione, era invece attirata dall'uomo che gli stava di fianco. Non che quella fosse una così grande novità o un avvenimento speciale, accaduto solamente in quel particolare frangente di tempo e spazio. Quell'uomo aveva sempre avuto un potere unico e raro fra le mani, un potere che riusciva a rubare la sua attenzione e attirarla sempre e comunque su di lui. Ovunque si trovassero, una stanza colma di gente che urlava il loro nome o semplicemente loro cinque, i suoi occhi andavano sempre a cercare quelli di colui che aveva prima stregato e poi conquistato il suo cuore.
Non era solo la bellezza che, ancora, lo faceva sentire come un ragazzino di fronte alla sua più grande conquista. Non era solo la bellezza anche se, con un pizzico di orgoglio e di possessività, non poteva non lasciare che gli occhi si beassero di quei lineamenti che il trascorrere degli anni aveva semplicemente accentuato e incastonato in un eterna giovinezza. C'erano mattine in cui lui si svegliava per primo, fatto quasi mai insolito e raro, e rimaneva qualche secondo ad osservare il viso ancora dormiente e rilassato del compagno. In quei momenti, la domanda nasceva quasi spontanea, un sussurro che voleva ricordargli che doveva essere lui il più giovane, di ben cinque anni, non quel viso che sembrava ancora quello di un ragazzino, seppur con linee che raccontavano esperienze e dolori.
Quel giorno non c'era niente di quello su quel volto. Ed era, forse, quel piccolo particolare che accentuava e rendeva ancor più attraente quella bellezza. Una sfumatura dorata imbelliva la pelle, il sole preso in quell'unico giorno di relax della settimana era anche riuscito a schiarire il castano dei capelli, rendendolo ancora più simile al color del grano e quasi biondo. E, in quell'armoniosa cornice di sfumature dorate, l'azzurro degli occhi sembrava risplendere e brillare ancor di più, donando un'aura ancor più angelica e magnetica. Con quell’armonia di colori, con quella miscela esplosiva di sfumature e luci, era impossibile non voltare lo sguardo verso di lui. Era impossibile resistere a quella forza simile a quella di un magnete, concentrata maggiormente su quel sorriso che rendeva ancor più solare e calda quella giornata. Non era il solito sorriso, non almeno quello a cui lui si era dovuto abituare a vedere in quegli ultimi due anni. Una maschera, un'ombra, un'inutile illusione che voleva servire a proteggere e rassicurare, non rendendosi conto che invece finiva per preoccupare ancor di più. Il sorriso di quel giorno, di quelle ultime settimane, di quegli ultimi mesi, era l'emblema della più naturale e appagante felicità. Si rivolgeva a chiunque, quel sorriso; si soffermava su ogni e ciascuna fans presente al soundcheck, regalando quasi un ringraziamento per tutto il silenzioso supporto ricevuto.
Non solo sorrideva.
Rideva, scherzava, giocava con chiunque ed era davvero impossibile concentrarsi sulla propria musica quando tutto ciò che lui voleva era partecipare, giocare e divertirsi insieme al compagno.
Gli era mancato.
A Nick era mancato quel Brian, la sua controparte di giochi quando quel mondo si faceva più difficile e troppo complicato da sopportare. A Nick erano mancate le buffe facce mentre imitava i testi delle canzoni che cantavano, le bonarie prese in giro del cugino e gli scherzi che lui e Aj sembravano condividere come preziosi segreti. Gli era mancato quel divertimento fine a se stesso, l'essenza più vera e prezioso di quel lavoro che sembrava essere più una benedizione che un dovere da affrontare con solerte devozione ogni giorno. Perchè, finalmente, il palco era ritornato essere il parco giochi preferito di Brian e non più quel luogo che aveva quasi dipinto e oscurato il suo peggior incubo. Qualcosa era affiorato nel mondo esterno, qualche fan sensibile ed estremamente attenta aveva captato qualche indizio e costruito un perfetto schema, ma pochi avevano visto ciò che si era creato sotto quella punta: gli attacchi di panico; le notti insonni trascorse a cercare una soluzione che sembrava vana e illusoria; le lacrime di frustrazione e le urla che nemmeno potevano essere liberate perché la voce era troppo debole; i pugni tirati contro le pareti, l'unico sfogo silenzioso perché, più di tutto, Brian non voleva far preoccupare o spaventare suo figlio. Non avevano sentito le loro discussioni, non avevano ascoltato le sue preghiere quando pensava che nessuno lo stesse ascoltando, non avevano udito frasi sommesse di arresa prima di raddrizzare la schiena e ritornare là fuori, a cantare anche quando il solo aprire le labbra faceva male.
Ora, tutto quello era solamente un ricordo, un memo di ciò che Brian, che tutti, erano stati sul punto di perdere e che avevano recuperato solamente grazie alla determinazione e forza di ferro che vibrava in quello scricciolo di uomo. Ora Nick lo guardava, impossibilitato nel fare altro, e rivedeva l'uomo di cui si era innamorato, lo spirito colmo di positività che spesso lo aveva fatto arrabbiare ma che ora era solamente un'altra ragione in più per amarlo fino alla fine dei suoi giorni. Chi altri, se non Brian, poteva tornare a guardare il mondo e la vita come se niente fosse cambiato? L'orgoglio e l'amore gli faceva gonfiare il petto, il sorriso si faceva più accentuato ogni volta che carpiva un altro sguardo o una buffa faccia e il cuore, ancora, faceva un salto all'indietro quando gli occhi di Brian si soffermavano su di lui, regalandogli una luce che era solamente sua. Una luce che parlava di amore e devozione, di gratitudine e di immenso orgoglio. E quella luce, agli occhi di Nick, rendeva Brian ancor più bello e attraente, ancor più affascinante e impossibile da resistere.
Lo rendeva suo.

 

 

 

 

 

 

§§§§§§§§§

 

 

 

 

 

 

Brian percepiva lo sguardo di Nick sopra di sé. Come avrebbe potuto non farlo, del resto? Era una carezza che si univa ai raggi del sole, lasciando calde e confortanti impronte sopra la sua pelle e avvolgendolo in un abbraccio che era solamente invisibile, certo, ma confortante quanto uno vero, reale e fisico. Percepiva, Brian, l'orgoglio che scaturiva da quello sguardo e ciò non faceva altro che metterlo a proprio agio, finalmente confortevole nel trovarsi di fronte alle fans e con un microfono in mano.
Non era sempre stato così.
Lo sguardo di Nick, fisso così intensamente su di lui, era stato accolto in differenti declinazioni. C'era stato un periodo, in quei primi momenti di cotta e di corteggiamento, che anche un solo battito di ciglia verso di lui era capace di infuocarlo e di metterlo in imbarazzo. Ancora, in quegli attimi, Brian era stato incapace di comprendere e accettare di essere riuscito a catturare l'attenzione di un ragazzo così speciale e unico come Nick. Che cosa aveva trovato Nick in lui, quando c'erano milioni di ragazze e ragazzi che avrebbero fatto carte false pur di essere qualsiasi persona per lui? Era stato così ingenuo, in quei primi sguardi. Così insicuro, così vulnerabile da sentirsi sempre una foglia fragile sotto quegli occhi che lo scrutavano e analizzavano ogni lineamento. E quell'aura di segreto che avevano dovuto avvolgere attorno a loro, quella punta di proibito perché ancora non sapevano se ci fosse stato un seguito in quella danza, non aveva fatto altro che aumentare quel rossore sulle sue guance.
Gli anni era trascorsi, il loro rapporto si era rafforzato sotto i colpi delle tempeste e il caldo calore del sole, e anche le reazioni di Brian agli sguardi di Nick erano cambiate. Quando ancora tutto andava bene, quando ancora si erano convinti che tutto il peggio che potesse accadere fosse già un ricordo del passato, sentire lo sguardo di Nick sul suo corpo era stato un caldo ricordo di ciò che li univa e che li avrebbe sempre legati. Era differente, era stato differente: la passione, il desiderio e l'attrazione erano sempre presenti, anche se solamente un po’ più flebili e messi sullo sfondo per permettere a quell'amore di prendere il palco e cantare quelle note che solamente loro due conoscevano. Bastava un incrocio di occhi, un azzurro perso in un altro azzurro, per rimettere a tacere ansie e brutti pensieri, spingendo all'indietro qualsiasi problema che era apparso troppo grande.
E poi...
Un brivido percorse il corpo di Brian, riuscendo velocemente a mascherarlo dall'attenzione generale con una buffa espressione. Poi era iniziato il suo periodo buio, quei mesi in cui si era ritrovato ad affrontare qualcosa che lo aveva cambiato completamente. In quell'arco di tempo, troppo lungo anche solo pensandoci e riflettendoci sopra, gli sguardi di Nick erano stati usati e dipinti in modo totalmente differente. Si erano fatti più seri, più colmi di preoccupazione e di quell'ansia che sapeva, Brian, che non sarebbe mai totalmente e completamente scomparsa. Ad ogni nota che scompariva, ad ogni punto in cui la voce si spezzava e si ritraeva in se stessa, Brian aveva sentito quegli occhi puntati con così tanta intensità dal farlo sentire come se fosse il soggetto di un esperimento.
Esperimento di cui nessuno aveva previsto quel risultato così sconvolgente.
Ricordava, ancora, come quegli occhi all'improvviso grigi si soffermavano su di lui e gli rivolgevano domande silenziose, portando alla luce quel desiderio di aiutarlo ma senza sapere esattamente in che modo. E, in quegli attimi, tutto quello che Brian aveva voluto fare era diventare così minuscolo, così piccolo, così invisibile da poter scomparire senza che nessuno potesse anche solo avvertire la sua mancanza. A che cosa serviva, d'altronde? A che cosa poteva servire quando l'unico elemento a sua disposizione si rifiutava di collaborare e di funzionare? Si era sentito inutile, nemmeno in grado di buttare giù una canzone perché non sarebbe riuscito a mettere in nota la melodia, con quel raspo e graffio che lasciava cicatrici non solo sulla sua gola. Si era sentito inutile e, ancor di più, quel sentimento si era dissolto in una cascata ogni volta che lo sguardo di Nick si era rivolto a lui, il mento appoggiato sulla spalla e un solitario e silenzioso monito a non abbandonare la presa.
Ora... ora tutto era cambiato e lo sguardo di Nick posato su di lui non lo faceva né più imbarazzare né sentire come se dovesse scomparire, a causa di quell’enorme fascio luminoso puntato su di lui. No, ora lo sguardo di Nick era fonte di orgoglio, era una sempre nuova consapevolezza che nasceva dentro di lui e lo faceva sentire in grado di poter affrontare qualsiasi cosa. Perchè in quegli anni bui non era stata minata e ferita solo la sua voce. Era la stata la sicurezza ad avere subito il maggior numero di danni e solo ora Brian riusciva a sentire che la ricostruzione era stata finalmente messa in atto. Ora poteva guardare le fans senza più quell'ansia che fremeva dentro le sue vene, quel continuo domandarsi su che cosa stessero pensando di lui o se avessero fatto qualche domanda più che indiscreta.
Un giorno, forse, avrebbe parlato.
Sapeva che doveva, sapeva che con tutto quello che aveva fatto passare a quelle fans, parlare era almeno il minimo che doveva loro. Ma sarebbe stata una versione decisamente più leggera, rivisitata e corretta perché lui stesso non voleva ritornare prigioniero di quei momenti negativi e di tutto ciò che aveva comportato. Finalmente, quasi come se stesse davvero toccando i raggi del sole, Brian poteva azzardarsi a pensare e concentrarsi solamente sul presente e sul futuro. Ed erano tanti i piani che la sua mente aveva formulato, tutte quei progetti che non si erano mai potuti realizzare per colpa di quella stupida voce che aveva deciso di ammalarsi. Non vedeva l'ora, Brian, di ritornare in studio e potersi dedicare alla registrazione senza altri problemi per la testa, ogni sua energia dedicata a fornire il miglior album possibile invece che continuare a ruotare attorno al dubbio se fosse riuscito anche solo a raggiungere una nota. Ogni fibra del suo corpo fremeva all'idea di nuovo materiale, vibrava con tutta quell'energia che sembrava essere tornata insieme alla voce. Non c'era più niente che potesse fermarlo, ora, non c'era più nessun ostacolo che poteva apparire fin troppo alto e grande da poter abbattere e superare. Perchè quando ti ritrovi a terra, quando ti ritrovi denudato di quella corazza che ti aveva sempre portato avanti e che aveva definito la tua totale esistenza, una volta riuscito a rimetterti in carreggiata non c'è più niente che ti possa spaventare o terrorizzare.
Ecco come Brian si sentiva in quei momenti, in quegli attimi in cui lo sguardo di Nick faceva risaltare quell'orgoglio che ancora stentava a farsi strada in gran parata. Si sentiva come se fosse uscito dopo un lungo e quasi interminabile inverno, pronto a riprendere le redini e il controllo lì dove tutto era stato interrotto quando le prime gocce di freddo avevano incominciato a cadere e cristallizzarsi sulla sua pelle. Continuò quindi a sorridere, continuò a giocare con le fans e regalare loro un'oncia di quella felicità che ora sapeva di conquista e di vittoria. Brian continuò a sorridere anche quando il soundcheck terminò, quando salutò quelle fans che avrebbe rivisto fra poco per le foto e anche quando, all'improvviso, Nick lo spinse in un angolo buio dietro il palco. Gli sfuggì una risata mentre le mani del compagno si appoggiavano contro il muro, pochi centimetri dalla sua testa quasi come se Nick volesse intrappolarlo e impedirgli di scappare via.
Le labbra di Nick si appoggiarono sulla sua gola, lì appena sotto il pomo d'Adamo, ancor prima che Brian potesse dire qualcosa. Era un gesto, quello, che era sorto e nato in quel caos e vortice che erano stati gli ultimi anni, un gesto che voleva semplicemente dimostrare quanto amore e supporto Brian avrebbe sempre trovato in Nick. E negli attimi in cui lui si era ritrovato a odiare quella gola e quelle corde vocali, quei baci avevano scavalcato ogni sua obiezione e lo avevano guidato a riaccettare quella parte di sé e amarla, semmai, ancor di più.
«Mi era mancata.» Sussurrò Nick fra i baci, fra quelle carezze che riuscirono a commuovere Brian. C'erano della lacrime che danzavano sulle sue ciglia ma, almeno per una volta, erano di totale felicità.
«Anche a me.»

 

 

 

 

 

 

 

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Con un sospiro di sollievo, Brian socchiuse la porta che divideva la zona giorno dall'area adibita a camere da letto. Baylee finalmente si era addormentato, non prima di aver continuato a raccontare di quanto era stato stupendo esser sul palco e cantare. Il petto si alzò sotto la spinta dell'orgoglio paterno, anche solo ripensando a quei minuti in cui Brian aveva osservato suo figlio deliziare e intrattenere un migliaio di fans scatenate. Non c'erano dubbi da chi Baylee avesse preso ed era con una punta di dolce amarezza che Brian lo osservava sempre da un lato del palco, domandosi dove fosse volato via il tempo e quando suo figlio si fosse trasformato in quel ragazzino che già sapeva come far breccia nel cuore di ragazze e donne più grandi di lui.
«Addormentato?»
Immerso com'era nei suoi pensieri, Brian non aveva sentito né si era reso conto della presenza di Nick alle sue spalle. Così la domanda lo prese alla sprovvista, facendolo quasi sussultare sui piedi se non fosse stato per quelle braccia che circondarono la vita e quel corpo che, profumando ancora di un club troppo pieno e chiuso, si appoggiò completamente contro il suo.
«Dopo tanto penare... - Commentò Brian con una punta di scherzo sulla lingua. - Non che mi stia lamentando, ma come mai sei tornato così presto?»
Era strano che Nick fosse già di ritorno a quell'ora, a meno che ogni orologio di quel bus si fosse all'improvviso fermato alla stessa ora. Solitamente, gli after parties duravano un paio d'orette, il che gli dava sempre il tempo necessario per mettere a letto suo figlio e rimettere in ordine il caos che un bambino e Nick lasciavano sempre dietro di loro.
«Kevin non stava molto bene.» Rispose Nick, solleticando l'orecchio di Brian con il solo movimento delle sue labbra.
«Spero che non sia nulla di grave.» Ribattè Brian, aggrottando la fronte. Nell'ultima settimana, avevano dovuto far fronte a Howie e Nick assenti dal palco perché colpiti da un virus. E ciò aveva comportato dividersi, ancora una volta, gli assoli fra i quattro rimasti e, puntualmente, la sua voce aveva traballato nel momento di maggior pressione. Non era stata una disfatta, né una Caporetto o un totale disastro. Se doveva essere sincero era stata, invece, una nuova lezione: si era sempre appoggiato al supporto e aiuto di Howie, tanto che quasi aveva dimenticato come ci si sentiva ad essere l'unica voce. Anche se non perfettamente, quindi, era riuscito a riappropriarsi di quell’autonomia e indipendenza che ancora la poca sicurezza non era riuscita a ricominciare a costruire di nuovo. Ecco che cos'erano, ora, i concerti: un gradino di fiducia e di sicurezza in più. Piccoli passi, piccoli scalini che stavano aiutando Brian a risalire e ritornare là dove era sempre stato.
«Solo un po' di mal di schiena. La vecchiaia che avanza.»
«Ehi! - Ribattè Brian, voltandosi nell'abbraccio e tirando un scherzoso pugno contro lo sterno di Nick. - Vorrei vedere te a quasi cinquant'anni come ti muovi sul palco!»
«Oh. - Fu il turno di Nick di ribattere, anche se inclinò leggermente la testa in modo da poter continuare a sussurrare le parole direttamente nell'orecchio del compagno. - A me basterà essere ancora in grado di fare la mia mossa speciale.»
Una punta di rosso colorò la pelle di Brian mentre le mani andavano a scivolare e appoggiarsi su quei fianchi che Nick sapeva alla perfezione come muovere per causare infarti e attacchi d'ormoni. Lo prendeva in giro, scherzava su come cercava sempre di fare il sexy nei momenti meno indicati ma la verità era che ancora, nonostante gli anni, quella semplice mossa colma di sensualità era capace di far nascere un vortice caldo dentro il suo stomaco, rendendo la sua bocca simile ad un deserto e bisognosa solo di ciò che Nick poteva donargli.
Ma non era più quel ragazzo che abbassava gli occhi e cercava qualsiasi alibi pur di cambiare immediatamente discorso e vittima.
«E' un peccato che tu sia tornato così presto, però.»
«Perchè?»
«Ora come farò a tenere nascosti tutti i miei amanti?»
«Ah, quindi è questo che fai quando io non ci sono e Baylee dorme?»
«Ovvio. Pensavi che dormissi?»
«No, pensavo che aspettassi con trepidazione il mio ritorno.»
Brian si alzò in punta di piedi, strofinando naso contro naso prima di appoggiare le labbra sugli angoli della bocca di Nick.
«Quello sempre.»
Prima che Brian potesse sfuggirgli via, Nick strinse l'abbraccio facendo così aderire entrambi i corpi fino a quando non ci fosse più nessuna distanza fra loro. La bocca trovò quella di Brian, socchiudendola con gesti ormai esperti, mentre le mani si infilavano sotto la maglietta, tracciando fili e ragnatele invisibili sulla pelle. Quel bacio li lasciò entrambi senza fiato per qualche minuto, l'adrenalina che ancora pulsava nelle vene di Nick e quella che invece stava venendo risvegliata in Brian. Non ancora pronti a separasi, non ancora pronti a staccarsi quel tanto che bastava per andare almeno in camera, Brian e Nick rimasero l'uno nelle braccia dell'altro.
«Credo che i tuoi amanti avranno un bello spettacolo questa notte.»
La voce di Nick si era abbassata di tono, quella roca sfumatura che non riusciva mai a far uscire così naturalmente durante il concerto.
«Credo che tu li abbia appena fatti scappare.»
«Oh, beh, la perdita è tutta loro.»
La risata riecheggiò in tutta la stanza, scivolando fuori dalla finestra lasciata aperta e disperdendosi poi nella notte calda di un'estate non ancora iniziata. Ormai quei momenti erano diventati parte integrante di una quotidianità che ancora, a volte, sorprendeva Nick perché tutto era arrivato e si era creato in modo così normale e naturale. Ed era tutto merito di quel compagno che stringeva in un abbraccio, di come fosse riuscito ad abbattere ad una ad una ogni sua singola resistenza e obiezione, aprendogli mente e cuore verso qualcosa di così prezioso e unico che non tutti avevano la fortuna di ottenere nella vita. Era fortunato, Nick. Oh, se lo ripeteva in continuazione e, ancora, c'erano giorni in cui non riusciva a capire quale fosse stata la ragione di tutta quella fortuna, racchiusa in uno scricciolo di uomo che amava ogni giorno di più, molto di più di quel primo giorno in cui Nick aveva compreso di provare qualcosa di più di semplice e unica amicizia. Perchè ancora dopo anni di relazione, Brian era ancora capace di farlo sentire come la creatura più sexy e sensuale in quel mondo, come se il tempo si fosse per sempre incastonato in una bolla che esisteva e racchiudeva solamente loro due.
La mano di Brian risalì fino ad una delle maniche della canottiera nera che Nick indossava, una lieve carezza sulla pelle nuda che lasciò essa con un vago sentore di fremito e brivido.
«Ti va di darmi una mano?»
Non c'era malizia nel tono di Brian, nè quella luce di gioco ad accendere l'azzurro negli occhi.
«A pulire? - Ribattè Nick con una punta di ironia. - Ti ricordo che ancora non mi hai promosso a livello aiutante!»
«No, no... anche se domani questo bus ha bisogno di una bella pulita. Intendevo...»
La frase non venne terminata, c'era sempre una sorta di ritrosia in Brian quando si trattava di chiedere aiuto in qualcosa in cui aveva sempre eccelso. Così, invece di finire con le parole, Brian voltò solamente lo sguardo per indicare ciò che avrebbe voluto domandare. Nick seguì, con gli occhi, la direzione indicata dal compagno, e si ritrovò ad osservare il tavolo coperto di spartiti, l'mp3 che ormai fungeva solamente da registratore, le registrazioni del concerto di quella sera e, abbandonata sul divanetto, la chitarra.
Se qualcuno si domandava come aveva fatto Brian a migliorare così, la risposta era lì in quel cumulo di fogli e corde musicali: ore e ore a ripetere e provare fino allo sfinimento, ore a riascoltarsi per trovare il più piccolo errore e imprecisione in modo da lavorarci e colmare quelle lacune.
«Dovresti riposarti, lo sai.»
C'era stato un periodo in cui Nick lo avrebbe riempito di osservazioni, ricordandogli quanto il terapista si fosse raccomandato di dare tempo alle corde vocali di riposarsi e riprendersi da due ore di uso continuo. Ma non si stava più rivolgendo al ragazzo che si era illuso che non ci fosse nemmeno un problema, che si era rifugiato nella musica perché sperava di poter trovare lì la soluzione a tutti i suoi drammi. Lì, davanti a lui, c'era il compagno che voleva metterci tutto l'impegno possibile per poter tornare ad essere la voce di un tempo; c'era l'anima che finalmente aveva ritrovato la speranza e ci si era buttato a capofitto, sicuro che questa volta non ci sarebbe stato un fondo nero a tentare di affogarlo e soffocarlo.
«Lo so. - Fu infatti la risposta di Brian, in punta di piedi per lasciare un bacio che sapeva di rassicurazione. - Una sola canzone.»
Erano passati e ormai finiti i tempi in cui Brian avrebbe semplicemente abbassato la testa e continuato a sbattere contro quel muro fino a quando Nick lo avrebbe portato di peso in camera per almeno qualche ora di sonno. Si erano scontrati più volte su quel punto, due teste dure e ostinate che non volevano scendere dai gradini delle proprie convinzioni. Era stata una lotta perché molto spesso Brian si era ritrovato a provare un sentimento di tradimento nei confronti di Nick, colui che avrebbe dovuto essere sempre al suo fianco e che invece lo aveva costretto a mettersi da parte, a rinunciare a ciò che lo faceva sentire in qualche modo utile invece che rinchiudersi nella sempre più crescente sensazione di essere giunto al capolinea di tutto. Quelle settimane di pausa forzata si erano rivelate essere fonte di scoperte e nuova linfa di consapevolezza e di forza. Erano state il suo punto più basso, il punto da cui aveva impiegato quasi due anni per uscirne e finalmente sentire di nuovo il sole sul suo viso. Brian aveva imparato molto, su se stesso e sulle persone di cui si era circondato e che formavano una famiglia davvero allargata e ingrandita. Aveva imparato che l'amore, quel tanto decantato amore di cui pensava già di sapere tutto, mostrava tutta la sua maestosità proprio quando le cose si mettevano più complicate, quando amarsi e lavorare insieme sembrava essere un'illusione e tutto ciò che si voleva fare era allontanarsi per paura di farsi del male. Lì, in quelle lunghe settimane, Brian aveva sentito e provato l'amore di Nick pulsare e bruciare più forte che mai, un sentimento che lo aveva spinto a decisione difficili ma che erano state le uniche possibili per fargli capire che doveva fermarsi e pensare a se stesso, non solo a tutto il mondo attorno a lui. Quella consapevolezza, quella nuova sicurezza su Nick e sul loro rapporto, aveva trasformato Brian in una persona forse non nuova ma decisamente migliore. Lo aveva cambiato, gli aveva fatto comprendere come, a volte, fosse giusto essere egoisti e pretendere di essere al centro di cure e di attenzioni, invece di scappare via da quella forma di debolezza che era, invece, un differente angolo di forza.
«Solo una.» Ribadì Nick, ogni risoluzione scomparsa mentre osservava e si perdeva nel sorriso di Brian.
«Grazie.»
«E di cosa?»
Brian non rispose perché, come sempre succedeva da un po', le parole si trovavano sempre ingolfate quando si trattava di mettere in voce quanto fosse riconoscente per tutto l'aiuto, supporto e amore ricevuto. Così si ritrovò a far scivolare le mani dietro i fianchi di Nick e appoggiare le labbra sopra le sue, lasciando che fosse quel bacio a ringraziarlo al suo posto.
Grazie per avermi amato quando nemmeno io volevo bene a me stesso. Grazie per essere rimasto. Grazie anche perché non è stato facile, perché anche te avevi problemi eppure li hai messi in secondo piano ogni volta che avevo bisogno di te, anche quando nemmeno io riuscivo a mormorare una semplice parola.

 

 

 

 

 

 

 

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La camera era immersa in un buio apparente, negato e contraddetto dai bagliori dei lampioni che sfrecciavano via insieme alle altre macchine. Non seppe dire, Nick, che cosa lo avesse svegliato ma se ne diede poca importanza; allungò braccia e gambe, voltandosi sul fianco per ritornare fra le maglie di quello che sembrava essere un sogno dolce e piacevole. Un battito di ciglia, un soffuso gemito perché la luce cadde proprio sui suoi occhi, e fu in quell’attimo che Nick notò Brian ancora sveglio.
Era tardi, troppo tardi per poter essere ancora lucidi e svegli, eppure il compagno sembrava essere ignaro delle lancette che andavano velocemente in avanti. Eppure, per qualche secondo, Nick non riuscì nemmeno a formulare le sillabe, poche, che racchiudevano il suo nome. Incantato, sì, era quella la parola giusta per come si sentiva in quel momento. Incantato dalla meraviglia che si trovava distesa languida a fianco a lui, completamente nuda salvo per il fluido lenzuolo che sembrava quasi voler accarezzare quella pelle baciata dalla luce della luna.
Era sua.
Quella meravigliosa creatura, intenta a scribacchiare su un foglio di carta, era sua nello stesso intenso modo in cui lui apparteneva ad essa. Non c'era più niente che non conoscesse di quel corpo, come quella conca che si formava sulla schiena quando si sdraiava in quella posizione, supino e con le spalle alte. Aveva studiato quella pelle, aveva lasciato che dita e labbra scivolassero sopra quella superficie in modo da mettere in studio ogni piccolo segno e senso, da quel profumo di shampoo a quei piccoli nei che nessuno aveva mai potuto notare. Ma non era solamente il corpo ciò che Brian gli aveva offerto senza remora, senza dubbio o rimorso. Gli aveva dato in mano il proprio cuore e la propria anima, non importandosene quando tutti lo avevano messo in guardia che sarebbe stato un errore perché ancora Nick doveva trovare il suo posto e conoscere e amare se stesso prima di qualcun altro. Ma era stato proprio Brian, era stato proprio quell'amore incondizionato in cui si era ritrovato immerso a dargli la possibilità di recidere ogni legame con quel passato e quella famiglia che aveva rovinato la sua vita per quei primi quasi trent'anni della sua vita.
Non più. Ora aveva Brian e era stato quasi un sollievo esser lucido e senza grilli nel momento in cui lui aveva avuto più bisogno. Tutta quella situazione li aveva cambiati ed era un miglioramento che non aveva solamente avvolto il compagno nelle sue vesti. Stargli a fianco, dargli forza e, molto spesso, esser costretto a prendere le redini e affrontarlo di petto, aveva cambiato e migliorato Nick stesso. Ora era più forte, ora sapeva di poter fronteggiare e essere allo stesso passo con Brian, invece che sempre aspettare che fosse il maggiore a prendere lui sotto l'ala protettiva e imitarlo in ogni modo e sentimento. Più di tutto, inoltre, c'era la convinzione e la consapevolezza che insieme, lui e Brian, avrebbero potuto affrontare qualsiasi altro tiro il destino avesse deciso di lanciar loro contro.
«Lo so che sei sveglio. - Mormorò Brian, rimanendo con lo sguardo fisso su ciò che stava scrivendo. - Sento i tuoi occhi sulla mia schiena.»
I lati della bocca si curvarono in un sorriso, accendendo lo stesso sul volto di Nick. Si allungò, quel tanto che bastava per appoggiare le labbra sulla schiena di Brian.
«Non è colpa mia se hai un corpo stupendo. - Ribattè Nick con tono malizioso. - Cosa stai scrivendo a quest'ora improbabile della notte?»
«Ero ispirato. Musica.»
«Abbiamo appena iniziato a parlare del nuovo album e già tu scrivi?»
«No, non per il gruppo. - Brian abbassò lo sguardo, rileggendo in parte le lettere e parole che aveva buttato giù nella tranquillità del silenzio. - Per il mio album.»
Era da poco che Brian aveva incominciato a pensare, realmente e praticamente, ad un suo secondo album. E quell'inizio era combaciato con il primo giorno in cui era salito sul palco senza l'ombra di attacchi di panico e con una voce che, finalmente, era risuonata come sua anche alle sue di orecchie. Aveva scritto, sì, ma più che altro pensieri gettati alla rinfusa quando i peggiori momenti avevano bussato alla sua porta e lui, mestamente, aveva dovuto farli entrare e affrontarli. Che senso aveva avuto, in quei momenti, pensare a qualcosa che sarebbe caduto semplicemente sulle sue spalle? Non ci sarebbe stato nessun altro ad aiutarlo nel cantare le canzoni e la sola idea di affrontare un tour da solo riusciva a riprendere l'ansia e riportarla all'attenzione.
Ora... ora era una completa differente situazione. Ora non vedeva l'ora di tornare in studio e portare alla luce quelle canzoni che stava scrivendo da mesi.
Ora... sì, ora Brian era felice.
Come poteva non esserlo? La tempesta era quasi finalmente terminata e i primi raggi del sole incominciavano a farsi strada e a riscaldare tutto ciò che era stato costretto a sopportare gelo e ghiaccio per troppo tempo. Aveva un figlio che, ogni giorno, gli dimostrava e lo faceva sentire sempre più orgoglioso di come stava crescendo.
E poi, aveva Nick.
Per la prima volta, Brian non aveva paura o dubbio sui sentimenti del suo compagno. Per anni era sempre stato lui colui che aveva dato più amore, più fiducia, più sostegno senza mai riceverne in cambio. Alla fine, si era ormai abituato a continuare a dare senza mai chiedere o riceverne altrettanto. Nick aveva cambiato tutto, Nick gli aveva offerto tutto ciò che aveva, lo aveva e continuava ad amarlo in modi che, spesso, Brian si ritrovava impossibilitato a descrivere. Si erano guariti a vicenda, avevano lasciato l'altro guardare e osservare le cicatrici del passato e avevano lasciato che fossero le loro carezze a far scomparire tutto. Si erano difesi e protetti a vicenda, avevano limato i difetti e si erano migliorati a vicenda, lasciando che l'altro potesse librarsi in volo.
«Sono felice, lo sai?» Disse Brian semplicemente, lasciando perdere fogli e penna e sistemandosi su di Nick, appoggiando il mento sul petto e osservando il compagno negli occhi.
«Lo so. - Ribattè Nick, socchiudendo le labbra sopra quelle di Brian. - Lo sono anch'io.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Sì, non è un'allucinazione! Sono riemersa dal mio angolo buio. ^__^

Ho avuto qualche problema, succedeva che iniziavo una storia e nemmeno a metà la lasciavo perchè mi domandavo chi mai avrebbe voluto leggere o avrebbe apprezzato un'idea tanto idiota. Sì, nonostante tutto, ho la sicurezza di un riccio (nel senso che i miei aculei sono intrisi di dubbi e insicurezze nonostante la mia veneranda età) e, anche se questa storia potrebbe essere decisamente migliore, è già un orgoglio averla iniziata e finita senza troppe lotte.
Questa storia è nata dopo aver visto un video di un soundcheck in cui Brian era... Brian. Sorridente come non mai, gli occhi luminosi e quella sua allegria che è impossibile non rimanerne infettati. E dal fatto che, finalmente, forse possiamo lasciarci alle spalle il brutto capitolo degli ultimi anni. *The voice is back! <3*

Ho un po' di idee sparse in giro (e, perchè sono fissata con l'organizzazione, sono anche state stilate in una pagina e mezza di elenco. U.U) e lentamente sto recuperando un po' di autostima e soddisfazione per ciò che scrivo.

Alla prossima!!! ^__^

   
 
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