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Autore: fra_eater    23/06/2014    5 recensioni
Dal testo:
“Il tuo desiderio è stato esaudito, Roronoa” esclama la voce di uno dei membri del governo mondiale facendomi sobbalzare.
Non mi volto. Non riesco a staccare gli occhi da lui.
“Per tutti la morte ha uno sguardo” risponde l’uomo di fronte a me a voce alta.
Ispirata alla famosa poesia di Cesare Pavese, fatemi sapere che ne pensate
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Roronoa Zoro, Tashiji
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi

che sei la vita e sei il nulla
(...)
Cesare Pavese

 

“Capitano! Capitano!”
Chi è che mi chiama? Chi mi cerca a quest’ora? Non è nemmeno l’alba.
“TASHIGI!”
Questa è la voce di Smoker che urla il mio nome.
Deve essere successo qualcosa di importante se è venuto lui stesso a svegliarmi.
Inforco velocemente gli occhiali e salto giù dal letto, ancora in pigiama, per aprire la porta della mia stanza.
Il viceammiraglio Smoker è in piedi, di fronte a me, con addosso l’alta uniforme. È molto agitato, lo vedo da come aspira avidamente il fumo dei suoi due sigari.
“Viceammiraglio Smoker, comandi!” lo saluto con rispetto nonostante sia ancora frastornata dalla sveglia improvvisa.
Lui mi scruta con i suoi occhi scuri. “Vestiti! Veloce!” mi ordina e se ne va voltandomi le spalle.
Guardo perplessa il soldato che era con lui. “Cosa succede?” gli chiedo.
Lui mi guarda con un misto tra l’euforico e il trafelato.
“Sta per avvenire l’esecuzione”
“Di chi?” chiedo. Non sapevo che ci fosse qualche condannato.
Ma prima che lui possa rispondere sentiamo Smoker urlare “MUOVITI TASHIGI!”
Rientro nella mia stanza velocemente per mettere anche io l’alta uniforme da capitano di vascello e darmi una sistemata.
Chi sarà il condannato? Non sapevo che avessimo preso qualche ricercato; se la condanna a morte è stata così repentina deve trattarsi sicuramente di qualche criminale molto pericoloso.
Mi guardo allo specchio. I capelli arruffati, gli occhi gonfi come ogni mattina.
 Ma oggi c’è qualcosa di diverso.
Mi sento strana. Inquieta. Come se da un momento all’altro tutto dovesse cadere nell’oblio.
Sarà stata la sveglia, mi ripeto per cercare di calmarmi
Afferro la spazzola ma mi cade di mano. Sto tremando. Ma perché?
Sveglia, Tashigi! Mi ripeto.
Hai assistito a tante esecuzioni, perché questa dovrebbe essere differente?
 
“Da questa parte, capitano”
Mi accoglie un soldato portandomi fuori, nel campo di addestramento del quartiere generale della Marina.
Riesco a scorgere al centro il patibolo in legno come un’enorme massa scura. Sono stati veloci a prepararlo.
“Eccoti qua! Finalmente” grugnisce Smoker quando lo raggiungo. Siamo ancora distanti dalla struttura.
“Chiedo scusa per il ritardo, signore!” dico.
Più ci avviciniamo, più sagome scure vedo addensarsi intorno alla costruzione massiccia, sembrano tutti in attesa di qualcosa o di qualcuno.
“Chi stiamo aspettando?” chiedo al mio superiore quando riesco a mettere bene a fuoco le sagome degli altri ammiragli, del grande ammiraglio Akainu e dieci persone delle alte cariche del governo mondiale.
Il leggero venticello di questa mattina di giugno mi scompiglia i capelli e alle narici mi giunge l’odore acre e pungente dei sigari di Smoker misto alla salsedine del mare oltre le mura della base.
“Te” risponde lui “Sei l’ultimo desiderio del condannato!”
Rimango stupita da questa affermazione. Io l’ultimo desiderio?
Vorrei chiedere di chi si tratta, chi sia ad avere rapporti con me, ma no so per quale motivo ho paura di scoprirlo.
“Vai da lui” mi dice Smoker con tono insolitamente calmo .
La tenue luce dell’alba illumina il campo e la scala di legno scuro.
Mi guardo intorno mentre cammino verso il patibolo, non riesco ancora a distinguere il volto del condannato.
Sento su di me gli occhi di tutti e mi chiedo che ci faccio qui? Per quale ragione quest’uomo mi ha voluta come ultimo desiderio? Chi è?
Ad ogni passo sento il mio corpo cedere, stringo le labbra mentre il respiro mi diventa affannoso.
Non voglio vederlo. Ma che mi succede?
Salgo le scale, lentamente. La spada che pende al mio fianco si muove insieme a me. Batte piano come a voler scandire il tempo.
Sono alle spalle dell’uomo.
Ha le spalle ampie, massicce. Il torso è nudo e mi permette di vedere i muscoli della schiena scolpiti, deve aver fatto molto allenamento per renderli così marmorei.
I capelli sono verdi, corti. Nel notarli mi si stringe il cuore.
No, non può essere.
Uno scintillio proveniente dall’orecchio sinistro attira la mia attenzione. Tre orecchini pendono piano dal lobo.
Mi trattengo da portarmi una mano alla bocca per lo stupore, ma il labbro tremulo non riesco a fermarlo.
Respiro profondamente e cammino spedita di fronte a lui.
Tengo il volto alto.
Non posso guardarlo.
 Non voglio guardarlo.
Non può essere.
 È impossibile che sia lui.
Non voglio che sia lui.
 
“Guardami” dice con un risolino beffardo.
Quella voce forte, per niente incrinata nonostante la situazione, è inconfondibile.
Abbasso lo sguardo riluttante e sento le lacrime salirmi agli occhi.
La lunga cicatrice trasversale sul petto muscoloso. La cicatrice sull’occhio sinistro. Quei capelli ribelli che ricordano i prati in primavera.
 Quello sguardo fiero che non lo abbandona mai e che ho visto tante volte sotto lo scintillio delle lame incrociate mi gela il sangue e mi fa sprofondare il cuore.
È proprio lui.
Zoro.
Non riesco a parlare, ho paura che la voce non mi uscirebbe.
Lui continua a fissarmi con il suo occhio sano, imperscrutabile.
Vorrei chiederli cosa gli sia successo, perché è stato catturato, perché voleva vedermi, ma non ce la faccio.
 Ogni parola di questo mondo mi sembra inutile, superflua. E renderebbe tutto più difficile.
 
Due soldati si avvicinano e si portano ai suoi lati, le lame affilate scintillano alla luce del primo sole del mattino.
“Il tuo desiderio è stato esaudito, Roronoa” esclama la voce di uno dei membri del governo mondiale facendomi sobbalzare.
Non mi volto. Non riesco a staccare gli occhi da lui.
“Per tutti la morte ha uno sguardo” risponde l’uomo di fronte a me a voce alta.
Ed è proprio con quella frase, mentre lo fisso con il suo sguardo austero, fiero e con le mano legate dietro la schiena che le mie ginocchia cedono e mi ritrovo a terra d’avanti a lui.
Trattengo le lacrime mentre i soldati mi aiutano ad alzarmi e mentre do la colpa alla stanchezza e allo stress di quei giorni.
“Verrà la morte ed avrà i tuoi occhi” recita il pirata mentre mi rialzo.
Sento ridere e mi volto.
Un uomo del governo, alto, vestito di scuro, con una lunga barba bianca è scosso da risate di scherno  “Non avrei mai creduto che un pirata del tuo livello fosse innamorato di un marine”
Lo guardo. Il mio sguardo deve essere confuso perché il vecchio continua “Una leggenda dei mari dell’ East Blue afferma che la morte si presenta con gli occhi della persona amata” mi spiega lanciandomi occhiate di divertimento .
Osservo Zoro e lo sguardo infastidito che rivolge al vecchio mi fa tremare ancora di più.
“Scendi, Tashigi” mi richiamano i miei superiori. L’ora della condanna è giunta.
Non voglio andare via, non lo voglio abbandonare.
 Vorrei stringere le sue mani, spezzare quelle catene e correre via, con lui, lontano dalla marina, lontano dai pirati.
Ma dove sono i suoi compagni?
“E i suoi nakama?” chiedo, sperando che la mia voce risulti ferma.
“Non lo sappiamo.Va processato prima che arrivino” mi risponde freddo non so bene chi.
Non ho parole, non riesco a trovarle.
Questo è un addio e noi lo sappiamo. Ma quelle parole ferme dentro di me non riesco  a pronunciarle e scendo dal patibolo portandomi un ultimo sguardo di lui impresso nella memoria stringendo forte il labbro ad ogni scalino finchè non sento il sapore acre del sangue nella mia bocca.
Mi porto accanto a Smoker, lo sguardo di Zoro fisso su di me.
I soldati sollevano le lame.
 
“Roronoa Zoro, detto il cacciatore di pirati”
 
Non riesco a guardare chi pronuncia la sentenza.
 Smoker si accosta a me “Non farti vedere in queste condizioni” mi ammonisce porgendomi di nascosto un fazzoletto.
Mi porto una mano al viso e sento le lacrime scendere sulle guancie.
 
“Sei colpevole di pirateria” continuano “ed è per questo che vieni condannato a morte con sentenza immediata”
 
E mentre le lame scendono veloci sul suo collo, lui sposta lo sguardo su di me, sorridendo.
“La morte ha i tuoi occhi”
Le sue ultime parole.
E il mio grido di dolore che si alza nel cielo.
 
 
Sollevo il capo velocemente, annaspando alla disperata ricerca d’aria.
Sono madida di sudore, le lenzuola sono attaccate al mio corpo come i capelli al mio viso.
Mi guardo intorno nella mia piccola stanza nel quartiere generale della marina portandomi le mani tremanti ai capelli umidi e cercando di far tornare il respiro regolare.
Sospiro sollevata.
Era un sogno.
 Era tutto un incubo orribile.
Mi passo una mano sul volto asciugandolo dalle lacrime miste al sudore che lo rigavano.
Mi alzo dal letto cercando di non barcollare, le gambe sono ancora pesanti ma il mio cuore lo sento più leggero e ciò mi tranquillizza.
Guardo fuori dalla finestra e la spalanco. L’aria gelida della notte mi sferza il viso e sorrido crogiolandomi nel pensiero che lui sia vivo.
La luna illumina il campo : nessun patibolo, nessun condannato.
Respiro avidamente quell’aria che sa di realtà  e del mare poco lontano su cui sono certa che lui sta navigando lontano dalla marina.
Mi volto e sorrido guardando la taglia di Zoro appesa nella mia stanza assieme a quella di altri spadaccini ricercati possessori di spade rare.
L’aria fiera, lo sguardo deciso, la determinazione che emerge da quella foto nella quale il cacciatore di taglie ha il volto sporco di terra e tutto ciò lo rende ancora più irresistibile.
Come una stupida ragazzina accarezzo quel volto fatto di carta e inchiostro.
“Sei vivo” mormoro da sola “e questo è l’importante.”
Poggio la fronte contro il manifesto, immaginando che sia il suo petto.
“Non farti catturare” sussurrò come in preghiera.
Sollevo lo sguardo e mi metto a ridere come una scema.
Sto parlando con una foto come se fosse il vero Zoro davanti a  me, ma se fosse davvero lui non potrei mai parlare così.
Fisso quegli occhi stampati sorridendo certa che siano vivi come lui.
“Ci incontreremo presto, Zoro”
 
 
 

 
  
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