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Autore: voxes    23/06/2014    2 recensioni
«Innamorati di qualcuno che ti vuole, che ti aspetta. Che ti capisce anche nella follia; qualcuno che ti aiuta e ti guida, qualcuno che è il tuo sostegno, la tua speranza. Innamorati di qualcuno che parla con te anche dopo una lotta. Innamorati di qualcuno che ti manca e vuole stare con te. Non innamorarti solamente di un corpo o di un volto; o con l'idea di essere innamorato.»
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LE PAROLE CHE NON TI HO DETTO
 
Dedicato a Tatiana,
la miglior cugina che potessi avere.
Spero tu stia leggendo.
 
 
«Innamorati di qualcuno che ti vuole, che ti aspetta. Che ti capisce anche nella follia; qualcuno che ti aiuta e ti guida, qualcuno che è il tuo sostegno, la tua speranza. Innamorati di qualcuno che parla con te anche dopo una lotta. Innamorati di qualcuno che ti manca e vuole stare con te. Non  innamorarti solamente di un corpo o di un volto; o con l'idea di essere innamorato.»
 
 
 
  Vengo svegliata dallo sfruscio delle lenzuola e, non appena mi giro verso la metà del letto che appartiene a te, rimango colpita dal fatto che tu sia già sveglio: sei seduto sul materasso in modo rilassato, tanto che la tua schiena crea una lieve gobba che fa risaltare la tua spina dorsale, il lenzuolo bianco che -a malapena- ti copre dal bacino in giù. Ti passi una mano sulla faccia e sbadigli piano.

«Perché te ne vai già?» chiedo spezzando il silenzio nella stanza, notando che la sveglia segnava soltanto le sei e ventitré.
Ti alzi lentamente dal letto ormai sfatto,  raccatti tutti i tuoi vestiti e, senza mai guardarmi veramente in faccia, mi rispondi: «Avevi detto che volevi ti raccontassi solo una storia.»
«E te ne vai così?» rispondo allungando il corpo ancora avvolta dalle coperte. «Senza darmi nemmeno un bacio?» aggiungo.
Ti vedo sorridere di profilo, un sorriso che in realtà sembra che vuoi nascondere, uno di quelli lievi e di circostanza. Scuoti la testa e ti avvicini,  e con una carezza che pare d’acciaio, mi saluti con un misero «ci vediamo» privo di sentimenti, come quelli che si dicono ai proprio compagni di classe il venerdì pomeriggio che non hai voglia di vedere nel weekend o quello che dici alla zia che non sopporti.
Non ho nemmeno il tempo di dirti che arriverò a scuola tardi stamattina che sei già sparito, non ho nemmeno il tempo di avvicinare le mie labbra alle tue che hai già aperto la porta bianca di camera mia, non ho nemmeno il tempo di accarezzarti che sei già fuggito come un ladro.
Perché è quello che fai ogni volta che passiamo del tempo insieme: quando ti stufi te ne vai senza nemmeno lasciare una spiegazione, mi lasci sola con mille domande che mi vagano per la testa.
 Dovrei essere abituata ai tuoi comportamenti da lunatico, ci conosciamo da quando siamo capitati nella stessa classe di educazione fisica - che io salto spesso e che tu frequenti sempre-, ma in realtà ogni volta che te ne vai così, è come se rimanessi scottata ogni volta, scottata dal tuo comportamento, scottata dal fatto di essere trattata come una bambola, scottata da te.
Non stiamo esattamente insieme perché non me l’hai mai chiesto, però, da come ci comportiamo, sembra sia evidente il nostro rapporto: intendo dire, tu cerchi me e io cerco te.
 
Zayn, anche se mi baci segretamente perché non vuoi che gli altri ci vedano, anche se mi accarezzi solo quando siamo da soli, anche se scappi presto la mattina dopo che passiamo la notte insieme, anche se non lo ammetti ma mi guardi sempre, anche se non mi chiedi di stare insieme, io sono innamorata di te. Sono innamorata di te e dei tuoi occhi che al sole sono ancora più luminosi e quasi diventano color ambra, delle spalle larghe e i fianchi stretti, dei tatuaggi che ti ricoprono il corpo e che accarezzi sempre quando sei steso nel letto, dei tuoi capelli nei bagnati che ti scendono sulla fronte dopo una doccia e che non asciughi quasi mai, delle tue mani che sembrano essere fatte per toccare solo il mio corpo, delle tue labbra –piene- che amo baciare e che stuzzichi sempre con i denti, delle gambe magre che spesso sono avvolte da jeans rigorosamente neri e stretti, del naso dritto con il quale sfiori le mie guance quando mi abbracci, delle sopracciglia folte e le ciglia lunghe che ti invidio, del mento che accarezzo quando ti bacio, coperto da un leggero strato di barba.

E detesto altrettante cose: l’odore del profumo che continui a spruzzarti addosso, l’aria sognante che hai quando vedi Jennifer Wilson nei corridoi, il fatto che te ne stai sempre in un angolino con i pugni chiusi e con una sigaretta tra le labbra che ti lascia un pessimo sapore in bocca, la velocità con cui guidi la macchina, quando non mi baci in pubblico perché «baciare qualcuno è una cosa intima», quando non intrecci la tua mano con la mia, quando non mi presenti ai tuoi amici perché hai paura di perdermi, di come ti ci vogliono ore -se non giorni- per smaltire una nostra litigata e non ti capisco perché io ti perdono già quando sbatti la porta. Detesto i tuoi piedi che sono sempre più freddi dei miei, quando non mi guardi, quando urli e quando non ridi.
E la cosa che ho detestato più di tutte le cose che riguardano te è stato il tuo «mi dispiace», la prima volta che hai respinto un nostro bacio, quello alla festa di Nicholas Parker, il ragazzo rosso del quarto anno. Ti c’è voluta una settimana per pensarci e per presentarti a casa mia alle undici e quarantasette di sera, per far sfiorare le nostre lingue e per portarmi nel piano superiore in camera mia, per amarmi per la prima volta.
Mi ricordo ancora le tue mani che sfioravano timide e piano i miei fianchi, i nostri corpi che si modellavano per la prima volta per diventarne uno solo, dei sospiri unisoni e dei respiri strozzati, dei baci lenti e dei brividi sui nostri corpi.
Me lo ricordo perché ti amo, ed è quello che continuo a fare ogni volta che ti penso, che ti vedo, che ti ricordo.
Perché quello che veramente voglio è continuare a parlarti, passare del tempo con te, guardarti fumare, mangiare con te, ridere insieme, accarezzarti ogni singolo secondo, baciare le tue labbra morbide, voglio sedermi accanto a te in macchina con te che guidi veloce, con la radio ad alto volume e te che appoggi una mano sul mio ginocchio. E specialmente, voglio continuare a litigare con te perché poi so che quando avremo fatto pace, sarà di nuovo la cosa più bella del mondo.
 


 
 


 
Bonjour tout le monde,
Mi sono accorta che è da tanto tempo che non scrivevo una one-shot, dunque here i am now, talking with you guys.
Se sono qui che aggiorno, ringraziate Ed, perché è solo per l’ispirazione che mi danno le sue canzoni che sono qui –e anche per la colonna sonora di La prima volta , il mio film preferito-.
Dal momento che sabato 28 giugno, io, Tatiana e Jessica andiamo al concerto dei Oned, boh, mi è venuta voglia di scrivere qualcosa di random su Zayn e sull’amore - e in realtà non mi piace nemmeno tanto, preferivo le altre due one-shots -.
A proposito, voi andate a qualche tappa? Io non me ne capacito ancora.
Eeeh, nulla. Fate un salto anche nelle altre storie che ho in corso, se vi va.
Se volete recensire ben venga, anche perché mi farebbe tanto piacere.
Bisous, ♥
voxes
  
 
  
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