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Autore: mikyintheclouds    23/06/2014    2 recensioni
come sarebbe la storia di Sean e Alex se si fossero incontrati in una fiaba?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexandra Udinov, Sean Pierce, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta, in un regno molto lontano chiamato Russia, una giovane Principessa di nome Alexandra, la cui bellezza era nota in ogni angolo del reame e suggestionava la mente di ogni uomo.
Nonostante la sua giovane età, governava con piglio deciso e con estrema saggezza quel regno florido che suo padre, Nicolai, aveva contribuito a far sorgere.
Il Re, purtroppo, era però morto in giovane età, ucciso dagli uomini del perfido Sir Percival Rose, un uomo assetato di potere che abitava nella regione confinante e che stava cercando in tutti i modi d’impossessarsi di quelle terre così ricche e prospere.
La Regina Katia non si era mai totalmente ripresa dalla morte del marito e passava molto tempo lontano da casa, lasciando la guida del regno nelle mani della giovane Alexandra che, aiutata anche dai consigli dei fidati uomini da cui era circondata, sapeva come gestire i vari problemi, sapeva aiutare il popolo, ascoltarlo e tutti i sudditi la amavano per questo.
Un giorno il capo delle guardie, il Generale Birkhoff, entrò nella sala del trono e, dopo essersi inchinato ossequiosamente alla sua sovrana, le disse che i suoi uomini avevano catturato un individuo che stava tentando di entrare nel castello.
La Principessa richiese che l’uomo fosse portato al suo regale cospetto e così fecero; un ragazzo, poco più che trentenne, con i capelli scuri e il viso in parte coperto da una sciarpa nera, le si parò davanti, con le mani ed i piedi legati.
“Chi sei?” Chiese la Principessa non ottenendo, tuttavia, alcuna risposta dall’uomo che si ostinava a guardarla con uno sguardo truce, non mostrando alcun segno di timore o rispetto.
“La Principessa ti ha fatto una domanda.” Esclamò il Generale Birkhoff, dando un pugno a quel misterioso uomo.
Il ragazzo, tuttavia, continuava imperterrito a tacere, senza mostrare la minima paura alla minaccia di ricevere altre botte in risposta al suo silenzio.
“Vedremo se dopo una notte al fresco avrai ancora voglia di stare in silenzio.” Disse il Generale portandolo verso le celle, nei sotterranei del castello.
 
Presto il sole calò sul regno, i venti freddi fendevano le spesse mura del palazzo, ma la Principessa, coricata nel suo comodo e ampio letto, sepolta sotto vari strati di coperte per resistere alle gelide temperature della notta russa, ancora non dormiva.
Il fuoco crepitava allegramente nel camino, riscaldando la camera e la Principessa continuava a pensare a quello strano ragazzo misterioso che la incuriosiva. Chi era? Perché non voleva mostrare la propria identità? Da dove veniva? Perché aveva rischiato di farsi ammazzare pur di penetrare nel castello, quando lei non aveva mai negato aiuto a nessuno?
Vinta dalla voglia di conoscere si alzò dal letto, indossò un mantello pesante con un cappuccio per non farsi riconoscere e, usando dei passaggi che conosceva solo lei e in cui era sicura di non trovare guardie, raggiunse le prigioni.
Una guardia strabuzzò gli occhi quando la vide, ma lei, determinata, gli ordinò di andarsene e lasciarla sola con quell’uomo.
Prese una caraffa d’acqua che si trovava lì vicino, entrò nella cella e liberò il ragazzo, ancora sveglio, dalle corde che lo tenevano imprigionato.
“Che state facendo? Potrei essere pericoloso.” Chiese l’uomo, guardando stupito la ragazza.
“Non siete muto, allora.”  Ribatté lei, ignorando la sua domanda.
“Avete sete?” Riprese, poi, porgendogli la caraffa d’acqua e, estratto dalla tasca del mantello un pezzo di pane preso dalla sua stanza, glielo porse con gentilezza.
“Rifocillatevi.” Gli disse infine.
L’uomo la guardò stupito, ma accettò il cibo e la bevanda. Dopo tutto, era da un po’ che non mangiava e non beveva.
“Perché fate questo per me?” Le chiese guardandola fissa in quegli occhi azzurri come il ghiaccio che in inverno popolava quelle terre.
“Come vi chiamate? Da dove venite?” Domandò lei, ignorando nuovamente la sua richiesta.
-Sei un osso duro, eh?- Pensò l’uomo reggendo il suo sguardo. –Ma se vuoi giocare, sarai tu a perdere.-
“Perché avete tentato di entrare nel mio castello? Volevate derubarmi?” Chiese la Principessa, andando avanti a parlare imperterrita, nonostante il silenzio dell’uomo di fronte a lei.
Doveva ammettere che, ora che si era tolto la sciarpa, era un gran bel ragazzo. Anche il fisico, muscoloso ed asciutto, non era niente male.
I loro occhi erano incollati come calamite e lei poteva leggere in quelli scuri di lui una determinazione che li rendeva, per certi aspetti, molto simili.
Anche all’uomo non era passata inosservata la tanto conclamata bellezza della Principessa. Per una volta, le voci che giravano nel regno, non si erano dimostrate false.
Vedeva nei suoi occhi azzurri, ma sorprendentemente caldi e gentili, una forte determinazione, un coraggio che aveva visto solo nello sguardo di un’altra donna, sua madre, ma anche un velo di nostalgica malinconia, come se le fosse stata strappata troppo presto la giovinezza, come se avesse ancora bisogno di essere infantile, ma eventi più grandi di lei l’avessero costretta a scelte che avrebbe rimandato volentieri.
“Dove si trova mia madre?” Chiese improvvisamente interrompendo l’interrogatorio della ragazza, che lo guardò confusa.
“Vostra madre?” Ribatté lei, basita, ritrovando la parola che per un attimo le era mancata.
“I vostri uomini l’hanno presa e l’hanno portata qui. Voglio liberarla.”
“Vi sbagliate. Noi non teniamo prigionieri…a parte voi, ovviamente.” Concluse, correggendosi.
“Se vi decideste a dirmi chi siete e da dove venite, forse potrei capire di cosa state parlando.” Riprese, poi.
Il ragazzo accettò finalmente di parlare. Doveva ritrovare sua madre a qualsiasi costo e dallo sguardo sincero, confuso e un po’ preoccupato della Principessa aveva capito che non stava mentendo. Cosa stava succedendo allora?
“Mi chiamo Sean, sono un vostro soldato in licenza, vivo nei territori dell’Est, vicino al confine, siamo solo io e mia madre. Qualche giorno fa, degli uomini con le nostre uniformi sono arrivati nel mio villaggio, l’hanno bruciato, ci hanno privato di ogni nostro avere, hanno ucciso e hanno portato via alcune persone, tra cui mia madre. Dicevano di essere vostri uomini fidati e che stavano seguendo i vostri ordini. Erano capitanati da un uomo con un’evidente cicatrice sul lato destro della faccia. Pensavo che, venendo qui, avrei trovato mia madre e con un po’ di fortuna anche tutte le altre persone, che avrei potuto liberarli e condurli a casa. ”
Alexandra aveva seguito con attenzione il racconto del giovane e quando lui aveva nominato l’uomo con la cicatrice, aveva subito capito a chi si stesse riferendo e la cosa non le piaceva per niente.
Era Roan, uno degli uomini di Sir Rose, lo sfregio sul viso era stato provocato da suo padre, la stessa notte che quegli uomini avevano invaso il castello e l’avevano ucciso.
Allora Percival ci stava riprovando. Erano anni che bramava di conquistare le terre russe e a quanto pare aveva iniziato la sua crociata, mettendo a ferro e fuoco i territori più vicini alla sua regione. Ovviamente per mantenere le apparenze con i suoi vicini, non poteva mandare i suoi uomini con le sue uniformi, altrimenti chiunque avrebbe scoperto i suoi piani. La storia si stava ripetendo. Anche quando aveva attaccato il castello la prima volta aveva usato lo stesso stratagemma per rimanerne fuori; subdolo, ma geniale.
“So esattamente dove si trova vostra madre.” Riferì Alexandra a Sean. “Ma non possiamo muoverci da soli. Avremo bisogno di aiuto. Domani mattina me ne occuperò.”
 
“Nikita! Michael! Che piacere vedervi! Grazie di essere venuti.” Esclamò Alexandra accogliendo a palazzo i suoi amici, due briganti che l’avevano portata in salvo la notte dell’attacco al castello da parte di Sir Rose e a cui poi era rimasta legata. Li aveva aiutati più volte a scappare dalle guardie, li aveva nascosti e protetti quando avevano combinato qualche ruberia e loro, in cambio, le avevano offerto il loro aiuto quando lei l’avesse richiesto.
“Non devi nemmeno dirlo. Cosa possiamo fare per te?” Chiese Nikita, sciogliendosi dall’abbraccio con l’amica.
“Sir Rose. Sta attaccando i villaggi nelle zone Est, lungo il confine. Lui è Sean.” Disse indicando il ragazzo accanto a se. “Il suo villaggio è stato bruciato e derubato da Roan e dai suoi uomini e sua madre e alcuni suoi amici sono stati presi. Dobbiamo andare a liberarli.”
“Nel territorio di Rose?” Chiese Michael che fino a quel momento era stato in silenzio, concentrato sul racconto della ragazza.
“Si. E dobbiamo fare in fetta; voglio evitare che attacchi nuovamente qualche altro villaggio.”
“Perfetto. Non vedo l’ora di dare una lezione a quei figli di buona donna. Si sono intromessi nei nostri affari anche per troppo tempo.”
“Aspettate. Solo noi tre?” S’intromise Sean, guardando allibito la coppia.
“Noi quattro, vorrete dire.” Rispose la Principessa.
Che cosa? Non ci stava capendo più niente. Prima era venuto a conoscenza dell’esistenza di questo perfido personaggio che bramava di conquistare il regno e mandava i suoi uomini ad attaccare piccoli villaggi, facendoli passare per guardie della Principessa, in modo anche di far crescere un certo malcontento tra i sudditi che presto o tardi si sarebbero poi ribellati. Poi spuntavano questi due, entrambi vestiti di nero; la donna portava anche i pantaloni, andando contro ad ogni convenzione che vigeva in quel momento. Scopriva che la Principessa li conosceva, si fidava di loro e, cosa più sorprendente di tutte, aveva intenzione di andare con loro a combattere un intero esercito e aveva visto quegli uomini, come si muovevano, rapidi e precisi; anche se conosceva di fama i due briganti, non poteva fare a meno di chiedersi come sarebbero riusciti a sgominare i loro avversari.
 “Stai tranquillo, piccolo soldato.” Disse Nikita, notando la sua espressione confusa. “Se hai paura puoi rimanere qui.”
La battuta fece ridacchiare il suo compagno, ma lo punse sul vivo.
“Non ho paura.” Ribatté acido. “Mi chiedo soltanto come facciamo in tre…quattro” Si corresse beccandosi un’occhiataccia da Alexandra “In quattro ad annientare un esercito. Ho visto come combattono, è impossibile.”
“In pochi ci muoviamo più velocemente e meglio. Saremo più precisi, silenziosi e dobbiamo evitare di uccidere, se possibile.”
Sean era sempre più confuso. Che razza di brigante non uccideva?
Ancora perplesso, decise di seguire la bella Principessa e la coppia in una piccola stanzetta e iniziarono a preparare il loro piano per liberare i prigionieri. Sempre ammesso che fossero ancora vivi.
 
“Lascio a voi il comando. Devo partire per una visita ufficiale a Sir Rose. Starò via qualche giorno. Mi posso fidare di voi, Generale Birkhoff?”
“Certo Vostra Altezza. Guiderò io il regno durante la vostra assenza. Siate prudente.”
Alexandra si assicurò di dare tutte le disposizioni al Generale e partì diretta a Est. Nessuno sapeva che le guardie che viaggiavano con lei erano, in realtà, un soldato e due briganti.
Il piano era semplice. Lei avrebbe distratto Rose, mentre i tre andavano a liberare i prigionieri. Dopo tutto, Sir Percival non le avrebbe fatto niente. Doveva mantenere le apparenze e uccidere la Principessa russa alla luce del sole non era una mossa saggia.
Impiegarono diversi giorni a raggiungere la regione in cui abitava Sir Rose. Durante questo periodo Alexandra e Sean ebbero modo di parlare, di conoscersi e ci misero poco ad innamorarsi l’uno dell’altra. Ovviamente nessuno dei due aveva rivelato all’altro i propri sentimenti, ma le azioni parlavano chiare.
Lui le cedeva volentieri una coperta per superare la fredda notte, lei centellinava il cibo, in quanto lui doveva essere al pieno delle forze per combattere Roan e i suoi uomini.
Sean scoprì che la Principessa, oltre ad essere molto bella, era anche sveglia, intelligente, simpatica, molto lontana dall’idea di aristocratica che si era fatto di lei. Le piaceva trascorrere del tempo con lei, parlarle, conoscere storie sul suo passato e ammirava il coraggio con cui aveva affrontato la morte del padre, la lontananza della madre e la consapevolezza di avere il peso del regno sulle sue esili spalle.
Alexandra aveva finalmente trovato qualcuno che si dedicasse a lei. Essendo una Principessa era abituata ad essere circondata da servitori che l’accudivano e non la perdevano di vista nemmeno un’istante. Però nessuno lo faceva per vero interesse. Erano costretti, era il loro lavoro e tutti la trattavano come se non potesse essere mai contraddetta, come se dalla sua bocca uscisse oro colato.
Sean, invece, non aveva paura a dirle quello che pensava, la trattava come una sua pari e questa cosa le piaceva. Le piaceva anche essere oggetto delle attenzioni di un ragazzo così carino e gentile. Quando la sera lo vedeva coricato nella tenda accanto alla sua, aveva la tentazione di entrare per vederlo dormire, per baciare quelle labbra carnose che l’attiravano come l’ape con il miele, accarezzare quelle braccia muscolose e abbandonarsi in esse in un caldo abbraccio.
Ma doveva trattenersi. Non sapeva se lui ricambiava i suoi stessi sentimenti e non voleva che qualcuno la facesse soffrire ancora, doveva proteggere quel cuore che per così tanto tempo aveva provato dolore.
 
Quando arrivarono al palazzo di Sir Rose misero in azione il loro piano.
Alexandra si fece annunciare e fu accolta all’interno, mentre gli altri tre, silenziosi e rapidi, si avviavano verso le segrete, dove c’erano le prigioni.
Trovarono ben presto le celle e i prigionieri. Li stavano liberando quando furono sorpresi da una guardia che diede repentina l’allarme e in poco tempo i tre si ritrovarono circondati da Roan e dai suoi uomini.
Percival fu avvertito di quanto stava accadendo e cercò di liberarsi della sua ospite la quale cercò di trattenerlo il più possibile. Quando capì che le intenzioni di Rose erano di liberarsi di lei, uscì dalla stanza in cui si trovava, si tolse rapida il pomposo vestito che portava rimanendo il camicia e pantaloni e, seguendo un passaggio, corse a dar man forte ai suoi amici.
La battaglia fu aspra, non mancarono i colpi da entrambe le parti, tutti combattevano molto bene e si sapevano difendere, ma l’astuzia e la furbizia dei due briganti fu decisiva per avere la meglio.
Riuscirono a portare fuori la maggior parte dei prigionieri (tra cui la cara madre di Sean) e, proprio mentre pensavano che la battaglia fosse conclusa, Roan afferrò Alexandra per le spalle, puntandole un pugnale alla gola. Sean non ci pensò due volte e si scagliò sullo sfregiato con una potenza che non pensava di avere e riuscì a liberarla dalla morsa dell’uomo, rimanendo però ferito ad un braccio.
Roan stava per affrontarlo nuovamente quando Nikita, con una mossa precisa e sicura, lo trafisse con una spada, proprio all’altezza del cuore.
“Mi dispiace.” Sussurrò quando l’uomo si accasciò a terra, esanime.
Percival, nel frattempo, avendo visto quello che stava accadendo e temendo per la sua incolumità, era scappato con pochi uomini fidati, pronto a covare la sua futura vendetta.
“Sean! Stai bene?” Domandò, invece, Alexandra notando l’uomo steso ai suoi piedi, sanguinante.
“Non avresti dovuto.” Riprese chinandosi su di lui per controllare la ferita, con le lacrime agli occhi.
“Non gli avrei mai permesso di farti del male. Tengo troppo a te.” Rispose lui, dimenticandosi di ogni formalità e passando, come aveva fatto lei, a darsi del tu.
Lei gli bendò il braccio alla meglio mentre lui la guardava rapito da tanta bellezza, cullato dai quei movimenti morbidi e delicati, lei gli accarezzò la guancia guardandolo con occhi dolci e pieni d’amore e lui, dopo averle messo una mano dietro la nuca, l’attirò delicatamente verso di se e la baciò.
Fu un bacio lento e appassionato, voluto e desiderato da entrambi, un bacio carico di promesse.
 
Quando ritornarono, lasciarono le persone che avevano slavato al loro villaggio, ormai distrutto, con la promessa da parte della Principessa che avrebbe contribuito nella sua ricostruzione.
Sean si assicurò che la madre stesse bene, la lasciò con gli altri e la salutò, dicendole che sarebbe tornato a trovarla presto.
Alexandra tornò al suo palazzo con i suoi amici. Salutò Nikita e Michael, ringraziandoli per il loro appoggio e con la promessa di rivedersi al più presto e loro, in groppa a due destrieri dono della Principessa, cavalcarono spediti in direzione dell’orizzonte, pronti a vivere altre avventure, com’erano soliti fare.
“Allora.” Disse Alexandra a Sean, una volta rimasti soli.
“Allora.” Ripeté lui.
“Mi hai dato un bacio. Cos’hai intenzione di fare adesso?”
“Anche tu l’hai fatto. Dimmelo tu cosa hai intenzione di fare adesso.”
Alexandra roteò gli occhi e sorrise. Ci voleva tanto a chiederlo?
“Sto aspettando una risposta.” Riprese lui.
“Non mi hai posto nessuna domanda.”
“Avanti, si o no?”
“Si o no, cosa? Ancora non mi hai chiesto nulla.”
Sean sbuffò. Era più facile combattere gli uomini di Percival che affrontare quella ragazza.
“Mi vuoi sposare?” Chiese, infine, attingendo a tutto il suo coraggio.
Alexandra sorrise, i suoi occhi blu s’illuminarono di gioia e, gettando le braccia attorno al collo di quello che, era sicura, era l’uomo della sua vita, lo baciò, mentre lui la faceva volteggiare ridendo.
Finalmente non era più sola, finalmente aveva trovato la felicità e da quel momento vissero insieme per sempre.
 
 
 
Ciao! Non so da dove mi sia uscita questa cosa. Incolpo il caldo e una notte insonne, oppure la mia cara amica che mi ha fatto conoscere questo telefilm e che, commentando una frase di Percy del finale della seconda stagione, ha messo in moto la mia mente malata. Non posso fare altro, perciò, che dedicarle questa storia sperando che le piaccia. Voi fatemi comunque sapere cosa ne pensate. A presto! ;) =) 
 
  
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