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Autore: Aine Walsh    23/06/2014    4 recensioni
Quando Alex riaprì gli occhi, tutto quello che vide fu il tettuccio di un’automobile. Non c’erano più le poltrone in pelle, non c’era il bancone colmo di bicchierini vuoti e da vuotare, non c’era Matt, o Jamie, o Nick, e non c’era neppure quello strambo tizio che aveva appena conosciuto. C’erano solo un'auto in corsa e le luci della città che gli illuminavano fastidiosamente il viso. Alzò di poco il capo e sorrise in modo stupido riconoscendo il profilo di Dhani sul sedile anteriore, intenta a guidare.
«Ciao.» biascicò, stropicciandosi gli occhi arrossati.
La ragazza lo fulminò con lo sguardo, squadrandolo dallo specchietto. «Mi spieghi perché devo sempre venire a raccattarti in giro per i pub dopo che ti sbronzi? Perché io, perché non qualcun altro?» sbottò.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alex Turner, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aloha!
Prima di tutto, grazie per aver aperto la pagina :)
Sinceramente non so perchè sono qui... cioè, questa storia è nata così all'improvviso che (oltre a non avere il benché minimo senso) mi ha spiazzata parecchio. Però, stranamente, il risultato non mi sembra proprio da cestinare, quindi, boh, io ci provo e pubblico.
Tra l'altro, è la prima volta che scrivo in questo fandom e non è proprio da tantissimo che ascolto il gruppo (non sono una fan storica, insomma), ma devo ammettere che mi piacciono tanto. Ma tanto tanto tanto.
In ogni caso, gli Arctic Monkeys non mi appartengono (purtroppo) e blablabla. Spero solo di non essere andata troppo OOC con il personaggio di Alex.
Vi chiedo scusa per lo scempio.
Alla prossima, magari

A.


 

Bumping into you


Quando Alex riaprì gli occhi, tutto quello che vide fu il tettuccio di un’automobile. Non c’erano più le poltrone in pelle, non c’era il bancone colmo di bicchierini vuoti e da vuotare, non c’era Matt, o Jamie, o Nick, e non c’era neppure quello strambo tizio che aveva appena conosciuto. C’erano solo un'auto in corsa e le luci della città che gli illuminavano fastidiosamente il viso. Alzò di poco il capo e sorrise in modo stupido riconoscendo il profilo di Dhani sul sedile anteriore, intenta a guidare.
«Ciao.» biascicò, stropicciandosi gli occhi arrossati.
La ragazza lo fulminò con lo sguardo, squadrandolo dallo specchietto. «Mi spieghi perché devo sempre venire a raccattarti in giro per i pub dopo che ti sbronzi? Perché io, perché non qualcun altro?» sbottò.
«Perché gli amici... si aiutano sempre... nel momento del bisogno.»
«Non era questo che intendevo la prima volta che te lo dissi, lo sai.» tagliò corto lei.
Restarono in silenzio per pochi altri metri, poi Alexander si tirò su a sedere e si buttò di tutto peso in avanti, sul lato passeggero, con un unico movimento veloce e sgraziato, finendo accanto alla ragazza con i capelli corvini legati in un codino che le carezzava il collo scoperto. Alex si soffermò a studiarla un po' per capirne lo stato d'animo prima di decidersi a prendere parola.
«Chi ti ha  chiamato?» chiese, sforzandosi di farfugliare il meno possibile.
«Matt. Ti ha trovato semisvenuto in bagno.»
Il ragazzo annuì, ma non era in grado di ricordare quel particolare. Non ricordava granché delle ultime ore, a dire il vero. 
«Ah.» si limitò a fare in risposta. 
«Steve sarà incazzato nero.» commentò Dhani con tono piatto, quasi stesse esprimendo un pensiero a voce alta  senza  rendersene conto.
Una botta alla testa già dolorante sarebbe stata più facile da sopportare. Un'immotivata quanto improvvisa ondata  di gelosia lo assalì, ma il ragazzo liquidò il tutto etichettando quella sensazione come un effetto collaterale della troppa tequila mandata giù.
«Eri con lui?» s'informò, simulando scarso interesse.
«Sì.»
«Sa che sei venuta a prendermi?»
«No, gli ho detto di non sentirmi bene e mi sono fatta riaccompagnare a casa.»
La risposta lo sorprese, ma si impegnò a non darlo a vedere. «Perché ti ostini ancora a frequentarlo?», si vede lontano un miglio che non lo sopporti più di tanto, aggiunse mentalmente. Ascoltava sfruttando tutta l'attenzione di cui fosse capace al momento, cercava di non perdere troppo tempo nella scelta delle parole da usare e parlava piano, scandendo bene ogni sillaba: voleva contenersi e non darle l'impressione di essere troppo alticcio. Di solito non se ne preoccupava (certe notti aveva dormito per tutto il tragitto fino a casa sua, facendo mente locale solo quando si era risvegliato, all'ora di pranzo del giorno successivo, sul divano in soggiorno), ma stavolta la questione gli sembrò di fondamentale importanza.
«Perché mi tratta bene.» replicò lei, lapidaria.«È galante. Diversamente da te.»
Al scrollò le spalle poco convinto e poggiò i piedi sul cruscotto, rimirando le sue scarpe nere a punta. «Sarà, però io ti faccio ridere.» obiettò.
«Anche Steve fa ridere, mi diverto con lui.»
«Allora com’è che l’hai mandato a fanculo e ti sei infilata in uno squallido bar solo perché te l’ha chiesto un ubriacone?» la incalzò, tradendo il suo proposito di non mostarsi troppo interessato. 
«Ti ho già detto che è stato Matt a chiedermi di venire. E tu non sei un ubriacone, Alex, è solo che ogni tanto alzi il gomito.»
«Rispondi alla domanda, per favore.»
Dhani si fermò su richiesta del semaforo che aveva appena scattato il rosso, appoggiò la testa al volante e sospirò pesantemente. Sia lei che il cantante al suo fianco sapevano la risposta, ma la ragazza non poté fare a meno di sperare che la mente del suo amico fosse talmente annebbiata dai fumi dell’alcool da fargli dimenticare quella piccola confessione dopo una lunga dormita.
«Perché non mi va di saperti in giro in queste condizioni» mormorò, nella voce la stessa nota di chi ammetteva un segreto inconfessabile.
Alex sghignazzò compiaciuto. «Non ti va?»
«No. Solo Dio sa quello che potresti combinare.»
Ed in effetti era vero, persino lui lo sapeva, e la smorfia soddisfatta cedette il posto ad un’espressione raddolcita.
«Chissà che non avrei dato fuoco alla metro nel tentativo di accendermi una sigaretta, se tu non fossi arrivata» ammise dopo una breve riflessione, approfittando di uno sprazzo di lucidità regalato dall’aria fresca che filtrava dal finestrino appena abbassato.
«Chissà che non ti saresti messo a sguazzare nel Tamigi.»
«O che non avrei provato a scalare il Big Ben.»
«O che non ti saresti fatto arrestare per disturbo della quiete pubblica o altro. Magari avresti...»
«Esci con me.» la interruppe bruscamente lui, piantandole addosso i suoi grandi occhi scuri.
«Cosa?»
«Esci con me,» ripeté «domani. Usciamo. Prendiamoci un po’ di tempo per staccare la spina e farci quattro risate.»
«Stai farneticando, hai bisogno di dormire.»
«Sono serio.»
Dhani sbuffò una risata; Alex aveva sempre strane richieste quando beveva, come quella volta che la pregò di andare allo zoo alle due di notte non si accontentò fino a quando lei non gli avesse preparato un milkshake alla vaniglia dopo averlo fatto rincasare.
«Sì, certo. E perché dovrei accettare, di grazia?»
«Perché non mi sembra giusto fingere di essermi ubriacato per passare del tempo con te.» rispose quello, con un tono così tagliente che la ragazza strinse la presa sul manubrio fino a farsi venire le nocche bianche pur di non trasalire.
Non si voltò, continuò a fissare la strada con la fronte corrucciata come fosse troppo concentrata per dar peso a quelle parole, ed aspettò solo di aver voltato l’angolo prima di aprire bocca.
«Alex, tu sei ubriaco.» disse con calma, cercando di convincersi e scacciare quell'orda nascente di dubbi.
«Ubriaco è esagerato, sono brillo… Okay, forse un po’ più di brillo. Ma riesco a ragionare abbastanza lucidamente da...» un singhiozzo, da troppi minuti trattenuto, lo fece sussultare. E lo fregò.
«Stai bluffando,» lo riprese con divertimento lei «lo sai anche tu.»
Alexander bofonchiò qualcosa di incomprensibile persino per lui stesso, incrociò le braccia al petto con fare stizzito e mise su un ridicolo broncio.
L'auto si fermò nello stesso momento in cui domandava: «Ti è mai passato per la testa che forse ho proprio bisogno di bere per trovare il coraggio di chiederti di uscire?»
Dhani si sentì come se qualcuno le avesse appena mollato uno schiaffo in pieno viso o le avesse gettato addosso una secchiata d'acqua gelida. Non non rispose subito, aveva le labbra dischiuse per lo stupore e si limitò a guardare il ragazzo che le stava accanto con gli occhi nocciola sgranati per un tempo che ad entrambi parve interminabile.
Alex non perse neanche un secondo di più a tuffarsi in quello sguardo dalle sfumature ambrate, immaginando di avvicinarsi quel tanto che bastava da poter fondere i loro due respiri in uno solo. 
Aveva voglia di baciarla e sapeva che questo non dipendeva né dalla tequila, o dalla vodka, o da qualunque altra cosa avesse bevuto. 
Aveva voglia di baciarla e lo sapeva già da un po'. 
Aveva voglia di baciarla seriamente, una volta per tutte. 
Aveva voglia di baciarla, ma non l'avrebbe mai fatto in quelle condizioni o senza il suo consenso, quindi si tirò indietro.
«Io credo che tu sia abbastanza cazzuto da potermi chiedere di uscire anche da sobrio, alla luce del giorno. In ginocchio, anche, perchè no.» affermò infine Dhani, ignorando i battiti accelerati che le martellavano il petto.
«È una sfida contro te o contro me stesso?»
«Contro entrambi, se vuoi. Lanciati e fatti valere.»
«D'accordo.»
Alex non aggiunse altro, scese dall’auto, inspirò profondamente e alzò lo sguardo ad indagare il nero del cielo per qualche attimo. Poi infilò le mani in tasca e si avviò barcollando verso l’ingresso di casa, sperando di riuscire ad infilare la chiave giusta nella toppa prima del decimo tentativo: ci riuscì al sesto.
«Toglimi una curiosità, però: ci hai mai pensato?» domandò prima di entrare, voltandosi con un movimento lento.
«A cosa?»
«A me e te.»
Dhani sorrise ampiamente e con dolcezza, il viso illuminato dalla luce di un lampione lì vicino. «Buonanotte, Turner» lo salutò, accompagnando le parole con un gesto della mano.
Aspettò di vederlo chiudersi la porta alle spalle, rivolse una breve preghiera augurandosi che lui l'indomani si ricodasse di quella conversazione e agisse di conseguenza, poi mise in motò e sparì.
Sì, ci aveva pensato e ci pensava ancora molto.
  
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