After All This Time


   

    Aveva la giacca aperta e camminava velocemente. Faceva freddo, quella mattina, ma a Gerard piaceva. Sentiva il vento percorrergli le ossa, scompigliargli  i capelli. Nello zainetto c'erano gli schemini e un nuovo carboncino, ma non si sentiva determinato o felice in alcun modo: stava per succedere qualcosa. 
    Bandit e sua moglie erano a casa, le aveva lasciate dormire. Quant'erano belle, le sue donne. La piccola teneva stretta la mano della madre, il pollice opponibile ben piazzato in bocca. 
    Mentre si accendeva una sigaretta entrò in un bar 24. Si buttò su una sedia vicino la finestra e aspettò. Fuori c'era un casino infernale: i cani abbaiavano, le serrande si aprivano e la gente camminava in fretta. 
    Nessuno osava guardarsi negli occhi.
    Chiamò una cameriera e chiese un caffè senza zucchero. Quando essa si allontanò prese il telefono e controllò l'ora: aveva ancora quindici minuti abbondanti da sprecare prima che aprissero lo studio, prima che la sua solita routine iniziasse. Gli piaceva disegnare, fare il fumettista era quello che aveva sempre desiderato. Ma era forse completamente felice?  
    Sentì il campanellino e la porta si aprì. Alzò gli occhi dallo schermo e vide una figura bassa, i capelli corti e le spalle ben definite. Andò dall'altra parte del bar, sedendosi con delicatezza. Cosa c'era di così conosciuto in quei movimenti? 
    Una ragazza bionda gli portò il suo caffè e sotto la tazza, Gerard potè chiaramente vedere, lasciò un foglietto bianco. Roteò gli occhi, lo prese e lo buttò via. Non era chissà quale bellezza, ma anche dopo tutto quel tempo, c'era ancora gente che lo riconosceva. 
    Non finì la sua bevanda, si alzò e andò a pagare al banco. In quel preciso istante, si sentì un rumore di sedia e vide che anche il ragazzo misterioso di prima si era alzato. Diede gli spicci al vecchietto che c'era e quando si girò quasi quasi cascò per lo stupore. 
    - Ah, ehm...-  
   - Oh, beh. Ciao, Frank.-  disse salutandolo timidamente. E non potè non guardarlo negli occhi e perdersi per qualche istante in quel mare verde. Guardò poi un po' più sotto e intravide le sue labbra: erano ancora rose e soffici, come prima. 
   - Ciao Gerard.- rispose piatto, allontanandosi piano piano. 
   Uscì dal bar al freddo e andò dalla parte opposta dello studio. 
   Poco dopo Gerard uscì anche lui, incamminandosi a testa bassa verso casa sua: non avrebbe lavorato quel giorno. 

   Qualche ora dopo, in camera sua, solo e triste, Gerard Arthur Way Lee pianse. 
   Anche dopo tutto quel tempo, dopo quasi tre anni da quando non vedeva più il suo più grande amore, riuscì a vedere nei suoi occhi un minimo di rimorso, un minimo di calore. 
   Non si sentì mai così perso in vita sua.