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Autore: STOP IT    23/06/2014    1 recensioni
"Dicono che durante la nostra vita abbiamo due grandi amori. Uno con il quale ti sposerai o vivrai per sempre, può essere il padre o la madre dei tuoi figli: con questa persona otterrai la massima comprensione per stare il resto della tua vita insieme a lei. E dicono che c’è un secondo grande amore, una persona che perderai per sempre"
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dicono che durante la nostra vita abbiamo due grandi amori. Uno con il quale ti sposerai o vivrai per sempre, può essere il padre o la madre dei tuoi figli: con questa persona otterrai la massima comprensione per stare il resto della tua vita insieme a lei. E dicono che c’è un secondo grande amore, una persona che perderai per sempre. Qualcuno con cui sei nato collegato, così collegato, che le forze della chimica scappano dalla ragione e ti impediranno sempre di raggiungere un finale felice. Fino a che un giorno smetterai di provarci, ti arrenderai e cercherai un’altra persona, che finirai per incontrare. Però ti assicuro che non passerà una sola notte senza aver bisogno di un altro suo bacio, o anche di discutere una volta in più. Ti libererai di lui o di lei e smetterai di soffrire, finirai per incontrare la pace, però ti assicuro che non passerà un giorno in cui non desidererai che sia qui per disturbarti. Louis è il mio secondo grande amore. Ho il fiato corto e sto piangendo, perché in fondo al buco ci sono io, solo io, solo come poche volte nella mia vita, solo con questo dolore dentro e questa sconfitta addosso che non riesco a digerire ma solo a camuffare, le mie giornate sono fatte di poche parole, in parte scritte e in parte lette nel mio cuore, nella mia testa.. Poco altro mi accompagna in questa città che la notte si svuota di tutto, in questa città che col freddo diventa ricordo, e il ricordo si trasforma in dolore e il dolore non passa, non passa. Lei è tornata, come da contratto, lei è tornata. E se l’è portato via, ancora. Mi aveva detto che non sarebbe più successo, che non avrei dovuto guardarlo un’altra volta mentre lei lo prendeva per mano e me lo portava via. Non ce la faccio più. Ho smantellato ogni fortezza, liberato ogni emozione, lasciata aperta ogni porta della mia anima per lui. Anche quando era difficile. Anche quando la tristezza era più forte di ogni cosa. Anche quando respiravo a fatica tra le lacrime. Anche quando, nonostante tutto, stare senza di lui era l’ultima cosa che volevo. Ho assecondato ogni richiesta del cuore, ho sputato fuori ogni sentimento, ho mobilitato ogni cellula del mio corpo pur di resistere alla crudeltà di una realtà esasperante, da cui lui per primo non mi ha difeso. Sminuendo, ridicolizzando, calpestando ogni cosa bella che poteva essere e che da oggi non sarà. Sono ubriaco. Ubriaco e triste. Ubriaco e senza speranza. Ubriaco e solo.
Insomma, c'è una cosa che va oltre il bene, l'indifferenza e la cattiveria: si chiama "rispetto". E non bisogna necessariamente essere provvisti di una sensibilità sopra le righe come la mia per averne quanto basta a non ferire le persone. 
Ma invece no. Ogni occasione è buona per essere sleali. E vigliacchi. Una vigliaccheria che non causa solo rabbia e tristezza, ma una pena immensa. Perché non si tratta solo di calpestare uno stramaledettissimo sentimento, ma di sottovalutare anche l'intelligenza di chi lo prova.
Certa gente non merita un cazzo di niente. Ma nonostante tutto io non riesco ad avercela con lui. Qui, in questa dannata taverna al centro di Londra, sto sorseggiando una birra offerta da una biondina slavata che prima mi mangiava con gli occhi. Osservo la gente attorno a me. Ci sono coppie che si parlano, amici che ridono, persone sole proprio come me, ma poche. Mi viene da pensare a quante persone stiano soffrendo in questo momento, anche se sono per la maggior parte persone circondate da amici. Penso che nel dolore si è soli, completamente. Anche chi finge di aiutarti, pensando che quattro parole di conforto o una birra in compagnia bastino ad alleviare la pena della solitudine, non fa altro che fomentare quella fitta al cuore, quel buco nero nello stomaco, quella voragine di vuoto che non smettiamo mai di scavare. Cadiamo ad ogni parola, crolliamo ad ogni sorriso. Ma per gli altri stiamo solo sorseggiando un drink. Nessuno ti guarda attraverso. Nessuno è davvero disposto a varcare quel limite che ti tiene distante anni luce dagli altri, a sprofondare nel tuo buio, a tentare di tirarti su dal baratro. E loro non sanno che peggio dell'essere soli c'è un'altra cosa: avere accanto persone così. Inutili. Indifferenti. Felici. Mi ritengo fortunato a non avere compagnia stasera. L’unica compagnia che vorrei è a Manchester con la sua ragazza. Deve essere divertente avere un giorno un ragazzo ed un giorno una ragazza. Non si perde nulla. “Con lei non ci sono sentimenti” mi dice sempre, eppure quello solo qui son io. Il barista mi guarda affranto . Forse mi ha riconosciuto o forse ha soltanto pena di me. A volte penso che se non esistessero amori come il nostro, non si scriverebbero più canzoni. Okay, ho bevuto abbastanza, è ora di andare a casa. Come se esistesse “casa” senza di lui. Esco. Fuori fa freddo, come sempre. Ma la città è spenta.Quant'è assordante il rumore del silenzio. Non merito di soffrire così ogni santa volta. Sai cosa? Stavolta mi scelgo; scelgo le sigarette una dietro l'altra, le serate a parlare con troppi bicchieri vuoti, le notti a camminare scalzo in mezzo alla strada aspettando di salutare l'alba. Scelgo di non scegliere più nessuno che non sia io; io e miei litigi interiori, io e i miei sorrisi con dentro il cielo, io e i miei occhi sempre mezzi incazzati. Stavolta, io scelgo di non scegliere nient'altro che amarmi un po'. Così prendo il telefono. Lou. Squilli senza risposta, squilli vuoti, squilli che cadono nel nulla. “Lasciare un messaggio dopo il segnale acustico. “
”Hey Bear, indovina un po’? Sono io, il tuo stupido ragazzo, ubriaco ma non troppo. Niente scenate questa volta, puoi stare tranquillo. Volevo solo dirti due cose prima di andare a letto.
Ricordati sempre di me, Lou: delle mie notti insonni, delle sigarette accese, dei sorrisi accennati.
Ricordati del colore dei miei occhi, delle mie braccia troppo possessive, di quel neo quasi invisibile che ho sulla clavicola, dei miei pantaloni troppo stretti, dei miei capelli troppo ricci, delle lacrime troppo salate, del troppo ridere quando sono in difficoltà, del troppo amore.
Ricordati dei miei baci che di timido non hanno nulla, della mia collezione di cd, dei libri letti mille volte con le copertine e le pagine ancora immacolate. Ricordati dei miei abbracci sfuggenti, del muro che mi hai aiutato a distruggere, delle notti passate a parlarti, delle mie diecimila porte sbattute, dell'arrossamento della faccia a contatto con la tua barba, la stessa che io non riesco proprio a farmi crescere.
Ricordati le poche notti passate insieme, del mio modo di sedurti con un pigiama di pile con gli orsacchiotti e i capelli arruffati, del mio modo di unirmi a te quasi come fosse un rituale mistico, sacro e selvaggio, del mio coccolarti, sì, ma dopo mille questioni.
Ricordati delle mie cadute, del mio modo di tenerti la mano come se stessi mantenendo tra le dita tutta l'essenza dell'amore. Ricordati le briciole di cornetti troppo secchi o troppo caldi tra le lenzuola del letto, dei mille caffè e dei miei sbalzi d'umore.
Delle mie canzoni troppo rock o troppo soft, dei milioni di concerti proposti, delle scarpe lasciate sull'uscio di casa, della mia voce roca, di quel guardarti così tanto, così forte da distruggermi e rinascere.
Ricorda i miei pomeriggi tristi, le poesie senza senso scritte sulla tua schiena, del mio sorridere tanto e, a volte, per così poco, dei miei nervosismi momentanei e dei miei vestiti lanciati a terra.
Ricorda i nostri compleanni a letto, a festeggiare con sudore e morsi, con lacrime da bere e parole soffocate, dei muffin come torte e le sigarette come candeline.
Ricordati delle litigate per incomprensione, noia o per darci una spinta in più quando vediamo l'abitudine insinuarsi fra le nostre occhiaie.
Ricordati di me nonostante il mio essere presente nei tuoi giorni.
Ricordami, ricordaci ogni giorno.
Ricorda del nostro strano, normale, fragile, fortissimo, complicato appartenerci.
Ricordati dell'amore, il nostro troppo amore.
Buona vita, Louis.”
Il peggio è passato. Sono stato forte, deciso, diretto. Riuscirò ad andare avanti nonostante lui sia l’unico uomo della mia vita. Nonostante i ricordi belli. Nonostante lui. Nonostante. E’ ora di pensare a come vivere la mia vita senza di lui. Forse semplicemente non posso. Davvero non ricordo dove sia casa mia. Forse attraversando la strada la troverò. Questa luce così forte in piena notte e questo rumore quasi assordante che mi arriva ovattato alle orecchie. Sembra quasi un do maggiore o forse … forse un clacson. Sono sul ciglio della strada, fa male. Tanto male. Ma ora non sento più quell’angoscia nel cuore. Quella mancanza di Louis. Sento il mio telefono squillare, ma non riesco proprio a vedere dove sia volato, non riesco proprio ad aprire gli occhi. Ecco, ora ho un messaggio nella segreteria. Menomale che ho messo l’ascolto automatico qualche giorno fa, altrimenti non avrei saputo come fare. Sento qualcosa di liquido scivolarmi sul collo, ma non importa. Ora esce una voce dal mio telefono:
“Harry, sono io, perché non rispondi al telefono? Lo so che sei li che mi ascolti e so anche quanto tu sia orgoglioso. Farò come hai fatto tu e ti lascerò un messaggio. Stanotte ho sentito il tuo profumo sul mio cuscino, eppure dormivo con Eleanor. Quante volte hai poggiato la testa lì, dopo aver fatto l'amore, esausto, stanco, sudato. Prima mi davi un bacio leggero e, sussurrando, mi auguravi la buonanotte. Allora io mi facevo più vicino, perché tanto lo sapevo che avrei trovato le tue braccia pronte a stringermi e chiudevo gli occhi, convinto che mi sarei addormentato così ogni notte, da lì all'eternità, con il caldo sulla pelle e il sorriso. 
Con il caldo e il sorriso, soprattutto nel cuore.
Sono fermo adesso, mentre intorno a me tutto si muove: sulle pareti dei miei occhi passano ininterrottamente attimi di noi. Non voglio fare il romantico, ma ci sono tante immagini che mi passano davanti.
Ci vedo seduti su un marciapiede mentre il mondo ci passa davanti senza disturbare, stretti contro il muro del sottopassaggio di una stazione piccola e poco affollata coi cuori che corrono più veloci di qualunque treno sia partito da lì. E ti ricordi la sera che abbiamo fatto l'amore per la prima volta? Io non la smettevo di tremare mentre cercavo il coraggio per dirti che ti amavo da sempre, e tu, con gli occhi belli e il tuo profumo di casa mi abbracciavi ancora di più, mentre sorridevi e dicevi di amarmi a tua volta. E quella volta al mare in cui mi abbracciavi perché avevo freddo anche se era agosto? A me piace ricordarci sul balcone di casa tua a Londra, con una sigaretta in mano e i baci sulla nuca, con l'alba di fronte e la tua maglietta enorme addosso che mi rendeva invincibile, o mentre Niall suonava e mi offrivi la mano per ballare. E tu sai che odio ballare, infatti ti ho dato un pugno sulla spalla e ti ho abbracciato per farti star fermo. Quel che non sai è che il mio cuore non hai mai smesso di ballare quando tu eri vicino a me.
Avevamo già deciso come dipingere le pareti di casa nostra, la seconda, chi avrebbe cucinato e come avremmo arredato la nostra camera.
Era tutto perfetto; se chiudevo gli occhi potevo già vederci mentre facevamo colazioni in pieno pomeriggio o mentre ci addormentavamo stanchi il primo giorno di pausa dal tour o cucinavamo insieme del cibo perfettamente discreto.
Dio, come ti amo. Ero convinto che nessuno al mondo potesse amare così, che fossimo i soli ad avere la fortuna di completarsi sul serio. Ti avrei seguito fino in capo al mondo se me l'avessi chiesto, ti avrei sposato anche senza anello, confetti e invitati. Avrei firmato qualunque documento per passare con te il resto dei miei giorni. Sai, tutti scommettevano che ci saremmo sposati a 25 anni e, quando me lo dicevano, ridevo pensando al fatto che ci saremmo lanciati addosso piatti e parole pesanti, che avremmo sbattuto più volte la porta di casa giurando di non entrarci mai più.
Ridevo perché, anche mentre ci immaginavo arrabbiati e urlanti, non riuscivo a non vedere l'amore, tra una maledizione e una lacrima non versata per non darci soddisfazione.
Pensavo a noi come una fiamma troppo testarda per lasciarsi spegnere da un temporale irruento.
E invece, il temporale è arrivato e ha distrutto tutto, spegnendo l'unico fuoco che avrebbe dovuto continuare a bruciare.
E sai qual è il colmo? Che ero io. Quella tempesta ero io.
Ho lasciato che tutto finisse, perché era più facile tenerti nell’ombra, mentre la mia finta fidanzata dava un’immagine di me che non era vera. Era più facile assecondare la Modest piuttosto che farle la guerra. Ma non mi accorgevo di farti male, di star tirando troppo la corda convinto della sicurezza che eri tu. Ed ora la corda si è spezzata, l’ho spezzata.
È passato, come passa un raffreddore o un treno che non sai dove ti porterà.
Ho rinunciato alle tue mani sulla mia pelle, ai tuoi occhi sfatti di prima mattina, a quell'odore di mare col vento che sento e sentirò per tutta la vita, ai tuoi baci sulla fronte, ai nostri caffè, alle passeggiate senza destinazione, ai sogni che avevamo fatto da svegli.
Ho provato più volte a chiudere gli occhi e darmi ordini, ma non c'è modo di riuscire a conciliare mille pensieri contrastanti.
Lo so che non mi credi, ma ti ho amato.
Ti ho amato con un amore che non proverò mai più, te lo assicuro.
Non riesco a immaginare un altro amore della stessa intensità e della stessa potenza.
Anche mentre ti sto dicendo queste cose non posso fare a meno di pensare che tu sia l'amore della mia vita e che non farò altro che rimpiangerti e odiarmi quando mi sveglierò, con la confusione svanita e un amore che non vorrai più. Perché hai ragione. Perché tu non mi meriti, Harry Styles. Ma se ancora mi vorrai, domani, tra due mesi, tra un anno, io sarò qui perché non importa cosa succede, non importa cosa deciderai di fare, ti amerò fino alla fine dei tempi, ti apparterrò per sempre e per sempre ti aspetterò.
Sogni d’oro, Curly.”
Non sono riuscito a sentire nulla di quel maledetto messaggio. Un rumore assordante, forse una sirena ha ricoperto gran parte della mia testa. Magari era solo mamma che voleva sapere dove diavolo fossi finito, o Liam che mi chiedeva come stavo, o forse Nick che mi prenotava per un caffè domani mattina. Ma io non sono riuscito a capire. Sono stanco,molto stanco. Mi fa tutto tanto male e la gente intorno a me urla. Qualcun altro piange. Una signora inginocchiata davanti a me mi urla di resistere mentre mi mette un collare attorno al collo. Mi sento come in un oceano di dolori che ti squarciano, pensieri che fanno più male. Io stavo nuotando, stavo lottando... Poi ho pensato, solo per un secondo, ho pensato: "A che scopo?", e ho mollato. Ho smesso di lottare.
  
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