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Autore: CassandraLeben    19/08/2008    28 recensioni
Questa storia è ambientata dopo Eclipse ed è stata elaborata prima dell’uscita di BD.
HO AGGIORNATO!!!!!!!
In breve: un racconto alternativo, avventuroso e romantico, nonché triste, di ciò che avevo immaginato potesse accadere dopo il fatidico “Sì” tra Edward e Bella.
Il ritorno dei Volturi, di Jack, Alec e Jane sconvolgeranno la vita dei novelli sposi
ATTENZIONE, PUò CREARE ASSUEFAZIONE E PROBLEMI CARDIACI! XD
< Isabella. > Una voce familiare risuonò nella camera. Sobbalzai. Non mi ero accorta della presenza di qualcuno nella stanza.
< Bella! Quanto tempo, desideravo con ansia rivederti. > Aro mi si avvicinò e mi prese la mano. Con gentilezza, me la baciò. Notai i suoi occhi guizzare sulla mia fede e poi incontrare i miei. Mi sorrise tranquillo e mi fece accomodare sul divano.
< Prego cara, siediti. Non avere paura. Non devi preoccuparti. > Sapevo che non potevo rifiutare. Tanto valeva stare al gioco. Magari sarei riuscita a sopravvivere un po’ più a lungo.
Genere: Romantico, Dark, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutte! Passato un buon ferragosto? Mi auguro di si XD
Visto che non vi ho fatto attendere molto? Ecco infatti il capitolo 23!!! E finalmente, uno degli eventi principali della storia si compie! Ma cosa succederà adesso? Sarà data la possibilità ai nostri vampirucci teneri di vivere felici e in pace? Mmm … insomma, mi conoscete! Preparate le bombole d'ossigeno e prenotate un posto in cardiochirurgia a Forks, dove un bellissimo dottore sarà tutto intento a rianimarvi a suon di baci!
Insomma, si prevede bufera! (in realtà, la mia piccola mente perversa ha elaborato, - molto prima che uscisse BD, tanto per assicurarvi che 1 questa storia non contiene spoiler e 2 non ho copiato niente … tendo a ripetermi, ma alle elementari *trauma non elaborato* la mia maestra mi accusò di aver copiato, che non poteva essere farina del mio sacco perché il compito era fatto troppo bene. Insomma, vi assicuro, questa storia ha il marchio certificato: Made in Erika's mind. Controllato dall'origine allo schermo.)
Beh, preparate le cinture. Per intanto, farò vivere qualche tempo felice alla nostra coppia che, ormai, di coppia ha ben poco. E poi si sa, quando nascono i figli, finisce la pace! Ma la domanda è: E se la pace non c'è mai stata? Allora cosa può succedere? Lo scoprirete presto! (Erika si sfrega le mani con gli occhietti sbirluccicanti e lo sguardo da sadica assassina.) uno spoiler? Beh, ci sarà un po' di sangue in futuro *Erika's style* e non solo quello del parto!
Volevo ringraziare voi che, nonostante fosse Ferragosto, avete letto la mia storiella. E un grazie anche a tutte coloro che hanno commentato. Un ultima cosa, sono così felice! Questa ficcy ha raggiunto quota 152 preferiti!
È, è … splendido! Davvero! È un regalo bellissimo per me! GRAZIE DI CUORE

                                                                                                      Cassandra

                                                                              *con gli occhi pieni di lacrimucce di gioia*

PS: Io adoro Emmett!

Bella's POV

< Bella … Stenditi un attimo. >
< No! Esme, sono troppo agitata! Ho bisogno di camminare. > Percorrevo la stanza avanti ed indietro a passi veloci, tenendo le mani all'altezza dei reni, sulla schiena. Ogni volta che arrivava una contrazione, stringevo i denti e serravo gli occhi.
< Lascia che faccia quello che si sente di fare. Se camminare le fa bene …Come ti senti, Bella? >
< Mi sembra di avere il ciclo … > sospirai e poi aggiunsi:
< Carlisle … >
< Sì, Bella? >
< Senti, ma sei sicuro di poterlo fare? Non è che possiamo andare all'ospedale? > la mia voce tremava.
< Bella, è vero, non sono un ginecologo ma ti assicuro, sono perfettamente in grado di gestire questa situazione. Non è il primo bambino che aiuto a nascere. Anzi, sappi che negli ultimi mesi ho anche riletto tutti i manuali per tenermi aggiornato. E qui abbiamo tutto l'occorrente … Certo, se preferisci possiamo sempre andare all'ospedale. Abbiamo dei documenti falsi anche per te. Se andarci ti può aiutare ad essere più sicura … ti assicuro però che qui né tu ne la bambina correte alcun rischio. >
"Rischio" A quella parola tremai.
Ero stata calma riguardo al parto fino al momento in cui, in mezzo alla cucina, non mi si erano rotte le acque.
Poi, una volta resami conto che stavo davvero partorendo, dopo aver visto la piccola scia di sangue mescolata ad un liquido dal colore indefinito lungo la mia coscia e aver sentito Carlisle dire: < Sì, si è rotto il tappo. Adesso dobbiamo aspettare finché non ti sarai dilatata … Dobbiamo tenere sotto controllo le contrazioni. >, a quel punto realizzai che stavo davvero partorendo, che la bambina sarebbe nata di li a poco.
E tutto quello che, fino a quel momento, appariva ai miei occhi come un futuro indistinto e sfocato, divenne immediatamente reale, troppo reale.
All'improvviso non mi sentii pronta. Era troppo presto, avevo bisogno di altro tempo. Non mi sentivo ancora pronta.
Dopo averlo gridato dietro ad Esme che, poverina, cercava di rassicurarmi, Carlisle era intervenuto e aveva cercato di convincermi che questa paura era del tutto normale e che, sebbene mancassero ancora circa tre settimane alla data prevista, non c'era niente di cui preoccuparsi. Ero giovane ed evidentemente la bambina era pronta, dato che non c'erano stati eventi traumatici che avessero indotto il parto. Mi aveva visitato e tutto pareva normale. E comunque, mi continuava a ripetere, erano pronti ad ogni eventualità.
< Ah! > gemetti tenendomi la pancia. Un attimo dopo Carlisle fu al mio fianco e, tenendomi per mano, mi portò a sedere sul letto e mi sentì il polso.
Sorrideva.
< Ah! > un'altra contrazione.
Alice era tornata e tentava di nuovo di chiamare Edward.
Sbuffò e riappoggiò il telefono sul comodino, poi si voltò e, rivolgendomi un sorriso smagliante, disse: < Se le contrazioni sono regolari, potremmo spostarci in bagno. >
Era stata sua l'idea dell'acqua calda. Negli ultimi 5 mesi, aveva frequentato un paio di corsi per gestanti. Diceva che, visto che io non potevo, sarebbe andata lei e mi avrebbe fatto poi rifare esattamente gli stessi esercizi. Ed infatti molti miei pomeriggi erano trascorsi con lei come personal trainer … sotto lo sguardo attento di Edward. Sono certa che, se non avesse fatto così freddo, lui mi avrebbe fatto costruire una piscina in giardino.
Naturalmente, in quei corsi di cui Alice era tanto entusiasta, le signorine elogiavano il parto in acqua e, visto che Carlisle era d'accordo …
A fatica entrai nella grande vasca con idromassaggio e mi abbandonai alla ceramica fresca. L'acqua era calda e rilassante.
Ad occhi chiusi facevo dei respiri profondi. Seguivo il ritmo di Esme.
< Dai, Bella, respiri profondi. > La guardai malissimo. Povera Esme, sapevo che non se lo meritava, ma avrei tanto voluto tirarle dietro tutto ciò che avevo a portata di mano.
Strinsi i denti quando sentii arrivare l'ennesima contrazione.
Vidi Carlisle armeggiare con una siringa ed improvvisamente, mi sentii subito meglio, o per lo meno speravo lo credessero gli altri.
< Carlisle, mettila via, non occorre … >gli feci sorridente.
< Bella, questa ti aiuterà a tenere sotto controllo il dolore. > e si avvicinò di più a me.
< Esme, aiutala a girarsi … >
< No no no! Va bene così! > dissi avvinghiandomi ai bordi della vasca.
< Va bene. > mi sorrise e poi aggiunse, appoggiando il maledetto, piccolo oggetto di vetro sul fasciatoio che, da alcune settimane si era aggiunto agli arredi del mio bagno.
< avvisami quando ti sentirai pronta. >
Ormai ansimavo. Le goccioline di sudore sulla mia faccia mi appiccicavano i capelli alla fronte. Era stato inutile legarli in un alto codino, ormai erano bagnati fradici.
< Alice, quel debosciato non ti ha ancora richiamato? > Le chiesi al limite della sopportazione.
< C'è la segreteria telefonica. >
< Allora, registra sulla segreteria che sto partorendo. P.A.R.T.O.R.E.N.D.O. fagli lo spelling, mandagli un videomessaggio, fa come vuoi, ma cacchio fallo venire qui! >
< Bella, il telefono è ancora spento … ma ti assicuro, appena lo riaccende, vedrà i messaggi e si fonderà qui. >
< Me lo auguro per lui. >
Mentre ero lì, con l'acqua che mi arrivava alle ascelle e gli occhi chiusi, lasciavo che Alice mi massaggiasse le braccia e le gambe.
< Quanto tempo è passato? > chiesi tra uno spasmo e l'altro.
< Le doglie sono iniziate circa tre ore fa … >
Aprii gli occhi e sbuffai, espirando.
< Bella, non è colpa mia … > cercò di giustificarsi lei.
< No, lo so. È colpa sua! Perché tiene il cellulare spento? Cavolo! >
Alice non mi rispose e continuò a frizionarmi le spalle, insieme ad Esme.
Quando la sentii irrigidirsi, alzai lo sguardo terrorizzata e la fissai, nei suoi occhi vitrei.
Carlisle la prese gentilmente per le spalle e la fece sedere per terra. Le si inginocchiò davanti e, con calma apparente, le domandò piatto: < Alice, cosa vedi? >
Io mi ero letteralmente irrigidita e cercai di mettermi meglio per poter spiare da oltre il bordo della vasca.
Esme mi trattenne ma io gridai tra le lacrime: < Alice! È la mia bambina? Alice? >
Carlisle copriva la sagoma della mia migliore amica, ma alla fine, la sentii sospirare:
< Ha visto il telefono. Ora ci chiamerà. > a quelle parole, sentii tutti i muscoli del mio corpo rilassarsi contemporaneamente. Risprofondai nell'acqua calda sorretta dalle braccia di Esme.
Dopo neanche un minuto, il telefonino vibrò.
Carlisle lo afferrò all'istante e se lo avvicinò all'orecchio.
< Pronto? > si era intanto portato al mio fianco, seduto sul bordo della vasca.
Sentii chiaramente la voce di Edward, provenire dal piccolo apparecchio.
< Carlisle? Carlisle cosa succede? > era agitato.
< Sta tranquillo. Bella sta partorendo ma va tutto bene. Le si sono rotte le acque circa tre ore e mezza fa. Voi quanto ci metterete ad arrivare? >
Ci furono alcuni istanti di silenzio e poi, con voce roca, Edward bisbigliò:
< La bambina … Elizabeth … è già nata? >
< No, evidentemente, tutte e due ti stanno aspettando. > e nello stesso istante, mi accarezzò i capelli.
< Bella sta bene? >
< Passamelo! > bisbigliai e lui mi porse il telefonino, dopo avermi asciugato la mano con un asciugamano.
Sospirai nell'apparecchio: < Edward? >
< Bella? >
< Tra quanto torni? >
< Sono già sulla strada. > lo sentii bisbigliare velocissimo qualcosa ad Emmett e poi continuò velocissimo: < A che punto sei? Ogni quanto hai le contrazioni? Sei già dilatata? Si vede già la testa? >
< Edward, non sono un medico, non lo so, non lo so! Quindi è inutile che lo chiedi a me. Chiedilo a tuo padre! > E gli passai Carlisle. Parlarono per alcuni minuti, durante i quali Carlisle gli fece un resoconto dettagliato della situazione e, probabilmente su richiesta di Edward, mi sentii il polso. Quando finalmente mi restituì il telefonino, mi disse: < Scusa per prima, solo non mi aspettavo, così presto … non sarei mai dovuto andare … Oddio, sono così agitato. >
Nella mia testa pensai: "Certo cretino. Avresti dovuto andare prima, quando te lo dicevo io." Ma non glie lo avrei certo detto. Si sarebbe sentito in colpa per i prossimi … diciamo cent'anni?
< Ma no, anzi, è proprio un bene invece. Ci sarà tanto di quel sangue … > gli dissi scossa tra un tremito alla sola idea.
< Sì, certo … come ti senti? >
< Edward … come diavolo credi che mi senta? Sto partorendo! >
< Bella, fa dei respiri profondi … sarò da te tra pochissimo. Non ti preoccupare. >
< Mi raccomando. > sussurrai prima che arrivasse un'altra fitta e con essa, un mio grido.
< Cos'hai? > mi chiese terrorizzato.
< Una contrazione. > dissi a denti stretti.
< Ok, ok … sta calma. > dal tono della sua voce, mi parve che stesse cercando di tranquillizzare più sé stesso che me.
< Edward, non preoccuparti, va tutto bene … > dissi. Carlisle mi sorrise, divertito dal fatto che fossi io a rassicurare mio marito. Mi bisbigliò: < è sempre così. Alla fine sono le madri a rassicurare i padri. > sorridemmo entrambi e poi sentii la voce di Emmett nel telefono. Lui ed Edward stavano litigando.
Alice scosse il capo.
< Bella, stiamo arrivando … >
< Ti stiamo aspettiamo per il gran finale. > gli dissi ironica.
< Non dovrete attendere molto. >
Prima che le mie orecchie potessero cogliere alcun suono nuovo, Esme, Alice e Carlisle voltarono il capo verso la finestra che dava sul cortile. Poi, il rombo lontano di un motore.
< Edward? > gli chiesi interrompendo il suo discorso riguardo il calore dell'acqua.
Cercava di tenermi occupata.
< Eccoci. > disse mentre il suono si fece più forte.
Improvvisamente si arrestò e poi sentii una portiera sbattere. Un istante dopo, la porta del soggiorno cigolò e poi si spalancò quella del bagno. Carlisle mi sfilò il cellulare e spense la chiamata. 17 minuti.
Sorrisi ad Edward che corse a lavarsi le mani con del disinfettante. Subito dopo, si inginocchiò vicino a me e mi carezzò le guance.
Gli baciai la fronte e lo abbracciai, bagnandogli la camicia pulita, che sapeva di bucato.
< Bella, Amore … vado su a farmi una doccia. Così poi potrò aiutarti anche io. Non vorrei che tu o la bambina entraste in contatto con del sangue … >
< Sì, non ti preoccupare, non scusarti. Torna presto. >
Mi baciò la mano e poi scomparve, seguito da Carlisle.
Emmett si sporse nel bagno e, dopo avermi vista nella vasca,irò immediatamente il capo e, con voce imbarazzata cercò di scusarsi: < Scusa Bella scusa, non volevo! >scappò in camera.
Esme appoggiò sul mio corpo un asciugamano enorme, lasciando che si inzuppasse completamente, e poi disse:
< Se vuoi, vieni a salutarla … >
Emmett si sporse di nuovo un pochino e, dopo aver controllato che tutto fosse a posto spostando lentamente la mano che si era messo sugli occhi, mi disse:
< Davvero, Bella, mi spiace tantissimo. Se avessi saputo! Ma come potevo pensare che tu …
proprio questa notte …>
Se non fosse che era grande e grosso, sarebbe potuto benissimo sembrare un bambino. Ero certa che se avesse potuto, sarebbe arrossito.
< Beh, fai sempre lo sbruffone … e adesso non vieni a salutare tua sorella che sta facendo nascere tua nipote? >
Alice rise e poi Emmett entrò, lentamente come se ci fosse una bomba. Stava trattenendo il respiro. Nonostante il mio sangue fosse disperso nell'acqua, il suo odore doveva essere molto forte.
Strinsi l'asciugamano al mio corpo, ancora immersa fino al seno.
Emmett mi diede una pacca gentile sulla spalla e poi mi disse:
< Beh, senti … allora … > grande, grosso ed impacciato. Mi faceva persino tenerezza.
< Ehm … vedi di far nascere questa mocciosetta in fretta … eh, auguri, sì insomma, hai capito … >
< Certo Emmett, grazie. >
< Prego. > si fissava le scarpe mentre mi parlava.
< Em. > era la voce di Edward.
< Emmett, è arrabbiato con te? > Gli chiesi preoccupata. Lui scosse le spalle e disse:
< Sai, non ha apprezzato il fatto che gli avessi spento il cellulare di nascosto. In realtà, ero in buona fede. Volevo che si distraesse completamente. Ed è per lo stesso motivo che ho lasciato a casa il mio. Quando se ne è accorto, non ne è stato proprio entusiasta. Se non fosse che gli servivo per guidare mentre era intento a parlarti, sono certo che mi avrebbe staccato la testa. > risi per poi sentire un'altra contrazione, più forte delle precedenti, tanto forte da togliermi il fiato.
Le mie mani corsero al pancione mentre Emmett si allontanava spaventato.
Quando riuscii a parlare di nuovo lo presi in giro: < Ma come, fratellone, ti diverti a cacciare i Grizzlie e poi hai paura di una donna che partorisce? >
Lui non mi rispose e poi Edward entrò nella stanza. Adesso indossava una tuta. Fulminò Emmett con lo sguardo e poi si accovacciò al mio fianco.
< Senti, Bella, io vado … di là … >
< Va bene, Emmett, ci vediamo dopo. >
< Sì, due ragazzine al prezzo di una > scherzò lui prima di sparire in un lampo.
Arrivò anche Carlisle, anche lui si era cambiato ed indossava una tuta.
Esme ed Alice andarono a mettersi dei vestiti più comodi.
< Perché questo assalto al guardaroba? > chiesi preoccupata.
< Sta per cominciare la parte più … diciamo che è meglio avere degli abiti facilmente lavabili. >
< Ah … > fu la mia risposta. A giudicare dalla reazione di Edward, presumo che il mio sguardo fosse carico di terrore. Si chinò su di me e mi abbracciò stretto, accarezzandomi la schiena lentamente. All'orecchio mi sussurrò: < Andrà tutto bene. >
Mi appoggiai a lui e cercai di rilassarmi. L'acqua era ancora caldissima e il contrasto con la pelle gelata di Edward era notevole. Chiusi gli occhi e lasciai che Edward cantasse la mia ninnananna.
Quando, all'ennesima contrazione, emisi un urlo strozzato, sentii Alice dire: < La portiamo in camera adesso? > erano tornate.
< No, è ancora presto. Ne avrà ancora per un bel po'. >
< Cosa? > urlai io. < No! Ma come? >
< Eh sì, sei solo all'inizio. >
< Ma quanto tempo è passato?>
< Circa quattro ore e un quarto.>
< E immagino che più andrà avanti, più farà male … > a quella mia affermazione, Carlisle ammiccò verso il fasciatoio e la siringa luccicò alla luce dell'alba, minacciosa.
Mi strinsi ad Edward e poi venni colpita da un'altra ondata di dolore.
Il grido scivolò dai miei denti serrati. Cominciai a capire mia madre che, quando mi facevo male, mi diceva: "con tutta la fatica che ho fatto  per partorirti, per favore vedi di fare più attenzione"
Cavolo che male. Passò altro tempo, non so quanto.
Ormai le contrazioni si erano fatte sempre più vicine.
Quando ormai passava talmente poco tempo tra una e l'altra che a stento capivo quando il dolore finiva e quando ricominciava, Edward mi prese in braccio ed Esme mi diede un'asciugata veloce. Poco dopo eravamo in camera. Carlisle voleva che la parte finale del parto avesse luogo in un posto asciutto, dove potesse seguirmi ed aiutarmi meglio. Sul letto i cuscini formavano un muro a cui Edward mi fece appoggiare con la schiena. Sotto le ginocchia Alice mi posizionò altri cuscini.
Stare lì, con le gambe divaricate era a dir poco imbarazzante, ma l'imbarazzo svanì nello stesso istante in cui tutto il mio copro fu avvolto da un altro spasmo. Edward era seduto al mio fianco e mi teneva la mano. Il suo braccio libero mi cingeva le spalle. Appena il dolore si fu placato un attimo, mi infilò una larga camicia da notte.
Ogni volta che arrivava il dolore, mi piegavo in avanti.
I miei capelli e il mio corpo erano percorsi da rivoli di sudore.
Senza che neanche me ne fossi resa conto, cominciai ad urlare a tutti polmoni.
Sentii Carlisle dire: < Ok, è in travaglio … >
Appena ripresi fiato, sentii la porta d'ingresso sbattere di colpo. Fissai Edward stupita e lui disse: < Emmett non sopporta le urla. Credo sia scappato. > Alice fissava oltre la finestra suo fratello che andava a prendere una boccata d'aria.
< E così lo avevi visto, Alice … > e lei annui sorridente. Sorrisi anche io, prima di ricominciare ad urlare, all'ennesima contrazione. Con la mano libera strinsi il lenzuolo.
Non feci a tempo a rilassarmi che di nuovo, mi ritrovai ad urlare con il sudore che mi gocciolava dalla fronte. Sentii le lacrime agli angoli degli occhi e non provai neanche a fermarle.
Quando ormai era mattina, Carlisle finalmente disse, in una pausa tra le mie urla:
< Ecco, ora riesco a vedere la testa. > a quelle parole, cercai di respirare più profondamente. Aprii gli occhi bagnati e vidi Esme. Sembrava così emozionata … ed in attesa, con un asciugamano bianco e soffice tra le mani, pronta ad accogliere la mia bambina. Un'ombra di tristezza le velava il viso.
Chiusi immediatamente gli occhi quando mi sembrò che il mio ventre venisse squarciato.
Invece del solito urlo, gridai: < Edward! Primo e ultimo figlio! > Appoggiò le sue labbra sulla mia guancia e non mi rispose. Cercai di guardarlo negli occhi e vidi che erano nerissimi.
< Bella, spingi. > Questo era Carlisle. < Spingi forte quando te lo dico. > Annuii.
< Ora. > e io obbedii urlando. Sentivo il sangue che bagnava le lenzuola. < Ferma … > e mi rilassai, buttandomi contro i cuscini. Troppo presto Carlisle mi disse: < Ancora. > ed io spinsi.
Ogni volta m'irrigidivo per poi rilassarmi.
< Ancora qualche spinta, forte … dai che sta nascendo. Segui il mio respiro. > mi diceva Edward. Provavo l'istinto di tirargli un pugno ma feci come mi diceva.
< AAAAAAAAHHHHHHHH > gridai mentre spingevo con tutta la forza che avevo in corpo. Se ci fosse stata una seconda volta, avrei implorato Carlisle di farmi quella maledettissima puntura.
< Spingi > Mio suocero era calmissimo, mentre Edward mi stringeva convulso la mano.
L'ultima spinta fu accompagnata da un dolore persino più atroce dei precedenti. Uno spasmo terribile.
Quando al mio urlo acutissimo sentii unirsi, dopo quello che mi parve il suono di uno schiaffo, un altro grido, disperato, sentii che il mio cuore perse un battito. Edward, che guardava davanti a noi rapito, si voltò velocissimo ad osservarmi, per assicurarsi che stessi bene. Mi sorrise mentre io piangevo come una scema. L'ombra del dolore era ancora presente nel mio ventre adesso piatto. Ansimavo ancora.
Edward mi tenne seduta mentre Alice toglieva i tanti cuscini da dietro la mia schiena, lasciandone solo uno. Mio marito mi riaccompagnò sdraiata e mi accarezzò il volto. Tenendo gli occhi chiusi, sussurrai:
< La bambina, voglio vederla. > la sentivo urlare. Gridava così forte …
poi, qualcosa di caldo e bagnato venne appoggiato al mio petto, Dopo che Edward mi ebbe slacciato la parte superiore della maglietta, lasciando scoperto il seno. Nonostante la stanchezza, aprii gli occhi e sorrisi quando vidi quella piccola creatura coperta di sangue. Era minuscola. Tutta grinzosa e ricoperta di sangue e di uno strano liquido biancastro. Vidi che le era già stato reciso il cordone ombelicale.
Le appoggiai le mani sul capo e la cullai lentamente, piangente. Lei continuava a gridare, e quel suono mi riempì il cuore di gioia.
Teneva i pugnetti stretti e la boccuccia aperta, ma non sembrava cercare il mio seno. Tremava.
< Ha freddo? > chiesi spaesata. Carlisle l'allontanò da me, togliendola dalle mie braccia ed affidandola ad Esme. Al mio sguardo preoccupato, mi disse: < Tu intanto riposa, io la devo visitare e le dobbiamo fare il bagno. > mi voltai lentamente verso Edward. Gli dissi: < Faglielo tu … > Sapevo quanto ci tenesse. Mi accarezzò la fronte e, dopo un bacio sulle labbra, svanì. Il pianto proveniva ora dal bagno.
Senza che mi rendessi conto di cosa stesse accadendo, Carlisle si avvicinò e, senza preavviso o spiegazione, premette il dito indice sotto l'ombelico.
Gridai. tra due lacrime sfuggite alle mie palpebre, lo fissai sorpresa e adirata.
Lui mi accarezzò e mi disse: < Va tutto bene, semplice controllo di routine. >
Poi, dopo avermi dato un bacio sulla fronte sudata, si diresse in bagno.
Esausta, chiusi gli occhi e, ormai lontana dal dolore del travaglio, mi addormentai, persino troppo stanca per sognare.

  
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