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Autore: ehybrittana    23/06/2014    0 recensioni
“Ti aspetterò ogni mezzanotte sul nostro scoglio. Passerò lì le notti più fredde sperando che un giorno tu cambierai idea e tornerai da me. Ti aspetterò a lungo, forse per sempre. Il tempo lo dirà. Il tempo ti farà capire che stai sbagliando. Tutti meritano una seconda chance. Ti farà capire quanto bisogno hai di me, e a quel punto capirai quanto io soffro ogni notte quando sono seduto qui e non ti vedo arrivare. Per favore, credimi.”
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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1. Pour a little salt, we were never here.


 
 
“Un prato pieno di fiori. Un grande, enorme, prato di fiori. Le margherite hanno un colore bellissimo. Sono bianche e pure.
Riesco a sentire l’aria fresca accarezzarmi la pelle. Riesco a sentire i brividi salirmi su per la spina dorsale.
Riesco a sentire il buono odore che emanano i fiori.
Comincio a correre. L’aria si oppone al mio viso e la sento  pesare sul mio corpo.
Riesco ad apprezzare ciò che ho intorno e ne sono felice.
Dovrei rifletterci più spesso. Dovrei guardarmi intorno ad ogni minuto della giornata ed apprezzare ogni singola cosa.
Anche se in questo momento so di essere felice, so che comunque io prima o poi dovrò tornare a casa. Non essere circondati da ciò che più si ama può mettere tristezza, far venire nostalgia. Ma in questo prato potrò tornarci ogni volta che vorrò. E ogni volta potrò tornare ad essere felice.”
                                                                                                                                                   

“Tesoro, per favore, tuo padre non si sente bene ed è tardi, chiudi il pianoforte e va’ a dormire.”
“Mi scusi, chiedo venia.”
“Non preoccuparti, và di sopra e riposati, domani devi essere pronta.”

Cassandra salì le scale, facendosi scortare in camera dal butler.

“Di qualsiasi cosa necessiterà, io sarò a disposizione.”
“Le sono grata per questo. Buonanotte.”
“Buonanotte Miss.

Butler  vegliava su di lei ventiquattro ore su ventiquattro. La stepmother  l’aveva messo a sua disposizione dal suo primo giorno in quella famiglia.

Cassandra aprì la finestra, prima di disfarsi dei suoi vestiti ed indossare un prendisole a stampe colorate. Prese una borsa dal suo armadio, infilando un copri spalle, la sua polaroid, il taccuino, una penna e il suo  amato pacchetto di sigarette.

Chiuse a chiave , come da manuale, la porta della camera, disfece il letto e poi prese le chiavi della porta finestra che dava sul terrazzo riservato soltanto alla sua parte di abitazione.
Uscì dalla camera chiudendosi la finestra alle spalle e scavalcando la bassa inferriata che circondava quel po’ di terrazzo.
La spiaggia distava circa dieci minuti a piedi dalla casa di Cassandra. 

“Ti aspetterò ogni mezzanotte sul nostro scoglio. Passerò lì le notti più fredde sperando che un giorno tu cambierai idea e tornerai da me. Ti aspetterò a lungo, forse per sempre. Il tempo lo dirà. Il tempo ti farà capire che stai sbagliando. Tutti meritano una seconda chance. Ti farà capire quanto bisogno hai di me, e a quel punto capirai quanto io soffro ogni notte quando sono seduto qui e non ti vedo arrivare. Per favore, credimi.”


La loro era una storia frammentata. Lo era diventata. All’inizio erano fatti di marmo. Un marmo che non si sarebbe potuto rompere o spezzare in nessun modo. Alla fine sembravano fatti di creta. Ognuno cercava di togliere all’altro qualcosa per poter tenere insieme i propri pezzi.

Lui l’aveva davvero aspettata per un tempo infinito. Mentre lui aspettava l’alba per poi  tornare deluso in casa, lei scrutava l’orizzonte e fissava la luna, sapendo poi di non essere tanto lontana da lui.
Piangevano entrambi ogni notte ed entrambi erano in cerca di conforto, che probabilmente non sarebbe mai arrivato se non dalla persona sbagliata.

Ora Cassandra non dormiva più la notte. Cassandra non dormiva neanche di giorno.

Ogni sera dopo la buonanotte si cambiava e usciva. Raggiungeva puntuale lo scoglio e scattava delle foto all’orizzonte, annotava memorie sul taccuino e fumava un paio di sigarette.

Passava certe notti piangendo, certe notti maledicendosi per i suoi errori.

Certe notti credeva davvero di potercela fare, di potersi finalmente godere la sensazione di libertà e di consegnarsi a ciò di che più malvagio e impetuoso lei conoscesse. Ma ciò che probabilmente le impediva di farlo era quella fastidiosa e ostinata vocina che la pregava di rimanere. 
  
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