23/06/2014
6 recensioniE poi ti schianti.
Ed eccolo, l’amore.
Non l’avevi riconosciuto.
Come avresti potuto farlo?
L’amore l’avevi letto soltanto nei libri.
Forse neanche in quelli.
L’amore l’avevi visto negli occhi di tua madre e di tuo padre.
Forse l’orgoglio era troppo per poterlo ammettere a cuor leggero.
E quando uno non ha il cuor leggero, finisce a non ammettere più nulla.
Ma l’amore non ti lascia in pace.
Non si ferma nel petto.
Non resta lì e basta.
Se ne va in giro per il corpo, strisciando in modo da non farsi scorgere.
E tu non te ne accorgi.
Fino a che non ti guarda.
Fino a che non senti il suo profumo.
Fino a che non sai spiegarti perché sentire la sua risata ti renda felice.
E allora ti accorgi di essere caduto.
Caput.
Fine della corsa.
The end.
Si può dire in molti modi.
Il nucleo fondamentale è che ti ritrovi a piedi.
E in un mondo di giostre impazzite, devi ritrovare quella che ti ha fatto sbandare quando eri troppo disattento per capire che era amore.
E non è semplice.
Così inizi a camminare.
Cammini, suoi cocci dei tuoi ricordi.
Sulle frasi di tuo padre.
Non devi mai, mai cadere dalla giostra, figlio mio.
Sui sorrisi stanchi di tua madre.
Non è così sbagliato perdere il controllo, bambino mio.
Sulle moine delle ragazze e le pacche sulle spalle dei tuoi amici.
Amici? Ragazze? Forse si è più soli di quanto si pensa.
Sugli sguardi degli altri.
E quelli ti fregano sempre. Ti fregano sempre.
Impauriti.
Ipocriti.
Compassionevoli.
Falsi.
Dolci.
Dolci?
Ci sono anche sguardi dolci.
E allora devi ammettere una cosa.
“Che esiste qualcosa come la
Cruda, incontaminata, immotivata,
gentilezza.”*
Cruda, incontaminata, immotivata,
gentilezza.”*
E ci devi fare i conti, con ‘sti occhi qua, con certe consapevolezze implicite.
E devi fare i conti anche con il fatto che questi occhi qui appartengono al conducente della giostra impazzita che ti ha fatto cadere.
Si vede un’ammaccatura sul davanti.
E se c’è un’ammaccatura è un buon segno.
Forse è rimasta colpita anche lei.
Così, qualcosa cambia.
E quello che cambia non è né la situazione né lei che adesso ti guarda.
È la paura.
Che se prima era andata a fare un giro, ora è tornata per restare.
E ti inchioda lì.
A guardarla avvicinarsi.
Ti inchioda lì.
E non è che lo fai per cattiveria.
Solo per paura.
E ti allontani.
Scappi.
Lontano, il più lontano possibile.
Ma non è che scappi da certe persone.
Da certe persone è un po’ come con te stesso.
Non ci scappi da certe persone.
Neanche con la scopa più veloce del mondo.
E quindi ti costringerà ad arrivare a patti con te stesso.
Ti disarmerà con la sua dolcezza.
E aspetterà.
Paziente.
Che tu getti le armi.
E accetti un suo bacio.
Che sarà solo tuo.
E ti salverà.
E ti farà salire su un’altra giostra pazza.
Di cui non avrai mai paura.
Note dell'Autrice:
*frase tratta da uno scritto più ampio di David Foster Wallace, che io amo da morire.
Ora, io lo so che devo finire la mia long. Lo so benissimo. Ma è tardi, quasi mezzanotte, fuori c'è il temporale - quindi ho paura - e per questo ho dovuto scrivere questa storia qui. Questa piccolissima Dramione strana e quasi incomprensibile.
Quindi abbiate pietà di me.
Io vi voglio bene.
Un bacio e sogni d'oro,
Lilian <3