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Autore: jumpandtouchthesky_    24/06/2014    2 recensioni
"Mi svegliai dopo anni, in un mondo a me sconosciuto. In cielo ogni tanto passavano uccelli che si lasciavano dietro strisce di fumo bianco perfettamente dritte. Sentivo il rumore di ruote sfrecciare veloci su strade liscissime, al ponte sopra la mia testa erano stati aggiunti muri di marmo ai bordi per assicurarsi che nessuno sarebbe più caduto. Molti degli alberi che c'erano là un tempo erano spariti, lasciando spazio a prati e pascoli. Tutto era cambiato, sembrava un altro mondo rispetto a quello in cui vivevo...Ma qualcuno rideva sopra il ponte, in una manciata di secondi ero già lì. Una bambina si girò e mi guardò. Avrà avuto i miei stessi anni, o almeno gli anni che avevo quando Elisabeth mi spinse. Mi fissò non capivo se spaventata o incuriosita... non ero nemmeno sicura del fatto che potesse vedermi. Mi ricordava tanto me stessa prima dell'incidente come sua sorella mi ricordava Beth. Una rabbia irrefrenabile mi percorse tutta la schiena fino ad arrivare alle mani che si contrassero in pugni. Questa volta l'avrebbe pagata. Questa volta sarebbe volata lei da centinaia di metri di altezza. Sorrisi, e mi dissolsi."
Genere: Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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29 Novembre 1918                                                           Stati Uniti, Minnesota- Whitecliff Bridge           
Era tanto che non nevicava a Novembre. La neve scendeva ininterrotamente da due giorni, oramai il verde delle montagne era scomparso, lasciando spazio a un'immensa distesa bianca nella quale ci si poteva perdere con lo sguardo per ore. Sarah aveva solo cinque anni ed era la prima volta che vedeva la neve. I mille boccoli castano scuro le ricadevanano sul leggero giacchettino che aveva ereditato dalla sorella più grande di tre anni, sotto indossava solo un vestitino estivo. Un fiocco di neve si posò sul suo nasino facendole distogliere per un attimo gli occhi dal paesaggio innevato; rivolse le guance rosse dal freddo al cielo e mille fiocchi iniziarono a solleticarle il viso mentre lei girava su se stessa ridendo. Elisabeth, la sorella, la chiamò correndole incontro e facendole il solletico fino a farla piangere dalle risate. Caddero sulle pietre fredde e coperte di neve rotolandosi, mentre disegnavano con i gracili corpicini due angeli l'uno accanto l'altro. La madre le osservava sorridendo dall'inizio del ponte, loro erano la sua unica gioia. Il padre della piccole era partito per la guerra da pochi mesi ma la sua mancanza si sentiva eccome: i soldi scarseggiavano, a malapena riuscivano a mangiare.  Ogni due settimane arrivava quella misera manciata di soldi che sarebbe dovuta bastare a vivere per quattordici giorni e quando arrivava bisognava sempre attraversare il ponte che collegava il piccolo paese dove vivevano al negozio del pane. Sarah amava il Whitecliff Bridge: dava su un precipizio e collegava due montagne non molto distanti tra loro, ogni volta che arrivava a metà chiudeva gli occhi e apriva le braccia credendo per un attimo di poter volare. La mamma si divertiva a vedere le piccole rincorrersi e giocare da lontano, immersa nei suoi pensieri. Quel giorno però le figlie litigarono e lei fu costretta ad affrettare il passo per raggiungerle e separarle prima che passassero alle mani. Elisabeth prese la bambola di pezza che Sarah stringeva nella piccola manina facendola andare su tutte le furie. Odiava quando qualcuno toccava la sua Sophie... "Ridammela Beth!" urlo la piccola con la sua vocina acuta. In risposta alla sorella Elisabeth iniziò a correre ripetendo le sue parole. Sarah la raggiunse e con tutta la forza che aveva le diede un morso sul braccio, facendola piangere come non mai. Decise che era meglio scappare prima che la sorella si vendicasse e così si avvicinò allo strapiompo abbracciando forte forte la piccola Sophie. "Sarah! Allontanati da lì, rischi di cadere!". La mamma, dall'altra parte del ponte sollevava un lembo del lungo vestito bianco mentre correva più veloce che poteva per allontanare la figlia dal dirupo. Elisabeth però fu più veloce della madre... corse verso la sorella arrabbiata come non mai. Litigavano praticamente ogni giorno, dopo mezz'ora facevano sempre pace abbracciandosi. Ma questa volta la loro rabbia non si sarebbe dissolta in un abbraccio. Le braccia della bimba non avrebbero mai più stretto a sè il corpo della sorella. Un colpo secco, le mani di Elisabeth colpirono il petto della sorellina. Sarah iniziò a barcollare all'indietro, dopo un passo il terreno le mancò sotto ai piedi. L'urlo straziante di una mamma, mentre si accasciava a terra. Il silenzio della sorella che fissava il punto dove due secondi prima c'era Sarah. Il corpo esile precipitava, la bocca aperta, gli occhi spalancati incapace di capire quel che fosse successo, la mano che stringeva la bambolina più forte che mai, i boccoli che le coprivano il viso. Un rumore fievile e sordo. Quel viso pallido rivolto al cielo, le guance rosee che perdevano colore a poco a poco. La neve cessò, come il battito del suo cuore bambino. Gli occhi rimasero aperti, fissavano le nuvole grigie come pochi minuti fa guardavano per la prima volta la neve, ora privi di vita.  Nessuna goccia di sangue, nessuna lesione visibile dall'esterno, giaceva lì immobile come faceva ogni notte nel suo lettino se non per la pelle che diventava sempre più simile alla neve. Si era spenta la sua dolcezza, la sua innocenza, il suo essere bambina, la sua incapacità di fare del male... ma qualcosa in lei non era ancora morto. E quel qualcosa voleva rivalersi...voleva vivere ancora.


03 Agosto 2012                                                                        Stati Uniti, Minnesota- Whitecliff Bridge          
"Tutte queste attrezzature per la neve sono veramente necessarie..? D'altronde rimarremo qua fino ai primi di Dicembre, quanta neve vuoi che arrivi?" Amy fissava perplessa gli scii, i caschi, le tute per la neve caricate sul tettuccio dell'auto, sicura che non sarebbero serviti. Sam slacciava la cintura alle bimbe, incapaci di stare un altro secondo i macchina
 "Amore tranquilla! Nella casa dove staremo in questi mesi c'è tantissimo spazio e poi quest'inverno la neve arriverà molto presto, probabilmente nel mese di novembre... Pensa, non succedeva da più di novant'anni!". Amy sospirò e si girò ad ammirare il paesaggio mozzafiato che si poteva vedere da sopra il Whitecliff bridge.
"D'accordo... ma proprio qui dovevamo venire? Insomma, non c'è anima viva!" 
 "Su dai tesoro, sii positiva. Sai che amo la tranquillità e qui ne possiamo avere finchè ne vogliamo per quattro mesi pieni!"
Amy annuì e abbracciò il marito mentre la loro figlia più piccola saltò giù dalla macchina
"Mooontagna! Grazie mamma! Grazie papà! E' il compleanno più bello della mia vita!". 
Lily guardava le nuvole, per la prima volta così vicine a lei e iniziò a ridere saltando con le mani rivolte verso il cielo.
 "Dai Annie! Qua è bello!" strillava la bimba in preda dalla felicità mentre la sorella maggiore si dimenava sul sedile cercando di slacciarsi la cintura. 
Annie e Lily compivano gli anni lo stesso giorno e non avevano mai passato un compleanno l'una lontana dall'altra. La piccola non rusciva a smettere di sorridere, le mancava un dentino perso prima del tempo in mezzo a tutti gli altri bianchissimi. I capelli lisci e biondo miele venivano mossi da un vento leggero mentre lei scrutava l'orizzonte con quegli occhi neri e vispi tipici dei bambini. Finalmente la sorella riuscì a liberarsi dalla cintura di sicurezza e aprendo le braccia come le ali di un aereopleno e simulandone il suono raggiunse Lily, lasciandosi scappare un "uuuoh" di meravglia alla vista del panorama tra cascate e foreste di conifere.
 Le due sorelle iniziarono a giocare con la fantasia guardando le nuvole bianche come la neve, cambiare forma ogni dozzina di secondi.
"La casa è molto lontana, tesoro?" sussurrò Amy guardando col sorriso sulle labbra le figlie.
"Subito dall'altra parte del ponte... è accanto a una vecchia panetteria ed è immensa!" rispose Sam baciando la moglie sui capelli biondi raccolti in uno chignon spettinato. Amy si girò e prese la faccia del marito tra le mani, baciandolo. Sì, erano fuori dal mondo ma quel che le importava d'altronde era stare con la sua famiglia. Sam si staccò lentamente dalla moglie e le sussurrò nell'orecchio 'Lily'. Si girò di stacco e vide la figlia a pochi metri da lei fissarli...anzi no, non stava fissando loro quanto qualcosa alle loro spalle. Era immobile, con le mani dietro alla schiena, quasi faceva paura. Dopo pochi secondi scosse la testa guardò i genitori dall'alto al basso e con la lingua fuori disse loro "Che schifo i baci!". Poi si voltò e corse via da Annie che ancora guardava il cielo, tra le risate dei genitori.

Alle sette di sera, avevano gia scaricato le valigie e Amy e Sam stavano preparando la cena guardando dalla vetrata della cucina le figlie che giocavano a palla sul retro della casa. Il sole tramontava all'orizzonte colorando tutto il prato che circondava la casa di un arancione acceso. Nonostante la casa avesse tre camere da letto, Lily e Annie avevano supplicato i genitori di dormire nella stessa stanza e dopo aver sistemato pupazzi, cuscini, bambole, pastelli e album da colorare si concedevano qualche minuto di meritato riposo prima della cena. Amy era disperta nel tentativo di riassemblare la torta che si era distrutta durante il viaggio mentre Sam la guardava divertito. 
"Basta guardarmi, è già abbastanza difficile così!" Amy si girò di scatto innervosita ma la sua faccia impiastricciata non fece che far ridere di più il marito. Ormai rideva così forte che nemmeno lei riusciva a stare seria, prese dalla ciotola una manata di panna e gliela spalmò su tutta la faccia facendolo tacere per un attimo mentre lei scappava fuori dalla cucina per paura di quel che avrebbe fatto il marito per 'vendicarsi'. Si chiuse in bagno senza smettere di ridere tenendo stretta la maniglia che Sam stava cercando di girare per entrare. Inaspettatamente lui la lasciò facendo cadere di schiena Amy che non fece nemmeno in tempo ad alzarsi che un bicchiere intero di glassa le si versò in testa. Il marito cadde a terra con lei e le versò le goccie che erano rimaste mentre lei cercava di prendergli il contenitore dalle mani con le lacrime agli occhi. Annie e Lily li fissavano dalla porta del bagno con aria perplessa.
 "Annie, io non diventerò così stupida da grande." sussurrò Lily.
"Neanche io! Ti va una fetta di torta?!" tese la mano alla sorella come per chiederle se ci stava.
"La torta!" urlò Lily, buttò il pallone che teneva tra le mani in salotto e corsero in cucina prima che i genitori le potessero scoprire.
Appena la mamma tornò in cucina e vide le figlie mangiare con le mani la torta sospirò dal sollievo "Felice che vi sia piaciuta anche così." ridacchiò, mentre le bimbe continuavano a guardare perplesse le faccie dei genitori sporche di cioccolato e panna. 

"Amore le bimbe dormono..."
Amy spostò lo sguardo verso le piccole. Sam accarezzava loro la testa mentre russavano stese sul divano l'una appoggiata all'altra. Lily si ciucciava il pollice e con l'altra mano teneva il braccio di Annie che aveva la braccia aperte e le gambe incrociate. Dalla finestra entravano alcuni raggi di luce argentata che rendevano la pelle delle bimbe bianca come quella delle nuvole che avevano guardavato il pomeriggio stesso sul Whitecliff Bridge.
"Crescono così in fretta... cinque e otto anni, ti rendi conto?" Amy spense la tv e baciò sulla fronte entrambe le loro figlie. Le presero in braccio e le portarono nei loro lettini coperti da montagne di peluche. Poi cercando di non pestare nessun giocattolo sparso sul pavimento si diressero verso la porta che Sam stava per chiudere prima che Lily parlasse. 
"Era anche nel bosco.." disse la bimba ad alta voce. Il padre sorrise pensando a quale sogno potesse stare facendo, poi uscì.
"Lily ha parlato nel sonno..." sussurrò alla moglie che ricambiò con il cenno di un sorriso.
"Che dici andiamo a dormire? Sono le undici passate, non so te ma io stasera sono distrutta." chiese Amy sbadigliando. Sam annuì, avvolse il braccio attorno al collo di Amy e salirono le scale per andare a riposare. 

La casa in un batter d'occhio piombò nel silenzio più totale. Le bimbe dormivano profondamente nei loro lettini come i genitori nella loro stanza. Ma questo silenzio durò poco più di un'ora, quando l'orologio rintoccò l'una di notte, Lily spalancò gli occhi. Si alzò dal letto, facendo cadere una decina di peluche e uscì dalla stanza. Nella mano destra teneva la sua bambola preferita, che i nonni avevano regalato alla sorella più grande quando era nata. Ora era sua e non se ne separava mai, tanto che ormai era piena di toppe e graffi su tutto il corpo. La bambina si guardava intorno, quasi non sapesse come fosse arrivata al centro del salotto buio. Una voce la chiamò, le sue gambe sembravano muoversi da sole mentre camminava verso la vetrata da cui si poteva vedere il Whitecliff Bridge. 
Rimase lì immobile, a fissare il ponte per quelli che saranno stati quasi venti minuti. La manina appoggiata alla grande finestra, il suo respiro appannava il vetro. 
L'orologio del salotto si fermò. Segnava l'una e diciotto minuti quando una bambina apparve sul Whitecliff Bridge. Fissava Lily con le lacrime agli occhi, il fiocco legato sui mille boccoli castani era sgualcito e strappato. Indossava un vestitino estivo vecchio e cosparso di macchie nere. Sospirò e tirò fuori da dietro la schiena una bambolina logora e consumata dal tempo. Le mancava uno dei bottoni cuciti sulla faccia come occhi, la maglietta che indossava era per metà strappata e in mezzo ai capelli rossi, fili d'erba spuntavano tra alcuni pezzi di terra. 
Distolse lo sguardo dalla bimba alla finestra e rivolse le spalle al precipizio.
I piedini nudi e sporchi indietreggiavano lentamente sulle pietre fredde, le braccia aperte, lo sguardo fisso. Si fermò sul margine del ponte e chiuse gli occhi, mentre il vento le scostava i capelli dalla faccia, mostrando alla luce bianca della luna il viso graffiato e pallido. 
Aprì la bocca come se stesse per dire qualcosa ma sospirò soltanto. Quel respiro si trasformò all'istante nella sagoma confusa di un'altra bambina che corse veloce contro la bimba al margine del precipizio e la colpì dritta al petto, dissolvendosi velocemente nel cielo notturno. A Lily mancò il respiro, la bambina sul ponte iniziò a barcollare all'indietro ma un attimo prima di cadere le sorrise, quasi fosse felice di morire. Lily iniziò a piangere girandosi di scatto per tornare al lettino. 
Due piccoli passi e la bimba appena precipitata giù dal dirupo, era davanti a lei. Continuò a ridere con gli occhi gonfi di lacrime.
Lily urlò con quanto fiato avesse in gola. Il padre corse giù dalle scale più veloce che poteva prendendo in braccio la piccola.
"Va tutto bene...va tutto bene..." le accarezzava la testa pensando a che ci facesse in piedi a quell'ora. Si girò per portarla nel suo lettino mentre Lily alzò lo sguardo dalla spalla del papà.
 La  bimba del ponte le sorrise da dietro la vetrata. Alzò il dito indice e se lo portò alle labbra, sussurrando un muto 'shh'. 
Lily abbracciò forte il padre e si nascose ancora dietro la sua spalla. Quando tornò a guardare, lei non c'era più. Nè dietro il vetro, nè sul ponte. L'orologio continuò a funzionare mentre le lancette segnavano l'una e diciannove.Sam la baciò sulla fronte e la posò sul letto.
"Dormi, era solo un brutto sogno." le mormorò all'orecchio. 
Ma per quanto provasse a riaddormentarsi, la certezza che la bimba del ponte non era stato solo un incubo la teneva sveglia.
  
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