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Autore: marig28_libra    24/06/2014    10 recensioni
Nell’ inverno scandinavo, dove la notte depreda le ore del giorno, il Conte di Fersen brancola nei ricordi…E’ uno spettro perduto, è un naufrago disceso negli abissi. Il cuore non ha più ragione di custodire luce, vivere di gioioso dolore. Maria Antonietta è tramontata per sempre.
Genere: Drammatico, Poesia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel von Fersen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Brandelli di requiem

Questi personaggi non sono miei ma di Ryoko Ikeda. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

Nulla inizia.
Nulla termina.

 
La luna è un teschio d’angelo incastonato
tra la chela del mare in necrosi
e l’uncino sordo del buio ispido.

 
È la notte polare.
È mutismo ammuffito d’ore mendaci.

 
Nulla inizia.
Nulla termina.

La Terra ruota veramente attorno al Sole
o Cariddi l’ha già divorata
nell’intestino inoperabile dell'irrealtà?

 Sono immobile…dirottato verso estuari innevati d’anemia…

 La mia dimora è una cattedrale di crocifissi profani, profanati dal gelo…
Fuori il Solstizio d’Inverno elemosina qualche fruscio di canto, un obolo di stella…

 Nulla inizia.
Nulla termina.

 La soave violenza dei sogni in corsa…
La strafottenza di non credere alla geometria della disperazione…
I bagliori fruttiferi della tristezza d’eterea crudeltà…

 
Tutto è scomparso.

 
Il celeste è stato disciolto,
ucciso da un mondo famelico,
guidato dalla Rivoluzione trucidante.

 
Mai più ti avrò mia Regina.
Mai più respirerò ammalandomi di luce,
perdendomi nel tuo sguardo
che brillava brividi quando comparivo.

 
Cercavamo di non prometterci eternità
perché eravamo eterni prigionieri, eterni accusati,
eterni uccelli fucilati da fandonie predatrici…
Alla fine, tuttavia, ci buttavamo sempre nei dirupi:
quanto sarebbe stato orribile non suicidarsi
sotto le fronde degli alberi in fiore?

 
Mai più ti avrò mia Regina.
Mai più mi marchierò della brina dei tuoi sorrisi.

 
Avrei voluto essere la tua irraggiungibile quotidianità,
la tua serenità improbabile ma devota al di là di ogni apocalisse…
Avrei voluto essere il padre dei tuoi bambini e purtroppo,
tra le maree delle lenzuola, dovevo cancellare
qualsiasi mia traccia dal tuo ventre, dal tuo seno.

 
Mai più ti avrò mia Regina.
Mai più saprò scrivere devastanti avventure.

 
Ho condotto  te e la tua famiglia fuori i confini dei tumulti,
sperando di preservarvi dalle eruzioni,
alloggiarvi nella sanità d’uno smisurato esilio…

 
Sbagliavo…sbagliavo…
Mi ero scordato che il Fato è indipendente dalle girandole spazio temporali
essendo figlio dell’imperscrutabilità e amante dell'ironia meretrice.

 
In nome dell'Uguaglianza,
ti hanno segregata in una cripta di mattoni e sbarre corrosi
con un rettangolo di cielo avaro di salubri mormorii…

 
In nome della Fratellanza,
ti hanno rubato i figli che, tra un infarto e l’altro,
tentavi di scaldare con baci candeggiati di logoramento…

 
In nome della Libertà,
ti hanno travolta con la satanica atarassia di una lama…
Una falce di sardonica clemenza che, fulminea,
ha sterminato le lacrime irrimediabili
della tua anima sviscerata.

 
E io non c’ero a farmi macellare…

Non c’ero a raccogliere  per sempre,
nel petto squartato, i ruscelli scarlatti della tua condanna,
quel sangue che t’illuminava il viso di vergogna bambina,
che ti scaldava la pelle anelante di carezze,
che ti frastornava il cuore d’oceani solari.

 
Sono un lupo con l’addome appiattito alle vertebre spinate,
con le zampe che s’affossano nella neve,
con l’olfatto che si smarrisce nello spettro del tuo profumo…

 
Questa è l’inappetenza, amore.
Questa è la decomposizione.

 
Tu svanirai, mio Eden d’irragionevoli arcobaleni…
Qui, dentro questa cella di costole rotte,
troverai s un muscolo che cola grumi d’alghe secche.

 
Tu svanirai, mio universo di pianeti auriferi…
Gli specchi riflettono il pallore che si demonizza
nell’idiozia alcolizzata…

 
Padre Eterno, che sei nei Cieli,
siano santificati il tuo nome
e la tua mente che oblierà questo requiem…

 
Venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà
di sommergere la mia inutilità.

 
Mi moltiplico nei singhiozzi che frazionano i minuti…

 
Divento zero…
Silenzio inservibile.
Morte sfinita d’infinità.

 
Amen.









Note personali: ciao a tutti!! ^^

Non è bello pubblicare , al principio dell'estate,  una poesia ambientata in un inverno da suicidio XD credo che questo sia uno dei componimenti più pessimisti che  abbia scritto…Qui non ho neppure considerato la speranza nella morte, cosa che invece ho raccontato, nella prima fic di questo fandom “ Nella mia penombra” ( narrando di Oscar e André ) …

Il mio intento ( non so quanto possa essere condiviso) era quello di mettere in luce la discesa di Fersen, dare forma all’incupimento del suo cuore…Poiché è un uomo che ha amato immensamente la sua donna e che l’ha perduta tragicamente, si addolora a tal punto da giungere a uno stato di annientamento verso il proprio animo…

Le lacrime versate sono state troppe e dunque  finisce in uno stadio di freddezza e vacuità atroci …

 
Spero di avervi  regalato qualcosa di valido >.<  ( per ora, nella stesura delle storie, mi attengo solo a ciò che traspare dall’anime )

 

Un mega grazie a chi avrà voglia di leggere o solo di piluccare questi versi!! XD XD

 

   
 
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