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Autore: Maryleescence    24/06/2014    0 recensioni
[Tom Odell]
[Tom Odell][Tom Odell] Lavinia Marika Emberson, è un'avvincente cassiera di ventidue anni che sta per diventare la moglie di James Odell, il fratello di Tom Peter Odell, un famoso cantante britannico. La ragazza, si trasferisce nella lussuosa villa di campagna della famiglia Odell, per accogliere i primi ospiti. Proprio lì, Tom e Lavinia si conoscono per la prima volta e dal loro incontro nascerà un amore travolgente, passionale, ma soprattutto clandestino a un passo dalla cerimonia nuziale, riportando alla mente l'astio presente tra i due fratelli, poiché James era stato l'amante di Jane, l'ex fidanzata di Tom, all'epoca in cui stavano insieme. Ciò porterà alla gelosia sfrenata, ma soprattutto alla pazzia.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 1°: Quello sguardo che mi rapì.
 
Lavinia.

 

Quella mattina balzai dal letto terrorizzata e sudaticcia a causa dell’incubo che mi aveva perseguitato per ore durante la notte. Era l’agitazione del grande giorno che provocava ciò; Un grande giorno che avrebbe cambiato la mia vita per sempre. L’adrenalina scorreva ancora nelle mie vene e il mio stomaco sembrava contorcersi su se stesso.
“Era solo un sogno…” mi ripetei sempre più intensamente mettendomi le mani sulla fronte, asciugando il sudore che gocciolava.
Respirai profondamente e in seguito, mi alzai avvicinandomi alla finestra aperta, da cui entrava dell’aria altrettanto calda. Osservai i primi bagliori di una meravigliosa giornata in pieno Luglio, fantasticando tra quelle bellissime nuvole bianche che contrastavano quelle scure della notte e scacciavano tutto ciò che di perfido e maligno c’era, lasciando spazio a uno spettacolo splendente e mozzafiato.
Restai forse qualche manciata di minuti a osservare il firmamento, mentre una moltitudine di pensieri attraversava la mia mente come auto che sfrecciano ad alta velocità sulle strade asfaltate.
Questo complesso di confusione e tensioni, ero io: Lavinia Marika Emberson, una ragazza di ventidue anni che lavorava in un semplice supermercato nel prestigiosissimo ruolo di cassiera, ma che stava per diventare la moglie di James Odell.
Lui era il ragazzo perfetto che tutte le donne avrebbero voluto al proprio fianco. Un uomo sincero; Un uomo dolce ma allo stesso tempo comprensivo e romantico; Un uomo su cui si poteva sempre contare. Insomma, alla fine dei conti, non gli mancava nulla. Sapeva fare di tutto, per non parlare poi delle faccende di casa dove io ero davvero negata.
Se provavo a muovere un dito, non c’era nulla che non si rompesse.
“Vi sposate a questa giovane età?” vi chiederete.
Posso rassicurarvi dicendovi che non siete stati gli unici a pensarlo, ma bensì a questo bellissimo gruppetto si erano già aggiunti tutti i miei parenti, avvertendomi della nostra scelta avventata. Io credo che l’età non abbia importanza. Se l’amore è forte, allora la cosa migliore è onorarlo.
In quella giornata avrei dovuto trasferirmi nella loro villa di campagna a Chichester – cittadina, dove io stessa abitavo - per accogliere i primi invitati che arrivavano da lontano, per fino suo fratello Tom Peter Odell, in ritorno da Londra.
Non l’avevo mai conosciuto, poiché James mi aveva detto che era un cantante famoso e che era alle prese con il suo lavoro, non potendosi così spostare frequentemente. Eppure, a volte mi ero chiesta se questa non fosse una bugia per raccattarmi e se questo Tom Odell esistesse davvero. Non avevo mai sentito parlare di lui e mai avevo udito qualche sua canzone alla radio. Probabilmente aveva esagerato nella sua descrizione e magari era solo un cantante da quattro soldi che suonava in locali piccoli, guadagnandosi da vivere.
Grazie a quella giornata, avrei potuto chiarire ogni mistero riguardo a questa persona.
Mi andai a fare una doccia, cercando di pensare al magnifico futuro che mi aspettava al fianco di James e in seguito indossai un vestitino bianco, con dei tacchi e borsa neri. Fissai il mio aspetto allo specchio e decisi di lasciare immacolati i miei occhi verdi, ma di raccogliere i miei capelli castani chiaro in uno chignon.
Ero pronta.
Presi la mia valigia, facendo attenzione a scendere le scale senza cadere e in seguito salutai i miei genitori e il mio fratellino Derek, che facevano insieme colazione. Anche loro mi avrebbero raggiunta tra pochi giorni, ma potetti notare i loro occhi lucidi in segno di orgoglio e di commozione.
Me ne andai fiera di me e di quello che sarei diventata, senza rammarichi, ma solo con una grande forza d’animo. Salì nella macchina nera che era parcheggiata fuori la mia casa bianca e mi accesi una sigaretta, rilassandomi prima di mettere la vettura in moto.
Certo, non era molto salutare, ma la nicotina era l’unica cosa che poteva calmarmi e stabilizzarmi. Era come una sottospecie di rito, per non cadere in crisi. Dopo aver finito di fumare, partì, facendo attenzione ai pedoni che attraversavano la strada e ai ciclisti mattutini, ignari di ogni pericolo.
Passarono pochi minuti e arrivai a destinazione, davanti a una villa con maestose e ampie scale di marmo bianco. Era munita di numerose finestre e di grandi stanze, dove avrebbero alloggiato gli ospiti prima del grande ricevimento. Era bella, ma allo stesso tempo mi spaventava, forse perché sembrava che potesse crollare addosso da un momento all’altro.
Ecco che mi sentì crogiolare, proprio perché vidi James davanti alla porta che mi aspettava. Avvertì la felicità dentro di me e quando riuscì a parcheggiare, mi raggiunse dandomi una mano con la valigia. Ci baciammo e finalmente potei abbracciarlo, inalando nei miei polmoni il suo dolce profumo.
James era un ragazzo alto, con luminosi occhi azzurri e capelli castani. La sua pelle era molto chiara, quasi quanto la mia e possedeva un fisico ben scolpito, munito di addominali e quant’altro. Indossava la polo blu che gli avevo regalato l’estate scorsa e dei pantaloncini di jeans molto strappati, che lui solitamente utilizzava per stare in casa.
Mi guardò con uno sguardo penetrante capace di farmi scogliere, ma ciò durò per pochi secondi, poiché ci dirigemmo immediatamente verso il portone d’ingresso. Lo varcammo e lì, mi s’illuminarono gli occhi per la bellezza della struttura.
Maestosi lampadari di cristallo pendevano dai soffitti, e bellissimi pavimenti di marmo facevano parere la villa una reggia. Rimasi incantata quando vidi i mobili fatti di un legno prestigioso e la quantità delle stanze presenti sia al piano inferiore che superiore.
Mi portò dritta davanti alla mia stanza seguendo la prima scalinata a sinistra e quando la vidi, quasi mi commossi. Un letto matrimoniale composto da preziose coperte bianche, era posizionato al centro della stanza dalle pareti di un azzurro celestiale. Un grande armadio era posto a destra, mentre a sinistra c’era un’ampia finestra che affacciava sul cortile retrostante, dove c’era una meravigliosa fontanella da cui fuori usciva dell’acqua cristallina.
Era tutto così speciale.
<< Non sai quanto sono felice che tra dieci giorni sarai mia moglie… >> disse, sedendosi sul letto e guardandomi con il suo solito sguardo ammaliante.
Restai a fissarlo e sorrisi, ricambiando ciò che mi aveva appena detto. Mi sentivo intimidita ed era come se le parole che avrei voluto dirgli si fossero bloccate all’interno della mia gola, nascondendosi in buchi profondi, scavati da loro stesse.
James si avvicinò a me, mi abbracciò e poi mi baciò passionalmente, come solo lui sapeva fare. Le sue labbra erano morbidissime e adoravo il modo con il quale mi stringeva i fianchi.
Mi faceva sentire unica, la sua principessa.
<< Sistema le tue cose, poi ci vediamo di sotto… >> mi sussurrò con la sua voce profonda.
Mi limitai ad annuire.
Ancora una volta quelle parole rimasero incastrate, probabilmente per il fatto che ero in preda all’emozione.
All’improvviso, poi, udì il dolce suono di un pianoforte.
Riproduceva una canzone romantica, ma allo stesso tempo triste. Era qualcosa che mi colpiva nel profondo. Era chiaro che l’autore volesse far trasparire tutta la sua rabbia, la sua angoscia e la sua passione all’interno di un’unica e armoniosa melodia.
Poi udì una voce maschile, ancora più profonda di quella di James, capace di farmi veramente tremare. Mi feci guidare da quella melodia e incominciai a cercarla.
Non trovai nulla, ma la risentì quando mi ritrovai davanti a una grande stanza dove erano poste numerose librerie al piano inferiore.
Riuscì a distinguere delle parole malinconiche, che mi persuadevano. Cercai invano di resistere, ma era come se qualcosa mi trascinasse in un lungo tunnel nero senza fondo.
“I wanna cry and I wanna love
But all my tears have been used up…”.
Chiunque fosse, aveva appena attirato la mia attenzione. Per qualche strano motivo quella melodia mi aveva legato indistintamente alle sorti di quella persona che mi stava letteralmente strappando il cuore.
Improvvisamente, scorsi una libreria sulla destra, leggermente spostata. Mi avvicinai e mi resi conto che in realtà era una porta che conduceva verso un passaggio segreto.
L’attraversai.
La voce si faceva sempre più vicina e sempre più suadente.
Uno, due passi.
Mi faceva sentire bene.
Tre, quattro passi.
Avevo già perso la testa.
Cinque, sei passi.
Lo vidi e ne rimasi perdutamente folgorata.

   
 
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