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Autore: Aya2    05/08/2003    0 recensioni
in tempi dove quasi tutti si dilettano a scrivere quinti libri alternativi... non ho certo intenzione di restarne fuori io! Se leggete poi, mi fate un piacere! ^_^
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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La sua bacchetta magica… i libri… il cofanetto con gli ingredienti per Pozioni… il diario… l’uniforme di Hogwarts… il Mantello dell’Invisibilità… la cartellina con tutti i compiti delle vacanze… la sua borsa… l’Omniocolo… lo Spioscopio… la penna d’aquila e l’inchiostro… la mappa degli astri… e naturalmente due pacchi di mangime per la sua Edvige. Aveva tutto.

Harry Potter chiuse bene il suo baule marrone e vi si sedette sopra, soddisfatto come non lo era da molto tempo. Da quella posizione vedeva benissimo il misero calendario appeso sulla porta: era il 30 luglio. La sera del 30 luglio, per essere precisi. Il giorno dopo sarebbe stato il suo quindicesimo compleanno, e il più bello regalo che potesse capitargli era il restante mese di vacanza da passare con i Weasley, la sua famiglia preferita in assoluto.

Era da parecchio tempo che non si sentiva così sereno… alla fine del quarto anno di scuola Voldemort era risorto, ed erano previsti tempi bui. Harry sapeva che tutti i maghi si stavano preoccupando almeno un po’ per lui… del resto, come non esserlo? Il ragazzo aveva più volte rischiato di morire per mano sua, e tutti sapevano della sua storia: Harry Potter, il bambino sopravvissuto.

La fine del quarto anno era stata incredibilmente triste anche a causa della morte di Cedric Diggory, e sempre per mano di Voldemort.

Poi erano iniziate le vacanze, ed Harry si ritrovò solo nel suo dolore. Cioè, era a casa dei suoi zii, ma era come essere solo, dato che loro quasi non lo consideravano un membro della famiglia: era solo il parassita… mago, per di più, un altro buon motivo per trattarlo senza nessun riguardo. Odiavano la magia, i Dursley, e tutto quello che avesse a che fare con essa.

Ma ora Harry avrebbe ritrovato il suo migliore amico Ron, che di sicuro sarebbe riuscito a tirarlo su di morale col suo gran senso dell’umorismo.

Un frullio d’ali attirò l’attenzione di Harry, che si voltò verso il davanzale della finestra, aperta. Lì stava appoggiata Edvige, la sua amata, candida civetta. Stringeva tra le zampe una piccola busta stropicciata, che Harry si affrettò ad aprire.

 

Caro Harry,

immagino bene quello che stai passando, ma ti consiglio di non crucciarti troppo: ne abbiamo già parlato. Goditi al meglio questo ultimo mese di vacanza con i tuoi amici, e poi và ad Hogwarts. Sotto la protezione di Silente sarai più al sicuro! Ma questo naturalmente lo sai già.

Solo non cacciarti nei guai!

Ti saluto,

Sirius

 

Tsz, il suo padrino Sirius… apprensivo come al solito. Ormai Harry non aveva più voglia di andare a caccia di guai. Non ne aveva bisogno: erano i guai che gli correvano sempre appresso, in qualsiasi momento e in qualsiasi forma. Non c’era da preoccuparsi, per questo.

 

La mattina dopo, Harry si svegliò tutto pimpante. Si alzò e si vestì in fretta, poi scese per preparare la colazione per lui e per i suoi parenti.

In cucina trovò il suo toresco zio Vernon, seduto al tavolo col naso immerso nel quotidiano, il suo grosso cugino Dudley, tutto preso dal programma in tv, e sua zia Petunia, che cercava senza successo di rammendare i pantaloni di Dudley in modo discreto. Naturalmente nessuno si degnò di fargli gli auguri di buon compleanno, ma Harry ci era ormai abituato.

Zio Vernon, non appena notò la presenza di Harry (questo dopo dieci minuti dal suo arrivo in cucina), bofonchiò:”A che ora hai detto che arrivano, ragazzo?”

“Hanno detto che saranno qui per le dieci.”

“Ah.”

Seguì qualche istante di silenzio, poi zio Vernon aggiunse, con tono minaccioso:”E… con COSA arriveranno? Non come l’altra volta, voglio sperare…”

Harry trattenne un sorrisino al pensiero della catastrofica irruzione dei Weasley dell’anno scorso, che erano entrati in salotto attraverso il camino.

“Non saprei. Forse si Smater…” si bloccò, ricordando che i Dursley esplodevano ogni volta che veniva nominato qualcosa inerente alla magia “In qualche modo arriveranno.”

Zio Vernon bofonchiò qualcosa in risposta, che Harry non capì e che tutto sommato non teneva a capire.

“Sono le 9.55, comunque…” fece notare zia Petunia, alzando lo sguardo dagli immensi pantaloni del figliolo “Spero che saranno puntuali.”

“Credo di si!”

Appena la conversazione finì, si udirono dei rumori provenienti dal salotto. I Dursley si precipitarono a controllare, seguiti da Harry. Che siano i Weasley?

Arrivarono in salotto appena in tempo per vedere quattro persone dai fiammanti capelli rossi e il viso coperto di efelidi apparire vicino al tavolino, con le mani appoggiate su una vecchia scarpa. Zia Petunia rabbrividì alla vista di quella lurida cosa appoggiata sul suo scintillante pezzo d’arredamento.

Il viso di Harry si allargò in un sorriso nel vederli. Il signor Weasley, padre di Ron, si guardò intorno, compiaciuto per non aver distrutto nulla. Fred e George, i fratelli gemelli di Ron, che ormai erano arrivati al settimo ed ultimo anno ad Hogwarts, lanciarono a Dudley un’occhiata ambigua (facendo nascondere Dudley dietro la poltrona, terrorizzato). Infine Ron, alto, dinoccolato e lentigginoso come al solito, che subito esclamò:”Heilà, Harry!”

“Heilà Ron!”

“Tutto bene, spero!”

“Certamente.”

Il signor Weasley si voltò verso i Dursley, regalando loro un immeritato sorriso e dicendo:”Buongiorno a voi! Bè… saremo un po’ di fretta, quindi togliamo il disturbo. E non preoccupatevi: tratteremo bene vostro nipote!”

I Dursley avevano un’espressione come a dire “fa di lui quello che vuoi ma lungi da me e dalla mia famiglia!”. Non cambieranno mai… ma questo ad Harry importava ben poco.

Salì di sopra e, aiutato da Ron, portò giù il suo baule, che avvicinò al tavolino con la scarpa.

“Questa è una Passaporta, signor Weasley?”

“Hai indovinato, ma lo è solamente per oggi…” fece un occhiolino “Permesso speciale dal Ministero! Su, sbrighiamoci!” aggiunse poi, rivolto ai suoi figli.

Tutti i Weasley più Harry si avvicinarono alla Passaporta, e la toccarono tutti insieme. Qualche istante dopo, sparirono nel nulla.

Dopo aver vorticato per qualche secondo, Harry e tutto quello che lo circondava si fermò. Guardandosi intorno, notò con estremo piacere di trovarsi proprio davanti alla Tana. Ogni volta che vedeva quel luogo gli veniva da sorridere… la Tana, dimora della famiglia Weasley, era stato il primo posto in cui si era sentito come in famiglia.

Harry notò la signora Weasley: era una donna piccola e grassottella, gentile ed affettuosa con tutti. Infatti aveva da subito preso Harry sotto l’ala protettiva e lo trattava come un figlio, facendogli perfino regali.

Stava appendendo una quantità esorbitante di vestiti sgocciolanti ad una lunga corda per il bucato che andava da un lato all’altro del cortile. Pareva molto indaffarata, ma appena vide Harry gli corse incontro sorridente.

“Harry, caro!” lo abbracciò “Sono così contenta di vederti. Vuoi mangiare qualcosa?”

“No, grazie, ho appena fatto colazione”

“Sicuro? Nemmeno una fetta di torta di mele? Penelope la sta sfornando proprio ora!”

“Chi?”

Ma la risposta alla domanda arrivò subito. Dalla Tana uscì frettolosamente una ragazza alta dai lunghi riccioli corvini, pulendosi le mani nel grembiule arancione ed esclamando con tono agitato:”Signora, non riesco a trovare il piatto che mi ha detto, e tra un po’ la torta si affloscia!!”

“Vi siete presi di nuovo il piatto per i vostri stupidi giochetti?” abbaiò la signora Weasley, rivolta ai gemelli. Questi non fecero in tempo a rispondere che la loro mamma era già corsa in casa.

La ragazza ricciuta stava ancora sulla porta, sospirando con i pugni puntati sui fianchi e un mezzo sorriso sulla faccia. Poi vide Harry.

“Ah! Buongiorno, Harry! E’ da un pezzo che non ci vediamo.”

Fu in quel momento che la riconobbe: era Penelope Light, la fidanzata di Percy, il terzo dei sette fratelli. Effettivamente non la vedeva da un bel pezzo… due anni.

“Ciao Penelope!” esclamò, sorpreso di vederla lì.

La ragazza parve intuire la sua sorpresa, e sorrise:”Sono anche io ospite qui… per due settimane. I signori Weasley sono così gentili, vero?”

Eh si, pensò Harry, i Weasley erano persone davvero ospitali.

Ron gli diede una pacca sul braccio:”Dai, saliamo da me. Ti faccio vedere una cosa!”

I due amici entrarono in casa ed imboccarono l’alta scalinata. Al secondo piano Harry venne urtato da una bestiolina marrone che corse giù per le scale come indemoniata.

“Ma che…??!”

“Quello è Sparkie, l’ermellino di Penelope. Se resta più di un giorno lontano da lei cade in una profonda depressione, quindi ha dovuto portarselo dietro.” spiegò Ron.

“E crea problemi?” chiese Harry, sentendo Sparkie squittire nei pressi della cucina.

“Noo… anzi, io lo trovo simpatico!”

Entrarono in camera di Ron, dove Harry ormai non restava più shockato per essere colpito in pieno da uno sfolgorio arancione. Anzi, notò subito che un nuovo poster dei Cannoni di Chudley aveva sostituito quello vecchio e scolorito che prima troneggiava sopra il letto di Ron.

Poi notò un abito da cerimonia blu cobalto nuovo di stecca, appeso ad una gruccia.

“E questo?” chiese

“Ah…” bofonchiò Ron “Me l’ hanno regalato Fred e George…”

A quel punto Harry si ricordò di aver regalato la vincita in denaro del Torneo Tremaghi dell’anno scorso ai gemelli, invitandoli a comprare a Ron un abito che sostituisse l’obbrobrio marrone dell’anno scorso.

“Guarda!” chiamò Ron, ed Harry si avvicinò: l’amico gli stava mostrando orgoglioso la grande vasca di vetro che stava appoggiata sul davanzale della finestra. Conteneva un grosso anfibio somigliante ad una rana, giallo e verde squillante, dalla pelle liscia e lucida e con due piccole corna appuntite sulla fronte.

“È un Ranelonte Acrobata! Proprio non mi aspettavo che da quelle uova di rana che George ha trovato tre anni fa potesse uscirne uno…!”

“Perché? È un’animale raro?”

“Bè, no… però è comunque inusuale trovarne facilmente in giro per i campi! Guarda, è fortissimo!” e la tirò fuori dalla vasca, appoggiandola sul pavimento. Il Ranelonte guardò Harry con occhi incuriositi mentre Ron prendeva un lungo spago dal comodino. Ne porse ad Harry un’estremità.

“Fallo girare!” ed insieme presero a farlo girare.

Il Ranelonte prese a saltare la corda con sorprendente agilità. Harry scoppiò a ridere. Per il resto della mattinata i due si divertirono a far fare al Ranelonte un sacco di buffe acrobazie, fino a che non furono chiamati a pranzo.

In cucina, Harry vide Ginny, la minore e unica femmina dei fratelli Weasley, intenta ad apparecchiare la tavola. Non appena Harry la salutò, lei arrossì vistosamente, squittì un “ciao” in risposta e tornò a testa china a lavorare alla tavola. Il ragazzo si offrì gentilmente di aiutarla ma lei rifiutò categoricamente.

Mamma Weasley, che stava girando furiosamente il mestolo dentro un pentolone di spezzatino, lanciò un’occhiata all’orologio:”Bè, Percy dovrebbe arrivare a minuti!”

L’orologio della cucina, infatti, aveva una lancetta per ogni membro della famiglia. Due di quelli erano puntati su ‘lavoro’ (erano quelle di Bill e Charlie, a lavorare rispettivamente in Egitto e Romania), altre sei indicavano ‘casa’ e l’ultima, quella di Percy, era rivolta alla scritta ‘viaggio’.

“Povero caro, lavora troppo! Sarebbe in ferie, ma ha voluto andare in ufficio a sistemare le ultime carte… bè, da domani resta a casa, dice.” sospirò la signora Weasley.

Penelope, che entrò in cucina in quel momento con in mano una piccola ciotola vuota, sbottò:”Si, si comporta in modo davvero carino! Quello stacanovista…”

“Ora tu cosa fai, Penelope?” chiese Harry.

“Io? Gestisco la libreria di famiglia, a Hogsmeade. Ce la passiamo da generazioni… ed ora tocca a me!”

“Dev’essere un bell’impegno…!”

“Ah, non troppo… mi aiuta mio cugino Steven. E poi anche Ginny mi sta aiutando, quest’estate!” aggiunse la ragazza, rivolgendo un sorriso radioso a Ginny, che sorrise di rimando.

In quel momento la porta della cucina che dava sul giardino si spalancò, facendo entrare Percy, che aveva un’aria stanca.

“Salve a tutti. Santo dio, fa un caldo… in ufficio, poi…”

“Ciao, caro!” cinguettò mamma Weasley.

“Ciao mà.” poi Percy notò Harry “Ah, ciao Harry!” si avvicinò e gli strinse la mano “Sono felice di vederti. Tutto bene?”

“Benissimo. A te?”

“Pure.”

Poi il pranzo fu servito e non ci fu più spazio per conversare.

 

“Hai notizie di Hermione?” chiese Harry a Ron, nel pomeriggio.

Loro due, Fred, George e Ginny erano usciti, diretti verso il piccolo campo erboso di proprietà dei Weasley. Giocarono una sgangherata partita di Quidditch, dopodiché si stesero sull’erba a crogiolarsi sotto il caldo sole di luglio.

“Hm… no… non manda gufi da due settimane. Bè, è comprensibile… è dura per un gufo farsi tutta la strada da qui alla Bulgaria!” borbottò Ron, evidentemente contrariato.

La loro amica Hermione Granger era stata infatti invitata dal bulgaro Viktor Krum a passare una vacanza da lui. Hermione inizialmente pareva contraria all’idea, ma alla fine, evidentemente, aveva accettato.

Harry decise però di non dare troppo peso alla storia, anche per non far arrabbiare Ron.

Dopo aver giocato altre tre partite di Quidditch, alle quali partecipò anche Ginny, ed aver giocato per tre quarti d’ora buoni a Spara Schiocco, i cinque amici decisero di tornare in casa.

In cucina trovarono Percy e Penelope. Quest’ultima stava svuotando sul tavolo in contenuto di una serie di borse di plastica, sottoponendoli al giudizio di Percy, che evidentemente si era deciso a fare il fidanzato perbene e portare la sua ragazza a fare shopping. ^ ^

“Ciao!” li salutarono i due, poi Percy prese dalla credenza una piccola pila di buste voluminose “Ecco a voi, posta da Hogwarts!”

Tutti si misero a consultare la lista di libri da comprare per il nuovo anno scolastico. Fred e George, notò Harry, scrutavano sgomenti ed afflitti la lunga lista di libri che avevano sotto mano. Quello per loro era l’ultimo anno, e dovevano studiare per cercare di ottenere il M.A.G.O., anche se lo studio non era esattamente la loro passione. Poi gli venne in mente che, ai prossimi esami, anche lui avrebbe dovuto studiare per ottenere qualche G.U.F.O., ma ci contava davvero poco. Hermione si, lei avrebbe ottenuto tutti e dodici i G.U.F.O. ottenibili, ma lui e Ron al massimo ne avrebbero ottenuto due. Ma pazienza, l’importante era non restare bocciati! Cosa che, con professori come Piton, si poteva considerare un’impresa eroica.

Harry ripiegò il foglio e lo reinfilò nella busta, appoggiandolo sul tavolo. Non voleva pensare alla scuola, ora. I compiti li aveva già finiti il giorno prima, dai Dursley. Le sue vacanze estive cominciavano solo ora.

 

  
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