Sangue. E’ tutto quello che riesci a vedere ogni volta che fai quell’incubo. Vorresti urlare, capire perché le persone intorno a te sono morte e la tua spada sia sporca del loro sangue. Ma sai, con una macabra sicurezza, che nessuno di quei cadaveri potrà spiegarti qualcosa, quindi sprofondi in un vuoto senza fine. Afferri la tua ancora di salvezza, per non cadere sempre più giù. La mano di Leo, il tuo servitore e soprattutto migliore amico. Sai che lui ci sarà sempre, pronto a confortarti, ogni volta che fai quell’incubo. Ormai Leo riesce a percepire la tua inquietudine anche quando tu non dici nulla, come se vuoi due foste in continua telepatia. Sei felice di questo e, nonostante la tua fronte sia imperlata di sudore e i tuoi occhi siano vuoti e bui, ti sfugge un sorriso. Osservi Leo, senza occhiali, troppo impegnato a badare a te per coprirsi la faccia. Ti chiede se stai bene, ma tu ti perdi nella visione dei suoi occhi e noti che sotto quelle iridi viola ci sono delle occhiaie molto marcate. ‘Scusa Leo..’ è l’unica cosa che riesci a dire. Non sopporti l’idea che lui si preoccupi troppo, arrivando a non curarsi. Sorridi e chiudi nuovamente gli occhi, fingendo di dormire. Sai che l’incubo ritornerà e sei pronto ad affrontarlo. Da quando avevi portato Leo a casa come servitore, tutti nella casa di Fiana ti dicevano che lo avevi salvato, che eri diventato indispensabile per lui. Sorridevi ogni volta che te lo dicevano e sorridi anche ora quando te ne ricordi. Arrivi alla conclusione che, nonostante le apparenze, non sei stato tu a salvare Leo. Lui era riuscito a salvare te. Rimani con questa convinzione finché non ti addormenti, stringendo la mano del tuo amico come se fosse il tuo bene più prezioso.