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Autore: lukeandash    25/06/2014    0 recensioni
Due ricci ribelli gli ricadevano sul viso quasi angelico,e due occhi verde smeraldo erano incorniciati da lunghe ciglia.
Dalla t-shirt bianca si intravedevano alcuni tatuaggi,e nella tasca destra notai il manico di un coltellino.
Trattenni il respiro quando si rivolse a me,con un linguaggio non di certo angelico quanto il suo viso:
"E tu chi cazzo sei?"
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Prologo

Mi incamminai come ogni giovedì verso quella che era l'academia di musica che ormai frequentavo da più di cinque anni.
Il pianoforte è uno strumento che mi ha sempre affascinato,fin da quando ero bambina.Ricordo che mi divertivo a premere i tasti a caso sul pianoforte di mio padre,che ora è diventato anche il mio,sperando di produrre una melodia orecchiabile.Ovviamente mia madre è stata costretta ad iscrivermi ad una scuola specializzata perché da sola non cel'avrei mai fatta.
Sono sempre stata una maniaca dell'ordine e per questo mia sorella Megan mi prendeva sempre in giro,anche tutt'ora.
Lei è completamente diversa da me,adora uscire e divertirsi con i suoi amici.Le voglio molto bene.Ma è evidente che abbiamo interessi diversi:io passo i miei pomeriggi a studiare e a suonare il pianoforte,lei probabilmente ha già avuto la sua prima volta visto che ha diciasette anni.
Mia madre invece,è sempre presente quando ne hai bisogno ed,al contrario di mio padre,vuole che io esca e mi trova degli amici.
Mio padre è abbastanza geloso e beve un po' troppo,ma so che mi vuole bene,e io ne voglio a lui.
Una persona a cui sono particolarmente legata è il mio insegnante di musica,il signor Timberlake.Credo che mia madre abbia una cotta per lui,non è molto brava  a nasconderlo.Ma come darle torto,è davvero un bel uomo,ma è troppo vecchio per me,avrà circa trent'anni.
I miei pensieri furono interrotti dalla vibrazione del mio cellulare.Lo estrassi frettolosamente dalla tasca e lessi il messaggio da parte di mia madre:

Vuoi che ti venga a prendere?A che ora finisce la lezione?

Scossi la testa sorridendo e digitai velocemente la risposta:

Non preoccuparti mamma (:

Riposi il cellulare in tasca e feci il mio ingresso nell'edificio.Salutai cordialmente Ed,un ragazzo particolare ma interessante.
Entrai nell'aula di pianoforte e mi scusai con l'insegnante per il ritardo.
"Avanti cominciamo,siediti." rispose il signor Timberlake annoiato.
E così iniziò una delle solite lezioni di pianoforte,ma la cosa che non sapevo era che quello sarebbe stato il giorno in cui la mia vita sarebbe cambiata completamente.

Ore 19.30
Dopo quasi due ore di lezione sbuffai esausta.
"Maestro,non crede che si sia fatto un po' tardi?" domandai.
"Sarò io a decidere quando sarà tardi Maddison." ribattè con un sorriso appena accennato sotto i baffi notando la mia espressione sconfitta.
"Avanti,prova a suonare questa." aggiunse gentilmente porgendomi un foglio con le note.
Annuì e da allora fu come se gli unici presenti in quella stanza fossimo solo io e il pianoforte.
Un rumore improvviso mi distrasse,mi fermai di colpo e mi voltai con aria interrogativa verso il mio insegnante.
"Che cos'era?" chiesi confusa.
"A quest'ora non dovrebbe essere rimasto nessuno,vado  a controllare.Aspettami qui." esclamò il signor Timberlake.
Annuì poco convinta e cominciai  a riporre le mie cose all'interno della mia borsa.
Improvvisamente udì delle voci estranee provenienti dal piano inferiore e quando sentì un rumore più forte,uscì dall'aula e scesi lentamente le scale.D'un tratto l'edificio fu sommerso dal silenzio,cosa che mi fece insospettire ma sopratutto intimorire.
"C'è qualcuno?" quasi sussurrai sperando di non ricevere risposta.
Sobbalzai quando sentì la suoneria del mio cellulare,e mi diedi mentalmente della stupida mentre afferravo il telefono dalla tasca.
Fu allora che mi accorsi di una presenza alle mie spalle.Mi voltai di scatto mentre il mio cellulare cadde rovinosamente a terra.
Trattenni il respiro quando incontrai lo sguardo gelido di un ragazzo moro che mi fissava fra il divertito e il confuso.
Mi afferrò poco gentilmente i polsi,come se fossi una criminale e mi tappò la bocca.
"E lei che diavolo ci fa qui?Non ci hai parlato di una ragazzina." disse quasi arrabbiato e fu allora che mi accorsi di un ragazzo poco lontano da noi che mi osservava con uno sguardo poco amichevole.
Due ricci ribelli gli ricadevano sul viso quasi angelico,e due occhi verde smeraldo erano incorniciati da lunghe ciglia.
Dalla t-shirt bianca si intravedevano alcuni tatuaggi,e nella tasca destra notai il manico di un coltellino.
Trattenni il respiro quando si rivolse a me,con un linguaggio non di certo angelico quanto il suo viso:
"E tu chi cazzo sei?"
Sentì il moro sbuffare alle mie spalle e sibilò un: "portiamo anche lei,non abbiamo altra scelta."
Fu in quel momento che mi accorsi del mio insegnante che gemeva di dolore sdraiato sul pavimento.
Gli occhi si fecero improvvisamente lucidi e solo in quell'istante capì quale fosse il vero significato della parola 'paura'.
Due criminali avevano picchiato il mio insegnante che sembrava non fosse più capace di muoversi e il riccio mi guardava con uno sguardo che mi terrorizzava.
   
 
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