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Autore: Lucy_Caleidoscopio    25/06/2014    0 recensioni
#OSacapitoli
-Paul, so che stai lavorando moltissimo ultimamente, ma mi accompagneresti al parcogiochi?- la ornetta nera trasmetteva le parole di una ragazza, mentre i capelli biondi e disordinati le cadevano in avanti. Paul sorrise, il carattere della sua fidanzata era troppo dolce e troppo timido, come poteva dirle di no?
-Ma certo Molly, arrivo fra cinque minuti così stiamo insieme tutto il giorno- la avvertì Paul, ed era pronto a scommettere che in quel momento la ragazza si stava rigirando fra le dita il gancio della cornetta, presa dal suo solito nervosismo
-Va benissimo-
-Ora vado a prepararmi, ti amo- si congedò il ragazzo mentre teneva la cornetta fra la spalla e l’orecchio per potersi abbottonare la camicia bianca
-A dopo, ti amo anche io- rispose timidamente la ragazza riagganciando.
Blue Carrots xx
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Helter Skelter

-I Call You

 

10 Luglio 1968, Inghilterra, ore 08:00 a.m.

 

-Paul, so che stai lavorando moltissimo ultimamente, ma mi accompagneresti al parcogiochi?- la cornetta nera trasmetteva le parole di una ragazza, mentre i capelli biondi e disordinati le cadevano in avanti. Paul sorrise, il carattere della sua fidanzata era troppo dolce e troppo timido, come poteva dirle di no?

 

-Ma certo Molly, arrivo fra cinque minuti così stiamo insieme tutto il giorno- la avvertì Paul, ed era pronto a scommettere che in quel momento la ragazza si stava rigirando fra le dita il gancio della cornetta, presa dal suo solito nervosismo

 

-Va benissimo-

 

-Ora vado a prepararmi, ti amo- si congedò il ragazzo mentre teneva la cornetta fra la spalla e l’orecchio per potersi abbottonare la camicia bianca

 

-A dopo, ti amo anche io- rispose timidamente la ragazza riagganciando. Non si sarebbe mai aspettata una risposta affermativa, pensava che le avrebbe detto “Scusa ma non posso, devo lavorare”. Si dette mentalmente della stupida, cosa le era passato per la testa? Stava parlando di Paul, il suo fidanzato, il ragazzo gentile con tutti e sempre disponibile. Mentre era presa da questi pensieri, iniziò a vestirsi elegantemente, non sapeva neanche lei il perché, siccome sarebbero rimasti sicuramente a casa. Sapeva che la fama di Paul non gli permetteva di uscire, perché era stata così stupida da chiedergli di uscire? Al parcogiochi poteva benissimo andarci da sola. Si avviò in cucina per preparare la colazione, erano le nove del mattino e Paul solitamente faceva colazione a quell’ora. Nel frattempo Paul
aveva lasciato scivolare il telefono sul letto, troppo  intento ad abbottonarsi la camicia, troppo intento a fare tutto di fretta. Ma mancava qualcosa. Mancavano dei fiori, mancavano dei cioccolatini, mancava un regalo. Voleva scusarsi con la propria ragazza per non poter stare sempre con lei. Era da cinque giorni che non la vedeva e le mancava terribilmente, forse anche troppo, insomma quanto bastava con un pizzico di nostalgia in più. Una strana nostalgia, non era la solita nostalgia del passato o la solita nostalgia del proprio paese o delle proprie abitudini. Era nostalgia
della sua ragazza, la nostalgia degli occhi della ragazza, la nostalgia dei capelli, delle mani e del corpo della ragazza. Magari era un ragazzo troppo romantico ma, infondo, cosa poteva farci lui? Il suo stato di trance finì quando si accorse che John lo stava fissando. Nel suo sguardo si poteva vedere benissimo che era preoccupato, chissà forse non gli aveva risposto, troppo intento a pensare    

-Te lo chiedo per l’ultima volta, McCartney: dove cazzo stai andando a quest’ora?- gli chiese John

 

-Sto andando in un posto- rispose Paul, rimanendo sul vago. Sapeva che stava sfidando l’impossibile, sapeva che sarebbe stato scoperto, ma in quel momento pensava solo alla fretta che aveva

 

-In quale posto?- chiese ancora John, che aveva un tono di sfida fin troppo… Serio, per essere uscito dalla bocca di John Wiston Lennon che tutto era tranne che serio

 

-In un posto, starò via tutto il giorno- rispose Paul, prendendo la giacca. John capì tutto. Gli bastò sentire le parole “Starò via tutto il giorno” per capire che stava andando da Molly

 

-Ho capito, sai che non sono idiota. Stai andando da Molly, esatto?- disse John mentre si appoggiava allo stipite della porta, tenendo le braccia conserte

 

-Non sono cazzi tuoi, Lennon- gli rispose di rimando Paul. Gli stava facendo perdere tempo, sapeva che lo faceva apposta. John era geloso di Molly, come d’altronde Paul era geloso di Yoko.

 

-Invece sì, dimentichi che sono il più grande in questa stanza-

 

-Non c’entra niente. Sappiamo tutti che tu sei grande solo di età, e non di cervello- Paul voleva fare tutto, tranne che offenderlo. Voleva solo andare via, andare da lei e baciarla

 

-Scusa John, è che… Ho fretta, non la vedo da cinque giorni e mi manca- continuò poi

 

-Tranquillo amico, capisco che il nostro Paulie si è innamorato come capisco cosa vuol dire essere innamorati di qualcuno. Vai, muoviti, prima che si sveglino gli altri e incomincino a fare domande, al resto ci penso io- esclamò John mentre si dirigeva ad aprire la porta di casa

 

-Grazie mille John, e scusa ancora!- disse Paul mentre ‘scappava’ da quella casa, aveva perso dieci minuti abbondanti, e aveva promesso a Molly che sarebbe stato lì in cinque minuti. Lui era un ragazzo abbastanza preciso, doveva arrivare in orario. Corse a prendere dei fiori nel primo fioraio che vide e prese i cioccolatini dal primo pasticciere che trovò, ma mancava ancora il regalo. Era da un po’ che girava con la macchina ma era tutto chiuso, sfortunatamente. Accese la radio, essa l’avrebbe sicuramente aiutato a cercare.

 

-Buongiorno Liverpool! Stasera non potete mancare alla fiera a Blackpool, perché per la prima volta, qui a Liverpool, verrà inaugurato un Helter Skelter! Dopo quest’annuncio, vi lascio con Elvis Presley e la sua canzone  If I Can Dream- una lampadina si accese nella mente di Paul: Molly amava gli Helter Skelter, ne aveva visti un sacco in Germania, c’era salita solo una volta e gli aveva confessato che avrebbe voluto salirci ancora.
Riuscì a fare un retro front, non sapeva neanche lui come, e si diresse verso la casa di Molly. Quando arrivò, parcheggiò l’auto e scese da essa. Aprì lo sportello, prese fiori e cioccolatini e poi suonò. Il suo cuore iniziò a battere velocemente, sembrava un ragazzino alle prese con la prima cotta, se ci fosse stato John in quel momento lo avrebbe sicuramente preso in giro. Al suono del campanello Molly sobbalzò. Era già arrivato? Guardò l’orologio sulla parete: segnava le nove e dieci. Si accorse di aver perso la cognizione del tempo. Mise le ultime posate sul tavolo e corse ad aprire. Prima di girare il pomello della porta si guardò nello specchio: i suoi occhi azzurri scrutavano il proprio corpo esile, quasi a voler trovare, anche il più piccolo, difetto. Ma, fortunatamente, non ne trovò nessuno

 

-Chi è?- chiese

 

-Amore sono Paul- la ragazza aprì la porta e si ritrovò un ragazzo con il volto coperto dai suoi fiori preferiti: i girasoli. Le piacevano molto perché erano l’opposto di lei: vivaci e solari, mentre lei era timida e introversa. Vide anche che quel ragazzo teneva in mano una scatola di cioccolatini

 

-Sorpresa!- esclamò Paul, spostando i fiori dal proprio viso

 

-Paul?- domandò Molly, il suo tono di voce era un mix fra il sorpreso e lo stupito

 

-Ti è piaciuta la sorpresa?- chiese Paul, mentre sentiva che la pesantezza dei fiori, tenuti con una sola mano, si stava facendo sentire e, piano piano, prendeva le energie al ragazzo. Ma lui non voleva mollare, non davanti a Molly.

 

-Entra, queste cose peseranno sicuramente- disse la ragazza spostandosi per farlo entrare. Come faceva a capirlo? Come faceva a sapere che era stanco? Come faceva a sapere tutto? Era così trasparente? Eppure, nessuno lo aveva mai compreso, nessuno era riuscito a guardarlo e comprenderlo come faceva lei

 

-Tranquilla, non pesano- cercò di mentire Paul mentre entrava dentro casa. Posò i fiori nel primo ripiano che gli capitò sotto gli occhi e si girò. Molly non c’era, probabilmente era andata a prendere un vaso per i fiori. Si diresse in cucina, conosceva quella casa come se fosse sua, e sperava che un giorno sarebbe diventata sua, e anche di Molly. Vide la sua ragazza che cercava di raggiungere un ripiano troppo alto per lei. Nella sua bocca si fece spazio un sorriso e si avvicinò alla ragazza, che cercava in tutti i modi di arrivare nel ripiano alto. La prese dai fianchi e la sollevò senza problemi, come se stesse sollevando una piuma. Molly riuscì ad arrivare al ripiano e prese un vaso colorato, quando fu con i piedi a terra riempì esso con dell’acqua, prese i fiori e li inserì nel vaso, spostandoli un po’ per permettere a tutti i fiori di prendere l’acqua. Quando si voltò si ritrovò il viso di Paul a pochi millimetri dal suo. Il cuore iniziò a batterle forte, gli era mancato molto, anche se erano passati solo cinque giorni. Finalmente riassaporò le labbra di Paul, le erano mancate così tanto, anche se il tempo passava, queste non cambiavano mai, mentre loro si. La barba di Paul si faceva vedere da un bel po’, i lineamenti di Molly non erano più lineamenti da ragazzina. La barba di Paul, corvina come i capelli, si faceva anche sentire, punzecchiava e solleticava una parte del viso della ragazza, ma a lei non interessava, le importava soltanto delle labbra di Paul, che le erano mancate così tanto. Si staccarono dopo una manciata di minuti, entrambi senza fiato, ma con ancora molto amore da dare

-Ti ho preparato la colazione, so che la fai a quest’ora la mattina…- lo avvisò Molly mentre indicava la tavola con toast, marmellate di vario tipo e due tazzine di caffè ancora fumanti

 

-Grazie amore, non dovevi- disse Paul guardando la ragazza. Non sapeva distogliere il proprio sguardo da lei, era diventato impossibile ormai. E lei arrossiva, diventava sempre rossa, e il colore chiaro della sua pelle lo faceva notare, faceva notare le gote che piano piano diventavano di un rosso colorito, che spesso si intonava con il rossetto che portava, ma solo in occasioni speciali

 

-Siediti, sennò il caffè si raffredda- disse la ragazza iniziando a prendere il solito posto. Quella casa senza Paul era vuota, vedere “pieno” quel posto le metteva allegria

 

-Allora, per piacere del tuo stomaco, ho fatto i toast e la marmellata, quella di pesche, so che è la tua preferita- Molly prese un barattolo, che aprì con un po’ di fatica, e lo porse a Paul, che non aspettava altro. Gli era mancata quella marmellata, in inverno era abbastanza difficile trovare delle buone pesche, quindi si accontentava di qualsiasi frutto. Pensava che come faceva le marmellate Molly, non le sapeva fare nessuno

 

-Mmh che bontà- esclamò Paul scherzandoci un po’ su, sapeva che con quella frase avrebbe scosso la rabbia di Molly

 

-Bene, per me puoi fartela da solo- disse Molly chiudendo il barattolo e assumendo un’espressione offesa. Spesso Paul pensava che avrebbe dovuto fare l’attrice, riusciva a recitare molto bene, infatti quell’espressione era sembrata troppo vera

 

-Va bene, allora io non ti dico che sorpresa ho per te- ribattè Paul, mettendo anche lui un piccolo broncio.

 

-Un'altra sorpresa? Non ti bastavano i fiori, signorino McCartney?- lo ammonì Molly, sapeva che il suo ragazzo faceva anche troppi regali

 

-Si, un'altra sorpresa signorina McCartney- rispose Paul con tono sicuro. A quelle parole, il cuore di Molly cominciò a battere in un ritmo pazzesco, nemmeno le canzoni rock che ascoltava avevano questo ritmo. Ed era rock.

 

-Bevi il caffè, altrimenti si fredda- disse velocemente la ragazza mentre beveva il the che si era preparata

 

-Ti ostini a non bere caffè? Vedi chè è buonissimo!- rispose Paul, finendo in meno di due secondi il proprio caffè. Sapeva benissimo che in quella tazzina vi era del the caldo, a Molly non piaceva il caffè

 

-Non mi piace, tutto qui- ribattè lei addentando un toast pieno di marmellata

 

-Ti va di uscire ora?- chiese Paul con occhi ai quali non puoi dire di no, con occhi che ti conducevano sempre ad una sola risposta: sì.

 

-Ma i fan? E i paparazzi? Lo sai che Brian..- fu interrotta dal dito di Paul che si era poggiato sulla sua bocca. Faceva ancora male parlare di Brian, ma dovevano. Non voleva che si venisse a sapere che il “bello dei Beatles” era fidanzato, se non in punto di sposarsi. E ora che era morto, loro erano come persi in una fitta nebbia, senza sapere dove andare o come uscirne. Avevano perso una guida fondamentale, ma Paul sapeva una cosa, a differenza di Molly, che gli avrebbe permesso di uscire senza problemi: due giorni prima di morire, Brian aveva confidato a Paul che presto sarebbero potuti “uscire allo scoperto”, perché era una delle cose che desiderava di più al mondo

 

-Niente fan, Brian.. In realtà voleva, me lo ha detto…- disse Paul con una voce incrinata

 

-Che intendi dire Paul?- chiese Molly mentre cercava di capire dove volesse andare a parare il suo ragazzo

*Spazio Autrice*
Salve al popolo dei Beatles! Con questa OS (che, essendo venuta più lunga di quanto mi aspettassi, dovrò dividere in capitoli) è un piccolo modo per scusarmi della mia assenza in questi mesi, ma purtroppo la scuola mi ha tolto moltissimo tempo. Molly (nome derivante dalla canzone Obla Di OblaDa, che amo) viene "fisicamente" interpretata da Shirley Temple (più avanti capirete il perchè dei due nomi). Ho chiamato Helter Skelter perchè l'ho sognata, quasi come John ha avuto la famosa visione -da quanto so e ho capito- e inoltre adoro anche quella canzone. Vi lascio con la mini-suspence dell'ultima parte. I due usciranno di casa tranquillamente? Lo potrete scoprire presto! 
Baci,
Blue Carrots xx

  
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