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Autore: Angelindisguise    25/06/2014    0 recensioni
Da quei giorni passati lì, in quella casa, la ragazza ha perso lentamente e dolorosamente l’ultimo brandello di felicità che le era rimasto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Lilith, diciassette anni.
Una ragazza, quasi donna, se vogliamo, ma non abbastanza grande da dover sopportare tutta la sofferenza che le hanno inflitto. Era una ragazza felice, estremamente felice, aveva tutto e niente, come si suol dire. Aveva degli amici che le volevano davvero bene, che non la giudicavano o criticavano. Degli amici che la accettavano per quella che è veramente. Erano la sua famiglia, in tutti i sensi. Fino a quando non è successo quello che mai avrebbe pensato potesse accaderle.
Questa cosa ha mandato in rovina tutto il suo mondo, l’ha portata ad allontanarsi da tutto e da tutti, ma soprattutto, ha lasciato un segno indelebile sulla sua anima e sulla sua dignità.
Lilith non ha mai creduto in Dio, né tantomeno nella Chiesa. In fondo cos’è quella che tutti chiamano fede? Non è altro che un disperato bisogno di aggrapparsi con tutte le proprie forze a qualcosa d’inconsistente, non è altro che sentire il bisogno di affidarsi a qualcosa d’irreale per sfuggire ai problemi dell’insulsa vita degli esseri umani. E quella cosa che chiamano Chiesa non fa altro che alimentare la vana speranza umana che questo ente immaginario esista davvero. Un branco di ciarlatani, ecco cosa sono.
Quel giorno arrivò gradualmente, sì è strano da dire, ma è così. Ancora oggi pensa che se non avesse esaurito tutta la pazienza a sua disposizione nel sentire la donna che l’ha messa al mondo dirle di dover andare in chiesa la domenica, forse adesso non avrebbe questo enorme macigno sul petto.
Tutto iniziò con qualche carezza, qualche leggero tocco qua e là da parte Sua, da lei prontamente bloccato. Lilith pensò che fosse solo un gesto d’affetto nei suoi confronti da quell’uomo - Uomo di Dio – che aveva pregato per lei quando era in fin di vita appena nata e che l’aveva battezzata. Con il passare del tempo, delle domeniche, le cose degenerarono, i Suoi gesti diventarono più insistenti, e Lilith sempre più debole, sempre più incapace di respingerlo… provò a parlarne con la madre, certa che l’avrebbe capita e allontanata da Lui, ma lei non le credette... no, certo che no, come mettere in dubbio la parola di un illustre, casto e caritatevole uomo di chiesa. Specialmente se la controfferta proveniva da un’adolescente che ce l’ha con il mondo intero, atea e ribelle alle norme ecclesiastiche.
Le visite di Lilith da Lui diventarono più frequenti, tutta colpa del francese e della cecità della madre. Lui le diceva di dare a sua figlia ripetizioni, ma anche Lilith, dal basso del suo cinque in quella materia, riusciva a riconoscere che Lui, di francese, non ne sapeva proprio un cazzo.
Da quei giorni passati lì, in quella casa, la ragazza ha perso lentamente e dolorosamente l’ultimo brandello di felicità che le era rimasto. Le ordinava di sedersi su una sedia, in una stanza fredda e buia, illuminata solo da qualche piccola finestra sparsa qua e là, quasi a caso. Nella stanza non c’era nulla, se non lei, quella stramaledetta sedia e un forte odore di corpi sudati e menta.
È in quella stanza che è iniziata la sua caduta libera verso il profondo baratro della disperazione.
È in quella stanza che Lui la costringeva a guardare mentre consumava con altri uomini l’atto che lei, piccola e indifesa Lilith, dall’alto dei suoi diciassette anni, non aveva ancora compiuto.
È in quella stanza che, dopo essersi ribellata per l’ennesima volta, Lui esordì con - Visto che le botte non ti bastano, passiamo alle maniere forti, eh zuccherino? Magari ti soddisfano di più - Parole che, accompagnate da una profonda e roca risata, le fecero gelare il sangue nelle vene.
Lo fece.
Violò la sua intimità insieme con altri due uomini. La privò della dignità e di tutto ciò che aveva. E mentre l’orrido atto si consumava, tra le lacrime, impotente, Lilith pensava solo a come morire subito dopo.
Sono passati diversi mesi da quel giorno. Diversi mesi segnati dall’angoscia, dal dolore, dal ribrezzo verso se stessa, dalla paura di uscire da casa, mesi segnati dall’autolesionismo, dalla depressione, dal pensiero di farla finita definitivamente.
I prossimi mesi, invece, saranno segnati dal lungo percorso del riprendere confidenza con il suo corpo, del riuscire a fidarsi nuovamente di se stessa e degli uomini e amarsi per quella che è, nonostante gli squarci indelebili dell’animo.
  
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