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Autore: Biscotto Sudato    25/06/2014    3 recensioni
Cinque ragazzi, amici d'infanzia, vengono espulsi a causa di un dispetto che due di loro avevano architettato contro il preside. Allora i genitori del più introverso di loro li mandano in un magnifico collegio in cima ad un promontorio. Non sanno che tutte le persone che si trovano lì, sia studenti che insegnanti, non sono altro che umani provenienti da un'altra dimensione immigrati nella nostra a causa di una guerra secolare che da anni devasta le loro terre. Tutto va liscio, fino a quando non scoprono che il re dei Dhult ha intenzione di conquistare anche il nostro mondo. Che sia l'occasione d'oro dei cinque amici di diventare popolari e, perché no, eroi?
P.S. La banana sarà sempre presente. La banana non morirà mai, parola di un biscotto sudato.
Genere: Avventura, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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15 YEARS OLD

 

 

 

 

 

I

GERD

 

— Alza quel culo dal letto e va' a scuola, sbrigati!

Il tono di mia madre cominciò a diventare tagliente, quindi mi alzai, mi vestii, feci colazione e uscii di casa correndo. Sul marciapiede notai che c'era una vetrina che sembrava più uno specchio. Mi fermai un attimo per specchiarmi. Mi risistemai la frangia a destra, mi riordinai i capelli neri spettinati e spostai in su gli occhiali rossi con le dita. Poi mi complimentai con il mio riflesso per i begli occhi marrone chiaro (come al solito) e ricominciai a correre ancora più veloce. Presi il treno appena in tempo. Appena le portiere si chiusero, però, notai che King stava tentando di riaprirle con le mani. I suoi capelli biondo-platino sparati si schiacciavano contro il vetro mentre il ragazzo frettoloso provava a sfondare la portiera con la testa. I suoi occhi azzurri, furiosi, splendevano ogni volta che il ragazzo si dava lo slancio per sferrare l'ennesima testata. Stanco di tirare botte con la testa, premette la faccia contro il vetro e mi gridò: — Gerd, bastardo, apri quella dannata cosa!

Gli feci "ciao ciao" con la manina sorridendo e lui rispose con un bel dito medio.

— Se non mi fai entrare tiro una testata anche a te! — gridò King.

Una voce altrettanto familiare quanto melanconica risuonò dietro di me.

— Sei senza cuore, Gerd. Perché hai il cuore così freddo?

Sens mi passò davanti e premette il pulsante vicino alla portiera.

Aveva i capelli anche lui biondi e gli occhi azzurri solo che ce li aveva un po' più lunghi, abbastanza da arrivare alle spalle. Aveva il suo solito sguardo sofferente con cui piangeva per ogni singola cosa.

Appena la portiera si aprì, King si tuffò letteralmente dentro il treno.

— Perché non mi hai aperto tu, Gerd, brutto bastardo!

Con la calma più totale, mi avvicinai a King e gli dissi sottovoce: — Volevo capire se ci sei o ci fai, dato che c'è un altro pulsante completamente uguale a quello che Sens ha premuto poco prima che si trova all'esterno del treno, alla destra della portiera.

King si affacciò per verificare l'affermazione che si rivelò imbarazzantemente esatta.

Sens sospirò dolorosamente e si posò la mano sul cuore, cominciando ad assumere uno sguardo triste e sconsolato.

King lo guardò un attimo e disse tra sé e sé: — Ma che cazz... ?

Sens ricambiò lo sguardo confuso di King con uno sguardo afflitto e rispose: — Oggi ho visto un anziano su una panchina...

M'intromisi nella conversazione e chiesi tranquillamente: — E allora?

— L'anziano aveva un ombrello...

— E... ?

— L'ombrello era rosa...

— E dove vorresti arrivare con questa affermazione?

Improvvisamente, Sens scoppiò a piangere per poi smettere due secondi dopo.

— Andiamo, compagni — propose Sens, con un tono di voce più da veterano di guerra che da studente. — Troviamoci un posto degno di noi altrimenti i sovietici occuperanno tutti i sedili. Go!

Sens sfrecciò verso un sedile vuoto e ci si sedette con prepotenza.

Io e King ci guardammo per un secondo e poi seguimmo il soldato Sens.

Ci sedemmo nei posti davanti a quelli del veterano mentre lui sbirciava i posti dietro. Tirò fuori una fascia e se l'avvolse intorno alla testa. Poi si chinò sulla sua borsa e tirò fuori un...

— Che cosa ci fai con un fucile da softair nella sacca?! — chiese furioso King.

— Uccido sovietici! Sconfiggiamo i giapponesi!

— I giapponesi non sono sovietici. — sentenziai intromettendomi nel conflitto.

— Tsk, chi cazzo se ne frega! Soldato King, passami un po' di tabacco che comincio a soffrire di astinenza.

King si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò: — Che cosa gli prende, oggi?

Il treno non era ancora partito e Sens stava già cominciando a diventare nervoso. Chissà cosa caspita gli prese quel giorno...

Ma il peggio non era ancora arrivato...

Sens, all'improvviso, smise di borbottare e ci zittì. Poi, come un fulmine, si girò e cominciò a sparare raffiche di palline contro l'altro vagone.

Sens borbottò qualcosa come un “Vieni qui, bastardo” e si accucciò ai nostri piedi.

— Fate silenzio — disse truce Sens. — O dovrò usarvi come ostaggio.

King, con tono annoiato, propose: — Non possiamo giocare ai “Mercenari” dopo la scuol...

Venne subito interrotto da Sens che puntò l'arma verso la portiera dell'altro vagone e gridò: — Vieni fuori, Strange! Fammi vedere se hai coraggio a prenderti un posto di questo vagone.

Una figura misteriosa uscì allo scoperto. Portava un impermeabile nero e degli occhiali da sole. Le mani erano coperte da guanti, anch'essi nerissimi, e portava una fedora scura come la pece. Non parlò.

— Penso... — dissi tra me e me. — Penso di sapere chi sia...

Il tizio macabro, tutt'ad un tratto, tirò fuori una banana dall'impermeabile e la strizzò, spappolandola. Tutti, compresa la gente che si trovava là dentro, guardarono con pietà quel ragazzo che aveva appena sprecato una banana per tentare di schizzarla fuori dalla buccia e colpire Sens. Il treno, tristemente, partì verso la prossima stazione. Rimanemmo nella stessa posizione per tutto il viaggio.

Il tizio, che ormai si era tolto il fedora, rivelando quindi di essere Strange, fissò la banana ormai spappolata.

King si coprì il viso con le mani per la vergogna.

Le persone sedute in quel vagone fissarono la banana defunta con lutto.

Sens tornò quello di prima, si mise una mano sul cuore e si voltò dall'altra parte con gli occhi chiusi.

Io, invece, fui colpito alla vista di quella banana... nel senso che un pezzo di quel frutto mi andò sugli occhiali e dovetti pulirli per tutto il viaggio.

Quando scendemmo, ci fermammo su una panchina della stazione.

Ah, che bello rilassarsi! Non ti innervosisci, non studi, non provi a far parlare Strange... Ti guardi intorno come se fosse un quadro. Com'era bello il sole che era già salito veramente in alto per essere mattina! Com'era bello il treno che era partito mezz'ora fa! Com'era bello quell'orologio posto su una colonna che segnava le 7:59! Com'era bello il mio riflesso sul treno che stava arrivando! Ma poi mi venne in mente un particolare curioso:

― Ragazzi — chiamai i miei amici con tono calmo e pacato.

― Sì? — rispose King.

― La scuola inizia alle 8:00, giusto?

― … Sì?

― Guardate tutti l'orologio.

 

Non avevo mai corso così tanto.

King non ha visto il pulsante fuori dal treno.

Sens era ufficialmente impazzito.

Strange aveva ucciso una banana senza dimostrare la benché minima pietà.

E per conoscere Ginger dovrete aspettare il prossimo capitolo.

 

Cos'altro potrebbe andare storto?

 

Semplice: che io mi renda conto di aver scritto un capitolo troppo corto.

 

… AND THE SHOW GOES ON! (lol).

 

 

 

Nello stesso preciso momento in cui mettemmo piede nell'aula, la professoressa si voltò verso di noi con sguardo infuocato. Era molto giovane per essere una professoressa. Aveva dei lunghi capelli neri e gli occhi verdi, un naso a patata e si era messa il classico rossetto rosso acceso.

— Che fine avevate fatto? La lezione è cominciata otto ore fa! — strillò indiavolata.

— Eh? Dove sono tutti quanti? — chiese confuso King.

— Sono andati tutti a casa, dato che ora sono le 16:00!

Guardai sbalordito l'orologio attaccato al muro sopra la lavagna.

— S-Scusi, signora Professoressa — chiesi educatamente alzando la mano. — Ma sono le 17:00.

La signora Professoressa controllò l'orologio e lanciò un grido: — Merda! Mi sono totalmente dimenticata di andare a prendere mio figlio dall'asilo!

Detto questo, scappò letteralmente dalla stanza, piantandoci in asso davanti alla cattedra.

Sens pensò un attimo e poi disse: — Aspetta un attimo... Cioè, abbiamo iniziato a correre di mattina e siamo arrivati a scuola alle 17:00? Quanto cavolo abbiamo corso?

Ci riflettei anch'io e realizzai che Sens aveva, finalmente, detto una cosa giusta.

— Magari — esordì King dietro di me. — Potrebbe esserci successo qualcosa a cui non abbiamo dato importanza.

— Tipo? — chiesi pensieroso.

— Tipo che ci è successo qualcosa ma non ce n'è fregato un cazzo. Tipo questo.

Strange, intanto, trattenne a malapena un gridolino e si mise le mani sulla bocca.

— Uh? Cosa ti prende, Strange? — chiese Sens.

Strange corse verso la lavagna e scrisse una frase sulla lavagna che mi gelò il sangue nelle vene: “Ginger è stato arrestato”.

— Cosa?! — gridai esterrefatto. — Che cosa stai dicendo, lui non...

Strange tirò fuori lo smartphone e me lo mise tra le mani. Era cominciato un video:

Stavamo correndo verso scuola quando all'improvviso Strange si fermò e si vedevano dei criminali entrare in un negozio. Un grido di battaglia echeggiò dalle patetiche casse audio del cellulare: Era Ginger, intento a correre verso i criminali con i pugni chiusi. Aveva i capelli lunghi rosso fuoco e le lentiggini sulla faccia. I suoi occhi verdi erano, in qualche modo, magnetici.

 

Ma visto che sto descrivendo i miei amici come un maniaco penso che sia il momento di finirla qua con le descrizioni, prima che Strange mi denunci ancora una volta per stalking.

 

Sì, l'ha fatto.

 

Tutt'ad un tratto è arrivata la polizia e ha arrestato tutti, Ginger compreso.

— Perché non ce l'hai detto prima, Strange?! — gridai con tutto il fiato nel corpo. — Ora dobbiamo tirarlo fuori dal carcere giovanile.

— Direi che è naturale che Strange non parli, Gerd — sentenziò duramente King.

Di colpo, Sens spinse via King contro il muro con un braccio.

— Che cazzo fai, psicopatico? — gridò King.

Sens si sbottonò la camicia, rivelando di avere attaccato una giubba ricoperta di esplosivi.

— Argh, cosa cazzo ti sei indossato stamattina?! — piagnucolai.

Sens mi scoccò uno sguardo freddo e serio e rispose con tono truce: — Faccio saltare in aria i nazisti.

King si alzò dal muro e ribattè: — Testa di rapa, non ci sono i nazisti qui!

Ma troppo tardi, Sens aveva già attivato la bomba.

Intanto, la professoressa rientrò nell'aula: — Ma che cosa sta succedendo?

10...

— Oh merda, creperemo tutti! — gridò King.

8...

Congiunsi le mani verso di Sens e chiesi: — Per favore, ferma quella cosa!

Lui mi tirò uno schiaffo e rispose: — Col cazzo. I nazisti moriranno qui.

2...

— No! — si lamentò King.

1...

La professoressa prese l'orecchio di Sens e strillò: — Sei in punizione!

0.

 

Mi risvegliai gridando, grondante di sudore. Cercai gli occhiali sul comodino e me li rimisi. Mi guardai intorno.

— Ah già — dissi tra me e me. — siamo tutti finiti in un collegio.

 

“WTF”, direte voi. Ebbene, lasciate che spieghi (anche se non avete bisogno di una spiegazione perché la trama è già scritta nella descrizione del racconto rotfl):

 

Io e Ginger siamo persone molto alla ricerca dell'attenzione popolare. Vogliamo diventare famosi, per qualsiasi cosa, ed è per questo che avevamo escogitato uno scherzo clamoroso al preside. Non si sa come, il preside diede la colpa a me e a Ginger. Quando Sens e King cercarono di aiutarci, il preside incolpò anche loro. Ci espulse dalla scuola e fummo costretti a cercarcene un'altra. I nostri occhi brillarono quando i genitori di Strange ci fecero vedere un collegio meraviglioso posizionato su un promontorio. Era praticamente un castello, tipo quello di Neuschwanstein, solo che come panorama aveva un bellissimo mare. Non era neanche tanto costoso. Ci trasferimmo tutti lì l'anno prossimo. Strange ci seguì perché, come aveva scritto in un messaggio, secondo lui, la caffetteria della vecchia scuola era qualcosa degno di Stephen King. Sono morto dalle risate quel giorno.

Affittammo insieme una stanza, precisamente la stanza 68. C'eravamo vicini...

Pianificammo la posizione dei nostri letti. C'erano due letti a castello e addirittura uno a baldacchino. Eravamo in cinque. Due su un letto a castello, due su un altro e uno in quello a baldacchino. Quindi, dopo aver confermato questa scelta, andammo a dormire tutti nel letto a baldacchino.

Torniamo alla storia che forse è meglio.

 

Quello era il nostro primo giorno nel collegio Mar di Luce. La campanella suonò. Quasi addormentato guardai la sveglia.

— Svegliatevi! — gridai agli altri. — La lezione sta già cominciando!

 

Corremmo per i corridori della scuola.

King non aveva visto il pulsante fuori dal treno.

Sens era ufficialmente impazzito.

Strange ha ucciso una banana senza dimostrare la benché minima pietà.

E non ho mantenuto la parola sul fatto che Ginger sarebbe apparso nel prossimo capitolo.

Ed era tutto un sogno, tranne il fatto che non ho mantenuto la parola sul fatto che Ginger sarebbe apparso nel prossimo capitolo.

 

Cos'altro potrebbe andare storto?

 

Semplice: che Ginger venga corteggiato da una ragazza che non conosce nemmeno.

 

Succederà?

Sì, succederà.

   
 
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