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Autore: Blacksouls_ink    25/06/2014    4 recensioni
"Eccomi, Ramoso. Sto arrivando." Sirius sta morendo. Sua cugina Bellatrix ha scagliato il colpo che ha spento la usa vita per sempre. E mentre la morta lo avvolge, l'unico suo pensiero, un sussurro affidato solo agli spiriti, è per James. Migliore amico, compagno, fratello, famiglia. James è tutto per lui. Un'amicizia al di fuori del tempo e dello spazio, capace di sconfiggere le mura della morte. Felpato e Ramoso sono destinati a rincontrarsi. "Sempre, Felpato"
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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“Avanti, puoi fare di meglio!” le gridò, la voce echeggiante nella vastissima sala.
Il secondo getto luminoso lo colpì in pieno petto.
La risata non gli si era ancora spenta sul viso, ma il colpo gli fece sgranare gli occhi.
[...]
“Non puoi fare niente, Harry...”
“Fermalo...salvalo...è appena passato...!”
“... è troppo tardi, Harry”
“Possiamo ancora raggiungerlo...” Harry si divincolò con violenza, ma Lupin non lo lasciò andare “...Non puoi fare più niente, Harry... niente se n'è andato”. (Harry Potter e l'Ordine della Fenice)

Sirius sentì l'incantesimo scontrarsi contro il suo petto un momento in ritardo. Sgranò gli occhi per la sorpresa, ma le labbra erano congelate nella risata che lo avrebbe accompagnato per l'eternità. Sentì il suo stesso corpo cadere a terra e le braccia nere, ma accoglienti della morte che lo trascinavano verso di lei. Sirius si abbandonò a quella stretta, sentendosi finalmente in pace dopo tanti anni. Sentì l'urlo straziante di Harry, così pieno di dolore, e rimpianse di non essere stato più prudente. Avrebbe dovuto vivere per lui, per Harry. Invece stava morendo, così, con il sorriso impresso sulle labbra di un corpo spezzato. A pensarci bene però, Sirius si era già spezzato parecchi anni prima. “James”. Fu il suo ultimo pensiero prima di oltrepassare il velo. Avrebbe dovuto proteggere Harry per lui. Ma Sirius era sempre stato egoista. Non sopportava di stare vicino ad Harry per via della somiglianza con il padre. La prima volta che lo aveva visto, dopo la fuga da Azkaban, era stato preso da un attacco di rabbia. Lui era in tutto e per tutto James, ma c'era qualcosa di sbagliato. Gli occhi, gli occhi erano di Lily. Era Harry, non James. E James se n'era andato. Ma adesso lui, Sirius, lo stava per raggiungere. E così, mentre tutto ciò che aveva intorno spariva, affidò le sue parole solo al vento. “Eccomi, Ramoso. Sto arrivando.”

“Eccomi, Ramoso. Sto arrivando.” sospirò un ragazzo dai lunghi capelli corvini e due occhi color del ghiaccio. Un ragazzo bruno dai capelli scarmigliati e gli occhi nocciola, stava facendo avanti e indietro per la Sala Comune dei Grifondoro da quasi mezz'ora. Quando sentì i passi dell'amico, si voltò di scatto verso la scala a chiocciola che portava al dormitorio maschile. “SI PUO' SAPERE DOVE MERLINO TI ERI CACCIATO?!” urlò James ad un passo dalla crisi isterica. Sirius si appoggiò tranquillamente contro il muro con la spalla e gli rispose sbuffando: “Ramoso, rilassati, non hai dormito tutta la notte per questa storia. Devi stare calmo.” James, che aveva ripreso a marciare avanti e indietro come un cane in gabbia, lo guardò infuriato. “Stai calmo?! STAI CALMO?! Come faccio a stare calmo!? Sai chi verrà alla partita di Quidditch di oggi pomeriggio!?” L'amico sbuffò per l'ennesima volta ed esclamò: “Certo che lo so! Non fai che ripetercelo da settimane e, sinceramente, non capisco il motivo di farsi tanti problemi per una ragazza. Lily Evans, poi...” ma si interruppe quando James gli afferrò la divisa per il colletto, in modo che le loro facce fossero ad un centimetro di distanza. Sirius che già si aspettava l'ennesimo urlo del compare, rimase a bocca aperta nel sentire l'amico piagnucolare come un bambino: “Felpato, devi aiutarmi, ti prego, cosa devo fare? La invito ad uscire? Tanto dirà di no. Ti prego Sir, dammi una mano, se non per urlarmi contro non mi rivolge neanche la parola!” L'altro assunse un'aria pensosa, seguita poi dal solito ghigno malandrino. “Ho un'idea.” [...]

“Avanti Lily, ti ho detto che mi dispiace!” strillava un James Potter disperato. Stava rincorrendo una Lily Evans infuriata ed ad un passo dallo Schiantarlo. Lei si girò verso di lui, facendo turbinare i suoi capelli rosso fiamma e lo guardò incredula: “Ti dispiace?! Mi hai appena messo in imbarazzo davanti all'intera scuola e io dovrei perdonarti? Si può sapere dove ti è venuta l'idea di metterti quell'orrore?!” sbraitò indicando la maglia di James recante a caratteri cubitali la scritta

TI AMO LILY EVANS che il ragazzo aveva mostrato a tutti al termine della partita di Quidditch dopo averla indossata sotto la divisa dei Grifondoro. James si passò una mano tra i capelli già sufficientemente scompigliati e balbettò: “Ehm, pensavo che ti sarebbe...piaciuta?” lei lo guardò sconvolta e rispose infuriata: “Come potevi pensarlo, io odio questo genere di cose!” e detto questo gli diede le spalle e corse via furibonda, senza prima averlo Schiantato a dovere. Quando il ragazzo rinvenne, la prima cosa che udì fu la solita risata simile ad un latrato di Sirius che esclamò: “Non posso credere che tu l'abbia fatto davvero!” questa volta fu il turno di James infuriarsi e sussurrare: “Ma io ti uccido Felpato, canide traditore!” cosa che fece ridere il suddetto canide ancora più forte.

Con quella risata, Sirius ci era morto. Aveva oltrepassato il velo ed ora giaceva immobile, intorno a lui solo l'oscurità. A Sirius non era mai piaciuto il nero. Gli ricordava la sua, se così si poteva chiamare, famiglia. La nobile e antichissima casata dei Black.

Sirius giocherellava con una ciocca dei suoi capelli neri, sdraiato su un letto di Grimmauld Place 12. Aveva appena finito di tappezzare la stanza di poster, foto e stendardi rosso-oro, in modo da coprire il verde argento delle pareti. Le aveva sempre odiate, così come qualsiasi cosa gli ricordasse il carattere della sua famiglia. No, loro non erano mai stati la sua famiglia. Non c'erano mai stati gesti di affetto, parole di conforto, nemmeno quando era solo un bambino. C'erano state punizioni, litigi, minacce. Più di tutti Sirius odiava quella che era costretto a chiamare “madre”. Voleva andarsene, fuggire dalla prigionia in quella casa piena d'odio. Al piano di sotto, nel frattempo, si stava svolgendo la festa di fidanzamento di suo fratello Regulus, alla quale Sirius non aveva alcuna intenzione di prender parte. Sentì dei passi in corridoio e si alzò incuriosito dal letto, per poi avvicinarsi alla porta e appoggiarvi l'orecchio. “Presto noi Purosangue saremo gli unici maghi degni di questo nome, sta già accadendo, i Nati Babbani stanno morendo uno ad uno, e presto toccherà a tutti.” Il ragazzo rimase paralizzato per un momento quando riconobbe la voce della madre, poi si riscosse e si allontanò dalla porta. Prese il suo baule già pronto per Hogwarts, contenente gli unici oggetti a lui cari, poi aprì la porta e si diresse verso l'uscita dell'abitazione. Ignorò le urla della madre, così come quelle del padre, lo sguardo deluso dei familiari, quello rassegnato del fratello. Gli invitati alla festa rimasero sconvolti dalla ribellione del ragazzo che, quando suo padre gli si parò davanti gli rivolse uno sguardo furibondo: “Sono stanco di voi e delle vostre manie da Purosangue. Non vedete l'ora di unirvi a Voldemort? Bene, addio. Non prendetevi il disturbo di venirmi a fare visita.” poi si girò verso Regulus, che lo guardava come se avesse sempre saputo che prima o poi sarebbe successo “Congratulazioni per il tuo fidanzamento, ti auguro di non diventare come loro.” e così dicendo indicò sprezzante i genitori. “Addio” Spinse di lato il padre e spalancò la porta. Sentì la brezza estiva investirlo, ma l'unica cosa che percepiva era il gusto della libertà. Era libero. Libero da quel luogo di minacce, incubi e odio. Senza pensarci due volte, si Smaterializzò. Quando aprì gli occhi, si trovò davanti ad una villa dall'aria familiare. Si guardò intorno e riconobbe il viale di Godric's Hollow. Sorrise vedendo che, dalla finestra della villa, si aveva una perfetta visuale della sala da pranzo dei Potter. Fissò lo sguardo su James che si ingozzava di gelato al cioccolato. Sirius sorrise, ma non si mosse di un millimetro. Finalmente, James, sentendosi osservato, alzò lo sguardo dalla coppa di gelato e guardò fuori dalla finestra. Lo vide e sorrise a sua volta. L'amico lo vide scomparire dalla sala da pranzo, per poi ricomparire sulla porta principale. Gli sorrise, con la bocca sporca di cioccolato e con voce comprensiva disse: “Ti hanno cacciato?” Sirius scosse la testa e si decise a muoversi. Quando fu davanti all'amico gli strizzò l'occhio e rispose: “Me ne sono andato, non ne potevo più.” James esplose in una risata “Quelli non si daranno tregua finché non ti avranno ammazzato!” il compare annuì e si unì alla risata dell'amico mentre entrambi entravano in casa. Entrato in cucina, salutò Dorea e Charlus che lo accolsero calorosamente, poi si diresse verso la stanza di James. Subito fu abbagliato dai colori brillanti delle pareti. James l'aveva interamente dipinta dei colori di Grifondoro e tappezzata di poster sul Quiddicth. L'amico gli fece l'occhiolino e, dopo che ebbe appoggiato il baule, propose:

“Ti va del gelato al cioccolato?” Sirius scoppiò in un latrato gioioso e annuì. Si sentì a casa per la prima volta da tanto tempo. Charlus e Dorea erano i suoi soli e unici genitori, mentre James... James era tutta la sua famigliglia. La famiglia che aveva sempre sognato.

Sirius aprì lentamente gli occhi, disorientato, stavolta si trovava in un posto completamente bianco, così chiaro che inizialmente dovette coprirsi gli occhi per non rimanere abbagliato. Quando si fu abituato alla luce innaturale del posto, si guardò intorno. Sembrava... la stazione di King's Cross, solo... più pulita. Sorrise, a quel luogo erano legati alcuni dei ricordi più belli della sua adolescenza.

Un Sirius diciassettenne saliva su uno dei vagoni del treno, affiancato da un James che recava sul petto la spilla da Caposcuola. Vagarono con lo sguardo fra gli scompartimenti, fino ad individuare un ragazzo scarno con il viso pieno di cicatrici e un ragazzo grassoccio dagli occhi acquosi. Loro li avvistarono nello stesso momento e si sorrisero. Ci furono pacche sulle spalle, cinque, battute e prese in giro. Quando finalmente si furono seduti in uno scompartimento libero, Remus domandò: “Allora ragazzi come sono andate le vacanze?” James sbuffò e fece un gesto di sufficienza con la mano. “Come sei banale Lunastorta! Parliamo piuttosto di cose più interessanti! É il nostro ultimo anno ad Hogwarts!” Lunastorta che cercava di mantenere un'aria ferita, sorrise rassegnato: “Non starete pensando a qualche scherzo idiota, vero?” James e Sirius alzarono le mani e assunsero un'aria innocente: “Ma chi, noi?” fece il moro. Remus lo guardò scettico e Peter, che non aveva ancora aperto bocca esclamò: “Rilassati Rem, e poi ora che Jamie è Caposcuola sarà più responsabile, o almeno spero.” il licantropo si riscosse e esclamò mentre guardava nervosamente l'orologio: “Per Merlino, James, dobbiamo essere allo scompartimento dei Prefetti tra 2 minuti!” Ramoso annuì tranquillo e si alzò insieme all'amico, poi si rivolse a Sirius: “Non combinare guai in mia assenza!” il moro gli rivolse un'occhiata complice e gli strizzò l'occhio. Poi Remus, esasperato, trascinò James fuori dallo scompartimento. Quando arrivarono allo scompartimento erano in ritardo di cinque minuti buoni, come prevedibile. Furono subito investiti da un turbine di capelli rossi, alias Lily Evans, che li aggredì: “Si può sapere dove eravate finiti? Dovevate essere qui sei minuti fa!” poi si fermò e rivolse a James un'occhiata accusatoria “Potter, vedo che non ti smentisci mai!” il bruno, sentendosi chiamato in causa, assunse un'aria innocente e disse: “Io? Ma se sono sempre puntualissimo! Avanti, giglio del mio cuore, rilassati! Tu e Lunastorta qui presente, non fate altro che avere i complessi, dovete calmarvi!” disse tutto con aria da agnellino, sbattendo le ciglia. Lily diventò subito rossa e sbraitò: “Non chiamarmi così!” James stava per ribattere quando furono interrotti dal Caposcuola di Tassorosso: “Se avete finito, dovremmo iniziare la riunione...” la ragazza si ricompose e annuì, poi guardò Remus: “In realtà, manca ancora l'altro Caposcuola di Grifondoro, solo che non so chi sia, tu Remus ne hai notizie?” lui annuì arrossendo ed indicò James che sfoggiò un sorriso furbo. “CHE COSA!? TU!? JAMES POTTER, CAPOSCUOLA?! SILENTE É FORSE IMPAZZITO!?” James rise ed esclamò: “No mia dolce Lils, Silente è sano di mente come sempre... anche se mi domando se lo sia mai stato. In ogni caso cominciamo la riunione.” Discussero per altri quindici minuti, ma mentre stavano per andarsene, si sentì uno scoppio e lo scompartimento si riempì di una nebbiolina blu. Quando tutti riaprirono gli occhi, si sentì un'urlo e Lily sbraitò:” BLACK!” si sentì un latrato e Sirius emerse dalla nebbia con in mano una polvere blu. Lo sguardo di tutti cadde sulla povera ragazza che si fissava inorridita i capelli: erano diventati blu mare. “Ma io ti ammazzo!” Lily iniziò a rincorrere un Felpato sghignazzante per tutto il treno, strepitando insulti e incantesimi a destra e a manca. James nel frattempo rideva come un matto e quando si udì il familiare suono di uno Schiantesimo andato a segno, esclamò:” Beh Felpato, questa te la sei cercata!”

Sirius sorrise con nostalgia al ricordo. Quando James era morto, una parte di lui se ne era andata insieme a Ramoso. Con il tempo, aveva iniziato a volere molto bene a Lily, soprattutto dopo il matrimonio con il fratello acquisito, ma certe abitudini non erano cambiate. Come quella di farle scherzi idioti e poi di ritrovarsi Schiantato per l'ennesima volta. James e lily gli mancavano più di

ogni altra cosa. Anche Remus ovviamente soprattutto ora che era... morto. Ma era morto davvero? Appena formulato il pensiero, sentì un dolore al petto e si accasciò al suolo. Come in sogno si ritrovò a rivivere l'ultima volta in cui aveva visto James prima che Lord Voldemort ne spezzasse la vita.

Due giovani uomini erano seduti sul divano di casa Potter, entrambi seduti in modo irrequieto e nervoso. La guerra stava devastando il Mondo Magico e Lord Voldemort aveva annunciato di voler uccidere Harry Potter solo da poche settimane. I due amici rimasero seduti in silenzio per quella che parve un'eternità, mentre osservavano Harry giocare con la scopa giocattolo. Lily era al piano superiore che riposava dopo una notte insonne. Finalmente James iniziò a parlare con voce piatta: “Ho paura, Felpato...” ad un'affermazione del genere, solitamente Sirius lo avrebbe preso in giro per tutta la vita, ma quelli erano altri tempi. La guerra infuriava fuori dalla loro casa protetta, Voldemort prendeva sempre più potere e sembrava impossibile fermarlo. C'erano morti quasi ogni giorno, uomini, donne, bambini, famiglie. Infatti James, notò Sirius, aveva parlato fissando intensamente il piccolo Harry che giocava felice nella sua tutina blu, ignaro del pericolo che correva tutti i giorni. Felpato sospirò: “Lo so, Ramoso, lo so.” e James continuò con la voce rotta: “Ho paura di non riuscire a proteggerli, se potesse accadergli qualcosa, a Lily o a Harry io... ne morirei. Loro e voi... siete la mia vita. Ogni singolo giorno ho paura che potrebbe essere l'ultimo, ed Harry... è così piccolo, ha solo una anno. E sono frustrato perché non posso aiutare, voglio aiutarvi, contribuire a fermare quel verme. Tu rischi la tua vita tutti i giorni, mentre io sono segregato qui... io voglio proteggere la mia famiglia, ma non lo posso fare standomene chiuso in casa. Ma allo stesso tempo, il pensiero di lasciare Lily e Harry è... insopportabile. Potrei tornare a casa e trovarli morti e io... non posso, non posso...” a questo punto stava singhiozzando e smise di parlare. Lasciò libero sfogo alle lacrime, mentre Sirius lo abbracciava. Quando si fu calmato sussurrò: “S-scusami... io...non so cosa mi è preso...” Sirius gli sorrise triste: “Hai paura di perdere la tua famiglia, cosa c'è di male. Jamie, sei senza alcun dubbio la persona più coraggiosa del mondo. Potresti aver paura di morire, di finire catturato, potresti fuggire e lasciarli al loro destino, ma sei troppo coraggioso. Daresti la tua vita per loro, solo... promettimi di non farlo, perché anche tu sei tutta la mia famiglia...” Entrambi avevano ormai gli occhi lucidi, ma si sorrisero. James gli diede una pacca sulla schiena: “Da quand'è che siamo diventati così sentimentali? Ti credevo un uomo!” scherzò nel vano tentativo di risollevare il morale. Sirius rise piano e guardò l'ora. “Scusa, Ramoso, non sai cosa darei per restare qui ancora un po', ma devo andare, c'è una riunione dell'Ordine. Ci si vede dopodomani.” ma nessuno dei due si alzò dal divano. James chiese esitante: “Sicuro di non poter venire domani? É Halloween e vorrei passare la sera con voi.” il moro sorrise e si scusò: “No, Jamie, mi spiace, ma siamo di turno per la ronda e Malocchio ci ammazza solo se apriamo bocca.” poi vide lo sguardo di James e aggiunse “Anch'io vorrei venire qui, credimi.” detto questo si alzò e si diresse verso la porta. James lo seguì con un sospiro e quando furono sull'uscio di casa, trattenne Sirius per la spalla e mormorò: “ Promettimi... promettimi che non ti farai uccidere.” Sirius sorrise e rispose: “Certo Ramoso, ma solo se tu prometti lo stesso.” “Lo prometto, Sir.” il moro lo abbracciò e sussurrò: “Ci rivedremo, è una promessa.Siamo fratelli. Malandrini insieme per la vita, ricordi?” detto questo si avviò per il vialetto e si preparò a Smaterializzarsi. Proprio mentre le tenebre lo avvolgevano, sentì James mormorare: “Sempre, Felpato”.

Sirius riaprì per la seconda volta gli occhi. Si trovava in un luogo completamente bianco, Non era la stazione stavolta. La luce accecante lo costringeva a tenere gli occhi chiusi, ma le orecchie erano ben tese. Schiuse le palpebre e vide un'ombra. Aveva i nervi a fior di pelle e non aveva neanche la bacchetta. Si rilassò solo quando sentì una risata e la voce squillante di James che esclamava: “ Beh, direi che era ora, Felpato!” Sirius sorrise. 

   
 
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