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Autore: Jude_InTheSkyWithDiamonds    25/06/2014    1 recensioni
Aveva sempre trovato il rosso di suo gusto.
Un colore caldo, infuocato.
Il colore del fuoco. Il colore della passione e, soprattutto, il colore del sangue.
Come quella goccia.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva sempre trovato il rosso di suo gusto.
Un colore caldo, infuocato.
Il colore del fuoco. Il colore della passione e, soprattutto, il colore del sangue.
Come quella goccia.

Una goccia solitaria, gravida di sangue fresco e dal sapore metallico, che scivolava sulla pelle lattea del ragazzo, lasciando una scia color rosso sbiadito.
Lasciò l’angolo delle sue labbra, ancora premute contro la pelle morbida e ambrata della ragazza che teneva tra le braccia e, attraversando lentamente la pelle, raggiunse la sporgenza del mento, sulla quale indugiò per pochi attimi, prima di lanciarsi nel vuoto.

Il corpo della ragazza ebbe un ultimo spasmo, mentre il soffio vitale la abbandonava totalmente. Tremò appena. Evan sentì i muscoli tendersi tra la sua stretta ferrea che non permetteva alcun movimento.
Poi non si mosse più.

Con un sogghigno, il ragazzo staccò le labbra dal suo collo, ritirando i canini appuntiti e passando lentamente la lingua sulle labbra sporche di sangue, assaporando quella linfa vitale che aveva appena strappato da colei che giaceva, immobile.
Portò le mani sulla vita sottile di lei, guardando in modo superficiale il suo corpo seminudo e la lasciò cadere con un tonfo sul pavimento dell’albergo a ore, nella quale si erano recati non più di un ora fa.
Guardò il suo corpo.

La pelle ambrata, liscia e morbida, era di un colore lievemente più sbiadito, quasi color cenere.
Il reggiseno azzurro chiaro, merlettato, era macchiato di sangue. Sangue che usciva dai due piccoli forellini poco sopra il capezzolo sinistro.
Aveva urlato a quel morso, impaurita da quel sangue più che dal dolore del morso.
Un urlo che aveva poi soffocato tra le sue labbra, quando Evan aveva poggiato le proprie sulle sue, in un bacio vorace.
Poi era toccato al collo. E poi la fine.

Si alzò, indossando nuovamente la maglia nera e aderente che aveva, o meglio gli era stata, tolta.
Diede un’ultima occhiata al corpo morto sul pavimento, passandosi il dorso della mano sulle labbra e, sogghignando divertito, uscì all’aria fresca della notte.
Quando l’avrebbero trovata, lui sarebbe stato già lontano.

Tirò fuori il pacchetto di sigarette spiegazzato dalla tasca dei jeans, portandosene una tra le labbra.
Nonostante non avesse bisogno di fumare, o di fare molte altre cose, era un dolce vizio che non aveva alcuna intenzione di togliersi.
Una sigaretta dopo il sesso o, come in questo caso, dopo aver “mangiato”, era l’ideale.

Continuò a camminare lentamente, fin quando si imbatté in un cartello:
“Welcome to Portland”.
Sogghignò. 
Si prospettavano delle notti interessanti. Estremamente interessanti.




  
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