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Autore: Bidirezione    25/06/2014    5 recensioni
Almeno una volta a settimana si presentava da me sbronzo da morire, ciondolando nel giardino e piombandomi addosso sui primi gradini di casa; avevo preso l'abitudine di lasciare il cancelletto aperto e a volte pure la porta d'ingresso, se per caso mi trovavo impossibilitato a raggiungerlo in tempo.
Non era uno sbronzo felice, Sasuke. O almeno, non quando beveva davvero troppo.

Sasuke si presenta sbronzo quasi ogni sabato notte a casa di Naruto, in questa Raccolta Naruto vi parlerà di questi sabati notte e di altri, dettati dai desideri, capricci, tristezze, dolori ma anche risate e sproloqui di un Sasuke sofferente e ambiguo e assieme forse scopriremo cosa sta dietro a tutto questo dolore, che genere di vita conducano entrambi, che genere di epilogo li attenda.
[NaruSasu, SasuNaru, angst, tragicomico.]
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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Salve tenerezze!
Stasera (ormai sono da 'ste parti ogni sera) Vi propongo l'inizio di una
raccolta tremendamente angst, tremendamente triste e scassa marroni per quanto sarà forte e nonsense, ma sono in un periodo altalenante (per quello avrete notato scrivo un botto, è uno sfogo) e mi viene da buttare giù cose tutt'altro che positive, quando oscillo verso il basso come ieri sera.
Questa fic doveva essere una flashfic singola ma da bravo bambino (?) ho deciso di farne una raccolta! Si tratta di una sorta di
relazione sofferta (ma va') tra Naruto e Sasuke, osservata e raccontata dal punto di vista di Naruto. L'idea centrale che da il via a tutto è che Sasuke si presenta sbronzo quasi ogni sabato notte a casa di Naruto e questi non può fare altro che accoglierlo.
Ogni sabato è diverso, ogni sabato è una storia a sé eppure collegata a tutte le altre tristi storie che raccontano di Sasuke. Questa raccolta sarà a flashfic incentrate ognuna su di un sabato notte, scandito su di un
desiderio, un umore, una voglia di Sasuke. Man mano forse capiremo qualcosa di più su Sasuke, sulla sua condizione, da lì prenderà il via il racconto e il monologo strampalato di Naruto, anche la sua vita. Insomma tante (o poche) cose! Spero che l'idea Vi abbia incuriosito, io in questa prima fic (una specie di) prologo ci ho vomitato l'anima la scorsa sera, riferimenti ne ho trovati e sparsi nella storia: ovviamente tutto il resto è finzione. Oh, ci sarà del nonsense, ovviamente: sono o no quello che vi rompe gli zebedei con il nonsense?! AHAHA XD E pure con la confusione,visto il mio tentativo fallito di spiegarvi cosa andrò a fare prossimamente, guardate lo capirete spero leggendo look u.u
Quiiiindi bando alle ciance ed ccco a Voi la prima, spero di incuriosirvi e lasciarvi qualcosa, alla fine è pesante e tristissima, ma la realtà è una mazzata. Vira però anche sul tragicomico...ricordiamoci che è Naruto a parlare! Baka. :3
Buona lettura, spero di sentirvi nei commenti.:3


Sasuke non era uno sbronzo felice. - Prologo.

Almeno una volta a settimana si presentava da me sbronzo da morire, ciondolando nel giardino e piombandomi addosso sui primi gradini di casa; avevo preso l'abitudine di lasciare il cancelletto aperto e a volte pure la porta d'ingresso, se per caso mi trovavo impossibilitato a raggiungerlo in tempo.
Non era uno sbronzo felice, Sasuke. O almeno, non quando beveva davvero troppo. Ti si presentava di fronte con una faccia serissima, un po' omicida ma tutto sommato a posto e avresti detto fosse pulito come un neonato se non avesse aperto bocca per dirti il solito cadenzato “ospitami” con voce gracchiante e non ti avesse riempito le narici di molecole pestilenziali.
Di solito lo prendevo per un braccio e lo trascinavo dentro, prendendomi nel tragitto fino al divano una miriade di spintoni, gomitate, gestacci, sgridate perchè lui voleva fare da solo ma a stento si reggeva in piedi.
Non era uno sbronzo felice, Sasuke. Si piazzava seduto sul divano con le mani sulle ginocchia e prima di tutto mi parlava di suo fratello in un lungo monologo fatto di grugniti e “non vuole che io faccia così” “non vuole che io faccia quello, quell'altro”. In pratica: odiava il fratello perchè questi era iperprotettivo nei suoi confronti, sostituiva – e questo lo diciamo io e la mia psicologia spicciola – una madre ansiosa ela figura di un padre morti quando Sasuke aveva neanche otto anni. Itachi non aveva mica capito che il fratellino aveva ventidue anni, questo Sasuke me lo continuava a ripetere sempre in un mantra.
Poi mi fissava ad occhi socchiusi e labbra schiuse, anzi quasi aperte proprio, piccolo importantissimo segno che non era proprio lucido: alla fine mi veniva da ridergli in faccia e spesso lo facevo, sembrava gli avessero anestetizzato la lingua e le labbra. Però come tutti gli sbronzi che si rispettano non sapeva di essere una figura buffissima che biascicava le parole e ripeteva sempre quella, che a scatti alzava le mani gesticolava disarmonico e appoggiava di nuovo le mani sulle ginocchia, come si sentisse un grande oratore.
Io ascoltavo in piedi davanti a lui, magari abbassando a gradi il volume della televisione. Di solito tendevo a lasciare acceso un canale di musica, sapevo che in qualche modo a lui faceva bene – e pure a me – sentirsi qualche pezzo magari recente ed idiotissimo.
Non che dicessi molto, più che altro ero in posizione di dover stare attento a cosa dire: delle volte una mia parola sbagliata poteva causarmi un livido che durava per giorni, o poteva scatenare il mutismo più assoluto per uno sbronzo o poteva fargli saltare in testa l'idea pazza di scopare. Pericolosa idea, questa, visto che quando Sasuke non c'era di testa era violento e sgraziato, ti lasciava altro che lividi. Ti lasciava il cuore stracolmo di tristezza e allora sì che era difficile riprendersi. Anche per lui che già l'indomani non ricordava nulla.
Non era uno sbronzo felice, Sasuke. Arrivava a scompigliarmi quasi tutti i sabati sera, quantunque io cercassi ogni volta di fargli la mia ramanzina sobria e diligente. Quantunque io lo aiutassi tenendogli anche i capelli quando vomitava rivolto sul water, a volte, quantunque cercassi di fargli capire in ogni situazione il bene che provavo e volevo per lui, lui si ripresentava sempre ubriaco fradicio. “Naruuuuto” esclamava nei suoi momenti più attivi, entrando dal cancelletto aperto a grandi e ondeggianti falcate, e sfumava sempre l'ultima sillaba, chiamandomi finalmente con un diminutivo, un vezzeggiativo – tutte cose che lui odiava, bene o male.
A volte succedeva che anche piangesse, ma dovevo far finta di non guardarlo, non sapevo nulla io, guai al mondo se il mondo avesse saputo che Uchiha Sasuke piangeva! Se provavo a consolarlo era buono di morsicarmi una mano, se stavo zitto morsicava un cuscino.
No, non era uno sbronzo felice, Sasuke. A volte voleva bevessi anche io e mi minacciava con atroci punizioni se non prendevo il primo alcolico povero dalla mia misera dispensa e lo trangugiavo a grandi sorsi. Ero un coglione, sapete, ad accettare. A violenza si univa violenza, ma perchè io soprattutto sulle prime diventavo allegro, più di sempre, diventavo simpatico, facevo battute e sì gli ridevo in faccia. E questo lo faceva incazzare da morire, si alzava dal divano e mi spintonava, mi rubava la bottiglia di vino scadente e beveva, poi ridacchiava e minacciava di ammazzarmi perchè « tanto vi ammazzo tutti » diceva, tornandosene poi a sedersi sul divano, riprendendo la posizione di oratore a schiena dritta.
Lo ascoltavo attentamente anche da un po' brillo, ma dovevo stare più attento alle cazzate, si è capito. Di solito quelli erano i sabati notte meno pesanti, ma le domeniche mattine macigni che piombavano sulle mie spalle. Sulle sue non so cosa piombasse, era troppo occupato a soffrire e dirmi del mal di testa. A dirmi che « Vi ammazzo tutti, tutti. » mentre si alzava troppo veloce dal letto e gli veniva un calo di pressione, cosìcchè io accorrevo a sorreggerlo e, se capitava, lo cingevo in un vero abbraccio. Erano momenti teneri, quelli, non ci crederete. Anche se poi Sasuke mi mollava un morso su una spalla e correva a chiudersi in bagno, anche se volevo piangere per il male e la delusione.
No, non era uno sbronzo felice, Sasuke. Lo ero io, non poteva esserlo lui.
Quelli erano tempi in cui avrei tanto desiderato non vederlo più i sabati sera, cosa assurda per me che tempi prima e anni dopo avrei anelato alla sua presenza facendo di tutto, anche ammazzando il mondo vivente intero per conto suo.
Ero un babbeo, un coglione, un amico falso.
Non riuscivo a farlo sparire dai miei sabati sera.
A farlo allontanare dai suoi mali affinchè si allontanasse dall'alcool; erano lontani i tempi in cui si beveva per scherzare e si scherzava per bere, cose da ragazzini. Sasuke e l'alcool non avrebbero dovuto incontrarsi.
Un sabato di giugno però non si fece vedere, ma era crollato a pochi metri da casa mia, steso a pancia in giù sull'asfalto. Quanto risi, da grande stronzo quale ero. Lo trascinai fino al cancelletto, non voleva alzarsi e cosa strana rideva anche lui. Ma aveva smesso subito, facendomi passare una
indimenticabile notte di cui porto ancora le cicatrici fuori e dentro.

**




N/A
Solo un piccolo preannuncio per la prossima! Si intitolerà “sabati notte in cui Sasuke vuole solo scopare”, sempre narrata da Naruto ovviamente. Su questi schermi tra più o meno una settimana, se tutto va bene.
A presto!
The other side of bidirezione


   
 
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