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Autore: rainagain    26/06/2014    11 recensioni
Per la prima volta,quel caffè alla nocciola smise di fumare e divenne freddo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: George Shelley, Josh Cuthbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic Ehi tu, lettore! Prima di leggere, ti prego, guarda il trailer: http://youtu.be/x0Rc1EJQzr4
Grazie mille.
Rain.


 

Era una mattina di Ottobre, la prima volta che lo vidi. Erano forse le sei o le sette di una giornata tremendamente fredda, di quelle talmente ghiacciate da gelarti anche il cuore. Camminavo tranquillo, mentre la pioggia picchiettava lievemente sulla mia testa, provocando un ticchettio quasi piacevole. Andavo piano, forse per godermi quel paesaggio così stereotipato e identico in ogni sua parte o forse solo per smettere di pensare. Stavano accadendo troppe cose, una dietro l'altra, in quel periodo tremendo. Era come se il buio mi stesse trascinando dritto in una voragine colma solo di oscurità e dolore, fino a quando non arrivò la mano capace di riportarmi in superficie. La sua. Da lontano, ancora avvolto dalla coltre mattutina, vidi un ragazzo. La sua forma alta e snella si distingueva appena in mezzo a tutto quel bianco e a quelle piccole gioccioline che cadevano dal cielo. Ma mi bastò qualche passo per accorgermi di quel volto. I suoi occhi color nocciola scrutavano attenti le corde della chitarra che teneva in braccio. Erano allegri ma nello stesso tempo vuoti, quasi impenetrabili, come se nascondessero due personalità che si scontravano per prevalere sull'altra. I suoi capelli erano ricci e delicatamente mossi dal vento di ottobre, che faceva si che sfiorassero i lineamenti del suo volto angelico, quasi ultraterreno. Poi il mio sguardo si spostò sulle sue labbra. Rosse, carnose. Quasi fossero quelle di Biancaneve. Avevano il colore delle ciliegie di Agosto o delle mele rosse di Settembre. Avrei voluto correre da lui, stringerlo a me e posare delicatamente la mia bocca sulla sua,per sporcarmi di quel colore così vivo. Era così dannatamente bello che mi sentii morire dinanzi a quella visione così perfetta e celestiale. Le sue mani si spostavano leggiadre sulle corde della chiatarra, mentre quelle labbra meravigliose si muovevano ritmicamente, facendo uscire quella voce così profonda e calda che contrastava con quell'aria gelida che aleggiava per Londra quel giorno. 
Fu così che lo incontrai. 
Fu così che il mio cuore perse un battito. 
Fu così che mi innamorai per davvero. 
Dopo quel giorno, le mie giornate cominciarono ad iniziare tutte al medesimo orario, nella speranza di poterlo ammirare ancora da lontano. Continuai così per circa sei lunghi mesi, rincorrendo quello sguardo senza avvicinarmi mai, fino a quando decisi che avevo bisogno che quegli occhi si rivolgessero a me anche solo per una volta. Quel giorno pioveva, come il giorno in cui i miei occhi lo scrutarono per la prima volta. Agguantai l'ombrello nero e uscii sotto il ticchettio delle goccie. Prima di arrivare alla solita piazza,raggiunsi un bar in periferia,nel quale aleggiava ancora un desolato aroma di caffè. 
« Un caffè alla nocciola,grazie » 
Già,alla nocciola. Come i suoi capelli, che ogni giorno profumavano di caffè alla nocciola appena preparato e servito caldo sul bancone. Alle otto di tutte le mattine, quando quell'angelo finiva di cantare, deviavo il mio cammino, passandogli accanto e beandomi di quel profumo così delicato e dolce. La cameriera appoggiò il bicchiere di cartone bianco sul freddo bancone in legno, mentre io le lasciai i soldi accanto alla cassa. Presi il caffè e mi avviai lentamente verso la piazza. Le mie mani stringevano troppo quel bicchiere, facendo si che si piegasse verso l'interno. Il cuore mi martellava nel petto talmente forte da sentirlo palpitare nella gola. Un nodo mi stringeva lo stomaco, come se una mano invisibile lo tenesse in pugno. Le mani continuavano a tremare, strette attorno al bicchiere. Presto, fui in grado di intravedere la sua sagoma, intento a sistemarsi la chitarra sulle spalle. Il suo viso era lo stesso di sempre. Bello, dannatamente bello. Presi il coraggio tra le mani e decisi di avvicinarmi, posando delicatamente il caffè sull'asfalto,accanto al cappello pronto per le monetine dei passanti,quelle che tutti dimenticano nella tasca dei pantaloni. Poi mi allontanai, quando sentii la sua mano afferrare il mio polso. Il mio cuore smise di battere, avvolto dall'immacolato silenzio di quella mattina di Aprile. 
« Perchè mi hai portato del caffè? » la sua voce era calda,profonda come l'oceano. Provai un brivido che correva lungo tutta la spina dorsale. 
« Perchè...so che lo ami. Ha l'aroma di nocciola, il tuo preferito. »
« Come fai a saperlo? » 
« I...i tuoi capelli » balbettai « Profumano sempre di caffè alla nocciola. » 
Con la coda dell'occhio, lo vidi sorridere e sentii il mio mondo precipitare lentamente ai suoi piedi. Quella sensazione al petto esplose, invadendo il mio intero corpo. Il cuore cominciò a correre dannatamente veloce, superando qualsiasi limite di velocità. 
« G-grazie. » disse piano,lasciando andare il mio polso,nonostante volessi che quel piccolo contatto non finisse mai. 
« Figurati! » e poi mi allontanai lentamente,ma poi sentii la sua voce rivolgersi ancora a me. 
« T-ti vedo qui tutte le mattine » pronunciò piano,mentre io rimanevo girato di spalle. « Passi sempre lungo questa piazza, ti fermi, mi ascolti e poi te ne vai. » 
« Che fai? Mi spii,per caso? » e lui rise. Era il suono più bello che le mie orecchie avessero mai sentito. Una melodia, una canzone meravigliosa. Il mio cuore palpitò ancora.
« No,s-solo che non sono molte le persone che si fermano ad ascoltarmi. » 
« Beh,commettono un grave errore, allora. » 
« C-comunque io sono George. » 
« Josh. » 
Sorrise ancora e questa volta anche io lo feci, riprendendo a muovere lentamente un piede dopo l'altro. Fu incredibile quanta felicità mi portò quell'insignificante momento. Come un flash improvviso o una piccola luce che presto sarebbe stata inghiottita completamente dal dolore. Un dolore tremendo, accecante. Di quelli che ti perforano il petto come un pugnale affilato. La sofferenza che quella mattina di Dicembre provai mi penetrò lo stomaco, il cervello e il cuore. Sembrava un inizio di giornata come tutte le altre, mentre raggiungevo quella piazza con il solito caffè alla nocciola in mano, che ormai gli portavo ogni giorno, quando non scorsi la sua immagine nella nebbia. Davanti al posto in cui George era solito appostarsi, c'era solo il vuoto e un signore che fissava il nulla. Mi avvicinai, mentre il bicchiere bianco prese a tremare insieme alle mie mani. 
« H-ha » il cuore mi batteva talmente forte da impedirmi di parlare « Ha visto il ragazzo che suona qui ogni mattina? » 
« Se n'è andato questa notte. » 
Il buio. 
Fu l'unica cosa che fui in grado di percepire intorno a me. 
« Aveva una brutta malattia che se lo è portato via » continuò il vecchio « Un tumore, credo. » e poi se ne andò, quasi fosse lì solo per lasciarmi quel messaggio, e io rimasi solo. 
Sentii le gambe cedere piano, fino ad obbligarmi ad accasciarmi sul suolo freddo. Mi portai le mani davanti al viso, che cominciava ad essere rigato di lacrime profonde e nere, mentre la mia bocca era rimasta leggermente aperta. Percepii una voragine aprirsi lentamente nel mio cuore, quasi come se un suo pezzo se ne fosse andato con lui. Alzai il viso, cercando disperatamente la sua figura farsi largo nella nebbia, dicendomi che quel dannato vecchio stava solo delirando e che lui non se ne era andato davvero. Ma non arrivò mai. Al suo posto, vidi solo un piccolo biglietto attaccato con lo scotch al muretto dell'aiuola di mattoni e il nulla assoluto. Mi avvicinai quasi strisciando e lanciando un grido disperato, tremendo e carico di tutto il dolore che ero in grado di provare in quel momento. Presi il biglietto tra le mani tremanti, mentre le lacrime bagnavano la carta, che aveva ancora il suo odore. 

 
''Caro Josh,
grazie per tutti quei caffè. Hai rallegrato ogni mia mattina, da quel giorno. Avrei tanto voluto conoscerti per davvero e capire per quale motivo il mio cuore iniziasse ad aumentare la velocità della sua corsa ogni volta che vedevo i tuoi occhi azzurri passarmi vicino.
George.''

Il dolore aumentò irremediabilmente, fino a diventare insopportabile. Forse, non sarei dovuto rimanere lì? E no, non in quella maledetta piazza, ma su quella maledetta Terra. Decisi di togliermi la giacca, abbandonandomi al suolo. Lasciai che il gelo mi invadesse,portandomi via, sperando che tutte quelle storie sul paradiso fossero vere. 
Per la prima volta, quel caffè alla nocciola smise di fumare e divenne freddo. 



 
Spazio Autrice: 
Si,ho scritto un'ennesima e benedettissima OS. Probabilmente mezzo popolo di EFP le odierà, ormai, lol, ma era da tanto tempo che desideravo scrivere qualcosa su questi due esserini meravigliosi ma, soprattutto, qualcosa di completamente Slash **. Detto questo, vorrei ringraziare Free,per il suo aiuto,e come sempre svampeeta, che mi da sempre dei consigli. Grazie,♥.

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