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Autore: FireFist23    26/06/2014    6 recensioni
Un fulmine nero squarciò il cielo, atterrando di fronte a loro. Il fulmine prese forma, diventando un uomo grosso dai capelli verde acqua e le iridi bianche. Fried lo riconobbe subito. Era Orga, il God Slayer di Sabertooth. Quello che aveva sfidato Laxus ai Grandi Giochi della Magia di Crocus, l’anno prima. Fried guardò il Dragon Slayer. Aveva assunto un’espressione annoiata e aveva alzato un sopracciglio.
- Che diavolo ci fai tu qui? – sbottò.
Orga sorrise, sistemandosi la fascia nera che gli ricopriva la fronte. – Sono qui per fare uno scambio equo con te, Dragon Slayer.
Laxus inclinò la testa da un lato e dall’altro, facendo scricchiolare pericolosamente le ossa del collo.
- Che genere di scambio?
Il God Slayer sorrise ancora di più. – Io – iniziò, allargando le braccia. – ti offro un combattimento contro di me. E tu in cambio mi dai il tuo schiavetto.
Fried capì che stava alludendo a lui solo quando quegli occhi bianchi lo scrutarono da capo a piedi.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Fried Justine, Luxus Dreher
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Diario di un Raijinshuu'
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Prima shot della serie "Diario di un Raijinshuu"
 

A Lightning Can Be Catty


 
Erano passati sei giorni da quando Laxus era partito per quel lavoro. Sei giorni interi nei quali Fried era costantemente in ansia, dato che il suo nakama non aveva voluto dire a nessuno cosa diamine avrebbe dovuto fare per quel lavoro. Lo aveva visto pescarlo dalla bacheca per maghi di classe S, ma quando si era avvicinato a chiedergli di cosa si trattava, lui si era allontanato sogghignando, senza rispondere. Fried, seduto su una panca in cortile, fissava insistentemente il cancello della gilda, aspettando che si spalancasse e che ne entrasse il Dragon Slayer. Ma questi non arrivava.
- Ehi, Fried. – disse una voce familiare alle sue spalle. Era Evergreen. – Non tornerà solo se resti qua fuori a prendere freddo. Vieni dentro con tutti gli altri, quando tornerà festeggeremo.
Ma lui non voleva rientrare, nonostante fosse pieno inverno e il cielo grigio annunciasse tempesta. Aveva deciso che, quando Laxus sarebbe rientrato, gli avrebbe confessato i suoi sentimenti. Quelli che da sempre provava per lui, che erano chiari come il sole ma che sentivano comunque il bisogno di uscire allo scoperto. Se fosse tornato dentro, avrebbe perso il coraggio. Scosse la testa.
- No. Voglio essere il primo ad accoglierlo. Torna dentro.
Lei gli rivolse uno sguardo compassionale e ubbidì. Lui rimase ancora solo. Le ore passarono, e lui iniziò a starnutire, stringendosi nel suo cappotto rosso sangue. Alzò lo sguardo al cielo, vedendo che si stava scurendo sempre di più. Quando dei fulmini dorati iniziarono a squarciare le nuvole, sorrise radioso e scattò in piedi, fissando il cancello che si stava richiudendo in quel momento. Ed eccolo là, l’uomo che adorava. Avanzava fiero, col cappotto scuro poggiato alle spalle e le mani in tasca. Quando i suoi occhi trovarono Fried, lui si sentì sciogliere. Gli corse incontro, fermandosi proprio di fronte a lui.
- Laxus! Sei tornato! – esclamò, trattenendosi a stento dal saltargli al collo.
- Avevi qualche dubbio? – borbottò lui, facendo una smorfia.
Fried lo conosceva abbastanza bene da sapere che quella smorfia era il suo modo per nascondere un sorriso.
- Assolutamente no! – rispose subito. Poi, non resistendo più all’impulso di toccarlo, gli si aggrappò a un braccio, poggiandovi la testa. – Ma ero preoccupato. Non hai neanche accennato a che lavoro avevi scelto!
Laxus non reagì alla sua stretta, ma Fried sentì i suoi muscoli tendersi sotto le mani. Poi il Dragon Slayer iniziò ad avanzare verso la gilda, trascinandoselo dietro.
- Non era niente di che. – borbottò.
Poi si fermò di colpo e Fried gli andò a sbattere contro. Un fulmine nero squarciò il cielo, atterrando di fronte a loro. Il fulmine prese forma, diventando un uomo grosso dai capelli verde acqua e le iridi bianche. Fried lo riconobbe subito. Era Orga, il God Slayer di Sabertooth. Quello che aveva sfidato Laxus ai Grandi Giochi della Magia di Crocus, l’anno prima. Fried guardò il Dragon Slayer. Aveva assunto un’espressione annoiata e aveva alzato un sopracciglio.
- Che diavolo ci fai tu qui? – sbottò.
Orga sorrise, sistemandosi la fascia nera che gli ricopriva la fronte. – Sono qui per fare uno scambio equo con te, Dragon Slayer.
Laxus inclinò la testa da un lato e dall’altro, facendo scricchiolare pericolosamente le ossa del collo.
- Che genere di scambio?
Il God Slayer sorrise ancora di più. – Io – iniziò, allargando le braccia. – ti offro un combattimento contro di me. E tu in cambio mi dai il tuo schiavetto.
Fried capì che stava alludendo a lui solo quando quegli occhi bianchi lo scrutarono da capo a piedi. Deglutì, improvvisamente spaventato. E se Laxus, pur di combattere contro il God Slayer del Fulmine, lo avesse ceduto a Orga? Lo guardò di sottecchi. Ora i suoi occhi erano derisori e fissavano sempre il mago che stava di fronte a loro.
- Uno: non è il mio schiavetto. È un mio nakama. Due: se tu non ne hai, procurateli nella tua gilda, senza andare a rompere le palle al primo che capita.
Laxus fece per sorpassarlo, con Fried a seguito, ma Orga divenne improvvisamente serio. Si slanciò in avanti alla velocità della luce fino ad essere faccia a faccia con Laxus. Quello alzò il mento.
- Non sei il primo che capita. Sei il Dragon Slayer del Fulmine. E, dato che a Crocus non ho potuto avere un incontro decente con te, sono deciso ad averlo qui, ora. E se vinco mi darai lui.
Quasi Fried si decise a intervenire, a dire che lui non era un oggetto da vincere a un duello, ma l’espressione dura di Laxus gli infuse timore. Aveva le pupille dilatate e ora era decisamente innervosito.
- Senti un po’, God Slayer. – lo pronunciò come se fosse l’insulto peggiore del mondo. – Sono appena tornato da una missione. Sono stanco e voglio dormire. Lasciaci in pace e tornatene a Sabertooth.
Ma quello non si mosse. Quando i due tentarono di superarlo, lui mollò una gomitata allo stomaco a Laxus. Lui non si piegò dal dolore come avrebbe fatto chiunque sotto un colpo di quelle braccia possenti, semplicemente emise un lieve gemito.
- Laxus! – esclamò Fried, preoccupato.
Sentì l’elettricità sotto le dita e capì che si stava riscaldando. Lo lasciò andare, allontanandosi di qualche passo. Non appena Fried fu fuori portata, i pugni di Laxus, stretti lungo i fianchi, mandarono scintille. Si slanciò verso Orga e gli mollò un pugno prima che quello potesse rendersene conto. Poi tutto divenne troppo veloce perché Fried riuscisse a seguirli con gli occhi. Li vedeva da una parte, poi dall’altra del cortile. Erano circondati uno da una potente aura bianca, l’altro da una densa aura nera. I fulmini si scontravano a mezz’aria, e il mago della Scrittura si allontanò ancora un po’, evitando l’elettricità, divenuta ormai palpabile. Dopo un tempo che parve interminabile, i due tornarono visibili. Orga stava caricando un pugno colmo di fulmini oscuri, e Laxus era lì davanti, troppo occupato a riprendersi da un altro colpo per accorgersi di quello che stava arrivando. Gli sanguinava una tempia e la spalla sinistra, che teneva con l’altra mano.
- No! – urlò Fried in preda al panico.
Ma il God Slayer lo colpì comunque. Il Dragon Slayer finì sei metri più in là, a terra, circondato dalla polvere che aveva sollevato. Fried era così occupato a fissarlo, angosciato, che non si era accorto della vicinanza di Orga finché questi non lo sollevò da terra.
- Ehi! – urlò il ragazzo, tentando di arrivare alla spada, ma la presa era talmente ferrea che non riusciva a muoversi.
Orga sorrise, maligno. – Io e te ci divertiremo un sacco.
Poi tutto divenne nero. Fried sbatté le palpebre un paio di volte, tentando di focalizzare qualcosa. Realizzò che Orga si stava muovendo alla velocità della luce, trascinandosi lui dietro. Lo stava portando a Sabertooth. Strinse gli occhi per non piangere. Come stava Laxus? Erano gravi le sue ferite? Sarebbe venuto a salvarlo? Prima di potersi chiedere qualunque altra cosa, i due si fermarono. Erano dentro un enorme palazzo, a giudicare dall’altezza delle pareti e dalle scale lussuose che si trovavano davanti. In una specie di trono, seduto in posizione altamente rilassata, ovvero a gambe spalancate e testa poggiata alla mano, c’era Sting Eucliffe, l’attuale Master della gilda. Osservò Fried e gli sorrise.
- Ehilà, Fried! – lo salutò, come se fossero vecchi amici, anche se in realtà si erano parlati si e no una volta.
- Digli di riportarmi a casa! – urlò il ragazzo di rimando, cercando di liberarsi.
Il biondino sbatté le lunghe ciglia, fingendo di non capire. – Ma perché mai? Vuole solo diventare tuo amico, così mi ha detto.
Sì, ma che genere di amico? Si domandò Fried, guardando di sottecchi la faccia da maniaco sessuale con la quale Orga ora lo stava fissando. Strattonò ancora le braccia, ma niente. Quelle del God Slayer erano decisamente troppo forti per lui. Non smise di opporsi neanche quando il ragazzo lo trascinò su per le scale, poi lungo un corridoio e infine dentro una stanza, che chiuse accuratamente a chiave. Mmmph pensò Fried. Se Laxus mi trova, chiuderci a chiave non ti servirà a molto. Poi Orga gli strappò via la spada e la buttò in un angolo. Lo gettò nel largo letto che occupava la stanza e afferrò delle corde. Fried tentò di alzarsi, ma una barriera di minacciosi fulmini neri gli si parò davanti, dietro e ai lati, impedendogli la fuga.
- Cosa diavolo vuoi? – gridò al mago, in preda al panico.
Lui oltrepassò facilmente la barriera di fulmini, come se non esistesse, e lo spinse contro il letto. Fried provò a reagire, ma quello gli piantò un ginocchio sul petto, mozzandogli il respiro. Prima che potesse riprendersi, il ragazzo si ritrovò i polsi legati alla testata del letto, con le braccia sulla testa. La barriera sparì. Fissò gli occhi in quelli di Orga e, terrorizzato, vi vide brama. Brama di carne.
- Lasciami andare, sporco maniaco. – sibilò tra i denti.
Quello gli afferrò il cappotto, la camicia e i pantaloni e strappò tutto via, riducendo il suo abbigliamento a inutili stracci. Fried si sarebbe preoccupato per il cappotto, che gli aveva regalato Bixlow, se non fosse stato che la situazione stava precipitando vertiginosamente. L’altro mago si liberò dei sui strani indumenti, rimanendo in boxer, come lui. Fried provò a mollargli un calcio prima che gli mettesse le mani addosso, ma quello gli immobilizzò le gambe con le proprie, che erano almeno il doppio delle sue in quanto a muscolatura. Poi iniziò la tortura. Fried non voleva credere a ciò che stava succedendo. Mentre Orga gli baciava il collo, la sua collana di denti di tigre gli graffiò il petto. Gli strinse le grosse mani sui fianchi, accarezzandolo bruscamente. A Fried venne quasi da vomitare. Aveva sempre sognato Laxus, solo Laxus, a fargli cose simili, e ora questo mostro stava rovinando il suo sogno.
- Come fai a essere un ragazzo ma a essere così bello? – sussurrò quello sul suo collo, con voce rauca.
A quel punto Fried provò davvero di tutto. Tentò di mollargli una testata, ma quello si era risollevato leggermente, solo per poi afferrargli il volto e costringerlo a guardarlo. Le sue iridi bianche volarono alle labbra sottili di Fried, poi fece ciò che il ragazzo temeva. Lo baciò. E Fried pianse. Non aveva mai baciato nessuno, e nessuna, soltanto per poter dare il suo primo bacio a Laxus, un giorno. Ed ecco qua un altro sogno infranto, mentre il God Slayer lo costrinse ad aprire la bocca sotto la sua e a non opporre resistenza a quel bacio rude e lussurioso. Fried pianse finché non terminò le lacrime. Si sentiva debole. Non riusciva più a reagire. Era completamente nelle mani di quel pazzo. Aveva sperato che Laxus venisse a salvarlo, ma non era arrivato. Quando Orga gli premette una mano sull’inguine, capì che non c’era più speranza. Avrebbe preso tutto di lui. Non avrebbe lasciato niente, solo vuoto. Poi accadde. Il God Slayer si separò bruscamente da lui, dalle sue labbra, come se qualcuno lo stesse tirando per i capelli. E, in effetti, qualcuno lo stava davvero tirando per i capelli. Quando Fried vide la sagoma luminosa di Laxus gettare il corpo di Orga contro una parete come se non pesasse nulla, capì che le sue lacrime non erano finite, perché iniziò a piangere di gioia.
- Laxus! – esclamò. Non era mai stato così felice di vederlo.
Lui lo guardò appena, giusto per rivolgergli un sorriso rassicurante. Poi tornò a concentrarsi sul God Slayer. Era furioso. Fried notò che il sangue sulla tempia era sparito, ma che quello sulla spalla c’era ancora. Probabilmente Wendy aveva provato a curarlo, ma forse lui aveva avuto fretta. Fretta… di salvare Fried. Quello restò legato al letto, ma si mise a sedere, in una posiziona più comoda, osservando la battaglia che infuriava nei pochi metri quadrati della stanzetta. Tra un pugno elettrico e l’altro, Fried sentiva qualche parola sibilata da Laxus.
- Tu… brutto frocio di merda… come hai osato…
Era tutto un sogno? Fried non lo sapeva. Sapeva solo che, nonostante ciò che gli aveva fatto Orga e ciò che gli stava per fare, non voleva che fosse un sogno, perché Laxus era lì per difenderlo. Il tutto terminò con il Dragon Slayer che sollevava il God Slayer per il collo e lo sbatteva al muro.
- Quello è il mio Fried. Cercatene un altro.
Ora Fried sarebbe svenuto. Se lo sentiva. Poi Laxus mollò un ultima scarica elettrica che fece tremare le mura del palazzo e lasciò cadere Orga sul pavimento. Nonostante fosse privo di sensi, gli diede comunque un calcio lì in mezzo. Fried vide le sue spalle rilassarsi e l’elettricità abbandonarlo quando si girò verso di lui. Il mago della Scrittura fece per raggiungerlo, ma si ricordò di essere legato. Guardò Laxus e lo vide sedersi accanto a lui sul letto per slegargli i polsi. Quando fu libero, Fried non perse tempo e gli gettò le braccia al collo, poggiando la testa sul suo petto e inspirando il suo odore.
- Laxus… pensavo che non saresti mai venuto a prendermi. – sussurrò.
- Non dubitare mai di me. – sentì dire a Laxus.
Alzò lo sguardo, sorpreso da tanta serietà nei suoi confronti. Lui gli portò una mano dietro la testa e se lo poggiò nuovamente al petto.
- Andiamo a casa.
Fried chiuse gli occhi, sentendo di nuovo l’oscurità intorno a sé. Ora era Laxus a viaggiare alla velocità della luce, con lui stretto al petto. Quando riaprì gli occhi, Fried si ritrovò sempre aggrappato a lui, ma stavolta in un posto diverso. Riconobbe l’atrio della casa di Laxus, tra ingresso e salotto. C’era già stato, ovviamente, essendo un Raijinshuu, ma mai da solo con il biondo. Si separò da lui, sicuro che il mago non volesse quel contatto, e arrossì, ricordandosi di indossare solo i boxer.
- Grazie, Laxus. – sussurrò. – È stato terribile.
- Sono arrivato in tempo, almeno?
Fried sentì un filo di preoccupazione nella sua voce, ma non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo. – In un certo senso, sì.
Silenzio. Fried continuava a fissare insistentemente la porta, ma quando Laxus gli strinse una mano attorno al braccio non poté fare a meno di guardarlo, sbalordito.
- Mi dispiace, Fried. Dovevo batterlo giù in cortile. Non dovevo permettere che ti portasse via. Guarda cosa ti ha fatto… - borbottò poi pieno di disgusto, sfiorandogli il collo. Nello specchio che stava dietro di lui, Fried vide che stava indicando un succhiotto. E che lui ero rosso come un peperone. Distolse lo sguardo dal suo riflesso, imbarazzato.
- Non è colpa tua. – riuscì a dire, miracolosamente senza che gli tremasse la voce.
Fece per dirgli cosa provava per lui, ma poi si ricordò cosa aveva urlato a Orga. “Frocio di merda”. No. Lo avrebbe cacciato da casa. Avrebbe finito per tenersi tutto dentro, come sempre… Poi accadde l’impensabile. La mano di Laxus salì sulla spalla e lo spinse contro il muro alle sua spalle. Fried lo fissò, sgranando gli occhi e fissandoli in quelli aranciati del mago. Non c’era traccia della solita arroganza che caratterizzava Laxus, della poca confidenza che gli dimostrava in pubblico. Ora erano seri e concentrati, quasi… dolci. Non aveva mai visto un’espressione del genere sugli occhi di Laxus. Gli si sciolse il cuore.
- Fried… - sussurrò con voce roca.
A Fried non era mai sembrato più sexy di così. Il Dragon Slayer sollevò una mano e gli sfiorò lo zigomo. Fried tremò, non per il freddo.
- Fried… oggi ho temuto di perderti. – non c’era imbarazzo nella sua voce. Era un dato di fatto. – Tu sei mio e di nessun altro, chiaro? – disse, guardandolo con decisione dritto negli occhi.
Il ragazzo riuscì a malapena ad annuire, rapito dalla bellezza del mago e dall’incredibilità della situazione. La mano con cui Laxus gli teneva la spalla scese con un’incredibile delicatezza e gli si posò sul fianco. Fried credette che sarebbe morto da un momento all’altro. Non poteva essere che stesse succedendo davvero. La mano che invece gli sfiorava lo zigomo aderì alla guancia del mago, e Fried sentì di essere bollente. Laxus inclinò la testa e si chinò su di lui. Fried avrebbe pianto ancora, ma non voleva rovinare il momento. Il suo respiro, ansante, si unì a quello del Dragon Slayer, che gli sfiorò il naso col proprio. Fried non sapeva dove guardare: se i suoi occhi o le sue labbra ugualmente socchiuse. Gli poggiò una mano sul possente petto e notò che, nonostante apparisse calmo, anche il cuore del biondo batteva all’impazzata, quasi quanto il suo. Quando le loro labbra si sfiorarono, Fried avvertì una lieve scossa. Le sentì morbide e calde contro le proprie, era tutto troppo bello per essere vero, troppo dolce…
Poi il campanello suonò. Laxus sbuffò, separandosi di pochi millimetri dalla sua bocca, e poggiò la fronte alla sua.
- Sempre nei momenti meno opportuni, eh? – cercò di sembrare divertito, ma era chiaro quanto fosse irritato.
Fried cercò di sorridere, e scoprì che non gli veniva così difficile: era al settimo cielo.
- Vai in camera. – disse Laxus separando il corpo da quello del ragazzo. – Non è il caso che, chiunque sia alla porta, veda un ragazzo seminudo in casa mia. Trova qualcosa da metterti.
Fried annuì e corse via, diretto alla camera del mago. Cercò di ignorare l’imponente letto che la occupava e i pensieri che gli vennero in mente al solo guardarlo e afferrò una lunga vestaglia nera dall’armadio. Era larga sulle spalle, ma stringendo la cintura non cadeva. Corse di nuovo fuori, spinto dal desiderio di stare vicino al mago. Lo vide di spalle, di fronte alla porta aperta, a grattarsi la testa. Gli si affiancò.
- Chi era? – chiese, guardandolo.
Lui sembrava confuso. – Non ne ho idea. Non c’era nessuno.
Fece per richiudere, ma una vocina attirò la loro attenzione. – Ehi! Sono qua sotto! Sarò piccolo, ma non invisibile!
Abbassarono lo sguardo e videro un piccolo Exceed rosso con un gilet blu indosso e la spada di Fried tra le mani, che sembrava enorme in confronto a lui. Sorrise ai due.
- L’avete dimenticata in gilda! – esclamò, porgendola.
Fried si abbassò e la riprese, ringraziandolo, poi fece per accarezzare il gattino ma lui si allontanò di un passo, con un’espressione arrogante in faccia e scuotendo un dito della zampa.
- No, no! Lector non si fa coccolare come un gatto qualunque! Comunque, Sting-kun mi ha detto di consegnare questo a Laxus! – disse, tirando poi fuori un bigliettino dal gilet.
Laxus lo prese e, salutando bruscamente l’Exceed, gli richiuse la porta in faccia. Aprì il bigliettino, che era un semplice foglio piegato in due, ne lesse il contenuto e sorrise.
- Cosa dice? – domandò Fried curioso, cercando di non fissargli le labbra.
Laxus, senza smettere di sorridere voltò il foglio in modo che potesse leggerlo anche il ragazzo. Che in quel momento arrossì violentemente per il contenuto.
“Buon divertimento, Laxus!” diceva, seguito da una serie di oscenità sul corpo di Fried che era meglio non ripetere e dalla firma di Sting Eucliffe. 
  
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