Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Geis Dun    26/06/2014    0 recensioni
Geis [Qualcosa di Proibito] Dun [Parte centrale di una Fortezza, in questo caso il Corpo Umano] - Dorchadas [Oscurità, Tenebre] Berserk [I Guerrieri Nordici che invece di essere alimentati dal Fungo, sono alimentati dall'Albero Sacro]
Una storia d'amore ai limiti dell'impossibile...
Siamo Antonio e Jessica, due amici che provano a scrivere qualcosa... speriamo possa piacere ;)
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quelle iridi nere si proiettavano sul loco circostante al proprio corpo, potendo riscontrare solo una quantità immensa di neve e ghiaccio, e difatti, guardandosi attentamente attorno, ruotando il proprio capo in ambedue le direzioni, poteva comprendere facilmente di essere sopra ad un'elevata montagna, ove le temperature permanevano basse, sufficientemente da permettere quel clima glaciale. Il firmamento intanto era scuro, dipinto di un grigiore che non sembrava promettere positivamente. Ma per quanto poteva scuoterne lo spazio all'esterno di quel corpo, all'interno di se stesso risuonava ancora quell'unica voce, quell'unico termine che aveva compreso.
 - Lyon.
 
Schiuse le labbra, di poco, mentre aveva richiamato un briciolo d'aria che immediatamente risalì lungo la cavità orale, per far vibrare le proprie corde vocali ed infine una scansione con la propria lingua, per esplicare quello che dovrebbe essere il proprio nome.
Sembrava quasi assortito da quanto era avvenuto qualche secondo fa: a quella voce non riconosciuta, non ancora. Ma oramai era stanziato lì e non poteva rimanere immobile, sopratutto perché la neve stava iniziando ad accumularsi su quel corpo. Un corpo perfetto, senza pecca alcuna. Un adone, dalla chioma corvina che giunge a sfiorare le proprie spalle, ignude. Ebbene si, il suo busto era completamente scoperto, mancante di qualsiasi indumento possibile, ritrovandosi unicamente con un pantalone nero, che velava le proprie gambe, e degli stivaletti neri che giungevano poco sopra la zona della caviglia. Pelle candida, chiara, che si avvicinava in qualche modo a quella fredda neve, ma stranamente non avvertiva nessuna sensazione, sulla superficie della propria pelle: il freddo non lo scalfiva minimamente!
 
Dopo aver impiegato un briciolo di forza per erigersi, in tutta la sua possente figura e sublime bellezza, il capo sembrò calar di poco, mentre le braccia, che erano fino ad ora adagiate lungo i propri fianchi, in modo parallelo all'eretto busto, si protesero di poco in avanti, galleggianti in aria. Le osservava, con estrema attenzione. Ne ruotava le mani, come se le stesse studiando attentamente, per poi contrarre i propri muscoli, aprendo e chiudendo la mano, imprimendo una lieve pressione dalle dita sui propri palmi. Strinse un poco. Ne avvertì la forza, quella che veniva esercitata. Era vivo.
- Credo che sia meglio muoversi, prima che il tempo peggiori.
 
Ancora una volta quella voce andava ad esternarsi, notando come dell'aria espressa dalle proprie labbra, a contatto con l'aria esterna, si condensi così velocemente, da formulare una piccola nube biancastra, opaca e velata, che risalì verso l'alto, scomparendo subito dopo. La gamba destra indi venne innalzata, con il ginocchio che sfiorava quel busto, definito e delineato sotto ogni aspetto, prima di affondare nuovamente nella neve, ad una decina di centimetri dalla sua posizione precedente. Movimento analogo venne attuato dalla leva inferiore, quella mancina, per proseguire, ed esordire in quella proiezione, casuale e disordinata, senza una meta ben determinata, ma con l'unica speranza di ritrovare una struttura, o qualcosa di simile, ove potersi rifugiare ed attendere che quella tempesta di neve si plachi. Nessun brivido che risaliva la propria schiena, nessun intorpidimento dei muscoli, che venivano contratti e rilasciati con una certa facilità, senza difficoltà alcuna.
Ed in quei minuti che lo accompagnavano, in quel percorso, la propria mente tentò di collegare i vari tasselli di quel puzzle, meglio conosciuto come il proprio passato, ma purtroppo non ebbe nulla su cui basare ogni singolo pensiero. La propria memoria era stata completamente cancellata, demolita brutalmente, e quella sensazione era orrenda. Sperduto, senza poter determinare un'origine e senza poter comprendere il motivo per il quale fosse lì e cosa doveva eseguire.
Il suo volto, intanto, sembrava mancare di una particolare espressione, di un lineamento facciale che potesse esprimere qualche sensazione. Asciutto. Privo di ogni sorta di emozione, in quell'istante, facendo sì che ogni pensiero potesse riguardare e concretizzarsi in quel movimento, lento, ma caratterizzato da ampie falcate. Un continuo susseguirsi di passi. Scandiva un tempo regolare, mentre le braccia sembravano coordinarsi allo spostamento eseguito, in modo tale da massimizzarlo e sprecare quanto meno energie possibili.
 
- Quella...
 
Si, non era totalmente facile poter scandire le proprie parole, notando come il tempo stesse peggiorando, sempre di più, diminuendo nettamente il campo visivo dell'entità divina. Quest'ultimo fu infatti costretto, per proteggersi dalla catastrofe climatica in arrivo, ad alzare le braccia e posizionarle dinanzi al proprio corpo, in modo obliquo, ricreando quasi uno scudo per il proprio volto, ma concedendogli però possibilità di poter scorgere ancora qualcosa. Le palpebre si assottigliarono, per notare che, non molto distante, vi era una forma indefinita, che assomiglia ad una casa.
 
- Forse è meglio rifugiarsi, per ora.
 
Serrò immediatamente le labbra, mentre avanzava ora con lieve difficoltà, seppur quel freddo non sembrava esser degno della sua attenzione; come se il suo corpo fosse rinchiuso e sigillato in una corazza, invisibile, che permetteva una forte resistenza al freddo. Ma lui, purtroppo, non poteva saperlo, nemmeno un accenno, in quanto non ricordava nemmeno di essere un Dio e poter usufruire di poteri sovrumani, i quali furono celati e nascosti, immessi nel suo subconscio.
Altri pochi passi, abbastanza da rendere lo sguardo migliore e poter visualizzare come la forma prima indefinita si rivelò essere realmente una casa, costruita mediante tronchi d'albero.
Si accorse d'una luce artificiale accesa, al suo interno, potendo comprendere che vi fosse qualcuno e che avrebbe avuto una mera possibilità di essere ospitato da costui, per quella notte. Almeno per quella notte, sperando di poter riposare o, forse, di potersi svegliare, se tutto ciò fosse un sogno. Un triste e solitario, sogno.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Geis Dun