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Autore: WhiteWitch    26/06/2014    5 recensioni
C'erano volte in cui sarebbe rimasto per ore a farsi abbracciare. Erano nottate meravigliose, bellissime, durante le quali si accoccolava contro il suo petto, la fronte contro le ossa sporgenti dello sterno, le labbra a pochi millimetri dalla sua pelle. [...] Altre volte, invece, l'amore spariva in favore del sesso. Allora tutto l'affetto veniva sostituito dalla più totale indifferenza, due colpi di lombi e tutto era finito.
[KakashixIruka]
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Iruka Umino, Kakashi Hatake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Nota dell'autore.
Wei, salve! Allooooora, prima che la cosa mi sfugga di mano vorrei dire che ho pronta questa fanfiction da tipo uhm tre anni e che non l'ho mai pubblicata perché mi dava ansia la sola idea. Non so bene il motivo, in realtà: mi faceva paura e basta. Immagino sia perché non sono molto sicura che Kakashi e Iruka abbiano senso come coppia. Ops, l'ho detto. Comunque spero siate clementi a riguardo HAHAHA
Onestamente lo devo dire: io shippo Kakashi praticamente con qualsiasi cosa, con Iruka, con Rin, con me stessa, con una pianta. Ehh, che volete farci. Ma in modo particolare trovo che starebbe benissimo con Iruka, lo penso dal lontano capitolo 035, nel quarto volume. Quindi parliamo di milioni di anni fa. Francamente sono la prima coppia nel manga dello zio Kishimoto che abbia iniziato a shippare bestialmente, perfino prima di Shikamaru e Temari.
Vorrei dedicare questa fanfiction (anche se magari non importa a nessuno) a Bidirezione, che ancora non lo sa ma oltre ad avermi trascinata in modo definitivo nell'abisso delle SasuNaru mi ha anche dato il coraggio di recuperare questa vecchia storia e di pubblicarla.
Non ho altro da dire e forse mi sono dilungata anche troppo. Siate gentili!


Ucciderei per te


C'erano volte in cui sarebbe rimasto per ore a farsi abbracciare. Erano nottate meravigliose, bellissime, durante le quali si accoccolava contro il suo petto, la fronte contro le ossa sporgenti dello sterno, le labbra a pochi millimetri dalla sua pelle.
In quelle occasioni si lasciava circondare dalle sue braccia, lasciava che le sue mani si insinuassero tra i lunghi capelli neri sparpagliati sul materasso e a sua volta gli accarezzava la pelle alla base della schiena, scendendo lungo la linea delle natiche e risalendo lungo il fianco.

Avrebbe voluto perdersi per sempre tra quelle lenzuola – non gli importava che fossero sporche di sperma – e restare sdraiato per l'eternità insieme a quella creatura meravigliosa che tanto amava.
Altre volte, invece, l'amore spariva in favore del sesso. Allora tutto l'affetto veniva sostituito dalla più totale indifferenza, due colpi di lombi e tutto era finito e Iruka si ritrovava sdraiato sul letto, accanto al corpo addormentato di Kakashi.
Quelle erano nottate d'inferno: le prime volte si era chiesto se non fosse per caso lui, il problema. Magari non era abbastanza bravo, magari non gli piaceva quanto avrebbe voluto. Poi Kakashi tornava ad essere pieno di amore e di attenzioni e per un po' Iruka si dimenticava dei suoi pensieri.
Pensieri che, tuttavia, ritornavano a distanza di qualche settimana.
Allora si era detto che non doveva preoccuparsene, che non erano questioni che lo riguardavano, ma non ci era riuscito. Una volta aveva anche cercato di chiedergli cosa gli passasse per la testa.
«Non sono affari tuoi» aveva risposto lui.
Così Iruka aveva di nuovo dimenticato.
Eppure quella notte era una di quelle: Kakashi era salito sul davanzale della finestra, come faceva quasi ogni sera, ed era entrato in camera sua senza nemmeno chiedere il permesso. Iruka lo aspettava, nudo sotto le lenzuola, fingendo di dormire. Era un gioco che al Jonin piaceva.
Ma Kakashi non era in vena di giocare: aveva scostato il lenzuolo, si era spogliato in fretta e, dopo aver scosso Iruka con una mano, aveva avvicinato il viso al suo e lo aveva baciato, afferrandolo per la nuca e facendolo alzare in piedi.
Era stato un bacio lungo, rabbioso, pieno di gemiti e di saliva. Iruka gli aveva sfilato il coprifronte e lo aveva lasciato cadere sul pavimento, portando le mani ai fianchi del suo uomo. Aveva sentito la sua erezione a contatto con l'ombelico.
Kakashi aveva sfilato la lingua dalla sua bocca così in fretta da spaventarlo. Con gentilezza, ma con fermezza, lo aveva fatto voltare e Iruka si era appoggiato con le mani al materasso. Aveva capito dal modo in cui lo aveva toccato che quella era una di quelle sere.
Il rapporto non era durato a lungo. In quelle occasioni era come se Kakashi avesse fretta di finire.
Non gli aveva fatto male, non era mai capitato: nonostante tutto, il Jonin non era un uomo violento nel suo modo di fare sesso, anche quando era sbrigativo lo metteva sempre a suo agio, gli accarezzava la schiena e a volte si chinava per baciarlo in mezzo alle scapole. Ma non c'era trasporto, non c'era quella passione che permeava la stanza di solito; non c'era quello sguardo, negli occhi di Kakashi, nella singolarità del suo Sharingan, quello sguardo che sembrava dire: “Io ucciderei per te”.

Iruka non si era mai chiesto se Kakashi lo amasse. Non ne era sicuro, ma non gli importava: fintantoché, durante la notte, fosse sgattaiolato nel suo letto e gli avesse trasmesso quelle emozioni, finché Iruka avesse potuto sentirsi al sicuro, non più solo, finché i loro cuori avessero battuto allo stesso ritmo le cose sarebbero andate bene così.
Di solito, dopo l'orgasmo, Kakashi si abbandonava sul materasso e si avvinghiava ad Iruka come a non volerlo lasciare andare più. Lui si rannicchiava tra le sue braccia e restavano in silenzio fino ad addormentarsi. Alle volte invece parlavano, a bassa voce per non far sapere a nessuno che lì c'era una stanza piena di amore, perché quello era il loro segreto.
Quando però arrivava una di quelle notti, Kakashi non gli veniva neppure dentro: Iruka allora sentiva il suo seme caldo scivolare lungo la natica ed era costretto a pulirsi prima di coricarsi. Quando tornava dal bagno trovava il suo uomo sdraiato su un fianco, così vicino al bordo del letto che sarebbe bastato un nonnulla per farlo cadere.
Allora si sistemava dall'altra parte del materasso, a pancia in su. Il suo amante dormiva – o fingeva di dormire – ma lui restava ad occhi spalancati, crollando solo alcune ore dopo. In quelle occasioni, Kakashi non voleva nemmeno essere toccato; si dileguava prima dell'alba, senza nemmeno salutare. Sarebbe tornato la sera dopo, ogni traccia di indifferenza svanita, e tutto tornava come prima.
Un uomo più forte avrebbe forse posto un freno a quell'atteggiamento lunatico. Avrebbe fatto valere la propria opinione, si sarebbe fatto ascoltare. Iruka, però, non voleva dire nulla a Kakashi. No, aveva troppa paura di perderlo. Cosa sarebbe successo se gli avesse esposto le sue rimostranze e lui avesse deciso di lasciarlo? Non poteva sopportarlo, era qualcosa di troppo orribile a cui pensare. Non poteva nemmeno immaginarsi le notti solitarie, nella sua stanza vuota, da solo.

Era cominciato un anno prima, poco dopo che Kakashi era ritornato dalla missione con Naruto e gli altri nel Paese delle Onde. Avevano litigato, quel giorno: il Terzo Hokage aveva annunciato la data di inizio degli esami di selezione dei Chunin, così Kakashi aveva proposto i suoi allievi per farli partecipare alla sfida.
Iruka si era opposto, chiaramente: erano troppo giovani, troppo inesperti,  ma lui aveva insistito e l'aveva avuta vinta. Come accadeva sempre, del resto.
Quella sera Kakashi era andato da lui per parlarne. Non si sentiva a suo agio, diceva, con l'idea di discutere con lui. Erano in confidenza, aveva detto.
A distanza di tempo, Iruka non avrebbe saputo dire chi dei due avesse baciato l'altro. Era probabile che fosse stato Kakashi, dopotutto era sempre lui il primo a cominciare. Prima di potersene rendere conto si era ritrovato in piedi, occhi sbarrati, le spalle contro il muro e i pantaloni alle caviglie, mentre Kakashi, in ginocchio, glielo succhiava.
La cosa non era stata imbarazzante come avrebbe potuto pensare: Kakashi doveva essersi accorto del disagio e delle emozioni contrastanti che gli agitavano il cuore e per tutto il tempo in cui era rimasto inginocchiato gli aveva stretto le mani, accarezzandogli i palmi con le dita.
Era questo ciò che più gli piaceva di Kakashi: sapeva sempre come tranquillizzarlo, con lui tutto sarebbe sempre andato bene. Perfino quando Iruka era venuto lui era rimasto calmo: gli aveva stretto le mani sulle natiche, come per avvicinarlo di più, e il Chunin si era sentito così vivo e straordinariamente felice che si sarebbe messo a piangere.
Per questo gli andava bene così: perché, anche se Kakashi era scostante, anche se a volte sembrava indifferente all'amore che traspariva dagli occhi di Iruka, tornava sempre. Quelle notti terribili valevano la pena, se poi Kakashi riprendeva a guardarlo in quel modo.

“Ucciderei per te”, dicevano i suoi occhi.
“Morirei per te”, avrebbe voluto rispondere Iruka.

   
 
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