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Autore: thequeenofdrama    26/06/2014    5 recensioni
Tu non lo senti da un po'. Precisamente dalla festa per l'ultimo giorno di riprese. Quando, due clandestini nascosti in un bagno di servizio, vi eravate scambiati gli ultimi baci disperati, incapaci di staccarvi l'uno dall'altro, nonostante, tra i sospiri, si ripetevano continui sussurri che promettevano di finirla, di prendere le distanze.
Genere: Angst, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Somerhalder, Michael Malarkey
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei personaggi, nè offenderli in alcun modo.

A/N: Ahem, non ne esco più, chiedo venia. Doveva essere una PWP senza arte nè parte, è diventata una roba angst e un po' dolce amara e praticamente di smut non ne è rimasto nulla XD Colpa della canzone che mi ha ispirato (La mia realtà, di Giulio Casale) o forse colpa mia che senza spunti drammatici non so mai scrivere.... In ogni caso, la dedico sempre al mio gruppo di adorabili disagiate, che si va allargando sempre più, cosa che non so se mi spaventa o mi esalta, forse entrambe le opzioni ahahahahah XD 

OVVIAMENTE, la storia è AU, perchè sappiamo benissimo qual'è la realtà... Immaginatela in un mondo parallelo!
Come sempre, critiche, commenti, annotazioni, tutto ben accetto!! 

 
AMORE ALL'IMPROVVISO
 

Il mio amore di questi tempi non lo trovi molto in giro,
non ha voglia di far tardi o far casino,
esce poco e non si fida dell'invito
di chi non ha capito

 

La pioggia che batte incessante sui vetri è monotona nel suo ticchettio costante e ti offre la sua melodia fastidiosa da ore, ma tu te ne stai lo stesso sdraiato sul divano, immobile. Moke addormentato sulla tua pancia, le tue mani che accarezzano distratte il suo pelo fulvo, Thursday è appolaiato sul bracciolo ai tuoi piedi e Nietzsche accocolata sul tappeto vicino alla tua testa, l'altra tua mano che scende a farle qualche coccola di tanto in tanto.

È sera e domani mattina ritornerai sul set. Il resto della gang ti aveva invitato a una serata tranquilla in compagnia, per rivedervi tutti prima di riprendere il ritmo frenetico che vi riaccompagnerà nei prossimi mesi, ma tu avevi declinato dicendo che anche quelle ultime ore di sonno sarebbero state preziose per te. Non che avessi riposato o dormito granchè negli ultimi due mesi, quindi non avevi detto proprio una bugia. Inutile provare a spiegare che non ti saresti divertito più di tanto con la testa voltata verso l'ingresso del pub, in attesa che l'unica persona che bramavi di rivedere la varcasse.

Michael sarebbe tornato ad Atlanta in serata. Ti aveva detto Paul che forse sarebbe passato a salutare se non avesse fatto troppo tardi. Paul, perchè tu non lo senti da un po'. Precisamente dalla festa per l'ultimo giorno di riprese. Quando, due clandestini nascosti in un bagno di servizio, vi eravate scambiati gli ultimi baci disperati, incapaci di staccarvi l'uno dall'altro, nonostante, tra i sospiri, si ripetevano continui sussurri che promettevano di finirla, di prendere le distanze. E poi le vostre bocche si ritrovavano ancora, infrangendo la stessa promessa decine e decine di volte, così come le mani e i vostri corpi, incatenati l'uno all'altro per l'ultima volta, nel buio di un posto squallido e isolato che si faceva beffa delle vostre buone intenzioni.

Poi il silenzio. I viaggi. La vita che scorre. Le notti passate a controllare le novità della sua vita tramite uno stupido social network. I sorrisi di fronte alle sue facce buffe. Le smorfie per le assurdità del mondo che lui sembrava di riuscire sempre a cogliere, improbabili dettagli che non sfuggivano mai ai suoi occhi curiosi. Quegli occhi scuri sfumati di verde che faceva male fissare sullo schermo di uno smartphone, senza luce, senza vita, così lontani da sembrare un sogno svanito alle luci dell'alba. Le labbra carnose, le dita grandi e la sua voce melodiosa che diventava metallica attraverso le cuffie, così diversa da quando ti sussurrava cose senza senso nell'orecchio appena sveglio, il fiato caldo che ti solleticava il collo e ti faceva ridere quando pensavi che non saresti mai più stato felice.

Il mio amore si nasconde dietro ai gesti più normali
non è mai finito, sai, su quei giornali
ma sono stati giorni amari è troppo tardi e tu non vieni
io non ti chiamo amore, ti invoco

 

Un anno fa non eri messo meglio di così. O forse si. Non lo sai nemmeno tu. Il cuore era ugualmente a pezzi e c'era qualcun altro che non volevi rivedere. I primi mesi erano stati pesanti, difficili, la maschera da tenere su sempre più difficile da controllare, ti isolavi per paura che tutti la vedessero sgretolarsi da un momento all'altro, l'aria che mancava e il nodo allo stomaco. La sensazione di essere in trappola e voler scappare senza poterlo fare. Poi, un giorno qualunque, era arrivato lui. Col suo accento british e il suo senso dell'umorismo, l'umiltà del nuovo arrivato e il timore di restare escluso da una famiglia ormai consolidata. E tutti l'avevano amato dal primo momento. Tu compreso. L'aria era tornata nei polmoni, insieme alla voglia di lavorare e a quella di vivere. Erano bastati due occhi caldi e un sorriso sincero e tutto all'improvviso sembrava aver ripreso a girare nel verso giusto.

La connessione tra voi era stata così immediata e naturale, che la prima volta che avevi fatto scontrare la tua bocca con la sua, la sua chitarra tra di voi e le note della tua canzone preferita ancora sospese nell'aria, nulla era sembrato strano o fuori luogo, ma semplicemente, giusto. Come se non potesse essere che così, come se quel gesto fosse il prosieguo naturale di quel rapporto di amicizia intenso e quasi surreale. Lui non si era tirato indietro, non ti aveva spinto via disgustato o sconvolto, aveva semplicemente sollevato la mano, fino a far scorrere le dita tra i tuoi capelli corvini, e ti aveva avvicinato di più, lasciando scivolare la chitarra sul posto vuoto del tuo divano, e accogliendo la tua lingua nella sua bocca con una bramosità che ti aveva fatto tremare.

Passione e dolcezza. Un binomio che non ti saresti mai aspettato, invece era proprio quello che avevi ritrovato tra le sue braccia. Se la sensazione di un altro uomo su di te, dentro di te, non ti era completamente nuova, ma sbiadita tra i vaghi ricordi dei tuoi vent'anni immolati all'altare degli eccessi, piacevoli e confortanti erano la sua devozione e dedizione nei tuoi confronti, le ferite del tuo cuore che guarivano da sole, come se un metaforico sangue di vampiro avesse iniziato a scorrerti nelle vene. E la mattina dopo non avevi trovato un letto vuoto e un posto freddo sotto la tua mano, ma un corpo caldo e solido e un abbraccio che, stranamente, ti aveva fatto sentire al sicuro.

Scappatelle, sotterfugi, bugie bianche e risate, nascondigli e silenzi imposti, mani sulle bocche e vestiti tolti per metà, uomini come ragazzini, corpi adulti e cuori adolescenti, la testa dimenticata chissà dove per inseguire solo quel turbinio assurdo di felicità ritrovata. L'illusione di poter andare avanti così sempre, la realtà gelida che si scontra con la più dolce delle fantasie e all'improvviso ritrovarsi a decidere, insieme, che in fondo non si può vivere nel sogno per sempre. Che esiste una famiglia che sta per allargarsi, persone che si amano che non si meritano che il mondo crolli loro addosso per una stupida fantasia, e occhi lucidi e addii sussurrati e ripetuti, ancora e ancora e ancora, totalmente incapaci di scrivere la parola fine, finchè un aereo non aveva posto tra voi un oceano intero.

Eppure, nonostante la distanza, nonostante i silenzi, stasera i tuoi pensieri sono tutti per Michael. Ti copri gli occhi con un braccio e sospiri. Quanto puoi essere coglione Som? Non impari mai. Sbagli e ci ricaschi e poi sbagli ancora e cadi di nuovo, in un ironico circolo vizioso che sembra non finire mai. Questa volta, poi, probabilmente hai toccato davvero il fondo. Si, forse è anche peggio dell'anno scorso. Ma l'aria ti manca ancora e gli occhi sono sempre lucidi, il cuore contratto in una morsa silenziosa e lo stomaco chiuso. E la sua assenza che ti logora, che ti fa bestemmiare, che ti fa incazzare. Ti porti il pugno tra i denti e sfoghi la tua frustrazione in un urlo strozzato, Moke sobbalza e salta giù dal divano soffiando, mentre tu lasci ricadere la testa sul bracciolo e chiudi gli occhi, rassegnato al tuo dolore.

Salvami da questo tempo che mi ha quasi ucciso
usa la tua bocca e salva il mio sorriso
Prendi questo cuore a pezzi sporcati le mani
e dimmi siamo noi il mondo di domani

 

I rumori dei tuoni in lontananza quasi coprono quello dei colpi alla tua porta. Ti metti seduto di scatto, cercando di capire se nel tuo delirio te lo sei immaginato o se davvero c'è qualcuno dall'altra parte. Ma chi può essere all'una del mattino? Il cuore ti balza in gola e ti maledici perchè sei peggio di un'adolescente alla prima cotta, ma non puoi mettere a tacere quella vocina che ti sussurra che forse. Arrivi alla porta con due salti e la spalanchi senza nemmeno chiedere chi è. E Michael è lì, bagnato fradicio e con gli occhi grandi e lucidi, l'affanno di chi ha salito le scale correndo e la mano destra aggrappata allo stipite per sorreggersi. È tutto quello che stavi sognando e mille volte di più. La tua mandibola probabilmente è arrivata a terra, mentre apri e chiudi la bocca incapace di pronunciare una sola sillaba.

Michael...

Lo sospiri in un sussurro appena udibile, lo stupore che non accenna a diminuire e nemmeno un briciolo della tua verve quando lo accoglievi sorridendo e chiamandolo 'Enzooooouuuu' sapendo che l'avresti fatto incazzare come una iena. Lui non ti dà il tempo di dire altro, in mezzo secondo è già su di te, la bocca disperata ad assalire la tua, le mani forti sprofondate tra le tue ciocche sottili, la porta che si chiude con un calcio e la tua schiena che sbatte contro il muro. E non c'è più dolore, non ci sono più lacrime, tutto è leggero e c'è aria e gioia e sei completo e il tuo cuore non sanguina più. Le vostre bocche si schiudono e le lingue si scontrano, si rincorrono in un gioco frenetico, assetati entrambi dopo mesi di nulla assoluto, il ritmo talmente familiare che è come se non aveste mai smesso.

Michael scende sul tuo collo, mentre la tua maglietta è già sparita chissà dove sul pavimento, le sue mani sono dappertutto e tu non riesci a capire, non vuoi e non ti interessa. In un remoto angolo del tuo cervello hai la certezza che state facendo la cosa sbagliata, ma la sua bocca si chiude a succhiare il tuo capezzolo, le sue mani quasi strappano i bottoni dei tuoi jeans. E quando la sua mano destra si infila nei tuoi pantaloni e l'altra ti attira con fermezza contro il suo petto, mandi a puttane ogni possibile obiezione e l'unica cosa che sospiri è il suo nome in una preghiera oscena e incessante. Finchè lui si stacca di colpo da te e fai in tempo a registrare un guaito, per poi seguire il suo sguardo su Nietzsche, che gli è corsa incontro e ora sta strusciando la testa sotto la sua mano gentile.

Respiri e ti lasci andare ad una risata liberatoria.

Dovrò sempre competere con lei, eh?

Lui si china per accarezzare meglio la tua cagnolina, che subito si stende a pancia in sù per ricevere una doppia razione di coccole.

Sai che ho un debole per questa signorina...

Ti lasci scivolare lungo il muro, sedendoti a terra con le gambe piegate, mentre, ancora con un leggero affanno, ti perdi ad osservare quella scena così domestica che ti trasmette un infinito senso di pace e quotidianità. Come se nulla fosse successo. Non hai pensato a riallacciarti i pantaloni, così quando la tua cucciola è satura di carezze e si allontana soddisfatta, Michael non perde un attimo a sistemarsi in ginocchio tra le tue gambe, la mano che torna a sfiorare la tua pelle, percorrendo con le dita la striscia scura che si perde nei jeans mezzi aperti.

Dove eravamo rimasti?

Il suo sorriso sghembo rischia di distrarti ed è strano vederlo su di lui e non su di te, che di solito ti diverti di più a fare il seduttore e il diavolo tentatore. Gli afferri il polso e lo allontani malvolentieri da te.

Aspetta.

Che c'è?

Ha di nuovo quegli occhi da cucciolo bisognoso d'affetto e non vorresti far altro che stringerlo a te e baciarlo e far l'amore con lui tutta la notte come se fosse tutto 'normale', ma questi mesi sono passati e non è giusto per te, ma nemmeno per lui, far finta che gli addii, il dolore, la lontananza e il silenzio non siano mai esistiti.

Perchè sei qui?

Abbassa la testa e si morde il labbro inferiore, poi torna a fissarti e quasi rischi di annegare nella profondità di quegli occhi intensi e scuri. Deglutisce a fatica, prima di risponderti.

Mi mancavi, Ian. Tanto. Troppo.

Torna a guardare il pavimento e tu allunghi una mano per accarezzargli il viso. La barba un po' lunga ti fa il solletico, mentre fai scivolare il pollice su e giù lungo la sua guancia.

Mi sei mancato anche tu. Non sai quanto. Ma...

Michael ti interrompe, un dito sulle labbra.

I nostri problemi sono ancora qui dopo tre mesi. Ci saranno ancora tra un anno. Lo so. Ma non riesco a starti lontano, ci ho provato, ma ho bisogno di te.

Le sue labbra si posano leggere sulle tue e tu ti lasci andare ad un altro sospiro. Sbagliato. Sbagliato. È tutto maledettamente sbagliato. Eppure adesso, con la sua bocca che si muove dolce con la tua, tutto sembra essere tornato come quella prima sera sul tuo divano, con quella chitarra tra di voi e la sensazione che nulla fosse mai stato più giusto di quello che stavi provando in quel momento.

Si stacca da te e ti stringe forte, la testa poggiata sul tuo petto. Le tue braccia circondano il suo corpo tremante, mentre poggi un bacio sulla sua testa.

Sarà difficile e complicato e potrebbe diventare un disastro. Lo sai, vero?

Annuisce contro la tua pelle, ma non ti lascia andare, anzi, stringe la presa sui tuoi fianchi e torna a guardarti.

Ne varrà la pena. Ogni secondo. Sono irresponsabile, cretino, pazzo, lo so. Lo siamo entrambi. Ma non posso farne a meno, Ian. Non posso fare a meno di te.

Gli rispondi con un altro bacio, un bacio che ha il sapore della follia e dell'amore, o della follia dell'amore, prima di sollevarti e trascinarlo con te verso il tuo letto, il vostro, quello su cui non dovrai più immaginare il suo odore leggero e fuggevole sulle lenzuola candide, ma dove l'odore di lui, di te, di voi, resterà intenso e pungente a farti compagnia per ancora molti giorni e mesi a venire.
 

Amore mio che sogni e vivi la realtà
Amore mio che sogno sei la mia realtà

 
   
 
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