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Autore: firstmarch    26/06/2014    3 recensioni
In un futuro imprecisato, dove i matrimoni e le nascite sono controllate dalla tecnologia e dalla scienza, come possono due ragazzi sperare di rimanere insieme? Il sistema decide, non il singolo individuo.
Il sistema impone il matrimonio combinato all'età di diciotto anni, un matrimonio tra due persone che non si conoscono e hanno a disposizione solo otto settimane per farlo.
E se è già difficile per due ragazzi normali affrontare tutto ciò, come potrà essere per Justin e Scarlett, innamorati l'uno dell'altro dall'età di quindici anni? Come potranno sposare qualcuno che non amano se il loro cuore è già impegnato?
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Fanfiction di soli dodici capitoli, prologo ed epilogo inclusi.
TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=Njxc3R-sh5w&feature=youtu.be
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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8 WEEKS


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PROLOGO
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In un futuro imprecisato, con lo scopo di riportare la popolazione della Terra ad un numero quantomeno simile a quello precedente la Grande Epidemia, i matrimoni e le nascite dei bambini vengono controllati dalla tecnologia e dalla scienza, capaci di garantire unioni perfette, senza il rischio di separazioni. I bambini sono costretti a lasciare la loro famiglia all'età di nove anni, destinati poi a entrare in una delle due Accademie di Formazione, separate solo da un alto muro, in base al loro sesso. Le Accademie di Formazione, presenti in ogni capitale di ogni stato, hanno lo scopo di, appunto, formare i bambini e di impedire che maschi e femmine interagiscano tranne in alcune rare occasioni. Tutto ciò impedisce sconvenienti possibili relazioni destinate a finire compiuti i diciotto anni.
Raggiunta la maggiore età, infatti, i ragazzi partecipano ad una Cerimonia di Fine Formazione, nella quale viene annunciato pubblicamente, ad ognuno di loro, il compagno o la compagna della loro vita. I computer elaborano quindi ogni singolo dato, ogni singola caratteristica di ogni singolo individuo di diciotto anni, combinandoli insieme, creando coppie perfette. Questo processo avviene ogni anno, regolare e preciso come un orologio, una macchina che accoppia ragazzi di tutte le nazioni, senza distinzioni.
Dopo la Cerimonia di Fine Formazione i ragazzi hanno a disposizione un mese per conoscersi e un altro per organizzare le nozze. Per il sistema deve essere un meccanismo veloce: otto settimane per passare da ragazzini chiusi in un' Accademia a uomini e donne sposati.
Otto settimane per determinare tutta una vita, per capire come avere un minimo di libero arbitrio in un sistema così ferreo e rigido.
Otto settimane per innamorarsi di qualcuno mai visto prima.


Stare tra le braccia forti di Justin era una sicurezza per me, la mia ancora di salvataggio dall'Accademia e dalla Cerimonia, ormai vicina.
Lì, sotto quei fitti alberi cresciuti incontrastati, quel piccolo luogo dove la natura aveva il sopravvento sulle opere dell'uomo, era il posto dove negli ultimi quattro anni io e Justin avevamo passato i nostri incontri. Gli alberi in questione erano dietro all'Accademia, ma non troppo lontani da risultare sospetti per qualche incontro segreto. Un ramo dell'albero più grande oltrepassava timidamente il confine con l'Accademia Maschile, mentre poco più in basso, alla base del muro, era stato creato un passaggio dapprima molto piccolo, ma ogni anno sempre più grande, adattandolo alla nostra crescita.
Io e Justin ci conoscevamo da quando avevamo sei anni, quando iniziammo ad andare a scuola. Eravamo subito diventati amici del cuore e anno dopo anno, questo nostro legame era diventato qualcosa di preoccupante per le nostre famiglie. Come avremmo reagito al distacco causato dalle Accademie?
Reagimmo male, ovviamente. All'età di nove anni, come di regola, entrai nell'Accademia Femminile di Formazione di Ottawa e lui in quella maschile. Per cinque anni ci vedemmo solo quattro volte all'anno: le due Accademie si riunivano soltanto per festeggiare il Natale, l'anno nuovo, la Pasqua e il Ringraziamento. Per cinque anni attesi quei quattro giorni, per cinque anni cercai di dimenticarlo e di lasciare che le mie compagne di stanza fossero le mie uniche amiche. Ci provai, ma nessuno riuscì ad eguagliarlo, neanche Jessica, la ragazza con la quale avevo legato di più all'Accademia.
Poi, durante i festeggiamenti dell'anno nuovo, il sessantacinquesimo a seguito della Grande Epidemia, Justin si era avvicinato a me e mi aveva dato, per così dire, appuntamento al giorno seguente. Quella notte non avevo dormito. Non solo non si era dimenticato di me, ma voleva anche trasgredire le regole per me. L'indomani ci incontrammo nel luogo che fece da sfondo ad ogni nostro incontro seguente. Avevamo quattordici anni e fu inevitabile notare come entrambi stavamo cambiando anno dopo anno. Non eravamo più bambini, i nostri visi erano più adulti rispetto a quando avevamo nove anni, eravamo più alti, la sua voce stava cambiando e io avevo lasciato crescere i capelli corvini, una volta tagliati corti.
Mi innamorai di lui in breve tempo, la forte amicizia che ci legava si trasformò in qualcosa di più, qualcosa che entrambi rifiutavamo di ammettere, di accettare.
Lo capivo dai suoi sguardi, da come evitava di toccarmi anche solo per sbaglio, da come rideva alle mie pessime battute, da come cercava di nascondere il rossore quando gli ero troppo vicino.
Notavo, notavo, notavo e ne ero felice, ma non avrei dovuto esserlo. Me lo ripetevo tutte le notti, passate ovviamente a ripensare al suo viso e ai momenti passati con lui, ma era inevitabile; una piccola fiammella di speranza si agitava dentro di me, destinata a crescere sempre di più. Mi consumava. Il desiderio di annullare le distanze tra di noi, di sfiorargli le labbra con le mie, dei nei nostri corpi talmente vicini da impedire il respiro, tutto ciò mi consumava, mi logorava.
Cercare di reprimere ciò che provavo era inutile. Le possibilità che durante la cerimonia avrebbero detto i nostri due nomi insieme erano non scarse, di più, ma anche lì la speranza mi diceva che tutto poteva accadere, tutto poteva essere.
Perciò un anno e mezzo dopo il nostro primo incontro, quando stavo per compiere sedici anni, decisi di trasgredire completamente le regole. Lo avevo già fatto incontrando Justin quasi una volta a settimana, tanto valeva trasgredirle completamente. Se non lo avessi fatto, me ne sarei forse pentita a vita.
Quel giorno lo baciai. Non avevo mai baciato un ragazzo ovviamente, e lui neppure, ma fu la cosa più naturale che potesse succedere. Sentii un grosso nodo alla gola sciogliersi, sentii di essere libera, sentii che forse avevamo davvero una possibilità di restare insieme anche dopo la Cerimonia.
I nostri incontri sembravano essere sempre più corti, non riuscivamo a staccarci l'uno dall'altra, era come se solo in quel posto e in quei momenti riuscissimo ad essere noi stessi. Qualche volta parlammo della Cerimonia e io adoravo come riuscisse a farmi ridere e scherzare su quell'argomento, ma come riuscisse anche rassicurarmi su quello che sentivamo.
 “Saremo la prima coppia che annunceranno. Sarà meglio che inizi a pensare al tuo abito da sposa”, mi diceva ogni tanto.
  “Ma ci sono così tanti ragazzi della nostra età, Justin! Così tanti che potremmo capitare con persone che neanche parlano la nostra lingua, ti immagini?”, rispondevo io.
  “Non succederà,”
  “Come fai a dirlo?”
  “Perché ti amo, e questo vale molto di più della scienza e della tecnologia. Io ti amo e non immagino nessun altro al tuo posto, nessun altro che possa restare con me per tutta la vita, nessun altro che possa darmi dei figli, nessuno se non te. Credi a me, non credere a quelle macchine. Credi a me anche se dovessero dire tutto il contrario.”
   “Crederò a te, Justin, ti crederò sempre, qualunque cosa succeda.”
A quel punto eravamo quasi sempre costretti ad andarcene, ma quelle volte in cui potevamo rimanere ancora insieme, dovevamo trattenerci per non andare oltre: se non fossimo divenuti una coppia, ci avrebbero scoperto in fretta e ci avrebbero potuti denunciare.


La nostra storia continuava da un anno, un anno nel quale mi sembrò di sognare, di vivere una vita non mia, con la paura che tutto ciò potesse finire con la Cerimonia di Fine Formazione.
Essa veniva celebrata verso la fine dell'estate, a cavallo tra settembre e ottobre. Così, quando quel ventidue agosto venne resa nota la data della Cerimonia, il ventiquattro settembre, la minaccia di quell'evento divenne sempre più concreta.
   “Abbi fiducia, Scarlett.”
   “Siamo milioni di diciottenni, Justin, milioni. Forse dovremmo abituarci all'idea di capitare con perfetti sconosciuti”, presi fiato e sospirai, “forse dovremmo smettere di vederci, forse non avremmo mai dovuto incominciare a farlo.”
   “Non puoi pensare davvero questo, Scarlett.”
   “Non voglio, Justin, ma devo. Devo perché sì, l'amore non è basato su calcoli e affinità stabilite da un computer, ma purtroppo la società ci impone questo e noi non possiamo fare niente per cambiare ciò. Non è l'amore a formare le coppie, è la scienza. E forse l'abbinamento sarà così perfetto che ti dimenticherai facilmente di me, forse è perché le coppie formate così hanno davvero successo che nessuno si lamenta di questo metodo. Forse dovremmo accettarlo e basta.”
   “Non troverò mai nessuno come te, Scarlett. Dovessi avere la ragazza che più mi assomiglia o che è il mio opposto, nessuno sarà mai come te. Io voglio Scarlett Evelyn Moore, nessun altro. Credi quello che ti pare, ma io rimango convinto che sia meglio sposarsi in base all'amore che a stupide statistiche e calcoli.”
   “Non lo credo, Justin, ma forse sarebbe meglio farlo, sto dicendo questo...io ti amo e non immagino un futuro senza di te, ma sii realistico, quante possibilità abbiamo di rimanere insieme dopo la Cerimonia?”
   “Nessuna in più e nessuna in meno che con chiunque altro.”
   “Oh, Justin, perché ostinarti a-”
   “Perché mi rifiuto di perderti, Scarlett.”
Mi prese il volto tra le mani e lo avvicinò al suo, abbassando lo sguardo sulle mie labbra e poi rialzandolo, fino a quando non incontrò i miei occhi.
   “Mi rifiuto”, continuò.

Mi baciò come se non avesse più potuto farlo, come se fosse il nostro ultimo bacio, come se si rendesse conto della realtà dei fatti. Lasciai perdere i miei dubbi e le mie preoccupazioni; la Cerimonia non sarebbe avvenuta prima di un mese, volevo concedermi il lusso di vivere ancora nell'illusione che tutto sarebbe andato come sognavo da anni.

 

SPAZIO AUTRICE.

Eh già, non sono morta. In questi quattro mesi sono stata molto impegnata, perciò capitemi, please.
Adesso che la scuola è finita ho tempo per scrivere, e quindi ho deciso di fare questa breve fanfiction
(composta da solo dieci capitoli, come già scritto in descrizione). Che dire? Spero vi piaccia! (Grazie 
mille per le oltre 5000 visualizzazioni al primo capitolo di Lennox - 0127, per aver scaricato 124 volte 
il pdf e grazie a tutte coloro (41) che mi hanno aggiunto agli autori preferiti.)                                       
Baci,     
firstmarch

   
 
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