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Autore: irispaper29    26/06/2014    10 recensioni
Un anno è passato dalla sconfitta di Gea. Hazel sta cercando di accettare la morte di Frank, e Leo cerca di esserle vicino come meglio può. Jason e Piper stanno bene insieme, sono felici, ma comunque distrutti per la guerra. Annabeth e Percy stanno cercando di dimenticare il Tartaro e di ricostruire le loro vite. Ma Nico è quello che sta peggio, sarà messo a dura prova. Cerca di isolarsi, non vuole tornare al Campo, perché deve assolutamente dimenticare quell'amore impossibile.
"Forse era iniziato tutto per questo. La solitudine e la mancanza della sorella l’aveva spinto ad odiare e poi ad attaccarsi alla prima persona disponibile, quella che gli ispirava più protezione. Era forse quello il motivo per cui soffriva tanto. Una punizione per aver causato la morte di Bianca? Era per questo, che sentiva un forte dolore al petto ogni volta che vedeva quei due insieme?
Perché ormai non poteva più negare a se stesso che lui si fosse innamorato perdutamente di Percy Jackson".
Reperibile anche in inglese su fanfiction. net
Attenzione: possibili spoiler di "la casa di ade".
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Annabeth Chase, Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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“Ciao, Nico.

Come stai? Io me la cavo, più o meno. Dopo la sconfitta di Gea, in realtà, riadattarsi si è dimostrato più difficile di quanto pensassi. Stiamo tutti cercando di ricostruire lentamente le nostre vite, anche se sembra impossibile. Annabeth è quella che sta peggio: ha sofferto troppo. Prima è stata costretta dalla stessa Atena ad attraversare il Mare Nostrum, giungere a Roma e cercare l’Athena Parthenos, senza forse curarsi della pericolosità della missione e facendola lottare con colei di cui aveva più paura, Aracne. Poi, come tu ben sai, siamo caduti nel Tartaro. Avevi ragione, comunque, quel posto è orribile, spaventoso e pericoloso. Non so come abbiamo fatto a uscirne vivi, forse per miracolo divino. Nonostante la riuscita della missione, Annabeth soffre molto, ha paura, e non so minimamente come aiutarla.

Ci manchi, Nico. Ci manca vedere il tuo volto amichevole. Anche tu hai sofferto e sei stato ferito in missione, e, si, so che è egoista da parte mia chiedertelo, ma vorrei che tu tornassi al Campo. Ti piacerebbe, ne sono sicuro. Passeremmo il tempo tutti insieme, come ai vecchi tempi, magari allenandoci con la spada o facendo una partita di Caccia alla Bandiera. E credo di parlare a nome di tutti, dicendo che ti desideriamo qui, con noi. Manchi perfino a Leo, e anche Hazel sente la mancanza di suo fratello.

Ti prego, torna. Potremmo essere felici, tutti insieme, e tornare ad una vita relativamente normale Sei mio amico. So che hai sofferto anche tu ma, per favore, non isolarti, non chiuderti in te stesso.

Facci sapere presto, tutti vogliamo rivedere una faccia amica. Spero che tu stia bene e di averti presto qui con noi, al Campo.

                                                                                                      Percy”.

 

Letta la lettera, Nico sentì una stretta forte al cuore. Accartocciò quel foglio che non faceva altro che procurargli dolore e sofferenza. “Sei mio amico”, così aveva scritto, e poteva quasi sentire la sua voce mentre lo diceva. Sentì subito il dolore del rimorso, riaprì la lettera, stirandola con le mani, cercando di attutire le pieghe della carta, come se fosse stata più preziosa della sua stessa vita. E lo era.

Quella routine, l’accartocciare il foglio e il riprenderlo in mano, i sensi di colpa e i rimorsi, andava avanti ormai da quasi due settimane. Due settimane passate a meditare sulla difficoltà della scelta.

Nico non sapeva cosa fare, era confuso, e triste. Non voleva tornare al Campo. Già prima non era il benvenuto, e ora che era stato costretto da Eros a rivelargli il suo più grande segreto, davanti a Jason, poi...No, non poteva farcela, non sarebbe mai riuscito a sopportarlo.

Per essere chiari, Nico era contento che le cose si stessero rimettendo a posto, più o meno. Certo, erano tutti distrutti per la morte di Frank, ma Nico sapeva che era felice, nell’Elisio, a mangiare bistecche al barbecue. Beh, non proprio felice: gli mancava Hazel.

E Hazel soffriva per la sua assenza. Però avrebbe potuto essere peggio per entrambi. Nico sapeva che sarebbe successo. Dopotutto, la vita di Frank era stata legata solo ad un pezzo di legno bruciacchiato. Aveva però preferito non dire nulla ad Hazel, sapeva che avrebbe solo peggiorato le cose. Inoltre, la ragazza era intelligente, forse lo aveva capito. Nico sapeva che avrebbe dovuto esserle vicino, ma non riusciva a far nulla. Non poteva, aveva paura. Ma era più tranquillo, sapendo che c’era Leo, con lei, anche se lui non era il ragazzo più affidabile del pianeta. Sapeva che le sarebbe stato vicino anche per lui, che non l’avrebbe lasciata sola.

Nico, d’altro canto, avrebbe dovuto essere felice. Ora che l’Athena Partenos era stata recuperata, il Campo Giove e il Campo Mezzosangue riuscivano a coesistere senza che Greci e Romani si tagliassero la gola a vicenda. Gea e i giganti erano stati sconfitti. E Ottaviano era stato punito per aver condotto una guerra contro i Greci: oltre ad essere stato espulso dal Senato, da augure era stato degradato a “pulitore ufficiale delle latrine romane”. Nico lo chiamava così, perché non aveva la minima idea di come si chiamassero le latrine romane.

Avrebbe dovuto essere felice. Piper e Jason erano una coppia fantastica, tutto andava bene tra loro. Lo stesso valeva per Annabeth e Percy. Ovviamente, l’esperienza nel Tartaro li aveva uniti più di prima, la loro relazione era alle stelle.

Nico avrebbe davvero dovuto essere felice. Ma non lo era. Il mondo intorno a lui gli sembrava sempre buio, vuoto, e cupo.

Sapeva che tornando al Campo avrebbe rivisto i suoi amici, Leo, Hazel, Piper e tutti gli altri, ma non poteva, e tutto per colpa sua. Per colpa del suo essere...se stesso.

E Nico si odiava, per questo. Il suo “io” gli vietava categoricamente di seguire il suo cuore, di correre al Campo Mezzosangue con le braccia aperte, per rivederli tutti. Ma sapeva che sarebbe stato peggio, li avrebbe visti insieme, ogni giorno, le lacrime sarebbero tornate a scorrere, per renderlo debole. Non poteva rivederli insieme, Annabeth e Percy. Non poteva, non ne aveva più la forza.

Non sapeva come la cosa era cominciata, ma aveva le sue teorie. Probabilmente nello stesso giorno in cui si erano incontrati la prima volta, o forse con la morte della sorella. Nico era solo un bambino di nove anni, già spaventato e confuso, ritrovatosi in un’epoca totalmente diversa alla sua. Sapeva che suo padre aveva mandato lui e la sorella al Lotus per proteggerli, ma spesso il ragazzo rimpiangeva di essere giunto nel ventunesimo secolo, di non aver mai lasciato gli anni ’40. Forse così non li avrebbe mai incontrati, non si sarebbe sentito così solo al mondo, così male. Ricordava quel giorno in modo perfetto e limpido. Ricordava ancora il volto della sorella Bianca, che l’aveva sempre fatto sentire protetto e amato, al sicuro, una ragazza talmente timida che si nascondeva in un ampio cappello verde, che non sarebbe mai uscita di casa, se non fosse stato per il fratellino, un bambino gioioso anche se spaventato, che giocava a Mitomagia come tutti gli altri della sua età.

Quando li conobbe, Nico non poteva crederci. Erano diventati i suoi eroi. Ricordava ancora la sua euforia quando scoprì che gli dei e i mostri del suo amato gioco di carte, con le statuine e tutto, fossero veri. Poi Annabeth venne rapita da una manticora, e loro salvati dalle Cacciatrici di Artemide. Bianca si unì a loro, piuttosto che seguirli al Campo Mezzosangue. E Nico si sentì tradito e abbandonato dalla sorella, suo unico punto di riferimento. Solo più avanti capì che la sorella non poteva più sopportare il peso della responsabilità che aveva verso di lui.

Forse era iniziato tutto da lì. O forse dalla morte di Bianca, dopotutto, era un’ipotesi plausibile. Quando gli era stato detto che Bianca era morta per lui, per prendere una delle statuine mancanti del suo gioco preferito, Nico era morto dentro. E si ritrovò solo, senza nessuno che tenesse più a lui, che si prendesse cura di quel bambino terrorizzato di nove anni. Forse era iniziato tutto per questo. La solitudine e la mancanza della sorella l’aveva spinto ad odiare e poi ad attaccarsi alla prima persona disponibile, quella che gli ispirava più protezione. Era forse quello il motivo per cui soffriva tanto. Una punizione per aver causato la morte di Bianca? Era per questo, che sentiva un forte dolore al petto ogni volta che vedeva quei due insieme?

Perché ormai non poteva più negare a se stesso che lui si fosse innamorato perdutamente di Percy Jackson.

Nota dell'autore: salve, salve. Questa è la prima pernico che scrivo, siate clementi. Spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate. :)
   
 
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