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Autore: _black_rose_    27/06/2014    4 recensioni
Magnus e Alec. Alec e Magnus.
-dal testo-
[...]Infine ritornò a guardare Magnus.
Era in piedi nella penombra, tuttavia Alec non aveva problemi a vederlo.
E lo Stregone lo stava guardando a sua volta, meravigliato. I loro sguardi si incatenarono. I suoi occhi erano ancora più luminosi e belli di come li ricordava. Ne distingueva ogni pagliuzza oro e verde attorno alle pupille da gatto dilatate.
La pelle del viso poi era priva di imperfezioni o di segni del tempo, di quel colore ambrato che amava tanto.
Rimase fermo, il vento che gli scompigliava i capelli ma che non gli procurava nemmeno un brivido di freddo. Non sapeva quanto tempo fosse rimasto così. Potevano essere passati secondi, minuti, decine di minuti.
Poi mosse qualche passo verso Magnus. Quando lo raggiunse, gli gettò le braccia al collo, e scoppiò a piangere.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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A Cla-MalecSizzyClastian, che ha concluso la sua bellissima storia.

Alec si svegliò sentendo un tonfo sulla pancia. Lentamente aprì gli occhi e vide che si trattava di Presidente Miao. La palla di pelo si stava accomodando sopra di lui, quando nel suo campo visivo apparve un altro paio di occhi felini, appartenenti alla figura che si gli si stava accoccolando affianco.
"Ciao. Dove sei andato?" chiese Alec con voce ancora impastata dal sonno, rendendosi conto che lo spazio accanto a lui prima era vuoto.
"Mi sono alzato due minuti fa per andare a fare una telefonata."
"Uh uh, era davvero così importante?" Sbadigliò.
"Si che era importante! Sarà indispensabile per dopo, e non ti dico altro." rispose allegro Magnus.
"Ok, ho paura!" rise l'altro.
Lo stregone gli rivolse un sorriso malefico, poi si buttò sopra di lui e cominciò a baciarlo con passione.
Il gatto fu costretto a spostarsi, per non diventare Presidente Polpetta.
Le labbra di Magnus stavano diventando bollenti sopra quelle di Alec, ma non osò interrompere il bacio. Le loro
bocche danzavano una sopra l'altra, e le lingue si rincorrevano affamate, gli ansimi riempivano l'aria.
Lo stregone, con le dita, percorse la guancia, il collo, il petto già nudo dello Shadowhunter, provocandogli brividi e
gemiti di piacere. "Mmh, Magnus..."
"Shh, Fiorellino." Dalla bocca passò a baciargli il collo, lasciando una scia umida ma ardente allo stesso tempo di baci.
Alec, mentre subiva quella così deliziosa tortura, accarezzava e stringeva le ciocche di capelli glitterate dello
stregone, sussurrando il suo nome come se fosse una preghiera. Questo prese a posare delicati baci su ognuno di
quei segni neri che c'erano sul collo dell'altro, sulle spalle, sulle braccia, sul petto marmoreo.
Arrivato al punto dove poche ore prima vi era il grosso livido e la costola rotta, alzò il viso e guardò il suo ragazzo. "È completamente guarita, hai visto?"
"Già. Merito di un certo stregone eccentrico di mia conoscenza" sorrise e abbassò gli occhi prima di continuare in un sussurro: "Un certo stregone... Bellissimo tra l'altro."
"Fiorellino, mi stupisci! Ma... Dai, sei tutto rosso!" rise di gusto, e Alec pensò che la sua risata era davvero un suono
celestiale e coinvolgente come nessun altro.
"Si sta facendo tardi, dobbiamo prepararci."
"Mi stai cacciando fuori di casa?"
"Non potrei mai. Dobbiamo andare in un posto."
"Dobbiamo uscire? Ma... Ho solo la tenuta da caccia, non credo sia l'ideale andare in giro conciato così, penso mi rinchiuderebbero in qualche posto orribile, freddo e senza di te."
Alec si alzò dal letto, i pantaloni di pelle accartocciati intorno alle gambe.
"Giusto. Fammi pensare un attimo... Ecco!" Magnus schioccò le dita e Alec si ritrovò addosso una maglia giallo canarino e dei pantaloni rossi con lustrini sulle cuciture. "Cos'è questa roba, Magnus? È uno scherzo, vero? Toglimi SUBITO questi vestiti di dosso!" gridò inorridito.
"Sarei veramente felice di accontentarti, Fiorellino, soprattutto se la richiesta è così perentoria e esplicita!"
"Magnus! Io... Non intendevo questo."
Il Nephilim divenne bordeaux per l'imbarazzo. " Oh, so benissimo cosa intendevi, tesorino!" disse con voce maliziosa.
"Non chiamarmi tesorino."
"Come desideri, Fiorellino!" sorrise angelico. Alec roteò gli occhi.
Un altro schiocco delle dita e piccole scintille blu. Il cacciatore si ritrovò addosso un lungo vestito lilla ornato da nastri e merletti sul decolté.
"Ups, devo aver sbagliato qualcosa!" fece un sorriso da innocentino. "Però sei così carino!"
Alec sbiancò, poi alzò lo sguardo dal vestito e divenne nuovamente rosso, ma questa volta rosso di rabbia e indignazione. "Ma far comparire qualcosa di normale no, eh?" sbraitò. "Non voglio questa roba addosso un secondo di più!"
"Dai, è divertente!"
"No. Non. È. Divertente."
"È va bene. Cosa vuoi metterti?"
"Un normalissimo paio di pantaloni e una maglia. Neri."
"Detto... Fatto!" ultimo schiocco.
Alec stava indossando un paio di pantaloni neri, eleganti ma non troppo, e una camicia dello stesso identico colore dei suoi occhi, che non stonava per niente con il resto dei vestiti.
"Mi sono permesso di apportare qualche modifica alla tua richiesta." fece Magnus, scaltro. In risposta ricevette uno sbuffo che sembrava scocciato. "Devi però ammettere che ti dona quella camicia. Fa risaltare i tuoi bellissimi occhi blu!"
Alec arrossì e abbassò lo sguardo. "Io... Si, bè grazie."
Lo stregone scoppiò in una fragorosa risata. "Sei così bello quando fai l'imbarazzato, Fiorellino!"
"Sarà..."
"Ok, ora tocca a me." Si diresse verso l'enorme armadio che conteneva miriadi di capi alla moda. Alec giurò che non lo avrebbe mai aperto, non voleva rischiare di essere travolto da un'onda anomala di vestiti.
Magnus tirò fuori dei pantaloni aderenti color prugna, a cui abbinò una camicia avorio con le cuciture oro.
Una volta vestitosi, si avvicinò al tavolino sovrastato da un grande specchio. Da uno dei cassetti estrasse una palette contenente un' innumerevole quantità di ombretti, da un altro, una boccetta di eyeliner nero.
Alec, immaginando la durata della cosa, si sedette a gambe incrociate sul letto sfatto e aspettò. "Lo sai che mia sorella Izzy ci mette di meno per prepararsi? Come giustifichi la cosa?"
"La giustifico ribattendo che sono il Sommo Stregone di Brooklyn e ho una reputazione da difendere." disse Magnus, finendo di applicarsi un ombretto viola.
"Non mi sembrava che tu prestassi molta attenzione alla tua reputazione, soprattutto ricordando la prima volta che ci siamo incontrati. Stavi andando in giro in mutande tra un mare di gente, durante una festa." Nonostante tutto, Alec non poté non sorridere al ricordo.
"Punto numero uno: la festa si stava tenendo in casa mia, e in casa mia io sto come voglio. Punto numero due: ho un bel sedere, dovresti saperlo bene, perché non deliziare anche gli altri di una vista così meravigliosa? Punto numero tre: molti erano contenti che io fossi in mutande e posso scommettere che anche tu fossi tra quei molti!" ridacchiò.
"Magnus!" Alec prese un cuscino e fece per tirarglielo, ma lo stregone intervenne giusto in tempo. "Fermo! Se mi colpisci sbaverò l'eyeliner e sarò costretto a rifarmi tutto il trucco."
Alec si rabbuiò. "Allora ti colpirò dopo, me lo tengo a mente."
"Ecco, ho finito! Possiamo andare."
"Mi piacerebbe saper dove."
"Lo scoprirai Fiorellino, lo scoprirai." rispose Magnus con fare misterioso.
Prese la mano di Alec e vi scoccò un bacio, poi la lasciò e uscirono di casa, dove Presidente Miao era intento a sonnecchiare sul divano zebrato, per di più a strisce fuxia e nere.
In strada, Magnus avvicinò le loro dita, come a chiedere il permesso di prendere la mano del suo timido ragazzo.
"Ti dà fastidio?" fece lo stregone, con tono paziente e dolce.
Alec annullò la distanza dei loro palmi. "No." E per valorizzare ancor di più quell'unica parola, si fermò, tirando leggermente indietro Magnus e, sorprendendo anche se stesso, gli lasciò un leggero bacio sulle labbra. Il Nascosto sorrise e gli accarezzò una guancia, poi ripresero a camminare. Alcuni passanti si si voltarono a guardarli, e Alec arrossì lievemente, ma con nuova sicurezza mandò mentalmente a quel paese chi li guardava con scherno e cinse la vita del suo ragazzo. Magnus ne rimase piacevolmente sorpreso e fece lo stesso.

"Eccoci arrivati!" esultò Magnus, che trascinò Alec verso il ristorante che si trovava davanti a loro. "Ristorante francese? È uno scherzo?"
"Che c'è, non ti piace?" chiese, deluso.
"No no, cioè, è fantastico, ma... Che cosa dobbiamo festeggiare?"
"Deve esserci per forza qualcosa da festeggiare? Festeggiamo noi due. Ogni giorno è da festeggiare, se sono con te!"
Disse Magnus, divertito.
"Ecco una delle tante cose per cui ti amo." Alec sorrise ed entrarono.
Un cameriere li accolse con un piccolo inchino e Magnus disse: "Buonasera! Avrei prenotato un tavolo per due a nome Bane."
"Certamente, da questa parte, prego."
La sala dove vennero accompagnati era rettangolare e spaziosa, luminosa e su toni di arancione e oro. Vari tavoli erano occupati da coppie o da gruppi più o meno numerosi di persone.
Alec sperò di potersi sedere a quello che reputò uno dei migliori posti della sala, ovvero ad un tavolino accantonato in un angolo, lontano da sguardi indiscreti.
Le sue speranze vennero però infrante quando si accorse che la loro meta era ben un'altra: si fermarono a un tavolo quadrato per due persone proprio nel centro della stanza, facili prede delle occhiate altrui.
Alec deglutì a vuoto e sbiancò leggermente. Sentì Magnus ringraziare e vide il cameriere andarsene, la schiena dritta e le spalle indietro.
"Non ti siedi?" chiese Magnus. Lentamente il Nephilim riemerse dai suoi pensieri. "Uh, sì, certo."
"Altrimenti sarò costretto a scostarti la sedia e a farti accomodare, come farebbe qualsiasi fidanzato educato che si rispetti!" sorrise malizioso. All'idea di Magnus che lo trattava in quel modo di fronte a così tante persone, Alec arrossì e si sbrigò a sedersi, anche se non gli sarebbe dispiaciuto poi così tanto in un'altra situazione.
Magnus notò subito il disagio che provava Alec, lo conosceva troppo bene per lasciarsi sfuggire quell'ombra che gli era passata sul viso alla vista del loro posto.
"Ehi. Vuoi che chieda al cameriere un tavolo più isolato?"
"N..No. Va bene anche così." Un lieve sorriso gli si dipinse sul volto cereo.
"Dai, non siamo gli unici su cui punteranno lo sguardo." disse con tono dolce e rassicurante lo stregone.
"Che cosa intendi?"
Magnus inclinò la testa verso destra, per mostrargli dove guardare. Alec seguì le sue indicazioni fino a che il suo sguardo non incontrò due ragazzi seduti l'uno di fronte all'altro che dovevano avere su per giù la loro età, forse un annetto in meno di Alec.
"Credi che... Anche loro siano..." tentennò il cacciatore. "È PALESE, Alexander, che lo siano!"
"Come fai a esserne così sicuro? Magari sono solo amici, o... O fratelli."
"Come no, Fiorellino! Ti stai arrampicando sugli specchi. Sai, dopo ottocento anni so riconoscere per certo una coppia gay. Non che abbia impiegato così tanto tempo a saperlo fare. Dopo un po' riesci a capirlo, imparerai."
"Come se mi servisse conoscere altri ragazzi, quando ho te..." sussurrò lo shadowhunter.
"Fiorellino, ti bacerei subito, ma so che moriresti di imbarazzo."
"Ne sei davvero così sicuro?"
"È una sfida con me o con te stesso?"
"Probabilmente con entrambi." sorrise il Nephilim mentre lo stregone si avvicinava lentamente alle sue labbra. Alec eliminò il pensiero delle altre persone presenti, c'era solo Magnus, solo lui. E le labbra di lui che premettero sulle sue. Alec ricambiò il bacio dolce, soffermandosi sulla sua bocca un po' più a lungo del dovuto, poi si staccò.
Vide alcune persone che li fissavano, ma decise di non curarsene troppo, voleva essere forte con e per Magnus.
"Non credi che se mi mettessi a fissare una coppietta etero che si sbaciucchia, darebbe loro fastidio?" chiese il figlio di Lilith, leggermente irritato per le continue occhiate allibite che stavano ricevendo da quando erano entrati in quella sala.
"Penso proprio di sì." rispose innocente Alec.
"E allora perché questa gente non pensa che potrebbe dare fastidio anche a una coppia diversamente etero? Perché se infastidiscono te, allora infastidiscono anche me. Per Lilith, se non mi fermi tu Fiorellino, tra un po' faccio un discorso a tutte queste persone battendomi per i nostri diritti e perché la smettano di osservarci come fossimo strani esemplari da laboratorio. Credo sarebbero contenti anche loro due." concluse, facendo riferimento ai due ragazzi, anche loro scrutati dalla maggior parte dei presenti.
"Non sarebbe una cattiva idea, devo ammetterlo."
Alec lanciò un'occhiata all'altra coppia, pochi tavoli distante. Uno aveva i capelli bianchi come neve acconciati in una cresta non molto alta, il secondo era moro e liscio e stava accarezzando la mano del suo ragazzo. Il cacciatore dovette ammettere che avevano entrambi fascino, anche se il suo Magnus rimaneva bellissimo, perfetto e insostituibile.
Il bianco, accorgendosi del suo sguardo, gli rivolse un lieve sorriso che sembrava dire "Siamo nella vostra stessa situazione, vi capiamo. Questi sguardi stanno uccidendo anche noi." Alec ricambiò con la medesima espressione. Anche Magnus si voltò leggermente, sorridendo cordiale.
Qualche minuto dopo arrivò un cameriere e poterono ordinare i piatti che avevano scelto dal menù. Quando se ne fu andato, lo stregone guardò il suo Nephilim in quegli occhi blu che amava tanto e, vedendoli così pieni di amore nei suoi confronti, si sentì invadere da una gioia immensa mai provata in quasi ottocento anni. "Se mi guardi così Alexander giuro che me ne frego di questa gente e ti pre..."
"Magnus! Non lo dire. Ho già capito." lo interruppe Alec, arrossendo violentemente.
"In questo momento sembri un cacciagosta!" scoppiò in una fragorosa risata nel vedere l'espressione interrogativa e allibita dell'altro per il neologismo. Alcune persone si voltarono a guardare Magnus, corrugando la fronte o inarcando le sopracciglia.
"Che?" fece Alec.
"Un cacciagosta, un misto tra un cacciatore e un'aragosta. Sei tutto rosso!" Rise nuovamente e Alec fece lo stesso.

Arrivarono le loro ordinazioni. Le pietanze erano servite su eleganti piatti decorati ai bordi da motivi floreali e arzigogolati.
"Buon appetito Fiorellino!"
"Anche a te, Bane."
Cominciarono a mangiare e Alec pensò che non aveva mai assaggiato qualcosa di così buono. "Come hai fatto a trovare un posto così?"
"Così come?" lo stregone inclinò la testa.
"Così... fantastico."
"Oh!" Magnus esibì in sorrisone sghembo. "Sai, ho qualche trucchetto nella manica. A dir la verità ci sono venuto la prima volta per affari di lavoro con una Figlia della Notte."
"E che prezioso servigio del Sommo Stregone di Brooklyn richiedeva, se posso sapere?"
"Un semplice incantesimo di localizzazione per ritrovare una persona di sua conoscenza. Nulla di che."
Era magnifico. Era magnifico che Magnus gli stesse raccontando qualcosa di lui, per quanto potesse sembrare frivolo e poco interessante l'argomento.
"Immagino che il Sommo Stregone se la sia cavata alla grande con questo banalissimo incantesimo, non è vero?" ammiccò Alec, improvvisamente sicuro di sé. "Direi. Io me la cavo alla grande in tutto, dovresti saperlo!" rispose Magnus con una faccia perversa che fece diventare Alec color pomodoro.

"Prendi qualcos'altro? Un caffè?" domandò lo stregone.
"Uhm, no. Va bene così, grazie."
"Allora faccio portare il conto, ok?"
"Se tu hai finito, sì." Lo stregone annuì, facendo un cenno al cameriere che li aveva accolti e chiedendogli il conto.
Poco dopo tornò con un piattino su cui vi era lo scontrino. Magnus estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni, ma Alec intervenne: "Dai Magnus, pago io."
"Tz, dovrai passare sul mio corpo."
"Questa è un'affermazione provocatoria. Quindi ti rispondo: tu mi lasci pagare e poi... Passerò sul tuo corpo." fece a bassa voce, cercando di non arrossire troppo.
"Mmm, lasciami pensare un attimo. No, pago io. Tanto suo mio corpo ci passerai comunque prima o poi." Così dicendo sorrise malizioso ed estrasse dal portafoglio la somma indicata sul conto e la pose sul piattino di rame.
Alec sbuffò. "Hai vinto la battaglia ma non la guerra, sappilo."
Il cameriere tornò a prendere il pagamento.
"Sei pronto? Usciamo?"
"Certo." Alec si alzò e scoccò un lieve e veloce bacio sulla guancia di Magnus, che lo prese per mano, dirigendosi verso l'uscita e lanciando un ultimo sorriso agli altri due ragazzi.

Fuori dal ristorante l'aria si era fatta più fredda, ed Alec rabbrividì. Magnus se ne accorse e gli passò un braccio attorno alla vita, avvicinandolo a sé. "Freddo?"
"Solo un po'. Ma è sopportabile." poi aggiunse:  "Se ci sei tu vicino a me." Sorrisero entrambi. Camminavano nella notte scura, uno accanto all'altro, senza una precisa meta, mentre nei pensieri di Alec cominciava a insinuarsi una domanda, a cui però non diede troppo peso. Magnus schioccò le dita e fece apparire addosso al suo ragazzo un maglioncino scuro.
Subito Alec smise di tremare.
"Meglio?"
"Decisamente! Grazie."
Magnus si fermò sulla strada di ciottoli e Alec si girò verso di lui. Lo stregone gli prese il volto tra le mani.
Il Nephilim sentiva le dita affusolate e tiepide del suo ragazzo stringergli con delicatezza le guance, poi lo vide avvicinarsi lentamente e premere la bocca  sulla sua.
Lo stregone prese tra i denti il labbro inferiore di Alec, tracciandone i contorni con la lingua. Lo vide chiudere gli occhi e abbandonarsi completamente al bacio.
Insinuò la lingua tra le sue labbra, cominciando a baciarlo sul serio. Sentì le sue braccia allacciargli la vita mentre  lui spostava le mani dal viso alla schiena e ai suoi capelli corvini. Rimasero così per un tempo non ben definito. Potevano essere trascorsi secondi, minuti, ore, ma a nessuno dei due importava ciò che c'era al di fuori del loro piccolo mondo perfetto.
Alec ansimava piano sul viso di Magnus, il quale aveva appoggiato la fronte contro quella dell'altro per riprendere fiato, le dita che carezzavano il collo di lui.
Si staccarono piano, riprendendosi per mano e ricominciando a camminare lentamente.
Intorno a loro tutto sembrava immobile, in giro c'erano poche persone.
"Ti va di fare una passeggiata?" chiese Alec allo stregone, poiché non voleva che quella splendida serata finisse così presto.
"Certo. Conosco un bellissimo parco qui vicino, che ne dici se andiamo lì?"
"Dico che se piace a te, allora piacerà anche a me."
Magnus gli sorrise. Un sorriso magnifico, pensò Alec, perfetto, che fece brillare e stringere i suoi occhi da gatto.

Il parco era illuminato dal bagliore di alti e sporadici lampioni che emanavano una luce calda e arancione, alcune coppie passeggiavano mano nella mano sull'erba verde, e sotto ad un piccolo ed elegante ponte scorreva piano un rigagnolo d'acqua.
Era proprio come l'aveva definito Magnus: bellissimo.
"È... È meraviglioso." constatò stupito il cacciatore.
"Sono contento che la pensi così, e sì, lo è."
Camminarono senza una meta precisa attraverso il parco, appagati dalla compagnia reciproca.
Ad un tratto Alec si fermò. Era da quando avevano finito di cenare che una domanda gli ronzava in testa.
Il Figlio di Lilith, un passo avanti a lui, si voltò a guardare perché avesse smesso di camminare e a quel punto Alec cominciò: " Magnus..."
"Sì Fiorellino?" domandò dolce.
"Perché io?"
Lo stregone inarcò le sopracciglia, con un'espressione interrogativa. "Che cosa intendi?"
Una folata di vento freddo spettinò i capelli ad entrambi, ma non vi prestarono molta attenzione, presi l'uno dall'altro.
"Perché hai scelto proprio me tra tanti ragazzi e ragazze che potrebbero essere molto più simpatici e migliori di me? Cos ho di speciale da poterti offrire? Io sono solo uno che si imbarazza e arrossisce per un sorriso, uno che ha paura di un sacco di cose. Perché allora perdi tempo con uno come me?" Alec ora aveva paura di aver fatto rabbuiare Magnus, ma lui gli domandò: "Hai finito ora?"
Il cacciatore annuì e lo stregone, posata una mano tiepida sulla guancia del suo ragazzo, riprese: " Stupido Nephilim. Perché tu? Se dovessi fare la lista completa non finirei mai." Sorrise. "Perché sei diverso da tutti gli altri, sei altruista, generoso, modesto. Perché non hai idea di quanto tu sia bello, sia dentro che fuori, e questo te lo posso assicurare. Perché adoro quando arrossisci e adoro le tue insicurezze. Perché mi fai ridere, perché da quando sei entrato nella mia vita non so più che cosa sia la solitudine. Perché le giornate grazie a te hanno preso nuovi colori. Perché i tuoi occhi mi hanno fatto e mi fanno tutt'ora credere che sia valsa veramente la pena di vivere per ottocento anni, se tutto questo tempo è servito a farci incontrare. Perché quando ti ho visto per la prima volta, ti sei preso il mio cuore e l'hai portato via con te, facendomi innamorare alla follia. Perché ti amo. Ecco perché."
Alec era senza fiato e senza parole. Riuscì solo a sussurrare meravigliato: "Magnus..." Poi lo baciò con slancio e sicurezza, prendendo con le dita la sua vita per attirarlo a sé.
Per l'Angelo, se lo amava. Alec non avrebbe mai creduto nell'esistenza di un amore così forte e incondizionato, e invece lo stava vivendo in prima persona.
Non avrebbe potuto chiedere di meglio.

Ignari della notte sempre più fredda che avvolgeva i loro corpi, si crogiolavano in quel bacio e in quell'abbraccio che sembravano avere più forza di una runa o di un incantesimo.
Le gambe di Alec cominciarono a tremare per l'emozione, non lo avrebbero sorretto ancora per molto, così Magnus, senza interrompere il bacio, si sedette sull'erba fredda insieme a lui, cingendogli la vita con le lunghe gambe. Passò le labbra umide sul collo del ragazzo, poi sulla pelle sensibile dietro l'orecchio e ancora sulle sue guance e nuovamente sulla bocca, facendolo rabbrividire.
Si baciarono ancora e ancora, mai sazi l'uno dall'altro, finché si ritrovarono sdraiati mano nella mano a pancia in su, stremati, a guardare le stelle.
"È una serata fantastica, Magnus." disse, e si volse a guardarlo. Era davvero perfetto. I lineamenti orientali, la pelle ambrata, quella bocca meravigliosa e buonissima che sapeva di lui. I capelli sempre pieni di glitter che si appiccicava alle mani. E poi c'erano i suoi occhi. Quegli occhi felini che nessun altro aveva, diversi e bellissimi. Occhi a mandorla, verdi e oro, che luccicavano anche al buio, accesi dall'amore e dalla passione.
"Tu sei fantastico, Alexander. Tu sei il mio tutto, a dir la verità." replicò lo stregone appoggiando il capo sul petto dell'altro.

Rimasero così per quella che sembrò un'eternità, senza badare al freddo o alle altre coppie che passeggiavano, cullati dal rumore dello scorrere del piccolo torrente che divideva in due il grande parco.
C'erano soltanto loro due e il loro amore.

Angolo della Nondeltuttopazza:
Avete a portata di mano uno spazzolino, vero? C'è così tanto fluff, Awww! Spero di non avervi annoiate troppo, è scusate lo stratosferico ritardo, ma ci ho messo un sacco a scrivere questo capitolo, non chiedetemi perché! Ringrazio di cuore chi lascerà una recensione e Stella13, Chesy e _Alien_ che hanno recensito lo scorso capitolo. Vi lovvo un sacco, gente! Ah si, questo capitolo lo dedico a MalecSizzyClastian che dice di voler scrivere un seguito a Young and Beautiful, spero vivamente che lo faccia, e bè, spero sia riuscita a corromperla!!! Alla prossima bellissime/i!!!
  
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