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Autore: Razieletta95    28/06/2014    1 recensioni
Lacie è una potente e austera guerriera asmodiana che odia gli elisiani come nessun altro. Un piccolo e strano evento le farà, in parte, cambiare idea...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Guerre, terribili guerre sconvolgevano il mondo di Atreia. Gli elisiani, gli asmodiani e i balaur, lottavano fra loro spinti da un antico odio nato tra i loro avi molti secoli prima. Atreia era stata letteralmente spaccata in due parti nel preciso momento che precedeva la guerra. I balaur erano una sorta di razza dragoniana che nulla aveva in comune con elisiani e asmodiani. Questi ultimi invece discendevano da una specie comune: i daeva. Dopo la divisione del mondo di Atreia alcuni daeva andarono a stabilirsi nella parte più luminosa del mondo e vennero chiamati elisiani. Gli altri invece andarono a vivere nella parte più oscura del mondo ed erano conosciuti col nome di asmodiani. Tra questi viveva una daeva di notevole bellezza e potenza, il suo nome era Lacie. Ella era conosciuta non solo per il suo alto rango ma anche per l'immenso odio che provava nei confronti degli elisiani. Li combatteva da quando ne aveva memoria, li uccideva senza pietà e ben poco tollerava quei pochi pacifisti che predicavano la pace tra asmodiani ed elisiani. Purtroppo un suo caro amico apparteneva alla ristretta cerchia di “pacifisti” ma... beh, era un suo amico no? E poi lui poteva fantasticare quanto voleva, non ci sarebbe mai stata neppura una tregua tra le loro razze! Lacie odiava con tutta se stessa quei “bianchi pennuti spelacchiati”, così li chiamava lei, tuttavia non poteva negare di essere curiosa. Spesso pensava a come sarebbe stato parlare con un “daeva della luce”, sicuramente avrebbe trovato strano il fatto di non dover combattere... ma infondo cosa importava? Quei pensieri erano inutili! Lei non avrebbe mai parlato con quei pennuti da strapazzo anche perchè non capiva la loro orribile lingua! Ma si sa, il destino a volte si diverte a fare i dispetti...
Era appena l'alba quando un ancora dormiente Lacie venne svegliata dal suo shugo maggiordomo, un piccoletto tutto bianco con un muso da topo e l'aria ebete. Rikunerk, così si chiamava lo shugo, consegnò alla padrona un messaggio inviatole da Ergo, il capo della sua legione. La daeva si alzò svogliatamente dall'enorme e lussuoso letto della sua stanza e con fare irritato strappò malamente dalle zampette del suo maggiordomo il messaggio del suo capo.

-Accidenti!- sbottò l'asmodiana -Proprio oggi dovevano organizzarsi per un siege!?!-

Sentì la sua irritazione crescere sempre di più. Di solito non vedeva l'ora di partire per andare a scannare elisiani ma quel giorno proprio non ne aveva voglia. Il problema era che quei maledetti pennuti avevano conquistato mezzo abisso, qualche fortezza era dei balaur e gli asmodiani stavano per essere schiacciati fra quelle due razze.

“Piuttosto che lasciare Reshanta a voi divento una Mau!” pensò Lacie.

Si preparò velocemente: indossò la sua armatura con tutti gli accessori che affinavano al meglio le sue abilità, prese varie pozioni e pergamene che in caso di pericolo le avrebbero permesso di teletrasportarsi in un luogo più sicuro il prima possibile.
Uscì di casa rapidamente ma non prima di aver dato un pugno “leggero” al suo shugo. Ghignò, infondo le stava simpatico quella sottospecie di pupazzo.

Fece un salto a Morheim, sua città preferità, e utilizzò la porta dell'abisso per recarsi a Reshanta. All'arrivo rimase estasiata: Asmodae era splendida per lei ma nulla deliziava i suoi occhi più dell'abisso. Quei giochi di colori, quell'aria ricca di etere che le permetteva di volare ovunque... era un posto bellissimo e fosse stato per lei sarebbe andata a viverci! Ma ahimè, l'abisso era tanto bello quanto pericoloso. Quel posto pullulava di elisiani e balaur e solo un pazzo si sarebbe stabilito permanentemente là. Scosse la testa per scacciare quei pensieri inutili, ora doveva pensare al siege! Si guardò intorno alla ricerca dei suoi compagni di legione e li trovò tutti uniti in piccoli gruppi, c'erano anche asmodiani appartenenti ad altre legioni.
La daeva scorse fra tutti anche il capo legione che le sorrise e le fece cenno di avvicinarsi.

-Hey Lacie!- la salutò allegramente Ergo -Come va la vita?-

-Come al solito.- rispose lei con fare annoiato. -a te invece?-

-Tutto bene, grazie!- disse lui sorridendo nuovamente. -pronta per il siege?-

A quella domanda Lacie cambiò completamente espressione, da annoiata a sadica.

-Che domande... Sai che per me ogni scusa è buona per bastonare quei pennuti da quattro soldi!- rispose lei come se fosse ovvio.

-Bene allora!- iniziò Ergo -Possiamo andare!-

L'intero esercito asmodiano partì sotto il comando di Ergo che li guidava verso la loro meta: La fortezza di Asteria. Avrebbero cominciato conquistando quella e poi pian piano il resto.
Durante il tragitto furono attaccati a sorpresa da qualche balaur e altri mostriciattoli che si annidavano nell'abisso ma i soldati asmodiani erano abbastanza forti da poter uscire indenni da quegli attacchi. Mantenevano una formazione compatta volando l'uno al fianco dell'altro evitando di separarsi meno che potevano, dovevano rimanere uniti e cercare di perdere meno soldati possibile altrimenti battere gli elisiani sarebbe stato impossibile. Arrivarono alla fortezza di Asteria senza troppi problemi, non avevano perso nessuno lungo la strada per fortuna. Ergo studiò la situazione per capire come doveva agire. Lacie, come sempre al suo fianco, si guardava intorno: c'erano guardie elisiane ovunque e se avessero attaccato gli sarebbero stati addosso in un attimo. Avrebbero potuto farcela ma se fossero arrivati altri elisiani? Era tipico di quei maledetti pennuti albini girovagare in gruppi numerosi intorno alle fortezze che avevano conquistato, in questo modo era più difficile per asmodiani e balaur conquistare i territori che erano sotto il loro dominio.
La daeva guardò il suo comandante con trepidante attesa, lei voleva attaccare e spennare quei piccioni immediatamente! Come se le avesse letto nel pensiero, Ergo alzò il bracciò e con esso fendette l'aria: era il segnale che tutti aspettavano, il segnale d'attacco!
Gli asmodiani si lanciarono verso le guardie elisiane urlando, quest'ultime prese alla sprovvista reagirono appena in tempo per rispondere all'attacco. Cominciò così una furiosa lotta fra elisiani e asmodiani. Lacie, da brava incantatrice evocò il suo spirito del vento, il suo preferito, e dopo aver pronunciato incantesimi protettivi per se stessa partì all'attacco. I suoni delle spade, le grida di battaglia... erano musica per le sue orecchie e lei si esibiva in una danza di morte dalla quale solo lei poteva uscire viva. Intorno alla daeva ben presto si formarono cumuli di elisiani morti con le ali richiuse su di loro. Sorrise e si congratulò con se stessa per il suo operato. Non potè però gongolare ancora per molto perchè notò la presenza di altri elisiani. Inizialmente non sembravano essere in molti, poi però si formò uno stormo infinito di daeva della luce.

-Dannazione... non ora!- ringhiò l'asmodiana. -Ergo!- urlò al suo comandante.

Il capo legione si girò verso di lei che gli indicò frettolosamente gli elisiani che si avvicinavano sempre di più. L'asmodiano sgranò gli occhi, se l'erano cavata egreggiamente ma molti asmodiani erano andati, stecchiti! L'inferiorità numerica li avrebbe portati tutti alla morte, dovevano ritirarsi e in fretta anche!

-Ritirata! Ritirata! Arrivano altri elisiani! Ritiratevi tutti!- gridò Ergo.

Gli asmodiani cominciarono a scappare, c'era chi volava e chi correva. Dovevano trovare un posto abbastanza sicuro per usare le pergamene del teletrasporto per tornare a Pandaemonium. Qualche daeva riuscì a scappare, altri invece furono bloccati dagli elisiani che ormai avevano invaso la zona.
Lacie ne mise fuori gioco qualcuno ma erano davvero troppi e per quanto lei potesse essere forte, questa volta doveva ritirarsi. Spiccò il volo in tutta fretta e intanto cercava Ergo con lo sguardo ma non riuscì a scorgerlo da nessuna parte.

“Magari si è teletrasportato ed è già a Pandaemonium” pensò la daeva. “Si, è sicuramente così” pensò di nuovo, forse per rassicurare se stessa.

Volò velocemente, così velocemente che le ali le facevano un gran male, tanto da costringerla a fermarsi su una delle immense rocce fluttuanti dell'abisso. Si prese qualche secondo per recuperare il fiato, subito dopo cominciò a cercare la sua pergamena fra gli oggetti che si era preparata per il siege quella mattina. Un rumore improvviso la distolse e si guardò intorno per vedere se qualche elisiano l'aveva seguita. Evocò nuovamente lo spirito che quei maledetti le avevano precedentemente messo fuori gioco e si preparò alla lotta. Tuttavia doveva ammettere che non era esattamente in condizioni ideali per combattere di nuovo. I precedenti duelli l'avevano sfinita e non sapeva ancora quanto avrebbe retto. Un altro rumore la fece sobbalzare, si girò di scatto e guardò dietro di sé. Alle sue spalle c'era un elisiano.

“Un elisiano fuori dal comune” si disse mentalmente.

Il daeva elisiano aveva i capelli neri, come quelli della daeva asmodiana, e gli occhi di un blu scurissimo che si fissavano dritti negli occhi color ghiaccio di Lacie, la sua pelle era molto pallida tanto quanto quella degli asmodiani. Era comunque bellissimo, un angelo luminoso il cui aspetto strideva con quello della daeva oscura dalle sembianze bellissime ma comunque oscure e grottesche.

“E io che ero convinta che tutti gli elisiani avessero capelli e occhi chiari... bah!” pensò l'asmodiana.

Si riscosse violentemente dai suoi pensieri, doveva tornare alla realtà! C'era un elisiano davanti a lei e l'avrebbe sicuramente attaccata, non poteva permettersi di pensare a cose futili!
Prese fra le mani la sua sfera magica e il suo spirito del vento ruggì al suo fianco preparandosi anche lui alla lotta. L'elisiano indietreggiò di qualche passo, lentamente, e alzò le mani in segno di resa. La daeva lo guardò spaesata. Era un trucco per farle abbassare la guardia o davvero lui si rifiutava di battersi? Si rilassò per un momento anche lei, voleva capire cosa gli passava per la testa a quello là! Avrebbe voluto parlare con lui, comunicare in qualche modo ma non parlava la linua elisiana, conosceva si e no qualche parola che il suo amico “pacifista”, Razer, le aveva insegnato.

-Io... asmodiana... Lacie... nemica!- fu tutto ciò che riuscì a dire la daeva.

L'esisiano sorrise divertito per poi scoppiare a ridere fragorosamente. Lacie lo guardava a bocca aperta chiedendosi cosa c'era che non andava in quel pennuto albino da quattro soldi.
Era una situazione davvero assurda e si chiese se davvero non fosse impazzita.    Dopo qualche secondo l'elisiano smise di ridere e le sorrise nuovamente.

-Io sono... elio... elis... elisiano... Arkan... no nemico, daeva come te.- disse lui sorridendo.

L'asmodiana sgranò gli occhi e doveva avere una faccia davvero sconvolta a giudicare da come la guardava quel tizio là.
Lui si avvicinò alla daeva che scattò subito in posizione d'attacco, i suoi occhi brillarono di una luce rossa intensa e digrignò i denti affilati. Il daeva della luce alzò nuovamente le mani e le sorrise, forse voleva farle capire una volta per tutte che non voleva combatterla. Poggiò una mano sul petto della daeva dell'oscurità, all'altezza del cuore.

-Io sono... tu sei... uguale, noi uguali.- disse lui balbettando leggermente.

Appartenevano a due popoli diversi, culture e lingue diverse eppure riuscivano a comunicare in qualche modo e non si stavano scannando, cosa alquanto strana e pazzesca, da non crederci! Lacie si allontanò bruscamente dal giovane elisiano e lo fissò intensamente negli occhi, lui fece lo stesso. Stettero così per qualche istante abbondante finchè entrambi non percepirono dei forti boati, probabilmente da qualche parte nell'abisso, non lontanto da loro, asmodiani ed elisiani stavano ancora combattendo una battaglia all'ultimo sangue.
Doveva andare via di lì e alla svelta anche! Afferrò dalla sua borsa la pergamena che l'avrebbe portata a Pandaemonium, guardò un ultima volta l'elisiano.

-Io... va via ora... addio Arkan- disse lei con voce quasi triste.

-Addio... Lacie...- rispose lui e abbassò tristemente lo sguardo.

L'asmodiana gli diede una pacca insolitamente giocosa sulla spalla e accennò un mezzo sorriso che l'elisiano ricambiò immediatamente.
Subito dopo anche lui estrasse una mappa, sicuramente sarebbe andato a Sanctum. Chiusero entrambi gli occhi e recitando la formula magica si teletrasportarono contemporaneamente.
Lacie riaprì gli occhi e potè ammirare con grande gioia la sua amata Pandaemonium. Era tornata a casa sana e salva ma non poteva ancora starsene così tranquilla perchè non sapeva dov'era Ergo.

-Lacie!- si sentì chiamare.

Ecco appunto. Si girò verso il suo interlocutore e lo guardò con la sua solita aria annoiata.

-Quindi sei vivo Ergo.- disse lei.

-Avevi dubbi?- rispose lui.

-E come potrei? Si sa che l'erba cattiva non muore mai!- ribattè la daeva.

-La solita simpatica eh? Su, andiamo a mangiare ora! Ho una tale fame che mi mangerei un brax intero! E poi quel siege mi ha stremato, abbiamo pure perso!- esclamò stizzito lui.

Lacie scosse la testa senza dire nulla, era matto ma le stava bene così. Ripensò poi a quello strano elisiano, al suo sorriso sincero e chissà... magari lo avrebbe rivisto! E fu pensando ad Arkan che dopo tanti anni Lacie sorrise di nuovo.

  
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