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Autore: Kange    28/06/2014    3 recensioni
" Esisteva un’importante regola che gli angeli ed i demoni dovevano rispettare, la fondamentale, la quale rientrava in una specie di libretto dove erano raccolte le sette regole comuni ad entrambe le specie, la 7°: “ Angeli e demoni non potranno mai andare d’accordo ed è quindi proibito un qualunque contatto fisico o verbale se non accidentale tra le due specie e la pena è la morte”.
I genitori la ripetevano ai figli in continuazione, angeli e demoni erano in grado di sentire la presenza degli uni e degli altri e stavano quindi molto attenti che le due specie non fossero nemmeno nella stessa classe eppure nonostante tutti questi accorgimenti io l’avevo violata."
Questa storia partecipa al contest: "Angeli e Demoni vanno sempre a braccetto"
Genere: Fantasy, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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LA SETTIMA REGOLA DEGLI ANGELI E DEI DEMONI


Esisteva un’importante regola che gli angeli ed i demoni dovevano rispettare, la fondamentale, la quale rientrava in una specie di libretto dove erano raccolte le sette regole comuni ad entrambe le specie, la 7°: “ Angeli e demoni non potranno mai andare d’accordo ed è quindi proibito un qualunque contatto fisico o verbale se non accidentale tra le due specie e la pena è la morte”.
I genitori la ripetevano ai figli in continuazione, angeli e demoni erano in grado di sentire la presenza degli uni e degli altri e stavano quindi molto attenti che le due specie non fossero nemmeno nella stessa classe eppure nonostante tutti questi accorgimenti io l’avevo violata.
Sin da bambina avevo subito quella sorta di lavaggio del cervello su quanto fossero sbagliati i contatti con gli angeli e l’avevo sempre creduta una legge giusta, eppure era bastata una semplice festa a farmi cambiare totalmente idea.
Io vivevo a Venezia sul pianeta Terra ed era giunto il carnevale, con delle mie amiche umane avevamo deciso di partecipare ai festeggiamenti indossando un abito in maschera.
Mi ero messa un abito blu dalla gonna a sirena, ed una grossa maschera bianca in stile veneziano che mi copriva gli occhi fino al naso, adoravo quel costume, mi faceva sentire una principessa.
Con le mie amiche eravamo scese in piazza solo che tra la folla presto le persi di vista ritrovandomi a vagare per la grande piazza da sola finché non  lo vidi, era chiaramente un angelo, lo sentivo dalla sua aurea, era vestito come un Principe anche lui in azzurro e teneva una maschera del medesimo colore, cavolo, credimi, era semplicemente stupendo, teneva la mano di una bambina più piccola vestita da principessa, anch’essa un angelo.
Mi voltai senza degnarli di un sorriso o di una qualunque altra cosa, non volevo avere problemi e poi li reputavo esseri semplicemente schifosi, sentii la voce di un ragazzo urlare un nome femminile e mi sentii afferrare per un lembo della gonna, mi voltai con gli occhi sgranati.
Davanti a me avevo la bambina bionda che avevo visto prima, mi faceva un grosso sorriso, la vidi aprire la bocca per parlare ma il ragazzo gliela tappò prontamente “Chiara zitta” le disse dolcemente prima di riprenderla per mano e rialzarsi, i nostri occhi si incontrarono ed improvvisamente sentii una grande curiosità per ciò che avrebbe voluto dirmi quella bambina.
Chinò il capo come per chiedermi scusa ed io feci altrettanto, non ci era permesso altro, ognuno di noi due se ne andò per la propria strada, certo mai avremmo immaginato ciò che sarebbe successo di lì a poco.
Continuavo a vagare per la piazza alla ricerca delle mie amiche alle quali tra le tante avevo affidato il mio cellulare perché ero sprovvista di una borsa quindi non avevo modo di contattarle.
In tutta quella folla sentii qualcuno afferrarmi per il braccio e trascinarmi via, tentavo inutilmente di opporre una qualche resistenza ma ero evidentemente troppo debole, mi ritrovai in un cunicolo buio con davanti un uomo che mi guardava con uno strano sguardo ed un ghigno strafottente sul volto “Sei davvero una bella ragazzina sai?” disse iniziando a ridere.
Il suo alito odorava terribilmente di alcool, mi sembrava impossibile che qualcuno già alle nove di sera fosse ubriaco, sentii le sue mani risalirmi lungo la vita, chiusi gli occhi sentendo le lacrime riempirmeli, non potevo prendere le mie vere sembianze, avrei violato la 4° legge sempre appartenente a quel dannatissimo libretto, “Mi lasci la prego” dissi tentando di reggere il suo sguardo “Ma dai tesoro, ti farò felice vedrai”, avevo i miei dubbi su quella frase, tremavo al pensiero di ciò che sarebbe successo presto “Mi lasci” ripetei tentando di liberarmi ma tutto sembrava inutile.
“Ti ha detto di lasciarla” a quella voce sgranai gli occhi, era l’angelo che avevo visto prima con la bambina, lo guardavo senza capire perché avesse agito in quel modo, insomma, io ero un demone, lui un angelo, e lo dico chiaramente, io non l’avrei mai fatto per lui, appartenevamo a due specie che non andavano più d’accordo da secoli eppure lui era lì a darmi una mano, il mio primo pensiero fu che fosse solo uno scemo che non conoscesse bene la regola, poi ho capito che il vero motivo che lo aveva spinto a fare una tale azione.
“E tu che pensi di fare ragazzino?” gli chiese l’uomo tentando di tirargli un pugno, lui però riuscì a schivarlo e lo atterrò un una ginocchiata nello stomaco “Andiamo” mi disse prendendomi per il polso e trascinandomi via da lì tornando nella piazza affollata di persone, in quel momento riuscivo solo a pensare che dovevo allontanarmi da quell’uomo che puzzava d’alcool il più velocemente possibile. Una volta raggiunta una strada con meno persone ci fermammo a riprendere fiato, continuava a stringermi il polso ci guardammo ed i nostri occhi si posarono proprio nel punto dove lui mi stava toccando, immediatamente lui lasciò la presa “Scusami io-” si bloccò subito rendendosi conto di ciò che aveva fatto.
Scossi la testa per tentare di riprendermi.
“Perché lo hai fatto?” il giovane mi guardò tra lo stupito e l’interrogativo per il fatto che anche io gli stessi parlando, fino a quel momento la colpa sarebbe stata solo sua, da lì in poi anche mia, sospirò, oramai conscio era inutile continuare a rispettare la regola, l’avevamo già infranta completamente “Non posso sopportare certi comportamenti anche se si tratta di azioni rivolte verso voi demoni” iniziai a ridere “Allora penso proprio di doverti ringraziare, dubito che qualcun altro lo avrebbe fatto”.
Il giovane mi sorrise gentilmente “È proprio fatta eh?” lui annuì mentre la sua espressione diventava triste “Abbiamo infranto completamente la settima regola vero?” ancora annuì con il capo “Ora cosa succederà?” lui alzò le spalle “Non lo so” ammise sospirando, oramai era andata e non si poteva più tornare indietro, tanto voleva continuare ad andare avanti e vedere quando sarebbe finita.
“Martina” dissi porgendogli la mano, lui mi guardò prima di stringermela “Joe” rispose semplicemente “Tanto vale prendere le nostre sembianze normali”, a quella frase iniziai a ridere “Già, tanto oramai siamo spacciati, possiamo benissimo evitarci almeno la faticaccia di mantenere questa forma”.
Intorno a lui comparve un’aurea di luce bianca, dietro presero forma delle grandi ali bianche ricoperte da piume d’uccello, erano magnifiche, sorrisi “Non dovete durare molta fatica voi angeli se l’unica cosa da nascondere sono le ali” mi lasciai sfuggire con una punta d’invidia nella voce “Molto bene signorina nonduriabbastanzafatica, perché non mi mostra la sua vera natura?” mi chiese ridendo leggermente “Signorina nonduriabbastanzafatica? Devo ammettere che questo è il soprannome più strano che mi abbiano mai appioppato” ammisi unendomi alla sua risata.
Chiusi gli occhi concentrandomi e lasciai crollare le difese che mi davano un aspetto umano, sentii il mio  corpo mutare, mi circondò una luce rossa sangue e mi tornarono le mie adorate ali rosse, dai capelli neri  lisci lunghi sino al sedere mi comparvero due orecchie feline del loro stesso colore ed il colore dei miei occhi mutò diventando completamente nero. “Dici che ho abbastanza elementi da nascondere io?” Joe era rimasto semplicemente a bocca aperta.
“Quelle sono orecchie canine?” chiese osservandole fisse, scossi la testa leggermente “No, sono feline” lo corressi per la prima volta senza arrabbiarmi troppo “Ed io … posso … ecco” mi ricordo ancora quanto il suo volto fosse diventato rosso, sembrava un grosso peperone e balbettava in modo terribile. “Posso toccarle?” mi chiese con la voce da bambino, io mi trovai con gli occhi sgranati, non solo per il fatto che poche persone avevano avuto il coraggio di chiedermi di farlo, ma soprattutto per il fatto che io stessa non trovavo nessun motivo per il quale dire di no.
Gli diedi il consenso e lui timidamente portò le sue mani al suo oggetto dei desideri, mi ricordo ancora la sensazione del caldo delle sue mani sulle mie orecchie fredde “Che forza!” si lasciò sfuggire facendomi iniziare a ridere, lo vidi staccarsi e si vedeva bene il suo imbarazzo anche da sotto la maschera e non potei trattenermi dal pensare che fosse veramente molto carino.
Aveva i capelli rossi e gli occhi verdi chiari, caratteristiche normali anche per gli umani e che quindi non era stato costretto a cambiare, ed anche se la maschera nascondeva quasi completamente il viso io me lo immaginavo dai contorni perfetti.
“Ora che abbiamo anche infranto la legge numero 4 sul fatto di non mostrare a nessuno che non appartenga alla nostra specie la nostra vera forma che facciamo di bello?” chiesi sorridendo leggermente.
Lui sembrò pensarci un attimo, “Infrangiamo la 5°?” lo guardai sorridendo maliziosamente “Quella sul fatto di non utilizzare mai i nostri poteri al di fuori del nostro mondo?” lui annuì velocemente ricambiando la mia malizia con lo sguardo “Vinco io!” urlai prima di spalancare le mie ali e spiccare un grosso salto così da iniziare a volare, lo vidi partire subito dopo di me e raggiungermi velocemente “Guarda  che così mica vale!” mi disse ridendo ed aumentando la velocità in modo da superarmi.
Io però non ero il tipo da farsi battere tanto facilmente.
Iniziò così una divertentissima gara di velocità in volo ci raggiungevamo, ci superavamo e prima che ce ne accorgessimo eravamo diventati amici della specie per la quale provavamo ribrezzo, in fondo eravamo solo ragazzi, avevamo quindici anni, per noi legare con i nostri coetanei era tutto sommato semplice, a qualunque specie appartenesse, bastava avere anche una sola passione in comune e noi quel giorno ne trovammo tantissime.
La passione per il volo e la velocità, per la lettura, per il mondo umano e il nuovo odio per quelle leggi che ci tenevano imprigionati in una gabbia senza poter esprimere veramente chi fossimo noi stessi e che ci costringevano ad odiare persone così simili a noi.
Quella giornata la tengo come il mio ricordo più prezioso, è stata una delle più divertenti e pazze che ricordo anche perché non ce ne importava più niente delle regole, delle leggi, infondo non avevamo niente da perdere, ci avrebbero potuto trovare da un momento all’altro quindi meglio viversi ogni singolo istante fregandosene di tutto e di tutti.
Abbiamo  mangiato un gelato e subito dopo un panino, dolci e salati insieme, abbiamo riso, volato, è stata una giornata unica, ma come tutto ebbe una fine.
Stavamo camminando parlando tranquillamente quando apparve un gruppo di demoni ed uno di angeli, erano venuti a prenderci, ci guardammo un’ultima volta sorridendoci, sapevamo bene che quella sarebbe stata l’ultima volta. Fu così che ebbe inizio il processo, è stato incredibile, non ricordo molto a dire il vero, solo la sensazione di angoscia ed allo stesso tempo di libertà, la fine della storia già la sai, noi venimmo prosciolti perché considerati vittimi delle circostanze ma ci vietarono di uscire dal mondo degli angeli per lui e dei demoni per me.
Da quel giorno di carnevale non lo vidi mai più, e tutt’ora mi arrovello il cervello nell’immaginarmi chi fosse nascosto dietro a quella maschera bianca che non si era mai tolto durante tutto il tempo e mi piace pensare che lo stesso valga per lui.
“Ma nonnina, questo vuol dire che non vi siete mai più neanche sentiti?” scossi la testa davanti alla bambina di otto anni dai capelli rossi a cespuglio e gli occhi neri come la pece uguali ai miei, solo che lei non aveva delle orecchie feline ma aveva preso le corna del padre. “Adesso però non sei più obbligata a rimanere qui giusto?” questa verità mi colpì in pieno, è vero, è passato già un anno da quando è tornata la pace tra i nostri due mondi e tutte le condanne sono state sospese e le persone implicate lasciate libere.
“Ma sono troppo vecchia bambina mia” dico tristemente accarezzandole la chioma di ricci che si trovava per capelli “Non sei vecchia hai solo 83 anni!” dice saltando in piedi e mettendosi le mani sulla vita “E ti sembrano pochi?” le chiedo ridendo “Nonnina, noi domani andiamo là e troviamo Joe”, sorrido “E va bene tesoro, ma non rimanerci troppo male se non incontriamo proprio nessun Joe ok?” lei annuisce iniziando a saltellare per la felicità.
Il giorno dopo sono in macchina, alla guida c’è mia figlia, i capelli neri lisci e gli occhi rossi di suo padre, le orecchie feline bianche “Mamma, ma sai almeno da dove iniziare?” mi metto una mano dietro la nuca ridendo imbarazzata “A dire la verità no” lei sospira pesantemente “Te e Rina avete lo stesso carattere”, guardo Rita, la bambina di otto anni che mi ha convinto a fare questo viaggio assurdo “Già, l’unico problema è la differenza d’età” ammetto sospirando leggermente.
È stato costruito un ponte particolare per collegare i nostri due mondi così facendo noi riusciamo a raggiungere uno o l’altro mondo comodamente in macchina.
Scendiamo in una grande piazza “Almeno potrò comprare un po’ di cose che mi servono” dice Laura, mia figlia, con un grande sorriso diretto verso di me, sa bene quanto per me sia stata importante quell’amicizia anche se durata solo un giorno.
“Da dove vuoi partire?” mi chiede ed io mi guardo introno cercando un punto di partenza per questa missione impossibile “Per di là!” dico con un tono di voce che sprizza felicità da tutti i pori indicando una piccola stradina poco illuminata, mi volto verso le mie due donne, anche se una è ancora lontana dal diventarlo, e mi giro per iniziare a camminare proprio in quella direzione quando mi scontro con una persona. “Mi scusi” dico timidamente diventando completamente rossa, mi rendo sono subito contro che si tratta di un angelo a giudicare dalle ali bianche, bell’inizio genio!
Alzo lo sguardo incontrando un paio di occhi verdi estremamente gentili incorniciati da dei capelli grigi ed un volto sorridente “Non si preoccupi” dice continuando a sorridermi cortesemente e non so perché ma io proprio non riesco a staccarmi da quegli occhi che mi sembrano così familiari.
“Nonnina! Dice la piccola dai capelli rossi abbracciandomi le gambe”, le sorrido accarezzandole la testa “Rina, cerca di fare la brava”, la piccola guarda l’uomo mettendo su un’espressione super-concentrata “Te per caso ti chiami Joe?” le chiede con la sua tenera voce da bambina facendomi tornare nuovamente rossa “Rina!” le dico fulminandola con lo sguardo “Ti prego, non avrai mica intensione di chiederlo a tutte le persone che incontriamo vero?”.
“Io mi chiamo Joe” si affretta a dire il signore, io torno a guardarlo “Tu per caso ti chiami Martina?” sento le lacrime salirmi agli occhi mentre annuisco velocemente “Per caso ti trovavi a Venezia nel 2014?” si affretta a chiedermi e per la seconda volta annuisco mentre sul volto mi compare un enorme sorriso poi non so come mi ritrovo tra le braccia di Joe.
È stato l’abbraccio più lungo che io abbia mai ricevuto se non dai miei genitori, da mio marito, da mia figlia o dalla mia cara nipotina.
“Fratellone?” chiede una voce femminile, lui mi lascia immediatamente voltandosi verso la donna apparentemente più giovane di una decina d’anni “Sorellina, lasciami presentare Martina, ti ricordi l’ultimo Carnevale a Venezia con me?” lei annuisce continuando a guardarlo con lo sguardo interrogativo.
“Si” fa una piccola pausa prima di indicarmi “Non dirmi che tu sei quella ragazza dall’abito blu splendido?” annuisco timidamente “Cavolo, ho sempre desiderato chiederti dove l’avevi trovato!” ammette sorridendomi gentilmente “Ecco cosa mi volevi chiedere quella volta” dico iniziando a ridere e presto si unisce a me anche lei.
“È buffo che tu ti ricordi di lei per l’abito e non per tutto il resto” aggiunge Joe sorridendo “Oh, certo certo, poi sono accadute tante altre cose eh?” dice continuando a sorridere “Eh già” aggiungiamo poi io e lui in coro.
“Mamma” mi volto verso la persona che mi ha chiamato “Lei è mia figlia Laura” dico indicandola con un gesto della mano “Salve, piacere di conoscervi” dice timidamente “Oh, allora sono una cosa genetica le orecchie?” chiede improvvisamente facendomi scoppiare a ridere “Sei proprio fissato eh?” gli chiedo con un sorriso divertito sul volto prima che lui torni nuovamente a toccarmele “Sono ancora morbide!” si lascia sfuggire facendo tornare tutti a ridere come matti.
Non potevo immaginare un finale migliore alla mia storia.
Ma chissà, potrebbe anche non essere un finale, ma un inizio, ho 83 anni, ne ho viste di tutti i colori nella mia vita ed adesso ho ritrovato l’amico di un giorno che mi ha fatto maturare tutta insieme, di sicuro le sorprese non possono finire qui!



N.D.A.:
Salve gente!!!
*rose di gerico rotolano sul palco, nemmeno i grilli si sono fatti presenti*
Ecco ... ok, non mi devo demoralizzare!
Questa storia partecipa al contest: "Angeli e demoni vanno sempre a braccetto", la storia mi frullava in testa già da un pò ma non sapevo come svilupparla poi leggo il binomio Venezia-maschera, mi si sono illuminati gli occhi ed ho urlato "Mio!" in stile piccione nel cartone "Alla ricerca di Nemo", tra le tante mi sono beccata anche un'occhiataccia da mia madre XD
Comuunque, ho messo tra le note o gli avvertimenti ora non mi ricordo che tratta di tematiche delicate, infatti questa sotira è nata anche per andare contro il razzismo (non so se si intuisce).
Inizialmente volevo farli innamorare e morire ma poi mi sono detta che sarebbe stato:
1) impossibile, non ci si innamora in un giorno;
2) una scopiazzatura di Giulietta e Romeo;
3) troppo triste, gente è arrivata l'estate, bisogna leggere roba che finisce bene!!! *^*
Sinceramente io ne vado molto fiera per come è uscita, me la sarei immaginata molto peggiore, ma l'arduo compito di dirmelo sta a voi oh recensori quindi lasciatemi un bel commentino ok?
*Silenzio assoluto, anche la rosa di gerico è scomparsa*
Vabbè, io ci spero!
Un bacione.

Kange-chan <3
(Prego notare quanta importanza ho dato alla mia firma XD)
  
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