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Autore: 03Ben05    28/06/2014    3 recensioni
Ti amo. E ricorda, sii ancora.
Be still-The Fray
Genere: Angst, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ciao!
Quella che state per leggere è la mia prima storia su qualsiasi fandom, e ho scelto di scrivere della Percabeth. In quanto prima storia, non vi incoraggio ad essere clementi: devo migliorarmi!
Io sto leggendo House of Hades ma non sono ancora arrivata alla fine, quindi non ci saranno spoiler per quel libro. 
Non mi convince molto (ho scritto altri racconti molto più belli, senza falsa modestia), ma vorrei comunque avere un riscontro. Ho cambiato focalizzazione varie volte, quindi se ci sono errori che non ho visto vi prego, segnalateli! 
Ci tengo a dire che vorrei che tutto quello che ho scritto NON SI AVVERASSE ASSOLUTAMENTE. E' stato un momento così, in cui mi sono tornati in mente insegnamenti di mia zia che adesso non c'è più e il mio Ipod ha fatto partire la canzone "Be still" dei The Fray (se proprio volete piangere, ascoltatevela mentre leggete, è una canzone bellissima!). Spero di aver mantenuto i personaggi abbastanza IC e... buona lettura!
La-figlia-di-un-dio-imprecisato

ps: crediti: Il rumore di forbici nell'aria è un'idea utilizzata da King Peter nella sua bellissima one-shot Together,forever 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2669640 .Voglio far sapere all'autore che posso eliminare questo particolare, se gli da fastidio. 

Faccio un respiro profondo e guardo giù.
New York risplende in tutta la sua bellezza sotto di me, con luci ammiccanti e i suoni dei clacson che si sentono anche a quest’altezza. Le luci dell’Hotel Plaza sfavillano, scintillanti e lussuose. Mi giro e osservo il tetto. Lo percorro lentamente con lo sguardo, pensando a quante cose siano successe proprio qui. All’improvviso mi rannicchio accanto al parapetto e tutta la mia vita, la mia vera vita, quella cominciata da quando l’ho incontrato, mi scorre davanti. Da quella notte in cui ho trovato un ragazzino con in mano il corno del Minotauro, dalla nostra prima impresa alla ricerca nientemeno che della folgore di Zeus, dalla spa di Circe, in cui un simpatico porcellino d’India mi sorride, dalla rinascita di Talia, da quella notte in cui l’unica cosa che riuscivo a pensare era che la manticora non doveva colpirlo. Il ballo sull’Olimpo, Rachel, il litigio prima di entrare nel labirinto, Crono nel corpo di Luke, la battaglia di Manhattan. La coltellata avvelenata, il bacio subacqueo.
Le lacrime scendono silenziose, mentre il mio cuore urla. Non è giusto, dice. Non doveva succedere. Non a lui. Non a me. Non a noi.
Il film va avanti. Gli otto mesi senza di lui, il ritrovarsi al Campo Giove. Il Tartaro e la casa di Ade. E, per finire, la battaglia. Quel maledetto giorno. Lo rivedo tutto in fretta, ma quando arriva il momento, il tempo sembra rallentare. Rivedo tutto. Vedo il campo di battaglia, pieno di semidei, fauni, ciclopi. Rivedo me stessa uccidere arpie su arpie. Vedo lo strapiombo sul mare, sovrastato dal Partenone, con più di mezza città cancellata dalla furia di Gea. Vedo una donna vestita di nero. Vestita di terra. Vedo formarsi un cerchio di energia intorno a loro, che li isola da tutto il resto. Percy aveva lo sguardo determinato e concentrato sulla dea. Gea alzò le mani e iniziò il combattimento. Percy creava uragani di forza immensa, che spazzavano via parte dei vortici di ghiaia che la Terra gli lanciava contro. Lo vidi saltare, ad un certo punto quasi volare, per evitare di essere inghiottito dal suolo. La battaglia andò avanti, più a rilento, tutti in trepidazione per conoscere l’esito del duello. Esso continuò a lungo, i due contendenti entrambi agguerriti ed entrambi aiutati. Hazel contrastava Gea togliendo dal suo controllo le pietre preziose e cercando di formare piccoli tunnel. Frank e Piper distraevano, l’uno trasformandosi e l’altra ammaliandoli, gli spiriti e i mostri peggiori servi della dea. Jason aiutava Percy controllando minimamente le correnti d’aria, mentre tutti gli altri continuavano a mietere vittime. Poi vi fu un cambiamento:  la Madre Terra ghignò e unì le mani. Gea legò il suo corpo a quello di Percy. Un getto di energia nera e azzurra partì dalla sua figura per poi avvolgere quella dell’altro combattente. “E ora, Percy Jackson, cosa intendi fare?” rise, la dea. “Siamo legati. Uccidimi e ucciderai te stesso. Feriscimi, e ferirai te stesso. Abbiamo entrambi la stessa energia, sei forte come un dio!” una risata folle le sgorgò dal petto. “Io ho una parte di te e tu hai una parte di me. Niente può uccidermi!”.  Vidi Percy riflettere. Poi prendere una decisione. Si girò verso di me e mi guardò negli occhi. Sillabò un “Ti amo” prima di girarsi verso gli altri, ora completamente immobili a guardare la bolla di energia. Si mosse cauto e arrivò a toccare la cintura di Leo, persa nella battaglia. Lo vidi infilare una mano dentro e urlare “Vipera!”. Urlai con tutte le mie forze, con tutta la mia anima, mentre l’odiata spada usciva dalla cintura e Percy ne veniva trafitto. Un boato incredibile squassò il mondo. Era gioia e dolore, speranza e paura, odio e amore. Era l’urlo stesso della Terra che si squarcia e che rilascia tutte le cose di cui si è nutrita. Era il mondo che cade in pezzi e si rialza. Ma forse era anche l’urlo della mia anima che volava via come la vita di quel ragazzo. Gea iniziò a vorticare, la faccia sconvolta, gli occhi spalancati e la bocca gridante. “Esistono poche armi come questa, Gea” bisbigliò Percy, un bisbiglio stranamente sentito sopra quell’urlo che distruggeva l’anima. “Tutte sono in grado di fare cose  straordinarie e maledette. Questa è stata anche maledetta da Crono in persona. Per quanto sia ignobile, sa fare cose che nessuna altra arma potrebbe”. La dea lo guardò, sgomenta e irata. “Sai, una volta con Annabeth ho letto un libro. C’è una frase che mi è rimasta in mente: Se noi bruciamo, voi brucerete con noi.” Gli occhi verdi di Percy si tinsero di sfida, e guardò la dea dissolversi. Lo strapiombo tremò ma resse. L’intero esercito nemico si dissolse insieme al campo di energia. Immediatamente corsi da Percy. Si era accasciato a terra, uno sguardo sereno e di sfida negli occhi. “Ehy… ho fatto un casino, eh?” Mi guardò e rise piano, mentre il sangue usciva dalla bocca. Io lo osservai e trattenni le lacrime. “Non piangere. Ho fatto quello che andava fatto. Ascoltami, per favore. Ringrazia tutti. Clarisse, Travis, Connor, Will, Chris, Dakota, Reyna, Polluce… Tutti, hai capito? Sono stati i migliori compagni che si potesse desiderare.” Tyson si avvicinò. “Ehy, campione. Sei stato grande. Salutami Ella. Ricordati che ti voglio bene.” Si voltò verso Jason. “Mi sa che non sapremo mai chi tra noi due è più forte in batta…” Jason non lo lasciò finire “Jackson, finisci un’ altra frase con questa specie di falsa modestia e giuro che…” si zittì. “Mi uccidi, Grace? Mi dispiace, ci ho pensato da solo, a quanto pare.” Cercò Grover con lo sguardo, trovandolo mentre urlava di portare nettare e ambrosia a volontà. “Grover… Grover! Lascia stare. Le Parche hanno deciso. E non mi va nemmeno tanto male, no? La “morte da eroe” e cose simili” rise. “Sei stato il migliore amico e protettore di tutti i tempi, Grover. Ricordalo sempre”. Una fiammata divampò alla sua sinistra, e Leo lo guardò imbarazzato. “Ascoltami bene, cerca di non dare fuoco a qualcosa al mio funerale, okay? Vorrei che quello fosse più normale della mia vita. E sbrigati a trovare un modo di tornare da Calipso” Il figlio di Efesto annuì e si allontanò, non riuscendo più a trattenere le lacrime. Piper scoppiò a piangere stringendogli una mano. “Piper, io non ho la lingua ammaliatrice, non posso convincerti che andrà tutto bene, ma… andrà tutto bene. Davvero. Ricostruirete tutto, anche meglio di prima. Salutami tuo padre, e digli che il più figo resto io”  disse, rivolgendosi ad una scommessa che aveva fatto con il padre della sua amica su quale dei due fosse più ammirato. La Cherokee annuì e si avvicinò a Leo. Gli occhi di Hazel sembravano oro sciolto nelle lacrime. “Ho capito, sai Hazel. Ho capito perché deve essere un figlio di Nettuno a salvarti. Perché in realtà la parola giusta della profezia non è figlio, ma discendente. Vero Frank?” Il ragazzone lo guardò e annuì, poi stringendosi a Hazel. “Sarete fantastici. Vi libererete a vicenda, ne sono sicuro. E io non sbaglio mai, no?”. Si rigirò verso di me, gli occhi ora infinitamente più tristi. “Sapientona…” “Ehy! E a me non mi saluti?” Nico apparve improvvisamente accanto a noi. “Ma se a te dovrò vederti ogni giorno! Non ci sopporteremo più!” “Tecnicamente, hai ragione. Ma hai avuto parole per tutti, quindi tirale fuori anche per me.” Percy sbuffò e una luce maliziosa brillò nei suoi occhi. “Cerca di battere Jason a mitomagia! Da quando ha vinto quell’unica partita non lo si può più sentire! E prenditi cura di tutti”. Nico stette zitto, soddisfatto delle sue parole. Poi andò a chiamare la signora O’Leary e fece un giro della piana. “E ora, sperando di non essere interrotti… Sapientona, va avanti. Costruisci un monumento, magari se puoi a strapiombo sul mare. Continua a scherzare con Chirone, porta avanti la mia battaglia con il signor D, aiuta la collaborazione con i due campi. Ama e lasciati amare. Innamorati di nuovo, magari di uno un po’ meno combinaguai…” Un barlume di rabbia attraversò il mio corpo. “Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo? Come puoi… come puoi….” Presi a pugni il suolo, come avrei voluto fare con lui. “Posso, posso. Ti aspetterò nell’Elisio, ma la vita non deve essere attesa, non per te. Non attesa della morte, sicuramente. Aspetterò, ma non arrivare troppo presto, altrimenti sfido Ade per rimandarti indietro.” Rise piano, e con lui risi anch’io. “Annabeth…”ogni traccia di serenità aveva lasciato posto ad un infinita tristezza. “Doveva essere per sempre. E lo sarà. Dobbiamo solo aspettare un po’. Ricordati che ti amo.” ci baciammo, e, quando mi scostai, i suoi occhi si stavano chiudendo. Mi appoggiai sul suo petto, incurante del sangue, sentendo il suo cuore battere sempre più piano, mentre un rumore di forbici si faceva sempre più intenso nell’aria."Sii ancora.." sentii come ultimo sussurro. E ad un tratto, un silenzio glaciale colse la terra e il suo cuore. Aveva smesso di battere. Aveva smesso. Il silenzio, dopo appena, venne squarciato dal boato di un esplosione. Tutti si affacciarono a guardare già dallo strapiombo, ma io restai attaccata a quel corpo. Un’enorme onda si alzò dal mare, arrivando ad un’altezza di trenta metri, sovrastandoci. In essa si scorgeva il volto di un uomo, un uomo abbronzato e con gli occhi circondati dalle rughe di chi sorride molto. Ma adesso quell’uomo non sorrideva. Adesso il volto di Poseidone era indurito dalla rabbia e dalla disperazione. L’onda si infranse su di noi, creando una cupola sopra il campo di battaglia. Il dio discese accanto al corpo del figlio, e sichinò. “Ave Atque Vale, figlio mio. Ti voglio bene.” Lo accarezzò, si asciugò una lacrima e si dissolse. E questo rese tutto vero. Percy Jackson era morto. Percy Jackson, figlio del dio del mare, era morto. Percy Jackson, più grande semidio del secolo, era morto. Percy Jackson, il leader, era morto. Percy Jackson, il mio fidanzato, era morto. Vi fu un’altra esplosione, e tutto si fece bianco.
 
Non ho altri ricordi di quel giorno. Mi svegliai una settimana dopo, nel mio letto nella capanna di Atena. Malcolm, accanto a me, mi teneva la mano, e tutti andavano avanti e indietro. Non ricordavo nulla e deliravo. Continuavo a chiedere di Piper, Jason, ma soprattutto di Percy. Rimasi in questo stato per circa cinque giorni, poi arrivarono i sogni. Per una volta non erano incubi premonitori, i classici incubi da semidei. Erano incubi che mi raccontavano l’accaduto, che me lo ricordavano. Incubi che la mia mente e il mio cuore non volevano ascoltare.
Mi rialzai, piano, un passo alla volta, una riscoperta alla volta. Il funerale si tenne appena fui in grado di stare in piedi. Stetti sulle gradinate dell’Arena, tra Poseidone e Tyson, a guardare il fuoco bruciare chiedendomi come sarebbe se fossi bruciata con quel drappo. Se avessi potuto non sentire più nulla, raggiungere immediatamente Percy nell’Elisio.
Passarono i mesi. La vita andava avanti monotona. Nessuna novità, o almeno nessuna che i miei occhi stanchi di vivere potessero cogliere. Ogni giorno massacravo manichini al combattimento con la spada, mi addestravo ad impugnare Vortice come faceva lui e mi arrampicavo sul muro di lava, bruciandomi ogni volta di più, ma grata a quel dolore, perché provocava in me una reazione, ora che ero diventata completamente apatica, “peggio della statua di mio padre nella cabina”, come mi definiva Talia. Passavo quasi tutte le notti sulla spiaggia, tornandoci se Chirone o uno dei miei fratelli mi trovava e mi riportava nella cabina.
E così sono arrivata qua.
“Non ce la faccio più, Percy” faccio un passo verso il bordo del tetto.
“Tu te ne sei andato e hai portato via con te il mondo. Non si può ricostruire, Percy, se mancano le fondamenta. Tu eri la metà perfetta delle mie fondamenta. E ora il mio mondo è spezzato. E non riesco più a progettarne uno nuovo. Non ce la faccio più, perché quando chiudo gli occhi non vedo più edifici tridimensionali, vedo solo te.  Vedo solo la mia vita con te, il nostro bacio subacqueo, quello sotto al Monte Sant Elena, ma soprattutto vedo l’ultima battaglia. Non ne posso più.” Continuo a camminare verso il cornicione.
“Cavolo, e chi lo sapeva che una Testa d’Alghe potesse avere così effetto.”
Chiudo gli occhi e il cuore, perché la mia mente ha creato un’altra bellissima illusione. Ho appena sentito la sua voce e il suo tono strafottente, quello che usava quando voleva prendermi dolcemente in giro.
“Girati, Sapientona. Sono davvero qua”.
Istintivamente mi giro. E lui è la. O meglio, il suo fantasma è la, e mi guarda con uno sguardo triste e canzonatorio al tempo stesso.
“O… Miei… Dei… Sei qui!” sono pietrificata, non riesco a muovermi. L’unica cosa che sento davvero sono le
lacrime che iniziano a bagnarmi copiose il viso.
“Tecnicamente parlando, no. Ma ho fatto qualche favore ad Ade e bla bla bla...” si ferma e mi guarda con un sorriso dolce.
“Cosa stai facendo, Annabeth?”
“Lo sai anche tu.”
“Lo so, ma non voglio crederci. Non puoi farlo”
“Io…”
“Tu adesso mi ascolti. Ricordati tutto quello che ti ho detto. Ricordatelo.”
“Sono mesi che non faccio altro che ripercorrere quei momenti!”
“Allora la tua memoria deve essersi inceppata. Te lo ripeto: vivi. E basta. Sii ancora, e sappi che io sono con te. Sii ancora, Sapientona. Sappi che quando l’oscurità ti copre, io sono con te. E tu sei con me. Chi l’avrebbe detto, persino nell’Ade ci sono gli incubi da semidei!”
Lo guardo senza parlare, incapace di credere quanto sia bello.
“Sii ancora, Annabeth, promettimelo. E ricordati che, più ami e più ti sarà dato amare. Se c’è una cosa che ho imparato è che la Magia, quella con la M maiuscola, può tenere in vita una persona, ma solo se quella persona ci crede. Vieni qua”.
Non serve che me lo ripeta. Mi butto tra le sue braccia, come ho fatto più di un anno fa al Campo Giove. E sono sorpresa di ritrovare il suo corpo solido e caldo, le sue braccia che mi accolgono e mi stringono come se non mi volessero lasciare più andare.
“Piccolo favore di Ade. Potrebbe farmene altri così, se riesco a rigare dritto per un po’. Ti giuro che ci proverò. E per il futuro… non si sa mai che con la tua scienza tu possa anche resuscitarmi, no?” Rido, sapendo che ci ho già provato e continuerò a provarci. Non voglio ricorrere allo scambio di anima per anima, ma devo trovare un altro modo.
“Ti amo” sospiro.
“Lo so. E… anch’io. Sono sempre con te, anche se non mi vedi. Ricordi quel figlio di Hermes che ti ha fatto gli occhi dolci e il giorno dopo è caduto dalla parete di lava? Non dirmi che hai pensato fosse una coincidenza…”
Rido, rido per la prima volta dopo mesi. Rido e lo stringo tra le mie braccia.
“Quando potrai tornare?”
“Forse una volta al mese o ogni due. Non lo so. Appena possibile, stanne certa. Ma solo se tu manterrai la tua promessa.” Mi stringe e sento che sta guardando il cornicione.
“Non ce la faccio più da sola, Perce…”
“Tu non sei da sola. Ci sono io. C’è Jason. C’è Piper. Ci sono Leo, Malcolm, Frank, Hazel. C’è Clarisse, che scommetto mi avrebbe voluto resuscitare per uccidermi con le sue mani, al funerale. Ci sono Chirone e Grover. C'è Nico. C’è la tua famiglia. L'intero campo Mezzo Sangue. Ci sono così tante cose per cui vivere.”
Lo senti dissolversi leggermente.
“Ops, penso che il tempo sia finito. Ricordati, Annabeth, mantieni la promessa e tornerò presto, magari anche per un po’ più di tempo. Cercherò di tenermi buono Ade.” La terra sotto di noi brontola. Lui si guarda i piedi e sbotta “Beh, il mio aiuto con Cerbero ti fa comodo, no?” all’improvviso alza lo sguardo verso di me e ricordandosi solo ora mi dice “A proposito, ti saluta. Cerbero, non Ade”. La terra torna a brontolare. “Si si, ho capito. Devo tornare.” Mi guarda negli occhi e, mentre scompare, sillaba altre parole. “Ti amo, Annabeth. E ricorda, sii ancora” e scompare.
Mi volto a guardare lo skyline di New York. Le luci continuano a sfavillare, adesso anche più brillanti. “Tu hai dato la tua vita per me. Ora io devo vivere per tutti e due. Finchè saremo insieme.”


 
  
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