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Autore: Evander    29/06/2014    22 recensioni
Allora tolsi la lametta dal rasoio, guidata da un qualcosa di divino: “Dammi una lametta che mi taglio le vene” di Donatella Rettore! Improvvisamente ispirata, utilizzai la lametta per tagliarmi, non tanto da suicidarmi, perché altrimenti non facevo in tempo per fotografarmi e postare le foto su tumblr e instagram. Felice ma triste – perché ero comunque depressa per via dei miei capelli affatto multicolore – rimisi la lametta insanguinata nel rasoio, e finalmente mi decisi a farmi la barba. Ah, che sollievo!
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«Perché?» Chiesi. Non lo prendevo mica in giro io!
«In inglese “Hope” vuol dire speranza!» Ribatté. Io non lo sapevo. Come ho già detto mica posso sapere tutto. «Non lo sapevo!» Dissi, infatti.
«Ma sei inglese» osservò lui. Dio, quanto era intelligente! «Ma visto che la storia è in italiano ogni tanto mi confondo» ammisi.

| OC/Zayn - più o meno | Banale parodia di storie più banali | Argomenti delicati trattati male
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note introduttive da leggere attentamente: Questa è una parodia senza pretese. Tematiche quali l'autolesionismo sono trattate davvero malissimo per imitare il pessimo modo in cui spesso e volentieri vengono trattate nelle storie che spesso si notano in questo fandom. Non intendo offendere nessuno con questa storiella, ma anzi divertire qualcuno. Se questa premessa rischia di andare contro le vostre volontà, non leggete.

Hope

Il pensiero è ciò che manca a una banalità per essere un pensiero.

Osservai la mia immagine allo specchio. Vidi una ragazza bruttissima, dagli occhi azzurro-verdi e i capelli corvini che scendevano dolcemente sulle spalle. Ovviamente, il non avere l'iride multicolore come Benedict Cumberbatch mi faceva diventare profondamente depressa, i capelli, invece, non capivo perché non diventassero all'improvviso rossi come quelli di Sansa Stark quando passò dal libro alla serie televisiva. Sin da quando per la prima volta lessi “Rosso Malpelo” di Verga, desiderai profondamente avere i capelli fulvi. Ovviamente ora avrete pensato: “che persona colta ch'è questa!” ed è così. Purtroppo tutti mi prendono in giro, e per questo sono molto, molto triste. Pensate un po' quant'è deprimente la mia vita! Niente occhi dalla dubbia colorazione, niente capelli che si trasformano come quelli di un Metamorfmagus, e poi ovviamente i bulli mi prendono in giro perché so leggere. Eppure non capisco! Anche loro sanno leggere. Credo. Sospirai, prendendo in mano il mio fidato rasoio. Stavo per farmi la barba, ma poi il mio braccio deviò, finendo dritto sull'altro braccio. Improvvisamente diventai credente: sicuramente qualcuno aveva voluto che ciò succedesse! Allora tolsi la lametta dal rasoio, guidata da un qualcosa di divino: “Dammi una lametta che mi taglio le vene” di Donatella Rettore! Improvvisamente ispirata, utilizzai la lametta per tagliarmi, non tanto da suicidarmi, perché altrimenti non facevo in tempo per fotografarmi e postare le foto su tumblr e instagram. Felice ma triste – perché ero comunque depressa per via dei miei capelli affatto multicolore – rimisi la lametta insanguinata nel rasoio, e finalmente mi decisi a farmi la barba. Ah, che sollievo!

 

 

«Hope Destiny Faith Albus Percival Wulfric Brian Smith!» Esclamò arrabbiata mia madre. Non so perché io abbia così tanti nomi insoliti e poi un cognome comunissimo. I misteri della vita. Che poi, gli ultimi quattro nomi (Hope Destiny Faith Smith) sono quelli di un personaggio di Harry Potter, o qualcosa del genere. Sarò anche colta ma mica mi ricordo tutto! Ma cosa pretendete, fatela voi una cultura su Stephanie Meyer! O chi diavolo ha scritto Harry Potter, George R. R. qualcosa... mica me lo ricordo, suvvia. Comunque, visto che di mia madre mi interessa, la ignorai e uscii di casa. Tanto al mio ritorno se ne sarebbe già scordata. Soffre d'Alzheimer, alla giovane età di diciott'anni. Eh sì, mia madre era molto precoce. Mi ebbe a soli due anni. Alcuni dicono che questo potrebbe aver causato gravi danni al mio cervello – oltre che al mio corpo - ma sono solo invidiosi. Come avrete capito, io ho sedici anni. Ovviamente l'avrete compreso dal fatto che non so chi abbia scritto Harry Potter, io non sono una bambina! Ma cosa credete. Harry Potter non insegna proprio niente, cose come il valore dell'amicizia e dell'amore, invece le insegna il mio mito: il rasoio. Comunque, arrivai a scuola, facendomi sempre più triste. Al mio ritorno mi sarei tagliata e fotografata un altro po', poi avrei allegato alle foto qualche citazione di un certo Bukowsky, o Bukowski, non ricordo. Credo un tizio russo comunque. Di certo non americano, perché lì nessuno si chiamerebbe mai “Henry Charles”. Dev'essere un cantante, o qualcosa del genere. Ovviamente ero di malumore perché la mia scuola era sempre più vicina, e con essa i bulli. Forse è arrivato il momento che io vi parli di loro, i temuti prepotenti mascalzoni della scuola. L'edificio fece la comparsa nel mio campo visivo. Il cortile era già affollato di studenti che fumavano come turchi – nonostante sia una scuola inglese, chissà – e che parlottavano tra di loro. Individuai la mia migliore amica: Miley Cyrus. In realtà io lei la odio, perché è fidanzata con un certo Niall che è un bellimbusto. Infatti, Miley era insieme al suo ragazzo. Sospirai, mentre mi avvicinavo a loro. Niall Horan era il prototipo del ragazzo perfetto: oltre ad essere bello era anche intelligente e simpatico. Di conseguenza, a me non poteva piacere. Infatti avevo una cotta segreta per il più temuto bullo della scuola: Zayn Malik. Un brivido mi scese lungo la schiena al solo pensiero del mio peggior nemico. «Hope!» Esclamò, per salutarmi, quella rincitrullita di Miley. Sorrisi, ma era un sorriso finto, e di conseguenza apparve sghembo e storto, mettendo in evidenza i miei denti mancanti (mi ero ferita facendomi la barba). Niall mi salutò con un gesto del capo, e io feci altrettanto per salutare loro due. Poi me ne andai perché mi avevano rotto. Suonò la campanella, ed entrammo nella scuola, ma visto che avevo un'ora di laboratorio in cui c'era anche Zayn, scappai in bagno per non farmi vedere. Nessuno lo notò, poiché io scappavo sempre in bagno, durante l'ora di laboratorio. Comunque, appena sola, tirai fuori i miei due rasoi fidati dalle tasche. Non classici rasoi, attenzione, bensì un modello vecchio stile molto vintage. Li aprii, e guardai il metallo che luccicava per via della luce che c'era in quel posticino puzzolente. «These are my friends./See how they glisten./See this one shine.../How he smiles in the light. » Iniziai a cantare. Quella canzone mi ricordava sempre mio padre. In realtà non l'ho mai conosciuto. Infatti, è morto di parto. Ora non pensate bene, non è che mi abbia partorito – quello è il padre di Niall – però aveva due anni anche lui quando tutto successe, ed era un bambino impressionabile. Per qualche motivo domandò di vedere mia madre mentre l'operazione avveniva, e morì di colpo. Povero bambino. Ah be', sono cose che succedono. Ma mentre mostravo allo specchio rotto le mie doti canore, la porta si spalancò. Indovinate chi vi entrò. No, non un gatto randagio. Neanche il Dottore. No, non ci siamo proprio. Zayn Malik. Nel bagno delle femmine. O forse ero io in quello dei maschi. Chissà. «Smith» esordì lui. Io annuii senza che ci fosse un motivo preciso. Ero incantata a osservare i suoi addominali scolpiti (non so perché non indossasse più la maglia, i misteri della vita, come si suol dire). «Desidero quest'occasione da tutta la mia vita!» Esclamò, sbattendomi contro il muro. Che volesse mangiarmi? Poi capii. «Anch'io lo speravo!» Ribattei. Lui inarcò un sopracciglio. Non so perché. Comunque con quella faccia era ancora più bello di prima.. «Mi prendi per il culo?» Domandò.

«Perché?» Chiesi. Non lo prendevo mica in giro io!

«In inglese “Hope” vuol dire speranza!» Ribatté. Io non lo sapevo. Come ho già detto mica posso sapere tutto. «Non lo sapevo!» Dissi, infatti.

«Ma sei inglese» osservò lui. Dio, quanto era intelligente! «Ma visto che la storia è in italiano ogni tanto mi confondo» ammisi. «Comunque, forza, andiamo a cogliere fiori in un prato fiorito.» Lo stupore si dipinse sulla sua faccia. Ma come? Se era stato lui per primo a domandarmelo. Senza dire una parola, lui se ne andò sbattendo la porta. La maglia ricomparve sul suo busto. Senza capirci molto uscii anch'io. Dalla scuola, però, non dal bagno. Mentre andavo verso casa – perché sì – vidi Niall cantare una canzone tratta dal musical “Oliver!”, ragazzo strano anche lui. E mentre il vento soffiava contro la mia faccia, andai verso casa, incontrando anche un orso polare con un cartel su cui era scritto: "io volere". Raggiunsi la mia abitazione con un sospiro di sollievo: finalmente mi potevo tagliare. Ah, tumblr mi aspettava!

 


Come precedentemente scritto, con questa storia non intendo arrecare alcuna offesa a nessuno.
Forse giusto un po' a chi scrive cose come la storia qui sopra, ma le scrive seriamente.

  
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