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Autore: The Galway Girl    29/06/2014    1 recensioni
Mi chiamo Anais, ho 19 anni, ho appena finito il liceo e non ho voglia di fare niente.
Dico sul serio, proprio niente.
La mia idea era quella di starmene tutto il giorno davanti alla tivù, ma ho dovuto fare i conti con mia mamma, una snob che non vuole assolutamente sfigurare di fronte alle sue amiche, così ho messo a punto un piano infallibile, un Piano Geniale. Mi sarei trovata un lavoro così orribile e imbarazzante che mia madre mi avrebbe costretta a licenziarmi....
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo cinque.

Quando arrivo a casa non c'è nessuno. Mia nonna dev'essere ancora dalle sue amiche e i miei non torneranno prima di un paio d'ore.
Non riuscendo proprio a trovare nient'altro di meglio da fare decido di cominciare a riordinare l'armadio.
Salgo in camera mia, supero con un balzo una pila di vestiti abbandonati sul pavimento, inspiro profondamente e piano, con molta calma apro un'anta.
Lo spettacolo che mi si apre di fronte è raccapricciante. Quasi tutti i vestiti sono ammassati sul fondo a creare un'unica massa informe multicolore, alcuni coraggiosi e ostinati resistono sulle stampelle, altri stanno pericolosamente rischiando di andare a fare compagnia a quelli caduti. La mensola sopra è gremita di scatole di scarpe, scatoloni coi vestiti invernali, album di foto e vecchi libri.
Decido che per prima cosa  devo riuscire a districare la massa di vestiti ammassati sul fondo, così entro nell'armadio e la spingo coi piedi fino al centro della stanza.
Alcuni capi si lasciano afferrare facilmente, altri devo tirarli neanche stessi cercando di estrarre la spada nella roccia. Ritrovo vestiti che neanche ricordavo di avere e altri "presi in prestito" a mia madre a cui avevo candidamente detto "mica l'ho preso io".
Riappendo ordinatamente alle stampelle i vestiti che mi servono, gli altri filano insieme a quelli ammucchiati sul pavimento.
Sul fondo dell'armadio noto una cosa nera, quando la prendo in mano capisco che si tratta della maglietta della maturità. Una semplice t-shirt con un 5^B in oro davanti e dietro il mio "soprannome".
Ognuno di noi aveva fatto scrivere qualcosa di personale dietro. Chi semplicemente il nome, chi il nomignolo, altri il numero della maglia di basket o di calcio.
Io mi sarei limitata a scivere Anais, ma i miei compagni di classe mi costrinsero a scrivere il mio soprannome.
Per soprannome si intende un nome che ti viene affidato dai genitori, dagli amici, un nomignolo affettuoso, che ti fa sorridere.
Il mio non era un soprannome.
Il primo giorno di scuola la prof di inglese si presentò e chiese ad ognuno di noi il nostro nome. Era una signora un pò allampanata, con un forte accento del sud, i capelli cespugliosi e portava sempre gli occhiali da sole.
Quando toccò a me dire come mi chiamavo mi presentai dicendo "Hello, my name is Anais."
Lei, mi guardò e mi chiese "Che hai detto?? Ananas?"
Gli altri esplosero in una sonora risata e qualcuno sancì che quello sarebbe stato il mio nomignolo ufficiale. Tutti mi chiamavano così in classe, tranne Valentina e Ambra, e quando fu il momento di decidere cosa scrivere sulle magliette e io dissi di voler semplicemente mettere Anais qualcuno se ne uscì dicendo "Ma no, tutti devi far scrivere Ananas!"
Odiavo quel soprannome e odio questa t-shirt. Dopo la disastrosa festa di maturità tornai a casa, me la sfilai e la lanciai dritta nell'armadio con la furia di un giocatore dei Red Sox e lì è rimasta fino ad oggi.
Porto tutti i vestiti "sporchi" nella cesta in bagno, mi guardo allo specchio e mi rendo conto di avere ancora addosso quello di mia madre così me lo tolgo, vado in camera sua in mutande e lo rimetto con cura nel suo armadio, che a differenza del mio è ordinatissimo, con i capi disposti per colore e i pantaloni piegati perfettamente.
Lo sguardo mi cade su degli opuscoli abbandonati vicino alle cinture. Ne prendo uno e leggo di che si tratta.
"Università degli studi, facoltà di ragioneria".
Guardo gli altri, tutti riguardano facoltà diverse, alcuni hanno delle parti sottolineate e in certi ci sono dei segni nelle pagine più interessanti.
Non riuscendo a capire come mai mia madre tenga degli opuscoli per l'università nell'armadio, li rimetto dove li ho trovati e me ne torno in camera mia.
Mi metto qualcosa addosso e intanto mi chiedo cosa significhino quei depliant che ho trovato.
Mia madre vuole tornare all'università?  Vuole riprendere gli studi? Già ora col suo lavoro non è mai a casa, figuriamoci se dovesse ricominciare anche a studiare.
Per quale motivo poi? Mi è sempre sembrato che le piacesse il suo lavoro, e non è che ci servano soldi, lei guadagna bene e anche papà.
Mio padre fa il geometra e lavora all'ufficio tecnico del Comune. Si chiama Gianluca, e quando ero piccola andavo in giro a dire a tutti che una volta cresciuta lo avrei sposato.
E' molto bello, ha sempre un sorriso stampato in faccia ed è sempre amichevole con tutti.
Andiamo d'accordo, non è opprimente come mia mamma, ma diciamo che è un pò distratto.
E' sempre preso da mille questioni comunali, permessi, riunioni.
Come vi dicevo non sono sicura che si fosse accorto dell'esistenza di Enrico e sono pronta a mettere la mano sul fuoco che se gli chiedeste che Liceo ho frequentato non saprebbe rispondervi.
Non riesce mai a ricordare in che mese compio gli anni, e ogni volta che invito le mie amiche a casa devo presentargliele perchè lui non si ricorda minimamente di loro.
Non posso certo chiedere chiarimenti a mia mamma riguardo gli opuscoli, capirebbe che ho aperto il suo armadio e lei ODIA quando lo faccio, quindi decido di buttarla lì alla nonna appena rientra.
Nel momento stesso in cui prendo questa decisione sento la porta di casa aprirsi.
Scendo e trovo la nonna tutta trafelata che mi saluta.
< < Ciao Ana, mi sono fatta una lunga camminata con la mia amica Ines che è stata operata al ginocchio e deve fare un pò di esercizio > >.
Adoro mia nonna, passa tutti i giorni a fare compagnia alle sue amiche piene di acciacchi invece di starsene sul divano in pace.
< < Come sta Ambra? > >
Sospiro.
< < Diciamo bene, sta studiando un sacco per gli esami di ammissione, inoltre il suo ragazzo l'ha convinta ad iscriversi ad altre facoltà perchè è convinto che non entrerà mai a giurisprudenza > >
< < Ma no, è così intelligente, ce la farà di sicuro > >.
Altro motivo per cui adoro mia nonna. Non solo fa sempre il tifo per me, ma anche per le mie amiche.
A un tratto mi torna in mente la questione di mia mamma così le chiedo  < < Senti nonna, parlando di università, sai per caso se la mamma ha intenzione di tornarci? > >
Lei mi guarda tutta perplessa e mi chiede < < Cosa? Perchè mai tua madre dovrebbe tornare all'università? Come ti è venuta questa idea? > >
Non posso mentire a mia nonna così le dico la verità.
< < Beh, stavo rimettendo a posto un vestito che le ho preso in prestito e nell'armadio ho trovato degli opuscoli su varie facoltà. Sembra che li abbia letti a fondo, certi erano anche sottolineati. > >
< < Oh, cielo Ana, lo sai che tua madre odia quando ficchi il naso nel suo armadio! > > mi rimprovera.
< < Lo so, ma non ti sembra strano? > >
< < Certo che no > > mi risponde lei.
< < Ma come no? > >
Come fa a non sembrarle strano?
< < Insomma, Ana, non ti sei detta che forse tua mamma sta leggendo quegli opuscoli per TE? > >
< < Per ME? > >
Il panico comincia a farsi strada in me. Sul serio i miei vogliono spedirmi all'università?
< < Si, per te, magari tua mamma sta già selezionando qualche facoltà che potrebbe interessarti per facilitarti un pò le cose. > >
< < Facilitarmi le cose sarebbe non mandarmici proprio all'università! > >
< < E dai Ana, non sminuirti sempre, sei una ragazza così intelligente. > >
Le voglio bene quando mi dice così, ma è ora che conosca la verità.
< < Nonna, io non sono intelligente. Per niente. Lo so che siete convinti che io passassi tutti i pomeriggi a studiare, ma in realtà disegnavo, ascoltavo musica, giravo su me stessa con la sedia e mi pettinavo. Tutte le risposte ai compiti in classe me le passavano Ambra e Valentina. > >
< < Ma no, non ti credo neanche se mi paghi! > > mia nonna sembra veramente divertita.
< < Ok, forse non tutte le risposte, studiavo un pochino, ma credimi, io non sono fatta per andare all'università, non resisterei dieci minuti! > >
< < Allora, ti basterà dirlo alla mamma, che problema c'è? > >
A queste parole mi sento un pò sollevata. E' vero, che problema c'è?

  
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