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Autore: always_castle    29/06/2014    5 recensioni
Ogni tanto le sussurrava qualcosa di dolce o divertente all'orecchio, facendola ridere e affondare il viso nell'incavo del suo collo.
"Castle.." sussurrò Kate all'improvviso.
"Mmh.." mugugnò lo scrittore.
"Raccontami una storia.."
"Cosa vuoi che ti racconti?"
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Giunta finalmente nel sempre caotico e affollato quartiere di Soho, la detective Beckett parcheggiò la sua auto ai lati del marciapiede e si avviò a passo svelto verso il loft di Castle.
Non sapeva bene il perchè, ma quella mattina aveva deciso di passare a prenderlo e dargli un passaggio fino al distretto.
Oh andiamo..ma chi voleva prendere in giro! Sapeva benissimo il perchè di quella insolita sosta. Erano un paio di mesi che stavano insieme e le cose con il suo partner, ormai non solo lavorativo, sembravano andare alla grande, il loro legame diventava ogni giorno più forte, la loro chimica più intensa e non poteva negare che desiderava trascorrere ogni singolo momento della giornata in compagnia di Castle. Lo scrittore d'altro canto non faceva nulla per migliorare la sua situazione da ragazzina follemente innamorata: le regalava i suoi meravigliosi sorrisi, la faceva ridere a crepapelle con le sue solite battute e teorie bizzarre e, più di una volta, le era capitato di beccarlo mentre la osservava intensamente con quello sguardo allo stesso tempo così dolce e passionale che riusciva sempre a toglierle il fiato. Finivano col guardarsi negli occhi per un pò, poi imbarazzati si sorridevano e distoglievano lo sguardo l'uno dall'altro.
Kate gli aveva chiesto di tenere la loro relazione segreta ancora per un pò e Castle aveva accettato. La detective non si sentiva ancora pronta a condividere la notizia con l'intero distretto, temeva la reazione del capitano Gates ma ciò che la spaventava di più erano i giornalisti: lo scrittore era una personalità di spicco e, per quanto Ryan ed Espo continuassero a prenderlo in giro e a sminuire la sua fama, Beckett sapeva che la stampa li avrebbe tormentati con domande e interviste. Le uniche persone che sapevano della loro relazione erano Alexis e Martha, non perchè glielo avessero rivelato, ma perchè l'attrice li aveva quasi colti in flagrante il mattino seguente la loro prima notte insieme. Oh, quello era stato forse il momento più imbarazzante delle loro vite..  
Castle l'aveva rassicurata dicendole che non aveva alcuna fretta di ufficializzare il loro fidanzamento, che l'importante era che stessero insieme e che anzi, preferiva che la cosa rimanesse segreta ancora per un pò -"così per un pò di tempo saremo ancora solo tu ed io.." - le aveva detto lo scrittore.
Inoltre la detective gli aveva fatto promettere di mantenere un comportamento professionale sul lavoro,  minacciandolo con una frase del tipo "niente effusioni, Castle, sia ben chiaro..e niente sguardi da camera da letto!"
E invece eccola, tutta sorridente, mentre sale le scale dell'elegante palazzina e pensa allo splendido sorriso che lo scrittore le regalerà di lì a breve e il suo sguardo sorpreso per via della sua inaspettata visita mattutina.
Più volte, nel corso dei loro quattro anni di collaborazione e in seguito all'inizio della loro relazione, Castle l'aveva pregata di passare da lui in modo da arrivare insieme al 12° ed evitargli il noioso viaggio in taxi.
"Tanto sei di strada, che ti costa fare una deviazione piccina piccina.." le diceva ripetutamente con quello sguardo da cucciolo che, doveva ammetterlo, ogni volta le faceva sciogliere il cuore.
"Castle, non sono il tuo autista, non ho intenzione di arrivare tardi a lavoro a causa tua e poi eravamo d'accordo sul fatto di non destare sospetti. Cosa penseranno gli altri quando ci vedranno arrivare al distretto insieme?" gli rispondeva lei alzando gli occhi al cielo, sbuffando divertita.
"Ok detective. Come vuoi! Ma sappi che sarà colpa tua quando andrò in bancarotta per via delle ingenti spese di trasporto taxi che sono costretto a pagare ogni giorno!" affermava lo scrittore dopo aver messo su un'adorabile broncio.
"Beh Castle una soluzione al tuo problema ci sarebbe.." diceva lei con tono provocante.
"Ah si? E quale sarebbe?"
"Potresti smetterla di venire al distretto ogni giorno..."
rispondeva Beckett con un sorriso birichino. Adorava provocarlo con quelle sue frecciatine un tantino spigolose e, allo stesso tempo, le piaceva il modo in cui Castle le rispondeva a tono. Mentre si dirigeva nella saletta relax, sentì lo scrittore borbottare alle sue spalle "divertente Beckett, molto divertente, ma non ti libererai di me così facilmente.."
"E chi dice che lo voglia.."
pensò divertita tra sè e sè la detective.
Arrivata alla porta del loft, si passò una mano tra i capelli e, prima di bussare, cercò di togliersi quel sorrisetto compiaciuto dalla faccia. Castle la conosceva bene, sapeva leggere le sue emozioni ed espressioni come nessun' altro e se l'avesse vista tutta allegra e sorridente di prima mattina davanti la porta di casa sua, avrebbe fatto due più due e di certo avrebbe capito il motivo di quel suo improvviso buon umore. L'avrebbe punzecchiata e presa in giro per tutta la giornata e il suo ego sarebbe cresciuto fino ad esplodere.
"Katherine, tesoro, buongiorno! Cosa ci fai qui a quest'ora?" Ad aprirle la porta fu Martha in una delle sue camicie da notte variopinte e colorate, sempre sorridente e splendida anche alle 7:30 del mattino.
"Buongiorno Martha! Spero di non aver disturbato, forse stavate ancora dormendo.." chiese Kate leggermente arrossita per l'imbarazzo. Martha era entusiasta e su di giri dopo aver scoperto della loro relazione e le aveva confidato più volte di esserne molto felice, ma quella situazione metteva la detective ancora in evidente soggezione.
 "Oh tesoro! Nessun disturbo, tu non disturbi mai..siamo tutti svegli e super-attivi già da un bel pò." la rassicurò la diva con dolcezza. "Richard non mi aveva detto che saresti passata a prenderlo stamane.."
"No, ehm, in realtà non ci eravamo messi d'accordo. Ero in zona ed, ecco, ho pensato che magari avesse bisogno di un passaggio per raggiungere il distretto..." dopo quell'affermazione Kate cominciò a sentire le guance andare a fuoco.
"Oh capisco. Al momento non è in casa, ma tornerà tra pochissimo. Vieni dentro, tesoro" e senza preavviso Martha la trascinò all'interno del loft con un abbraccio che non lasciava spazio ad alcuna esitazione.
L'interno della casa era illuminata dai raggi di un timido sole che filtravano dalle tende, dall'enorme cucina proveniva l'aroma forte ed inebriante del caffè e un dolce tepore investì la detective: quello era il calore e la sensazione che più amava, quello era l'odore della famiglia.
"Ciao Kate" la voce di Alexis la risvegliò dai suoi pensieri. La ragazza, ancora in pigiama, era seduta sull'enorme divano del loft e teneva poggiato sulle ginocchia un enorme libro dalla copertina di un blu elettrico; solo dopo essersi accomodata a fianco della giovane, la detective capì che si trattava di un album fotografico.
"Ciao Alexis, cosa stai facendo di bello?" le chiese sorridente.
A differenza di Martha, Alexis non aveva ancora espresso un suo chiaro parere riguardo quell'importante cambiamento avvenuto nella vita di Beckett e di quella di suo padre, ma allo stesso tempo non aveva cambiato atteggiamento nei suoi confronti; la ragazza si mostrava sempre allegra e disponibile con lei e Kate pensò che forse le sue preoccupazioni non erano altro che paranoie infondate. Però presto avrebbe preferito chiederglielo e parlarne con lei apertamente, in modo tale da evitare incomprensioni.
"Oh, il professore del mio corso di storia ci ha assegnato un progetto da fare. Dobbiamo raccontare la nostra storia personale utilizzando esclusivamente delle fotografie, ha detto che gli interessa conoscere più a fondo la vita dei suoi studenti. Il mio prof. è un tipo un pò strano, in realtà non capisco perchè gli importi tanto delle nostre famiglie e delle nostre vite, però trovo che sia un progetto carino. Mi piace!" le spiegò Alexis voltandosi verso di lei. "Così io e la nonna stavamo scegliendo le foto migliori.  Mentre aspetti che torni papà puoi darci una mano se ti va. E' andato a comprare qualcosa di commestibile per fare colazione...ieri sera la nonna ha voluto sperimentare una nuova ricetta che aveva letto su un libro di cucina. Ha consumato litri e litri di latte. Io e papà ancora non siamo riusciti a capire che cosa avesse intenzione di cucinare..e come puoi immaginare non è venuto fuori un granché!" sussurrò la rossa avvicinandosi a Kate e abbassando la voce in modo da non farsi sentire da Martha, la quale era molto suscettibile e si offendeva facilmente ogni qualvolta sua nipote e suo figlio provavano, in maniera gentile, a farle capire che l'arte culinaria non era propriamente la sua vocazione.
Beckett cercò di trattenere a stento una risata mentre l'attrice prese posto accanto a loro due sul divano.
La detective osservava attentamente le fotografie mentre Alexis sfogliava lentamente le prime pagine del grande album. Le prime istantanee che vide, ritraevano una giovanissima Martha Rodgers, perfettamente vestita e truccata, mentre recitava, probabilmente, durante uno dei suoi tanti spettacoli teatrali. In altre, la donna sorrideva felice in compagnia dei suoi colleghi, vestiti anche loro con abiti sfarzosi e adatti all'occasione.
Ma furono le fotografie delle pagine seguenti quelle che catturarono completamente l'attenzione di Kate: la diva aveva lo stesso enorme sorriso stampato sul volto ma stavolta non indossava più gli abiti del mestiere, bensì teneva stretto tra le braccia un bimbo piccolo piccolo e lo guardava con quello sguardo pieno d'amore che solo una mamma innamorata della sua creatura può avere.
"Oh, questa è la prima foto che mi hanno scattato insieme a Richard non appena uscimmo dalla clinica, qualche giorno dopo aver partorito" riuscì a dire Martha, visibilmente emozionata. Kate restò a fissarla per un attimo, pensando a quanto fosse stato difficile per lei crescere un bambino da sola, senza l'aiuto di nessuno, senza la presenza di un uomo al suo fianco e con un lavoro impegnativo che le portava via molte energie tra lunghe ore di prove, viaggi oltreoceano e fan da accontentare. Nonostante tutto questo, era stata capace di crescere ed amare il suo bambino incondizionatamente, nonostante tutto era riuscita ad educarlo nel miglior modo possibile, ad insegnargli i valori importanti della vita, era riuscita a renderlo un uomo responsabile, amorevole e generoso, sempre disposto ad aiutare chi ne avesse bisogno.
Le pagine successive erano piene di foto dell'attrice e del piccolo Castle: il primo bagnetto, la prima estate trascorsa al mare, Rick che indossava una tutina a pois rossa tra le braccia di sua madre accanto ad un enorme albero di Natale, i suoi primi compleanni, un Castle con un grembiulino azzurro come i suoi occhioni e con il visino imbronciato durante il suo primo giorno di scuola, un'altra in cui era in sella ad un triciclo colorato con un'espressione felice e un enorme sorriso sul volto che lasciava intravedere qualche dentino mancante..
Kate non potè fare a meno di sorridere alla vista di quelle immagini che riassumevano brevemente l'infanzia di Castle. Non aveva mai visto fotografie di Rick da bambino, non ve n'era mai stata l'occasione e in quel momento si rese conto di quanto fosse dolce quel bimbo dagli occhioni azzurri e i capelli arruffati, con quel ciuffetto ribelle che, ancora oggi, gli ricadeva sulla fronte e che non restava mai al suo posto.
Poi la sua attenzione fu subito catturata da un'altra fotografia, una fotografia che le sembrò diversa da tutte le altre. I colori di quella immagine erano scuri, quasi a voler riflettere lo stato d'animo del soggetto fotografato: Castle avrà avuto all'incirca 7 anni ed era accovacciato nell'angolo di quello che sembrava un grande palcoscenico, dietro di lui si intravedeva il sipario e tutt'intorno cineprese e macchinari pronti per immortalare lo spettacolo. Sul suo visino c'era un'espressione triste, gli occhietti azzurri guardavano verso il palco, aveva la manina destra portata alla bocca come per ciucciarsi il pollice mentre con la sinistra stringeva forte al petto un coniglietto di peluche bianco con due grandi orecchie che penzolavano sulle travi di legno del palcoscenico. Tutt'intorno era scuro, con qualche bagliore di luce proveniente dai riflettori che illuminavano gli attori intenti a recitare.
"Martha, questa fotografia dove è stata scattata?" chiese Kate alla donna al suo fianco che era presa nel raccontare a sua nipote aneddoti dei vecchi tempi che furono.
"Oh, questa risale a parecchi anni fa, Katherine. Fammi pensare....oh si, sono certa che risalga alla prima di "Sogno di una notte di mezza estate" in cui recitai nei panni di Titania. Oh, che ricordi memorabili, fu un successone! Continuammo a ricevere complimenti per giorni e giorni...Comunque la foto fu scattata dietro le quinte del teatro da un membro dello staff di fotografi che la nostra compagnia aveva assunto per un servizio fotografico. Ricordo che alla fine dello spettacolo, il fotografo mi si avvicinò e dopo essersi complimentato per la mia performance, mi porse questa fotografia. Disse che non aveva resistito e che quando aveva visto quel bambino, che poi scoprì essere mio figlio, accovacciato dietro le quinte del teatro con quello sguardo spaesato, era stato colpito da un'improvvisa ispirazione artistica e gli aveva scattato una foto. Oh, e quel coniglietto che Richard tiene stretto tra le mani, come dimenticarlo! Erano inseparabili, guai a chi glielo toccava. Aspetta, com'è che lo aveva chiamato..."
"Piff, si chiamava Piff!" disse improvvisamente una voce dal fondo del salone. Le tre donne si voltarono di scatto e videro Castle appoggiato con il fianco sinistro al bancone della cucina, sul quale aveva poggiato due traboccanti sacchetti della spesa.
"Ehi papà avevi detto che avresti preso solo il latte, invece sembra proprio che tu abbia svaligiato l'intero supermercato!" esclamò Alexis, alzandosi dal divano e dopo aver poggiato l'album di fotografie sul tavolino basso del salone, si diresse verso la cucina per fare colazione.
"Richard, caro, quando sei tornato? Non ti abbiamo sentito rientrare." gli chiese Martha mentre si dirigeva anche lei verso il bancone per frugare tra le borse della spesa e vedere cosa sua figlio aveva comprato.
"Me ne sono accorto, eravate così prese che non vi siete accorte della mia presenza.." rispose Rick, lanciando un'occhiata a sua madre e avvicinandosi rapidamente a Kate.
"Ehi" la salutò lo scrittore con il suo solito dolcissimo sorriso
"Ehi Castle" rispose Kate arrossendo. Wow, Castle aveva il potere di farla arrossire anche con un semplice saluto, "sono messa proprio male" pensò la detective.
"Che ci fai qui a quest'ora? Abbiamo un nuovo caso?" le domandò tutto esaltato prendendo posto accanto a lei.
"No Castle, nessun nuovo caso. E' solo che passavo di qui e ho pensato che potesse farti piacere ricevere un passaggio fino al distretto..."
Il volto dello scrittore si aprì immediatamente in un enorme sorriso e dopo averle fatto un occhiolino malizioso le chiese sottovoce "Dì la verità detective, stai cominciando a cedere al mio fascino, vero?"
"No Castle! Non accadrà mai! Ti dò un passaggio al 12° solo per oggi, non ti ci abituare." rispose Kate posandogli minacciosamente l'indice al centro del petto.
"Oh, adesso si che ti riconosco. Stavo cominciando a preoccuparmi.." scherzò Rick.
Indossarono velocemente le loro giacche ma prima di lasciare il loft per raggiungere il distretto, Kate lanciò un'ultima rapida occhiata alla pagina dell'album che era rimasto aperto sull'istantanea di quel bimbo dagli occhi azzurri che non sorrideva più.


La giornata lavorativa al 12° era trascorsa senza particolari intoppi. La squadra non aveva nessun nuovo caso da seguire, così la Gates aveva ordinato ai suoi detectives di svolgere un pò di quel noioso lavoro d'ufficio che veniva sempre accantonato per un motivo o per un altro.
Per tutto il tempo, nella mente di Kate era rimasta impressa quella fotografia del piccolo Castle che aveva visto al loft. Non sapeva spiegarsi il motivo, ma quell'immagine l'aveva colpita particolarmente. A differenza delle altre, le aveva suscitato sentimenti così intensi che ad un certo punto avrebbe desiderato entrare all'interno di quella foto, prendere in braccio quel bambino e stringerlo forte al suo petto, lasciandogli tanti bacetti su quelle guanciotte paffute, cercando di cancellare dal suo visino quell'espressione triste.
Quella fotografia aveva in sè quel qualcosa di tragico, forse a causa dei colori troppo scuri e spenti che non si addicevano affatto alla piccola ed esile figura di quel bimbo dagli occhi color del mare, forse per via di quella presa quasi disperata con la quale teneva stretto a sè quel peluche di pezza che sembrava essere l'unica presenza, seppur inanimata, su cui poter contare in quell'istante o forse per via di quello sguardo così impaurito e al tempo stesso così profondo che esprimeva molto più di ciò che quel bambino di 7 anni sarebbe stato capace di dire a parole. Probabilmente, anche quel fotografo si era accorto di quanto fosse tragica e al contempo intensa quella scena e per questo aveva deciso di immortalarla.
All'improvviso una mano calda si posò sul suo ginocchio, risvegliandola da quella serie infinita di pensieri che le stavano affollando la mente.
"Kate, ci sei?" le chiese Castle che si era avvicinato pericolosamente al suo viso e la stava osservando con quei due splendidi zaffiri azzurri.
"Certo Castle" si affrettò a rispondergli la detective sorridendo appena e allontanandosi il più velocemente possibile dal suo volto. "Sono quasi le 5, tra un pò il turno sarà finito..Resti da me stasera?" gli domandò Beckett a bassa voce mentre arrossiva e si mordeva nervosamente il labbro inferiore con i denti.
"Se me lo chiedi così, come faccio a dirti di no?" le rispose lo scrittore visibilmente eccitato. "Ti aspetto di sotto." e alzandosi dalla sedia, si avviò verso l'uscita con quel magnifico sorriso stampato sul volto.
Ecco, pensò Kate, era quella l'espressione che avrebbe voluto vedere in tutte le foto del piccolo Rick.

 
Erano stesi nel suo letto, avvinghiati l'uno all'altro, ancora senza fiato per la recente "sessione di coccole: livello super avanzato" - come Castle era solito definire le loro roventi notti di passione in maniera scherzosa. Kate poggiava la testa sul petto dello scrittore mentre quest'ultimo la teneva stretta a sè con il braccio destro che le circondava i fianchi e con le dita della mano sinistra le accarezzava lentamente la schiena liscia e nuda. Ogni tanto le sussurrava qualcosa di dolce o divertente all'orecchio, facendola ridere e affondare il viso nell'incavo del suo collo.
"Castle.." sussurrò Kate all'improvviso.
"Mmh.." mugugnò lo scrittore.
"Raccontami una storia.."
Era una richiesta che la detective gli faceva più volte da quando stavano insieme e Rick era sempre ben felice di accontentarla. Kate gli aveva confidato in gran segreto in uno dei loro momenti d'intimità, che ascoltarlo parlare e raccontare storie le trasmetteva una sensazione di tranquillità e sicurezza, perciò dopo quella confessione, Castle non le aveva mai negato quel personale momento di "relax".
"Cosa vuoi che ti racconti?" le chiese mantenendo un tono di voce basso e posandole un bacio sulla testa.
Kate ci pensò un instante e poi tutto d'un fiato gli disse "Ti va di raccontarmi una delle avventure del piccolo  Rick e di Piff?"
Castle rimase in silenzio per un pò, incerto e sorpreso dalla richiesta insolita della sua compagna. Beckett sentì i muscoli del suo petto irrigidirsi a quella domanda, e così decise di non muoversi dalla posizione in cui stava e di lasciarlo pensare in silenzio per qualche minuto.
Poco dopo lo sentì sospirare pesantemente e si accorse che quell'espressione beata e soddisfatta che aveva sul volto fino a poco tempo prima era scomparsa, facendo affiorare un velo di tristezza nei suoi occhi.
"Come mai questa richiesta insolita? E' per via delle fotografie che hai visto?"
"Si, anche..in realtà era da un pò di tempo che volevo chiedertelo ma non trovavo mai il coraggio e poi Martha mi ha mostrato quelle foto e...Rick, capisco che per ovvi motivi non ti piaccia ricordare la tua infanzia, ne ho avuto la conferma dallo sguardo che avevi stamattina quando sei rientrato al loft e ti sei accorto che tua madre stava parlando di quando eri piccolo. Nessuno più di me può capirti. Ma quella foto che ti ritrae dietro le quinte del teatro..non ho fatto altro che pensare a quella foto tutto il giorno. Dio, Rick sembravi così triste..." affermò Kate sollevando il viso dall'incavo del suo collo e cercando con decisione il suo sguardo. Castle aveva gli occhi chiusi, respirava faticosamente come se in quel momento avesse un macigno sul petto e non accennò al benché minimo movimento.
Poi all'improvviso si voltò sul fianco in direzione di Kate, la avvicinò ancora di più al suo corpo cingendole la vita con il braccio, aprì gli occhi e poggiò la fronte al suo petto. Beckett lo strinse a sè con forza, gli infilò le dita tra i capelli morbidi e gli lasciò tanti baci sulla testa, proprio come aveva sentito il bisogno di fare quella mattina nei confronti del piccolo e triste Richard della foto.
"Non voglio che altri si accorgano di quanto in realtà io sia debole. Ecco perchè non parlo mai della mia infanzia" esordì in maniera inattesa lo scrittore.
"Castle, non sei debole, sei solo umano." Gli disse Kate continuando a tenerlo stretto a sè, come se avesse paura che potesse scappare da lei e da quella confessione così intima da un momento all'altro.
"Piff era il mio peluche preferito, lo portavo sempre con me durante i viaggi che facevo con mia madre. Sapevo benissimo che era solo uno stupido pupazzo di stoffa, ma era l'unico che insieme a lei era stato al mio fianco sin dalla nascita..e così quando mamma era sul palco o impegnata a lavorare e non poteva stare con me, io lo stringevo forte forte al petto e questo mi faceva sentire al sicuro."
Kate poggiò le mani sulle guance di Castle e lo invitò a sollevare il viso in modo da riuscire a guardarlo negli occhi; era visibilmente imbarazzato, aveva quello sguardo dolce che lei tanto amava e la fissava intensamente.
"Eri un tenerone sin da piccolo..!" gli sussurrò la detective sulle labbra mentre continuava a coccolarlo.
"M'inventavo tantissime storie per non annoiarmi, non essendoci bambini con cui giocare, dovevo provvedere da solo al mio intrattenimento. A volte usavo i costumi di scena che trovavo nei camerini, li indossavo di nascosto e pur essendo di parecchie taglie più grandi di me, mi permettevano di rendere la mia finzione più veritiera..così un attimo prima ero un cowboy del selvaggio west e l'attimo dopo ero un astronauta mandato in missione nello spazio. Sognavo ad occhi aperti e questo mi aiutava ad evadere, anche per pochi minuti, dalla realtà.."
"Allora era destino che diventassi uno scrittore!" lo interruppe Kate emozionata per la dolcezza e la genuinità con la quale Castle la stava rendendo partecipe dei suoi ricordi. In un primo momento le era parso teso e per niente propenso a raccontarle quei particolari della sua infanzia non del tutto spensierata. Poi, come al solito, era riuscito a stemperare la tensione e aveva cominciato a narrarle non solo le delusioni ma anche i sogni di quel bambino dalla fervida immaginazione.
"Sebbene ci siano stati momenti in cui mi sentivo solo e abbandonato da tutti, sono ben consapevole di aver avuto una madre eccezionale, una donna che non mi ha mai mollato nonostante tutto, e anche se può sembrare un pò pazza e bizzarra agli occhi degli altri, le sarò sempre riconoscente."
"Lo penso anch'io. Dopotutto credo che tu sia venuto su abbastanza bene Castle.." gli sorrise Kate mentre con una mano gli accarezzava il petto nudo.
"Sono un uomo fortunato..sono circondato da donne straordinarie.." le sussurrò all'orecchio lo scrittore facendola ridere. "Tu sei straordinaria." le disse non distogliendo lo sguardo dai suoi occhi verdi. "E promettimi una cosa Kate..la prossima volta, qualsiasi cosa tu voglia chiedermi, anche se pensi sia un ricordo che possa farmi un pò male, non esitare a domandare! Non permettermi di nasconderti cose del mio passato che hai voglia di sapere..mi hai concesso di conoscerti fino in fondo e io voglio fare lo stesso con te!"
Quello splendido, dolce e fantastico uomo che adesso aveva di fronte, le aveva già aperto più volte il suo cuore durante l'arco della loro relazione non più solo ed esclusivamente lavorativa, ma stavolta Beckett sapeva che sarebbe stato diverso. Non si trattava del raccontare del suo rapporto con Alexis nè delle esperienze vissute con altre donne ed ex-mogli, sebbene anche quest'ultimi fossero aneddoti abbastanza personali...in quell'istante si trattava di lui, soltanto ed unicamente di lui, si trattava della sua vita, della sua infanzia, delle sue gioie e dei suoi dolori. Le stava dando il permesso, le stava concedendo le chiavi del cassetto dei suoi ricordi in modo da potervi accedere ogni qualvolta lei ne sentisse il bisogno o ne avesse voglia.
"Non voglio che tu ti senta obbligato a farlo.." gli sussurrò Beckett abbassando lo sguardo.
"Non succederà, tranquilla..poco fa non mi sono sentito in obbligo verso di te. Ti ho raccontato quelle cose perchè volevo farlo e perchè sei la persona a cui affiderei la mia stessa vita."
Continuarono a guardarsi negli occhi e a scambiarsi sorrisi ed attenzioni crogiolandosi tra le morbide lenzuola, finchè Kate con un filo di voce richiamò la sua attenzione.
"Castle.."
"Si?"
"Per la cronaca, non penso che tu sia debole. Noi non siamo deboli. Noi insieme siamo una forza della natura."
"Hai ragione amore mio..." le rispose lo scrittore con un sorriso sincero "e questo letto ne è testimone" aggiunse ammiccando verso di lei e facendola ridere a crepapelle.
"Detective, ho una richiesta da farti: vuoi diventare ufficialmente il mio nuovo "Piff" in carne ed ossa?" le domandò Castle in tono solenne e con un'espressione seria sul volto.
"Mmmh..fammici pensare..ok, si, affare fatto!" rispose Kate fingendosi indifferente e per nulla convinta di quel nuovo ruolo appena ottenuto nella vita del suo scrittore.
"Anche se devo ammettere che sei persino meglio del Piff originale. Lui non era mica sexy quanto te!?"
"Shhh, CASTLE! Abbassa la voce! Se ti sentisse, potrebbe rimanerci male.." affermò lei sussurrando, decidendo di mantenere il gioco al suo partner.
"Oh, invece io penso che Piff sarebbe contento di sapere che il piccolo Richard ha finalmente trovato un'altra amichetta con cui...giocare!" e in un attimo si ritrovò schiacciata tra il materasso e il morbido corpo di Castle che prese ad accarezzarle ogni centimetro di pelle nuda con il suo tocco gentile.
"Non più tanto piccolo direi.." esclamò divertita Beckett mentre si portava il labbro inferiore tra i denti. "E comunque non preoccuparti.." aggiunse con un bisbiglio, cercando di richiamare l'attenzione dello scrittore, ormai preso da ben altri pensieri. "D'ora in poi mi prendo cura io di te, piccolo Richard!"

Se in quel momento avesse sfogliato nuovamente quell'album di fotografie, la detective sarebbe stata felice nel vedere spuntare un sorriso sul volto di quel bimbo dagli occhioni azzurri.



 
************
Ok, non è colpa mia. La colpa è tutta del caldo e dello studio matto e disperatissimo che mi hanno fuso il cervello. O quel poco che ne rimaneva.
E così, nella solitudine e tranquillità della mia casa al mare, è venuta fuori questo storiella. Ma, vi giuro, non è colpa mia! xD
Si parla sempre del passato di Beckett, della sua giovinezza e del caso di sua madre e per quanto io sia innamorata di questa storia, oggi ho sentito il bisogno di buttare giù queste righe e di immaginarmi un pò l'infanzia del piccolo Castle, tra gioie e dolori. A me piacerebbe tanto saperne un pò di più...capito Marlowe?
Con questa storiella spero di avervi strappato un piccolo sorriso o una lacrimuccia (a seconda dei casi) e se vi va lasciate una vostra opinione (sia essa positiva che negativa).
Vi auguro buone vacanze e sono vicina a tutte/i gli universitari che come me dovranno affrontare l'ennesima estenuante sessione estiva. Vi bacio.


PS: rileggendo, ho notato che nei versi finale, l'espressione "piccolo Richard" potrebbe essere interpretata, come dire, in modo malizioso. Giuro che non era questa la mia intenzione...detto questo, lascio a voi libertà di interpretazione! ;)
  
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