Inudibile.
Nero. Buio.
Questo circondava Elven, rannicchiata in un polveroso angolo della
stanza.
Io ero proprio accanto a lei; non sapevamo perché eravamo in
quest’orribile luogo … l’oscurità aveva ingoiato ogni cosa, i miei occhi erano
velati di una fitta tenebra.
Lei si appoggiò al muro, silente, assorta dai suoi pensieri. Divagava
sempre con la sua mente, anche nei momenti più
inopportuni.
Ricordo che, durante la annuale festa scolastica, rimase imbambolata per
circa venti minuti, con i suoi cerulei occhi spenti. Ormai ci ero abituata, non
c’era nulla da fare, appena varcava la soglia del suo mondo, nessuno poteva
riportarla indietro.
Frugo tra le mie tasche e trovo il mio antiquato cellulare, luce
finalmente! Avrei rivisto il suo volto.
Le mie mani tremavano, mentre attivai la piccola luce di cui disponevo …
finalmente riconobbi un tavolo e un paio di sedie, poi niente. Elven non era
affatto interessata a questo, i suoi occhi verdi puntavano ad altro.
Non capivo cosa voleva vedere. Provai a seguire il percorso della pupilla
con il mio indice, e arrivai al muro bianco accanto a quel dannato
tavolo.
Era partita, e non sarebbe tornata più.
Più la chiamavo, più lei se ne stava imbalsamata. Sembrava un libro di
favole a cui hanno strappato la pagina del lieto
fine.
-
Elven, stai bene?
Batti un colpo se ci sei! –
Niente, nulla. La sua mano leggera era abbandonata a sé stessa. Provai a
strattonargliela più volte, ma nessun impulso mi arrivò.
-
Dai che mi fai
preoccupare! Spero per te che tu non stia scherzando!
-
Volevo urlarle contro, volevo dirle di reagire, ma non avevo fiato in
gola.
Non sapevo cosa pensare: lei esanime e io in preda al
panico.
Di certo non poteva essere morta, ma in quel momento ero troppo
preoccupata per pensarlo, ed istintivamente
esclamai:
-
Se te ne vai, con chi potrò
arrabbiarmi, divertirmi, sfogarmi … non c’è nessuno uguale a te Elven, che mi
sopporta e mi aiuta nei momenti più difficili! Io … io voglio un futuro con te.
–
Improvvisamente il suo capo si alzò lentamente, fino a guardarmi in
faccia.
Espresse tutto in un lieve sussurro: la sua voce era sempre dolce e
simile ad una sviolinata.
-
Sai Emily, hai
ragione. Ho vissuto troppo tempo tra i miei sogni, senza accorgermi di chi mi
sta attorno, di chi mi vuole bene. Devo distruggere il mio creato, e tentare di
emulare quella bella fiaba qui nel presente … Io ti ringrazio, finalmente ho compreso che la gente
attorno a me soffriva per causa mia … -
Solo adesso avevo ascoltato il tuo inudibile grido di soccorso … quel
sottile filo che tentava di legarsi tra me e te,
trasparente.
Mentre tu tentavi di annegare nei tuoi pensieri, io dovevo essere il tuo
salvagente. Ma troppo tardi l’avevo capito …
Ero stupidamente felice, volevo abbracciarla e dirle quanto l’amavo, ma
improvvisamente mi ritrovai stesa per terra nella mia
camera.
Non è possibile, solo un sogno?