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Autore: Wild imagination    29/06/2014    12 recensioni
Prendete un liceo qualsiasi a Lima, Ohio. Magari il McKinley.
Adesso trasformatelo in un istituto per ragazzi con... capacità particolari.
Considerate una scuola privata gemellata (perchè no, magari la Dalton) i cui studenti sono cordialmente invitati a trascorrere un anno insieme al nostro Glee Club, che è un po' diverso dal solito.
Aggiungete delle sfide per rendere il tutto più emozionante, una convivenza forzata, e un Kurt che proprio non sopporta Blaine, ricambiato.
Un anno scolastico non vi sarà mai sembrato così interessante.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Welcome to McKinley High

 
It's time to try defying gravity 
Kiss me goodbye, I'm defying gravity 
And you can't bring me down 
Mmm-mmm 
 
Kurt canticchiava ad occhi chiusi con le cuffie nelle orecchie, totalmente rilassato. Era disteso sul suo letto con la testa affondata nel cuscino, e faceva ciondolare pigramente la gamba sfiorando la moquette con il piede. La mano destra era mollemente poggiata sulla coperta a palmo aperto, e il dito indice tracciava cerchi immaginari nell'aria. 
Sospirò, grato del silenzio che permeava la sua stanza.
TOC TOC
Ecco, come non detto. Kurt sollevò pigramente le palpebre, girando la testa verso la sveglia sul comodino.
Chi cavolo bussava alla sua porta alle otto del mattino? Pensava che l'avere una stanza singola l'avrebbe risparmiato da certi fastidi, ma a quanto pare si sbagliava di grosso. Per un attimo pensò di far finta di dormire, il che sarebbe stato plausibile dato che era il suo giorno libero.
TOC TOC 
Nel caso avesse avuto dubbi su chi fosse la pazza che stava bussando a quell'ora (e non ne aveva), l'insistenza con cui costei sbatteva le nocche sulla porta fece sparire ogni possibile fraintendimento.
Il ragazzo si sfilò le cuffie dalle orecchie sospirando, senza però alzarsi.
"Rachel! Si può sapere perchè bussi quando puoi tranquillamente passare attraverso le pareti?" chiese, urlando per farsi sentire dalla ragazza dietro la porta. A quel punto una figura leggermente offuscata e dai contorni tremolanti, molto simile ad un ologramma, attraversò la superficie di legno per poi riacquistare solidità. Pochi istanti dopo, una ragazza bassina e con i capelli castani, in un out-fit a dir poco bizzarro, aveva fatto la sua entrata nella camera di Kurt, con un gran sorriso stampato sul volto.
"Si tratta di buone maniere, tesoro" rispose pacatamente, guardandolo emozionata. Il castano alzò gli occhi al cielo, sbuffando, senza accennare a cambiare posizione.
"Piuttosto... Si può sapere cosa ci fai ancora a letto?" 
Il ragazzo lo guardò con le sopracciglia sollevate, disorientato.
L'amica incrociò le braccia al petto, fissandolo con aria di rimprovero. "Non dirmi che te ne si dimenticato!"
L'espressione stralunata sul volto di Kurt non accennava a sparire, così Rachel si vide costretta a dare spiegazioni, scocciata. "Tra poco arriveranno i ragazzi della Dalton"
Il ragazzo si sbatté una mano sulla fronte, dandosi dell'idiota. Come aveva potuto dimenticarlo? Il preside Figgins non faceva che ciarlare all'altoparlante di quanto fosse importante mantenere-rapporti-stretti-con-le altre-scuole-per-restare-uniti-in-momenti-difficili da settimane, e lui si dimenticava della venuta di quel branco di pinguini imbellettati dell'istituto a cui il McKinley era gemellato. Rachel iniziò a battere le mani con evidente entusiasmo, prima di sedersi sul letto accanto all'amico, che la guardò con un sopracciglio alzato, per niente impressionato.
"Eddai, Kurt! Come fai a non essere emozionato? Tutti quei bei ragazzi in divisa..." esclamò con aria sognante, arricciandosi una ciocca di capelli scuri attorno al dito indice.
Il ragazzo sbuffò tutto il proprio disappunto. "Rachel, sono solo un gruppo di snob con il portafogli troppo gonfio che ci fa il piacere di stazionarsi nella nostra scuola; l'hanno già dimostrato in numerose occasioni. E poi tu sei fidanzata" le ricordò.
L'amica lo guardò di sbieco, risentita. "Io amo Finn" annunciò con solennità, "ma niente mi vieta di notare un bel vedere". Kurt ridacchiò.
"Al contrario di me, però, qualcuno di mia conoscenza è single, e potrebbe tranquillamente flirtare spudoratamente con uno di quegli snob col portafogli troppo gonfio" continuò l'amica, guardandolo con aria maliziosa.
"Non tutti sono gay, tesoro" obiettò il castano con ovvietà, scorrendo senza particolare attenzione le canzoni del proprio I-pod.
Rachel gli mollò una pacca sulla gamba distesa, con aria amichevole. "Stai scherzando, vero? Frequentano una scuola maschile: se non erano gay quando sono entrati, lo sono diventati per istinto di conservazione!"
Kurt proruppe in un sbuffo a metà fra il divertito e l'affranto, prima che la ragazza si alzasse facendo cigolare le molle del letto e si avvicinasse alla porta con passo leggero. Si rivolse un'ultima volta all'amico, girandosi di tre quarti. "Ti aspetto in sala mensa tra mezz'ora, e mi raccomando: fatti bello!" Gli fece l'occhiolino, prima di scomparire attraverso la porta così com'era entrata. Kurt sospirò, decidendo finalmente di alzarsi; si stiracchiò, lamentandosi quando sentì diverse giunture scricchiolare impietosamente.
Con un sonoro sbadiglio si diresse in bagno, separato dalla sua camera da una porta anonima sulla parete di fronte al letto, per poi guardarsi allo specchio. Un gemito disperato gli sfuggì dalle labbra quando notò le condizioni in cui versavano i suoi capelli. Vi passò una mano attraverso, cercando di dare un senso al ciuffo castano che gli penzolava davanti agli occhi. Dopo alcuni tentativi si arrese, limitandosi a sciacquarsi la faccia con l'acqua fredda del rubinetto e a lavarsi i denti: se ne sarebbe occupato più tardi. Ancora avvolto nel suo pigiama azzurro (rigorosamente in tinta con i suoi occhi), si avvicinò all'armadio in mogano alla destra della porta, spalancandolo. Davanti a lui si presentarono una cinquantina di capi di abbigliamento diversi, rigorosamente piegati e suddivisi per genere e poi per colore. Con un sospiro si mise a rovistare in quella pila infinita, cercando qualcosa di adatto da indossare. Dopo alcuni minuti estrasse una camicia blu notte e degli attillatissimi jeans bianchi, a cui abbinò una cintura in cuoio scuro. Si spogliò e rivestì in fretta, controllando nervosamente l'orologio sul comodino, per poi dirigersi nuovamente in bagno e aprire l'armadietto sul lavandino, da cui estrasse la lacca. Afferrato il pettine, iniziò ad armeggiare coi capelli castani con pazienza lodevole; quando fu soddisfatto del risultato, risistemò velocemente la coperta sul letto, e afferrò una chiave dal cassetto del comodino. Si chiuse la porta alle spalle con un leggero tonfo, pronto ad avventurarsi verso la sala mensa. Fu alquanto sorpreso di notare tanta vitalità a quell'ora del mattino: solitamente gli studenti si trascinavano per le aule con aria devastata. Rischiò di essere travolto da una fiumana di ragazzi schiamazzanti che correvano su e giù, bussando e entrando nelle stanze di amici e fidanzati, entusiasti. Iniziò a camminare lungo il corridoio, scuotendo la testa con disappunto: come reagivano male alle novità, al suo liceo...  Sovrappensiero, per poco non pestò la zampa di un piccolo coniglio fulvo che gli zampettava fra i piedi. Questo alzò la testa e, con voce stranamente squillante gli intimò di fare attenzione a dove mettesse i piedi, per poi continuare a  saltellare per il corridoio. Kurt arrivò illeso fino alla mensa dopo aver sceso le scale (non senza fatica, considerando che erano letteralmente intasate dagli studenti). Attraversò l'immensa arcata di legno, ed entrò nella sala, immergendosi in parlottii confusi, risate sguaiate e tintinnii di piatti e bicchieri. In perfetto stile Harry Potter, dal soffitto pendevano immensi lampadari di cristallo, e le pareti in mattoni ocra erano interrotte da coloratissime finestre ad arco, che affacciavano sull'enorme giardino esterno.
Il ragazzo fece scorrere lo sguardo su tutti i tavoli della sala, gremiti di ragazzi che ridacchiavano e si tiravano vicendevolmente proiettili di cibo, fino a che non trovò quello che stava cercando. Con aria rilassata si avvicinò ad un tavolo rettangolare sulla sinistra, vicino al muro, occupato da una decina di ragazzi che chiacciheravano animatamente. Al suo arrivo, Kurt si fermò dietro a Rachel, e alcuni dei suoi amici si girarono, sorridendogli amichevolmente. 
“Ehy, Kurt!” lo salutarono all'unisono due ragazze bionde identiche, sedute una di fianco all'altra. “Ti stavo tenendo il posto.” Una di loro scomparve con un leggero schiocco in una nuvoletta di fumo, facendo spazio accanto a sè. “Grazie, Brit” le sorrise Kurt, prima di sedersi sulla panca fra lei e Rachel. 
Si allungò verso il centro del tavolo per afferrare la caraffa dell'aranciata già mezza vuota e versarsene un po' nel bicchiere. 
“Allora, quanto tempo abbiamo prima che arrivino?” chiese Mercedes, seduta davanti a lui, occupata a zuccherare il proprio cappuccino.
Artie, a capotavola, controllò l'orologio da polso. “Più o meno una mezz'ora"
Tutte le ragazze si esibirono in urletti entusiasti, mentre i ragazzi, compreso Kurt, alzavano gli occhi al cielo.
“Non capisco perchè siate tanto emozionate” obiettò Finn, squadrando severamente un'euforica Rachel, seduta accanto a lui. Puck gli diede man forte, annuendo con la bocca piena di biscotti. “Sfono sfolo ragaffi” constatò, sputacchiando sul povero Artie, che si sfilò stancamente gli occhiali per pulirli sulla manica del golfino. 
Tutte le ragazze si girarono contemporaneamente verso di loro, guardandoli scettiche.
“Sono solo ragazzi?!” ripetè Quinn, seduta accanto a Mercedes.
“Sono solo ragazzi ricchi!” si intromise Tina, guadagnandosi un'occhiata offesa da Mike.
“In divisa...” continuò Rachel
“E che, molto probabilmente, avranno bisogno di compagnia, visto che frequentano una scuola maschile” terminò Santana, scoccando un'occhiata maliziosa ai suoi amici.
Kurt ridacchiò, ma evidentemente il suo divertimento non fu condiviso dagli altri ragazzi, che sbuffarono nuovamente. Quinn sorrise, soddisfatta di aver contribuito a zittirli, e con un gesto deciso del dito indice fece levitare verso di sè i biscotti di Puck.
“Ehy!” piagnucolò quello.”Rendimeli” La ragazza bionda si limitò ad afferrare il pacchetto che ondeggiava mollemente davanti a lei, a venti centimetri dal tavolo. 
Scosse la testa in segno di diniego. “Perchè non ti trasformi e diventi di cioccolato? Così avresti scorte a vita.” propose, con aria giocosa. Puck fece finta di pensarci su, accarezzandosi la cresta da moicano. “Mmhh... Lo prenderò in considerazione”, affermò alla fine. Fece per alzarsi e raggiungere la bionda, ma Finn lo ributtò a sedere con un tonfo, esercitando una lievissima pressione col dito indice sul suo petto, deciso ad evitare di attirare l'attenzione di tutta la mensa con una rissa. “A volte odio la tua superforza, amico” si lamentò un imbronciato Noah, incrociando le braccia al petto e scivolando sulla panca. Kurt si girò verso il tavolo dietro al loro, fortunatamente ancora vuoto, afferrando un pacchetto di biscotti e lanciandolo a Puck. “Ecco, bambinone!” L'amico si esibì in un sorriso a trentadue denti, entusiasta, prima di ricominciare ad ingozzarsi coi biscotti al cioccolato. Tutti gli altri ragazzi seduti al tavolo scoppiarono a ridere, scuotendo la testa con aria sconfortata. Quel momento di allegria fu interrotto da un intenso stridore metallico, che produsse gemiti infastiditi in tutta la sala, che si zittì di botto. Tutti gli studenti alzarono la testa di riflesso, girandosi gli altoparlanti fissati agli angoli delle pareti. La voce del preside si distinse forte e chiara in tutta la mensa, con quello strano accento indiano:
“Buongiorno, ragazzi. Vorrei informarvi che gli ospiti della Dalton saranno qui tra dieci minuti, quindi inviterei tutti voi a raggiungere l'entrata, per dare il benvenuto ai nostri amici.”
Quando Figgins terminò il breve annuncio, l'intero corpo studenti si esibì in urletti emozionati, alzandosi con un gran tramestio di sedie e accalcandosi all'entrata della mensa per raggiungere il portone principale. Il gruppo di Kurt si scambiò sguardi di intesa, e tutti attesero che la  fiumana di ormoni defluisse, prima di alzarsi con un sospiro e unirsi agli altri. Rachel aveva iniziato a saltellare emozionata, mentre le altre ragazze continuavano ad aggiustarsi i capelli e a controllarsi il trucco a vicenda.
Kurt non aveva mai visto tanti ragazzi tutti stipati nell'ingresso; persino il preside stava sgomitando per arrivare davanti al portone, continuando a lisciarsi la giacca e a stringersi il nodo della cravatta. Tutto il corpo insegnanti era disposto in fila, proprio dietro di lui. Anche il nostro professor Schuester, notò il castano, indicandolo agli altri.  
Il McKinley era una struttura davvero gigantesca, se messa a confronto con gli altri edifici di Lima. Grande più o meno come due ospedali, era senza dubbio una fortuna che fosse sperduta in mezzo alla campagna.
Vi insegnavano all'incirca venti professori, e ad ognuno di loro era affidato uno o più gruppi di ragazzi con "doti particolari" a cui doveva essere insegnato come controllare i propri poteri, in modo che poi potessero iniziare a portare a termine le missioni. Niente di speciale, solo controlli di routine per limitare la criminalità del quartiere. Alla fine dei cinque anni di liceo ognuno di loro era autorizzato a tornare alla propria vita normale, a svolgere un lavoro normale, insieme a persone normali, senza rischiare di causare disastri nè sconvolgere i poveri umani (del tutto ignari della loro esistenza). Gli studenti erano raggruppati in base al livello del loro potere, che poteva andare dall'uno al dieci; esso dipendeva principalmente dal tipo di capacità, che poteva essere offensiva, difensiva o, come sostenuto da Kurt, perfettamente inutile (come, per esempio, farsi crescere i capelli più velocemente del normale); ma il livello poteva anche aumentare con la pratica. Lo stadio numero dieci era stato raggiunto solo una dozzina di volte nel corso della storia. Quello di Kurt era il gruppo GC, il loro livello variava dal sette all'otto, ed era il più eterogeneo di tutto l'istituto. 
Artie era capace di percepire i poteri altrui e riconoscerne le caratteristiche, ma la maggior parte di loro aveva facoltà fisiche: Santana era capace di rilasciare al tatto sostanze corrosive; Tina curvava la luce attorno agli oggetti rendendoli invisibili; Mercedes, con la sua voce incredibile, poteva emettere ultrasuoni; Sam aveva la possibilità di respirare sott'acqua, per questo (e anche per altro) veniva amichevolmente chiamato "Bocca di trota"; Puck era capace della cosiddetta trasformazione tattile, ovvero poteva assumere la stessa sostanza di ciò che stava toccando; Finn era superforte, un'abilità piuttosto diffusa fra i loro simili. Quinn, invece, era telecinetica, e si stava allenando per spostare oggetti sempre più pesanti, con ottimi risultati; Brittany poteva sdoppiarsi a proprio piacimento; Mike aveva un'agilità sovrumana; Rachel abusava della capacità di passare attraverso a qualsiasi materiale solido. Ovviamente tutti dovevano anche essere capaci di combattere corpo a corpo, in caso di emergenza. 
E poi c'era Kurt, rispettato perchè era unico nel suo genere, considerando che negli ultimi cinquant'anni non aveva avuto notizie di ragazzi che potessero...
Uno sfragare metallico lo distolse dai propri pensieri, facendolo girare verso l'entrata con aspettativa. Tutto il corpo studentesco si zittì all'istante, col cuore in gola. Il gigantesco portone di legno iniziò ad aprirsi lentamente, cigolando, mentre tutti trattenevano il respiro.
Quando entrambi i battenti furono spalancati, per un attimo Kurt fu reso cieco dalla luce che entrava prepotentemente dal varco. Dopo aver sbattuto velocemente le palpebre per liberarsi delle lucine impresse sulla propria retina, rimase un attimo interdetto; gran parte degli studenti attorno a lui iniziò a bisbigliare concitatamente. Si aspettava che a fare quell'entrata trionfale fosse il temuto preside della Dalton stretto in un completo di Dolce&Gabbana, invece riusciva a scorgere, oltre tutte le teste degli studenti, solo una distesa di divise blu e grigie. Proprio oltre la soglia, un ragazzo biondo piuttosto alto teneva la mano destra distesa davanti a sè, a palmo aperto, e aveva un'espressione concentrata, con le sopracciglia aggrottate. Quasi certamente era stato quel ragazzo ad aprire il portone.
"Telecinetico", sentì bisbigliare Artie, come a confermarlo. 
Questo abbassò il braccio lentamente, per poi spostarsi di lato e permettere ad un altro studente di entrare prima di lui. Il castano aggrottò le sopracciglia, ancora confuso dall'assenza del preside. Fu distratto da un giovane bassino coi capelli ricci e un paio di occhiali da sole, che attraversò il portone con un sorriso a trentadue denti stampato in volto. Kurt fu ancora più sorpreso di vedere i suoi compagni che lo seguivano a poca, rispettosa distanza, gettando occhiate incuriosite attorno a loro, quasi fosse il loro leader. Beh, probabilmente è proprio così. Tre, in particolare, erano praticamente appiccicati a lui. Il riccio avanzò a passo deciso, fino a raggiungere Figgins, anch'egli piuttosto interdetto. Si sfilò elegantemente gli occhiali, stringendo calorosamente la mano al preside, e nonostante Kurt fosse separato da lui da una trentina di studenti, riuscì a cogliere un baluginio in quelle iridi color ambra. Centinaia di occhi erano puntati su quel giovane che stava parlando fitto fitto con Figgins, senza accennare a far sparire il sorriso dal proprio volto. Rachel sbuffò frustrata, accanto a Kurt: detestava non riuscire a sentire niente. Se fosse stato per lei, sarebbe passata attraverso gli altri studenti, ma aveva scoperto a proprie spese che la sensazione di gelo che seguiva quell'atto non veniva considerata affatto piacevole dalle sue vittime. Fortunatamente i ragazzi delle prime file iniziarono a passare parola, e in poco tempo il discorso fra il loro preside e il ragazzo della Dalton fu di pubblico dominio. 
"A quanto pare", li informò Mercedes, che aveva appena sentito la storia dalla ragazza di fronte a lei, "il preside della Dalton ha avuto un impegno urgentissimo ed irrevocabile, e non ha avuto modo di presentarsi. Blaine Anderson", continuò, indicando con un cenno del capo il ragazzo riccio, "si occuperà di tutto in sue veci, tenendolo aggiornato". Tornarono a puntare gli occhi su Anderson, che si era allontanato da Figgins e aveva iniziato a presentarsi molto educatamente a tutto il corpo insegnanti.
"Ma è solo un ragazzo!", obiettò Rachel, sollevandosi sulle punte per tentare di superare tutte le teste che le stavano davanti. E che ragazzo, aggiunse mentalmente Kurt, per poi darsi dell'idiota. "Avrà la nostra età".
Mercedes fece spallucce. "Lo aiuteranno i tre del consiglio, immagino". Tutto il GC si girò verso di lei, con aria smarrita. La ragazza sospirò, indicando loro i tre giovani che affiancavano il riccio. "Sono i tre rappresentanti d'istituto della Dalton". 
A quel punto il preside Figgins si battè delicatamente due dita sulla gola, e la sua voce si amplificò. Per un attimo Kurt si chiese perchè non lo facesse più spesso, invece di rischiare di assordare tutti gli studenti con gli altoparlanti.
"Bene, ragazzi. Per dare un caloroso benvenuto agli studenti della Dalton, alcuni ragazzi del Mckinley sono stati scelti per far visitare loro la scuola, questo primo giorno. Si divideranno in coppie e guideranno ognuno una decina di ospiti. Coloro che saranno chiamati, si avvicinino." Al preside fu passata una lista con alcuni nomi scritti in bella calligrafia. Iniziò a leggere:
" John Deacon
Alisha Lopez
Robert Jills
Sarah Fernandes..."
Kurt tirò un sospiro di sollievo: erano tutti ragazzi dell'ultimo anno. Non c'era possibilità che adesso chiamassero...
"Kurt Hummel
Accidenti
"e Rachel Berry". La ragazza squittì, e il castano si voltò verso di lei con aria truce. "Rachel, tu non c'entri ASSOLUTAMENTE NULLA con questa storia, vero?" L'amica si voltò con stampato sul viso il sorriso più angelico del suo repertorio. "Oh, lascia perdere...", sbuffò lui. Gli altri del gruppo sghignazzarono, mollandogli pacche amichevoli sulle spalle. Santana si sporse verso di lui e gli soffiò un "conquistali, tigre" nell'orecchio. Kurt alzò gli occhi al cielo, a metà tra l'irritato e il divertito, e iniziò a farsi largo fra la folla sgomitando, seguito da una saltellante Rachel. Il professor Schuester lo guardò comprensivo, accennando col capo all'amica, e assunse un'aria colpevole; il giovane sospirò, afflitto, mimandogli di non preoccuparsi. Entrambi si fermarono proprio davanti al preside, accanto agli altri nominati, sotto lo sguardo silenzioso e attento dei ragazzi della Dalton e, molto probabilmente, di tutta la sala.
Kurt era l'unico ad apparire leggermente annoiato, visto che quelli accanto a lui (notò inclinando leggermente il busto in avanti per osservarli) avevano sfumature espressive che gravitavano dall'estasiato all'orgoglioso. Sbuffò impercettibilmente, ma a quanto pare abbastanza forte da attirare l'attenzione del leader della Dalton, a pochi passi da lui. Anderson fece scivolare lo sguardo sul castano, smettendo di ascoltare lo sproloquio di Figgins, incuriosito dalla sua totale mancanza di entusiasmo; Kurt, sentendosi osservato, ruotò la testa e incontrò i suoi occhi. Un brivido gli percorse la spina dorsale e un rossore atipico gli tinse la guance, ma si costrinse a non distogliere l'attenzione da quello sguardo intenso. Il riccio aveva gli occhi più belli che avesse mai visto. A prima vista sembravano di un brillante color nocciola, ma guardando con più attenzione si potevano notare anche sfumature verdi attorno alla pupilla e pallide venuzze dorate che contornavano l'iride. Sembravano così profondi... Non interruppero il contatto visivo per alcuni istanti, come se stessero affogando uno nelle iridi dell'altro. 
Rachel tossicchiò, dando una gomitata a Kurt nel fianco. Quello si girò interrompendo lo scambio di occhiate, incontrando il viso dell'amica, che lo guardava confusa e interessata. Il castano scrollò le spalle, mimando un' aria indifferente, prima di tornare a guardare Figgins, con la sensazione che gli occhi dell'altro ragazzo fossero ancora posati su di lui. 
Kurt colse solo le ultime parole del preside, rivolte alla Dalton.
 "...quindi dividetevi in gruppi. Ci vediamo all'ora di pranzo." Detto questo, uscì dal portone principale, seguito dagli altri insegnanti. La sala parve rianimarsi come fosse appena stata depietrificata, e tutti gli studenti si dispersero ciarlando, pronti a tornare alle loro occupazioni. I ragazzi in divisa, intanto, si divisero in gruppi di dieci, e si disposero con ordine militare davanti a ciascuna coppia. Kurt fu alquanto sorpreso di ritrovarsi davanti Anderson, col suo sorriso scintillante. Questo gli porse la mano con fare amichevole, continuando a guardarlo negli occhi; l'altro la afferrò senza esitazione. "Kurt Hummel", si presentò. Una scarica elettrica si irradiò dalla sua mano fino al gomito, lasciandolo un po' interdetto.
"Blaine Anderson". Blaine si girò poi verso Rachel, che fino a quel momento era rimasta in disparte col sorrisino di chi la sapeva lunga.
Le guide si riunirono un attimo, confabulando per decidere quale percorso intraprendere. 
A Rachel e Kurt spettò per prima l'ala delle camere, così, con un cenno, iniziarono a salire le scale, seguiti dal loro gruppo di ragazzi in divisa. 
Arrivati alla fine della rampa girarono a destra, nel corridoio liberato appositamente per il loro soggiorno.
Kurt si piazzò in mezzo al corridoio, voltandosi verso il proprio pubblico.
"Bene", esordì, strofinandosi nervosamente le mani. Anderson era proprio in prima fila, e sembrava non aver intenzione di staccargli gli occhi di dosso.
"Questo", indicò dietro di sè, "è il vostro corridoio. Va dalla stanza 300 alla 319. Ogni stanza ha due posti letto, un bagno e una scrivania." Fortuna che era stato attento ai borbottii del preside che li avevano assillati per settimane...
"Ogni camera ha un'apposita chiave che vi sarà consegnata in segreteria appena avrete deciso le coppie", si intromise Rachel. L'amico le scoccò un'occhiata torva: si era preparata bene, la traditrice.
"Secondo le regole dell'istituto, ogni studente dovrà essere nella propria camera alle undici in punto. Eccezionalmente, durante il weekend, il coprifuoco viene spostato a mezzanotte. E' ovviamente vietato introdurre nella scuola qualunque tipo di alcolico... altrimenti venite sospesi." La ragazza pronunciò l'ultima frase alzando gli occhi al cielo, scimmiottando la voce dei docenti.
"Solo se vi beccano", borbottò Kurt, quasi sovrappensiero. Tutti i ragazzi ridacchiarono.
Rachel gli scoccò un'occhiata divertita, prima di continuare. "Bene, qui abbiamo finito. Spero che le camere siano di vostro gradimento."
"Ne dubito fortemente", bisbigliò in maniera piuttosto udibile un ragazzo dall'accento francese. Kurt, punto sul vivo, affilò lo sguardo e lo fissò sul proprietario di quella voce. Era alto, magro, con gli occhi di un verde brillante e i capelli castani leggermente sollevati verso l'alto. Mollemente appoggiato com'era alla parete del corridoio, aveva il classico portamento da "snob-dell'alta-società-con-la-puzza-sotto-il-naso". Esattamente quello che Kurt si aspettava dai ragazzi di una scuola privata.
Dal modo in cui lo stava fissando, con aria irriverente e altezzosa, non sembrava minimamente imbarazzato di essere stato sentito. Anzi.
Hummel si esibì in uno dei suoi migliori sorrisi angelici e inclinò la testa sulla spalla, gli occhi di ghiaccio. Era pronto a rifilare a quella sottospecie di maleducato una serie di battute sarcastiche che gli avrebbero fatto cascare tutti quei capelli perfettamente laccati dalla testa.
Rachel, accanto a lui, avvertì il pericolo e gli fece segno di lasciare perdere, poggiandogli una mano sulla spalla come per trattenerlo. Kurt la guardò per un momento, prima di sospirare. Va bene, forse non era il caso di mettersi a litigare in mezzo al corridoio.
Si limitò a fissare l'altro con aria di sdegno, per poi fare cenno al gruppo di seguirlo fino alla mensa. 
Passando accanto al ragazzo di prima notò che aveva ancora dipinto sul volto un sorrisetto di scherno, e lo squadrava dall'alto in basso. Oh, carino, non hai idea del guaio in cui ti sei appena cacciato. Pensò Kurt.
Il tour della scuola fu piuttosto tranquillo. Per Rachel, per lo meno. Hummel si ritrovò a fare sfoggio di tutto il proprio autocontrollo, visto che il ragazzo francese trovava da ridire praticamente su qualunque stanza della scuola.
"Cavolo, certo che questa palestra è proprio piccola e mal tenuta. Spero che non mi caschi qualche trave in testa"
E questo sarebbe proprio un peccato. Magari segando di qua e scalfendo di là riesco a far succedere qualcosa...
"Quest'erba è così secca... Ma questi poveracci non hanno i soldi per un giardiniere?"
Trenta dì conta novembre, con april, giugno e settembre...
"Scommetto che il cibo non è un granché. Ma cosa vuoi aspettarti da una scuola pubblica?" L'ultima parola la pronunciò con aria leggermente disgustata. 
A Kurt fumavano le orecchie, letteralmente. Il suo livello di sopportazione era arrivato al limite, ma finse di non sentire per dimostrarsi maturo e, soprattutto, perchè Rachel continuava a redarguirlo di sottecchi. 
Quando si ritrovarono davanti alla porta d'ingresso, quasi sospirò di sollievo. Finalmente si sarebbe tolto quell'idiota dalle scatole.
Rachel prese parola: "Bene, ragazzi. Il tour è finito. Sono le undici e mezzo, quindi il pranzo inizierà fra circa un'ora. Nel frattempo, potete dare i vostri nomi in segreteria e cominciare a portare le vostre cose nelle stanze."
Salutò tutti con un largo sorriso, e i ragazzi si accalcarono vicino alla segreteria. Tutto l'ingresso era occupato da decine e decine di valigie identiche accalcate una sull'altra. Kurt iniziò a salire le scale velocemente, saltellando fra borse e beauty case. Non vedeva l'ora di chiudersi in camera, sperando che la musica lo aiutasse a farsi passare le manie omicide che l'avevano assalito nell'ultima ora; aveva elaborato tredici modi diversi per uccidere il francese con una lima per unghie. Un lieve tocco sulla spalla lo fece voltare, sorpreso. Si ritrovò davanti Anderson, pochi scalini più in basso, che lo guardava con un sorriso leggermente imbarazzato. Il riccio si portò una mano alla nuca, tentennando, con gli occhi gelidi di Kurt puntati addosso. "Ehm... Volevo scusarmi, sai. Per Sebastian." disse, indicando con un cenno del capo il francese. "Lui è..."
Kurt si sentì rimbombare nelle orecchie tutte le offese alla propria scuola pubblica uscite da quella boccaccia, e la rabbia lo rese più acido di quanto avesse voluto.
Il McKinley era praticamente casa sua. E di altri 1250 studenti provenienti da tutti gli Stati Uniti.
"E' un ragazzo di una scuola privata" completò la frase, irritato. Riuscì a malapena a registrare l'espressione offesa di Blaine, prima di girare i tacchi e scomparire lungo il corridoio.
 
Kurt entrò nella sua stanza, la 216, e sbattè la porta dietro di sè.
Si portò l'indice e il pollice della mano destra al volto, massaggiandosi la radice del naso, e inspirò profondamente.
Dannati pinguini imbellettati. 
Prese l'ipod dal comodino e si buttò sul letto, con la musica degli auricolari a palla.
Aveva un'ora per recuperare la calma, così chiuse gli occhi per tranquillizzarsi. Rivide lo sguardo offeso di Anderson e per un istante, uno solo, si sentì leggermente in colpa. 
 
Precisa come un orologio svizzero, alle 12.45 Rachel si presentò nella sua stanza. Questa volta senza bussare.
La sua figura passò semplicemente attraverso la porta e si fermò davanti al letto dell'amico.
Kurt le lanciò un'occhiata risentita, senza dirle una parola. Ce l'aveva ancora con lei per averlo costretto a fare da guida. L'amica sospirò, alzando gli occhi al cielo.
"Andiamo, Kurt. Non fare tante storie, non è andata così male!"
Il castano sollevò le sopracciglia con aria incredula. Non è andata così male? E cosa intendeva esattamente lei per "andare male" ? Scatenare una rissa saltando al collo dei propri ospiti poteva essere abbastanza? Perchè era sicuro che sarebbe successo proprio quello, se si fosse ritrovato quel Sebastian tra i piedi. 
Rachel intercettò la sua espressione. "Va bene, va bene. Forse non è stato proprio un grande inizio..." borbottò, pensierosa. L'altro le rispose con un'occhiata eloquente, sollevandosi a sedere sul letto, e lei continuò. "Ma solo perchè uno di loro è maleducato non significa che lo siano tutti, non credi?"
Kurt ripensò all'espressione offesa di Anderson, e fu costretto a darle ragione. Ok, forse si era comportato male con lui: in fondo stava solo cercando di limitare i danni, e Kurt si era dimostrato fin troppo acido. Sospirò, passandosi una mano sul ciuffo che gli ricadeva davanti agli occhi. Gli avrebbe chiesto scusa a pranzo.
La ragazza osservò la sua espressione corrucciata, e parve cogliere esattamente i suoi pensieri, perchè gli sorrise, guardandolo alzarsi dal letto di malavoglia e dirigersi alla porta. La sua mano le afferrò il polso per trascinarla fuori.
"Ok, andiamo. Sto morendo di fame".
La mensa era ancora più piena del solito, notò Kurt, facendo scorrere velocemente lo sguardo fra i tavoli. E anche più rumorosa. Sentì a malapena Rachel accanto a sè che lo chiamava e gli indicava il tavolo dei loro amici. 
In fondo alla sala, seduti ad una lunga tavola leggermente rialzata, c'erano tutti i professori, compreso Figgins.
I ragazzi si avvicinarono agli altri del GC, scivolando sulla panca e dispensando sorrisi. Sulla superficie lignea troneggiavano vassoi pieni di affettati, patatine fritte e pollo. Con un sospiro di sollievo il castano notò anche una ciotola con dell'insalata. Evidentemente qualcuno sta cercando di fare bella figura, pensò, scoccando uno sguardo a Figgins.
Prima che potessero intavolare una conversazione, la loro attenzione fu catturata da una ventina di ragazzi in divisa, che fecero il loro ingresso in mensa con la consueta teatralità. Kurt non fu per niente stupito di notare che Anderson conduceva il gruppo, con il suo famigerato sorriso smagliante. Il riccio si prese qualche istante per osservare la sala, cercando un tavolo vuoto fra la calca indistinta di studenti. Quandoi suoi occhi incontrarono quelli azzurri di Hummel il suo sorriso si congelò, e il ragazzo si irrigidì visibilmente. Distolse velocemente lo sguardo, facendo chiaro segno agli altri di seguirlo. Il castano lo osservò con aria leggermente stupita: insomma, era stato acido, ma gli pareva assurdo prendersela per così poco...
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dalla voce baritonale di Figgins, che risuonò chiara in tutta la sala.
Il preside si era alzato in piedi, richiamando l'attenzione degli studenti tintinnando con la forchetta sul bicchiere.
Fa sul serio? Ridacchiò Kurt.
"Ora che ci siamo tutti", esordì l'uomo, con un largo sorriso, "posso darvi delle informazioni sulle prossime settimane, soprattutto per quanto riguarda il soggiorno dei nostri ospiti. Per oggi, in quanto giorno festivo, sarete liberi di gironzolare per la scuola e fare amicizia; ma non preoccupatevi: da domani inizierà la parte interessante. Per prima cosa, tutti i ragazzi dal quarto anno in su domattina si dovranno ritrovare nella palestra del piano terra alle nove in punto... Ma non voglio anticiparvi nulla. E ora, buon appetito!" Concluse con aria criptica, ammiccando. I ragazzi del GC si guardarono fra di loro, con espressione leggermente confusa. In tutta la mensa si diffuse un mormorio concitato, insieme ad un tramestio di posate. Persino Kurt si stava incuriosendo... Cosa aveva in mente Figgins? Quel sorrisetto non prometteva niente di buono...
La sensazione di essere osservato lo portò voltare le testa di scatto, incontrando due occhi ambrati che lo scrutavano dall'altro lato della mensa. I due ragazzi rimasero ad osservarsi a vicenda assottigliando le palpebre, senza sorridere; nessuno dei due sembrava minimamente intenzionato ad abbassare lo sguardo. Il castano sentì una strana sensazione alla bocca dello stomaco, e le sue gote si tinsero leggermente di rosso; gli costò uno sforzo non indifferente non distogliere lo sguardo. Ancora una volta si ritrovò inconsciamente a valutare la bellezza degli occhi di Anderson; gli era sempre stato detto che i suoi occhi azzurri erano bellissimi, ma sicuramente non avevano niente a che fare con quelli. Improvvisamente, l'altro fu costretto a rivolgere l'attenzione ad un suo compagno che lo stava scuotendo leggermente per una spalla. Kurt potè finalmente tornare a fissare il proprio piatto, deglutendo rumorosamente. Ma cosa diavolo gli prendeva? Doveva darsi una calmata e recuperare un minimo di contegno. 
Di una cosa era certo... Sarebbero state delle settimane interessanti.  








-Note dell'autrice-
Eccomi di nuovo, questa volta con una long.
Ci sto lavorando da un po' (da mesi, in realtà), e sono pronti già parecchi capitoli. Mi serve solo la vostra autorizzazione per pubblicarli.
Come sempre, ringrazio mia sorella, A., T., I e M. per aver letto alcuni capitoli in anteprima e aver continuato comunque a volermi bene.
Ovviamente un grazie enorme va anche a chiunque leggerà questa storia!
 
  
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