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Autore: blackings    30/06/2014    0 recensioni
Draco la guardò compassionevole: oh, mia piccola Hermione, tu e il tuo cuore smarrito e innocente… pensi che siano queste le torture del mondo? Hai visto ben poco, Hermione, ma sono felice per te…
“Mi ha cruciato, Hermione”
La ragazza non resse il colpo e le ginocchia cedettero, costringendola a terra.
“Draco, devi denunciare questa cosa!”
“E cosa dovrei fare? Ammettere che la mia famiglia è composta da Mangiamorte da generazioni? Mi consegnerei direttamente a Voldemort, ed è una cosa che non posso permettermi di fare”
Stettero un po’ in silenzio, poi Hermione gli prese la mano e se la portò alla bocca, appoggiandoci le labbra umide e calde.
“Fa male, essere cruciati?” chiese innocentemente.
“Non si può descrivere”
“Per quanto, beh…”
“Una notte. E la mattina dopo”
“Draco, che cosa stiamo facendo?”
“Stiamo infrangendo tutte le regole, Hermione”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Severus Piton | Coppie: Draco/Hermione
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Draco sedeva sulla poltrona d’ebano al centro del grande salone dal pavimento alla veneziana della Manor Malfoy. Stringeva nervosamente con le mani sudate i manici della seduta, ascoltando il suono secco dei passi del padre, che misurava la stanza pensosamente. Sapeva che di lì a poco avrebbe ricevuto il più grande dolore della sua vita: non era la prima volta che si trovava in quella situazione, ma sicuramente sarebbe stata la prima volta che suo padre gliela faceva pagare cara. Ripensava ancora alla notte prima, quando in pieno orgasmo stava tra le braccia della sua ragazza, e i suoi capelli profumati lo inebriavano e lo inducevano a non pensare a nulla. Ripensava ancora a quando, quella stessa mattina, gli era giunta una cartolina del padre via il gufo della Manor, e, impossibilitato a sfuggire alla volontà paterna, si era recato a casa, pronto a subirne l’ira. Com’erano diverse le due situazioni, quella della notte prima e quella che stava vivendo allora! Ma non c’era tempo per disperarsi: Lucius Malfoy camminava a falcate larghe per la stanza, i capelli lunghi e lisci sciolti su un mantello nero ricamato da fili d’argento  che usava solo nelle occasioni importanti.
“Crucio!” gridò l’uomo sollevando la bacchetta e indirizzandola nella direzione del figlio, che si contorse sulla poltrona gridando per il dolore. Sapeva che il padre l’avrebbe cruciato fino a fargli sputare sangue e implorare perdono, ma sapeva anche che la regola primaria di un Malfoy era che non bisognava chiedere pietà. Stava seduto sulla poltrona aspettando di essere colpito di nuovo dall’incantesimo, quando il padre gli prese il viso con una mano e con un pugno allo stomaco lo fece rovinare per terra. Draco tossì e sputacchiò un po’ di sangue, restando seduto per terra senza osare alzare gli occhi.
“Perché, Draco?!” gli ringhiò contro il padre colpendolo con un calcio al petto, costringendolo a voltarsi e guardarlo in viso “Perché la Granger?”
“Chi te l’ha detto?” sputò con amarezza Draco ansimando. Il padre lo colpì di nuovo con un calcio “Faccio io le domande qui” gli rispose con cattiveria “Perché quella lurida mezzosangue della Granger?”
“Non è una lurida mezzosangue, papà!” rispose il serpeverde trattenendo a stento le lacrime.
“Non è una lurida mezzosangue?!” gridò Lucius con stizza cruciando di nuovo il figlio, il quale si contorse in uno spasmo di dolore, anche se sapeva che il peggio doveva ancora venire.
“N-no” rispose Draco quando la fitta più forte fu finita.
Lucius lo cruciò ancora e ancora, e, mentre il ragazzo inizialmente tentava di controbattere per non farsi umiliare in tal modo, finì per cedere e abbandonarsi totalmente alla volontà del padre. Dopo due ore di quel supplizio, Lucius Malfoy si avvicinò al figlio prendendogli il mento con una mano e scoprendogli il braccio con l’altra, mostrando il tatuaggio del marchio nero che Draco teneva sempre nascosto sotto la camicia.
“Tu sei stato scelto dal Signore Oscuro, Draco! Pensa cosa farebbe di noi se sapesse del tuo flirt con quella Babbana! Non è degna di stare nella tua stessa scuola, figuriamoci nel tuo stesso letto!”
“Nessuno pensa a quello che voglio io? Nessuno pensa che magari manderei al diavolo tutto, la scuola, la casa, Voldemort?” lo schiaffo gli giunse come una lama sulla pelle. Il padre lo sollevò, lo scaraventò sulla poltrona e continuò a cruciarlo finché non albeggiò. A quel punto scomparve dietro la porta. Draco aspettò per un po’ finché non sentì più i passi del padre, poi uscì dalla stanza e percorse i corridoi della grande casa finché non giunse alla zona letto. Accanto alla sua stanza, sua madre stava in piedi davanti alla porta della stanza da bagno, guardandolo compassionevole e severa allo stesso tempo. Gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla fronte madida di sudore, poi, sentite le urla irate di Lucius, si ritirò nella sua camera da letto. Draco aveva sempre pensato che gli slanci amorevoli della madre le causassero dei guai, ma la verità era che Lucius la amava troppo per farle del male, nonostante la rispettava troppo poco affinché permettesse che si ribellasse alla sua volontà. Draco entrò nella sua camera e si tolse la camicia, osservando al pallore lunare i lividi che i colpi del padre gli avevano causato sul torace e sugli addominali. Sentiva ancora dentro di sé il dolore della maledizione cruciatus a cui era stato sottoposto, ma era un dolore buono, come la quiete dopo la tempesta. Camminava per la stanza a petto nudo, facendo di tutto per non guardare il Marchio Nero che troneggiava sul suo braccio. Quando l’orologio a pendolo del corridoio suonò le cinque di mattina, Draco si abbandonò sul letto: sapeva di non poteri riuscire a dormire, conosceva troppo bene i postumi della maledizione. Ma il non dormire non per forza lo costringeva a non pensare a Hermione: come sarebbe stata preoccupata non avendolo visto tutto il giorno! Prese una pergamena da un cassetto e scrisse con foga: Arrivo nel pomeriggio. Draco. Dopodiché legò la lettera al suo gufo e lo lasciò uscire dalla finestra. Non aveva scritto nulla in più per rassicurarla perché non voleva mentirle: non poteva dire di stare bene dopo una nottata simile.
 
   
 
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